178 resultados para IRonia
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to each other. These approaches reveal the speaker's attitudes, their feelings expressed in statements and in the contexts in which those expressions are used. Cagliari (1989) calls this kind of discursive reference as prosodic markers in literary writing. In this project, the corpus for the analysis comes from the work of Guimarães Rosa: Manuelzão e Miguilim. The main goal of the present project is to develop studies on the subject, since there is virtually nothing done about the prosodic writing markers. Develop working methods is an important objective, in order to show how the prosodic markers can be studied. This type of study is not only important to linguistics: phonetics, textual analysis and discourse, but also to literary studies. Different ages of literary expressions used differently such resources as shown by the work of Cagliari (1989). The methodology of this project starts collecting data to compose the corpus with examples categorized as prosodic markers. Then, according to prosodic theories, these expressions are classified in types. The contexts in which they appear are important elements and they will be highlighted. The narrative of the plot is also an important context. Dialogues are good source of prosodic markers. In the work of Guimarães Rosa: Manuelzão e Miguilim, it was observed that the author likes to reveal the feelings of the characters in the novel through stated words in their speech. There are prosodic markers showing feeling like: intimidating, serene, gentle, cheerful, worried, angry, with irony, etc. The authors also refer to the fact that the character pronounced his speech with different voice qualities such as loud, hoarse, whispering, etc. This project studies the association between some prosodic elements of speech and their occurrence in literary texts as prosodic writing markers, as defined in the project. The data come from the phonetic descriptions of words and expressions regarded as prosodic...
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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
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"Ricordi di scuola", il più celebre e personale tra i romanzi del giornalista, scrittore, umorista, nonché vignettista Giovanni Mosca, è il diario di un giovane maestro delle scuole elementari nella Roma fascista degli anni ’30. Il libro presenta uno stile semplice, fresco e lineare e racconta gli episodi di un maestro elementare e dei suoi alunni. La figura prevalente è sicuramente quella del maestro, un uomo “speciale” dalla personalità gentile, disponibile e per nulla severo, come ci si potrebbe aspettare, data l’epoca in cui il romanzo è ambientato, dimostrandosi comprensivo ed indulgente con i propri alunni senza però dimenticare la sua funzione educativa. Dal punto di vista della didattica il maestro Mosca si mostra diverso, quasi “rivoluzionario”. E’ un maestro che non dà voti e non boccia, che critica il nozionismo, i problemi astrusi e le poesie a memoria. Il racconto si compone di ventuno episodi, nei quali l’autore non nasconde la sua simpatia nei confronti degli alunni per la loro fantasia e la loro candida immaginazione e la sua ironia e la sua disapprovazione nei confronti degli adulti, di quei “grandi” che pensano di possedere la saggezza e la verità, ma che spesso si rivelano personaggi più immaturi e fragili dei loro stessi alunni. L’elaborato si compone di: introduzione al libro, traduzione di alcuni capitoli in lingua spagnola e analisi delle difficoltá traduttive incontrate durante la stesura.
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Questa tesi, nata da alcuni incontri avvenuti in questi tre anni di università, si propone di favorirne un altro. Nella traduzione di Fettnäpfchenführer Russland: Was sucht der Hering unterm Pelzmantel? di Veronika Wengert, infatti, si intersecano tre mondi, proprio quelli che hanno accompagnato la mia carriera universitaria: quello russo, descritto dall’autrice, quello tedesco, di cui il protagonista è rappresentante, e quello italiano, destinatario ideale della traduzione. Scopo dell’elaborato è quindi proporre a un ipotetico lettore italiano la traduzione dal tedesco di tre capitoli del libro, per me molto significativi per conoscere la cultura russa. Un incontro trilaterale per niente semplice, se si pensa che questo Fettnäpfchenführer, una “guida anti-gaffe per la Russia”, non è ascrivibile in un genere testuale definito e presenta funzioni testuali diverse, nonché molti riferimenti alla cultura tedesca e, ovviamente, alla realtà russa. Dopo un breve excursus su autrice e opera in questione, vengono analizzate alcune teorie della traduzione e altri aspetti interessanti, riguardanti soprattutto l’ironia e i realia. La traduzione italiana è affiancata dal testo originale tedesco, per facilitare il confronto e il riconoscimento delle strategie traduttive utilizzate, che vengono analizzate nel paragrafo successivo. Nella conclusione si ribadisce l’importanza della traduzione come ponte fra culture.
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Nato in Abcasia ma vissuto a Mosca per quasi tutta la sua vita, Fazil' Iskander è uno degli autori più importanti del panorama letterario russo contemporaneo. La sua produzione letteraria vanta di un gran numero di poesie, romanzi, racconti e saggi pubblicati a partire dagli anni '60 fino quasi ai giorni nostri. Il genere letterario da lui prediletto è la narrativa satirica. Nei suoi romanzi e nei suoi racconti egli mette a nudo e deride ogni aspetto e ogni esponente della realtà sovietica. Il riso, nelle sue forme principali quali ironia, umorismo, parodia, diventa l'arma con cui lo scrittore affronta la dittatura, annientandone l'autorevolezza e il terrore che essa incute nelle persone. Fazil' Iskander manifesta una una grande forza, indipendenza e libertà spirituale nei confronti del regime, grazie al suo atteggiamento ironico nei confronti della realtà e grazie al suo bagaglio culturale abcaso. I costumi e le tradizioni abcase vengono infatti costantemente esaltate in quanto esempio di cultura autentica. Gli abcasi sono i protagonisti dei suoi racconti e vengono ritratti perennemente impegnati in una lotta silenziosa nei confronti del regime. In questa tesi abbiamo voluto esaminare gli aspetti del riso e della satira in tre opere di Iskander, abbiamo cercato di comprendere i meccanismi e i procedimenti comici con cui egli smonta e denigra il sistema sovietico. Nel primo capitolo abbiamo analizzato "Sozvezdie kozlotura" ("La costellazione del caprotoro"), nel secondo capitolo, il capolavoro di Iskander "Sandro iz Chegema" ("Sandro di Chegem") e nel terzo, "Kroliki i udavy" ("I conigli e i boa"). Queste opere, oltre a esaminare e deridere ogni aspetto della dittatura sovietica, ci offrono inoltre una panoramica completa del riso iskanderiano e della sua evoluzione nel corso degli anni.
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Questo elaborato consiste in una proposta di traduzione e un commento relativo alle scelte traduttive adottate di due estratti dal libro Der Dativ ist dem Genitiv sein Tod. Temi principali del libro sono la lingua tedesca, la sua grammatica e l'uso più o meno sbagliato che ne viene fatto. Entrambi gli argomenti vengono trattati dall'autore con ironia e semplicità e la proposta di traduzione si ripropone di mantenere lo stile pieno di sfumature che caratterizza i testi di Bastian Sick.
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O cântico de Judite 16,1-12, síntese da parte em prosa do livro, faz memória da ação do Deus de Israel em favor dos oprimidos, libertando-os do poder dos impérios opressores. No centro do poema (v. 5), situa-se a ação do Todo-poderoso por mão de fêmea. A vitória de Judite é uma ironia não só à guerra, mas também às mulheres. Por um lado, as armas utilizadas pela mulher, para matar o comandante-em-chefe beleza do rosto, perfumes, veste festiva, sandália, diadema nos cabelos , são aparentemente insignificantes diante do poderio do exército inimigo, o que representa a vitória dos fracos sobre os fortes. Por outro, numa sociedade patriarcal e androcêntrica, beleza e sedução são consideradas como armas essencialmente femininas. Assim, enquanto a narrativa diverte a audiência, ela adverte aos homens que a mulher bela é perigosa, e, por sua causa, até o general mais poderoso pode perder a cabeça. Entre os séculos 4 a.C. e 2 d.C., há muitas narrativas judaicas que ressaltam o perigo de se olhar para uma mulher bela. No contexto dos movimentos sociais de resistência do período helenista, a literatura historiográfica acentua o protagonismo dos homens, enquanto a ação da mulher como protagonista só aparece no campo da ficção, e ainda para reforçar a atuação masculina. Ler Judite 16,1-12 a partir da ótica de gênero nos desafia a compreender os mecanismos que continuam expropriando o corpo e o desejo de mulheres e homens. É um convite para entoarmos novos cânticos, pautados por relações entre iguais, numa vivência solidária e de reciprocidade.(AU)
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O cântico de Judite 16,1-12, síntese da parte em prosa do livro, faz memória da ação do Deus de Israel em favor dos oprimidos, libertando-os do poder dos impérios opressores. No centro do poema (v. 5), situa-se a ação do Todo-poderoso por mão de fêmea. A vitória de Judite é uma ironia não só à guerra, mas também às mulheres. Por um lado, as armas utilizadas pela mulher, para matar o comandante-em-chefe beleza do rosto, perfumes, veste festiva, sandália, diadema nos cabelos , são aparentemente insignificantes diante do poderio do exército inimigo, o que representa a vitória dos fracos sobre os fortes. Por outro, numa sociedade patriarcal e androcêntrica, beleza e sedução são consideradas como armas essencialmente femininas. Assim, enquanto a narrativa diverte a audiência, ela adverte aos homens que a mulher bela é perigosa, e, por sua causa, até o general mais poderoso pode perder a cabeça. Entre os séculos 4 a.C. e 2 d.C., há muitas narrativas judaicas que ressaltam o perigo de se olhar para uma mulher bela. No contexto dos movimentos sociais de resistência do período helenista, a literatura historiográfica acentua o protagonismo dos homens, enquanto a ação da mulher como protagonista só aparece no campo da ficção, e ainda para reforçar a atuação masculina. Ler Judite 16,1-12 a partir da ótica de gênero nos desafia a compreender os mecanismos que continuam expropriando o corpo e o desejo de mulheres e homens. É um convite para entoarmos novos cânticos, pautados por relações entre iguais, numa vivência solidária e de reciprocidade.(AU)
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O trabalho aborda a Revista Veja, publicação da editora Abril, com o objetivo de identificar qual o discurso utilizado nas matérias que abordam o funk carioca como tema. Trata-se de uma pesquisa qualitativa, com perfil descritivo, na qual as teorias da Análise de Discurso da linha francesa foram utilizadas como subsídio para análise. O corpus é composto por um recorte baseado em sete reportagens da publicação. Verificou-se que o funk carioca é relacionado com sexualidade e consumismo e a revista utiliza um discurso autoritário para impor as diferenças de classes sociais dos participantes do gênero e dos leitores da publicação, além da busca por denegrir a imagem do funk carioca, opinando e utilizando a ironia.(AU)
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O trabalho aborda a Revista Veja, publicação da editora Abril, com o objetivo de identificar qual o discurso utilizado nas matérias que abordam o funk carioca como tema. Trata-se de uma pesquisa qualitativa, com perfil descritivo, na qual as teorias da Análise de Discurso da linha francesa foram utilizadas como subsídio para análise. O corpus é composto por um recorte baseado em sete reportagens da publicação. Verificou-se que o funk carioca é relacionado com sexualidade e consumismo e a revista utiliza um discurso autoritário para impor as diferenças de classes sociais dos participantes do gênero e dos leitores da publicação, além da busca por denegrir a imagem do funk carioca, opinando e utilizando a ironia.(AU)
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Reconhecendo, a partir da constatação empírica, a multiplicidade de escolhas de crenças no Mundo e em particular na periferia urbana paulistana, reconhecemos, também, a emergência criativa de novas possibilidades de crer e não crer. Tal amplitude não apenas aponta para o crer (segundo as ofertas de um sem número de religiões) e o não crer (ateu e agnóstico), mas para uma escolha que poderia vir a ser silenciada e esquecida, neste binômio arcaico e obsoleto, quando alguém se dá à liberdade crer sem ter religião. Reconhecer interessadamente os sem-religião nas periferias urbanas paulistanas é dar-se conta das violências a que estes indivíduos estão submetidos: violência econômica, violência da cidadania (vulnerabilidade) e proveniente da armas (grupos x Estado). Tanto quanto a violência do esquecimento e silenciamento. A concomitância espaço-temporal dos sem-religião nas periferias, levou-nos buscar referências em teorias de secularização e de laicidade, e, a partir destas, traçar uma história do poder violento, cuja pretensão é a inelutabilidade, enquanto suas fissuras são abertas em espaços de resistências. A história da legitimação do poder que se quer único, soberano, de caráter universal, enquanto fragmenta a sociedade em indivíduos atomizados, fragilizando vínculos horizontais, e a dos surgimentos de resistências não violentas questionadoras da totalidade trágica, ao reconhecer a liberdade de ser com autonomia, enquanto se volta para a produção de partilha de bens comuns. Propomos reconhecer a igual liberdade de ser (expressa na crença da filiação divina) e de partilhar o bem comum em reconhecimentos mútuos (expressa pela ação social), uma expressão de resistência não violenta ao poder que requer a igual abdicação da liberdade pela via da fragmentação individualizante e submissão inquestionável à ordem totalizante. Os sem-religião nas periferias urbanas, nossos contemporâneos, partilhariam uma tal resistência, ao longo da história, com as melissas gregas, os profetas messiânicos hebreus, os hereges cristãos e os ateus modernos, cuja pretensão não é o poder, mas a partilha igual da liberdade e dos bens comuns. Estes laicos, de fato, seriam agentes de resistências de reconhecimento mútuos, em espaços de multiplicidade crescente, ao poder violento real na história.
O PROCESSO FORMATIVO E A ATUAÇÃO DO ARTE-EDUCADOR: POSSIBILIDADES E CONTRIBUIÇÕES DA TEORIA IRONISTA
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A presente pesquisa visa a revisão bibliográfica do processo formativo e, ao mesmo tempo, a investigação e problematização da atuação contemporânea do educador ironista na Educação. O autor Imanol Aguirre, concebe este título ao educador que seja provocativo, inteirado e propositor de experiências estéticas frente às complexidades contemporâneas, amalgamadas num tecido histórico-social caracterizado pelo trânsito da pluralidade, dos imaginários, da construção de identidade e da mobilidade social. O ironista atua dialogicamente “in loco” criando respostas às variadas demandas com os seus educandos. A fomentação da crítica, a mobilização da dúvida e da ironia, a conexão dos territórios das competências e habilidades, são os objetivos pelos quais o educador ironista intenciona um cenário educacional mais efetivo e emancipador ante as reais necessidades contemporâneas.
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Il presente elaborato contiene una proposta di traduzione dal tedesco di sei «Kolumnen» (rubriche giornalistiche) del giornalista e scrittore tedesco Harald Martenstein, capaci di offrire spunti di riflessione su temi attuali legati alla cultura tedesca, e non solo, anche a un potenziale pubblico italiano. Inoltre presenta un’ampia riflessione sulle tecniche di traduzione dell’ironia, caratteristica inconfondibile dell’autore, e dei «realia», termini culturo-specifici riferiti alla cultura tedesca.
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Este estudo é uma tentativa de promover uma partilha de perspectivas entre o neo-pragmatismo do filósofo Richard Rorty, mormente a partir das obras Filosofia e o espelho da natureza e Contingência, Ironia e Solidariedade e a Teologia da Libertação, em seu mais proeminente representante, Juan Luis Segundo, com o foco principal nas obras Libertação da teologia e O dogma que liberta. Desenvolve-se aqui uma aproximação de olhares para a verdade e a revelação, concebendo-as como processos pedagógicos. A verdade, como conceito não apenas religioso, do que se busca para dar sentido ao mundo e a vida humana e a revelação, como uma experiência marcada pela linguagem e expectativas religiosas de significado existencial são experiências similares e constituem-se não como o resultado de um processo de aprendizagem, mas como o processo em si mesmo, aberto e em constante renovação. A verdade, assim, não seria aonde se chega, mas os caminhos pelos quais se vai. Encontrar os pontos de contato e as possíveis mútuas contribuições do pensamento do filósofo Richard Rorty, e sua filosofia edificante, e do teólogo Juan Luis Segundo, e sua ideia de revelação como processo pedagógico, será meu esforço de aproximação entre suas proposições e a construção de uma proposta que não fuja à linguagem e condição humanas. O humano, que marcado pela liberdade, tem na contingência de suas construções um limite para as suas conquistas e um espaço para a sua libertação de qualquer processo desumanizador.
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O cântico de Judite 16,1-12, síntese da parte em prosa do livro, faz memória da ação do Deus de Israel em favor dos oprimidos, libertando-os do poder dos impérios opressores. No centro do poema (v. 5), situa-se a ação do Todo-poderoso por mão de fêmea. A vitória de Judite é uma ironia não só à guerra, mas também às mulheres. Por um lado, as armas utilizadas pela mulher, para matar o comandante-em-chefe beleza do rosto, perfumes, veste festiva, sandália, diadema nos cabelos , são aparentemente insignificantes diante do poderio do exército inimigo, o que representa a vitória dos fracos sobre os fortes. Por outro, numa sociedade patriarcal e androcêntrica, beleza e sedução são consideradas como armas essencialmente femininas. Assim, enquanto a narrativa diverte a audiência, ela adverte aos homens que a mulher bela é perigosa, e, por sua causa, até o general mais poderoso pode perder a cabeça. Entre os séculos 4 a.C. e 2 d.C., há muitas narrativas judaicas que ressaltam o perigo de se olhar para uma mulher bela. No contexto dos movimentos sociais de resistência do período helenista, a literatura historiográfica acentua o protagonismo dos homens, enquanto a ação da mulher como protagonista só aparece no campo da ficção, e ainda para reforçar a atuação masculina. Ler Judite 16,1-12 a partir da ótica de gênero nos desafia a compreender os mecanismos que continuam expropriando o corpo e o desejo de mulheres e homens. É um convite para entoarmos novos cânticos, pautados por relações entre iguais, numa vivência solidária e de reciprocidade.(AU)