841 resultados para Child Language Brokering,School Language Brokering,peer-teaching,integrazione,mediazione
Resumo:
I bambini e adolescenti figli di immigrati ricoprono spesso il ruolo di mediatori linguistici e culturali per le loro famiglie o per altri membri della propria comunità etnico-linguistica. Questo fenomeno prende il nome di Child Language Brokering e si verifica in una grande varietà di contesti, tra i quali la scuola. A causa della scarsa disponibilità di servizi linguistici professionali a disposizione degli istituti scolastici, i bambini si ritrovano molto spesso a mediare a favore dei propri genitori, insegnanti e coetanei. La presente tesi si occuperà di fornire un inquadramento teorico del fenomeno, focalizzandosi in seguito sul CLB in ambito scolastico (anche detto School Language Brokering), per poi analizzare le linee guida che sono state elaborate nel Regno Unito per gestire al meglio le pratiche di mediazione a opera di minori nelle scuole. Infine, si metterà in risalto il prezioso contributo dei broker all’integrazione dei loro coetanei stranieri, sottolineando gli aspetti positivi e negativi che scaturiscono dalle pratiche di brokering.
Resumo:
The main aim of this study is to provide a description of the phenomenon defined as Child Language Brokering (CLB), a common practice among language minority communities but which has received less attention in the academic literature. As the children of immigrants often learn the host language much more quickly than their parents, they contribute to family life by acting as language and cultural mediators between a family members and different language speakers. Many immigrant families prefer a language broker from within their own family to an external mediator or interpreter, even though there is a well-found resistance to the use of these young interpreters by professionals. In this study I report some findings from surveys of teachers in schools in Ravenna where there has been some use of students as CLBs and of students who have acted or are still acting as mediators for their families in different contexts, not only while at school. This dissertation is divided into five chapters. Chapter one aims at providing an overview of recent migration to Italy and of the differences between first-generation immigrants and second-generation immigrants. The chapter also discusses the available professional interpreting facilities provided by the municipality of Ravenna. Chapter two presents an overview of the literature on child language brokering. Chapter three provides a description of the methodology used in order to analyze the data collected. Chapter four contains a detailed analysis of the questionnaires administered to the students and the interviews submitted to the teachers in four schools in Ravenna. Chapter five focuses on the studies carried out by the researchers of the Thomas Coram Research Unit and University College London and draws a general comparison between their findings from on-line surveys of teachers in schools and my own findings on teachers’ points of view. The results of this study demonstrate that CLB is a common practice among immigrant children living in Ravenna and, although almost all students reported positive appreciation, further work is still needed to assess the impact of this phenomenon.
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Questa tesi presenta i risultati di una ricerca qualitativa condotta presso la scuola primaria Diego Fabbri di Forlì. Si è voluto indagare sul fenomeno della mediazione linguistica ad opera di bambini in relazione con la scelta del sistema scolastico italiano di impartire un’educazione di tipo interculturale. Ci si è quindi concentrati sul percorso di accoglienza riservato agli alunni stranieri neo-arrivati. In particolare si sono analizzate le strategie messe in atto dall’istituto e dagli insegnanti per favorire l’integrazione all’interno di classi multiculturali, nonché il ruolo riservato ai compagni, sia italiani che stranieri. La prima parte del testo costituisce un quadro teorico indirizzato a meglio comprendere gli obiettivi e i risultati dello studio. Il primo capitolo verte sulle tematiche dell’immigrazione e dell’integrazione. Vengono qui esposti i principali modelli di acculturazione sviluppati dai vari paesi del mondo e in diverse epoche storiche, con particolare riferimento al contesto europeo e alle scelte operate dall’Italia nei confronti degli stranieri presenti sul suo territorio. Il secondo capitolo presenta poi il tema dell’educazione interculturale. A partire da una riflessione concettuale e terminologica sulla dicotomia fra multicultura e intercultura, si analizza la linea di pensiero seguita dalla scuola italiana nella gestione della crescente diversità etnica e culturale all’interno delle classi. Il terzo capitolo affronta il fenomeno del child language brokering o mediazione linguistica ad opera di bambini. Ne sono valutati aspetti positivi e negativi, soffermandosi specialmente sulle particolarità del contesto scolastico e dell’interazione fra pari. Gli ultimi due capitoli riguardano invece la parte operativa del lavoro di ricerca. Nel quarto capitolo è presentata la metodologia applicata, con un approfondimento sulla combinazione delle tecniche dell’osservazione e dell’intervista e la conduzione di una ricerca con i bambini. Infine, nel quinto capitolo, sono analizzati i dati raccolti sul campo.
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Questa tesi presenta i risultati di un case-study condotto presso la scuola primaria G. Marconi e la scuola secondaria di I grado G. Diotti di Casalmaggiore (CR), volto ad indagare sul fenomeno della mediazione linguistica ad opera di bambini che, nel panorama moderno caratterizzato da una presenza straniera in continuo aumento, risulta una delle soluzioni più accessibili ai migranti per garantirsi un supporto linguistico che permetta l’accesso ai servizi pubblici fondamentali. La prima parte del testo costituisce un quadro teorico che consente di comprendere meglio gli obiettivi e i risultati dell’indagine condotta. Il primo capitolo si concentra sul rapporto immigrazione-scuola analizzando la situazione attuale, illustrando le caratteristiche e le esigenze della popolazione scolastica straniera ed esaminando le proposte ministeriali in materia di integrazione e accoglienza. Il secondo capitolo, invece, sposta l’attenzione sulla mediazione linguistica e culturale in Italia. Nello specifico viene dapprima approfondita la mediazione professionale facendo riferimento al quadro normativo e alle competenze specifiche del mediatore linguistico e culturale. In un secondo momento, viene introdotto il fenomeno della mediazione non professionale e viene illustrata la letteratura inerente. Da ultimo viene introdotto il tema del Child Language Brokering (CLB), ovvero il fenomeno della mediazione ad opera di minori. Partendo da una panoramica generale viene studiato lo sviluppo del CLB come oggetto di ricerca e ne vengono valutati aspetti positivi e negativi, soffermandosi in particolare sul contesto scolastico. Gli ultimi due capitoli, invece, sono dedicati alla parte operativa del lavoro di ricerca. Nel terzo capitolo viene presentato in maniera dettagliata il case-study analizzando la metodologia applicata, il campione selezionato e l’elaborazione dei questionari realizzati per la raccolta dei dati. Infine, nel quarto capitolo, sono esaminati i dati raccolti sul campo. Sulla base dei risultati ottenuti viene dapprima delineato il profilo del fenomeno in ciascuna delle scuole campione per poi mettere a confronto le tendenze generali emerse.
Resumo:
Questo lavoro si prefigge di analizzare il fenomeno del Child Language Brokering (CLB), ossia la mediazione linguistica interculturale ad opera di bambini e adolescenti, immigrati o figli di immigrati, che si trovano spesso a tradurre per i genitori, i membri della propria comunità etnica di appartenenza e i rappresentati delle istituzioni locali del paese ospitante. L’obiettivo principale è quello di mettere in luce questo fenomeno, ancora pressoché invisibile e trascurato, sulla scia del progetto In MediO PUER(I) realizzato dall’Università di Bologna. Nel primo capitolo si propone una panoramica sulla situazione migratoria a livello nazionale e internazionale e si traccia un breve excursus sullo stato dell’arte della ricerca in materia di CLB. Nel secondo capitolo, invece, ci si concentra su episodi reali di mediazione a opera di bambini avvenuti nell’ambito del centro “Welcome”, realtà forlivese che opera nell’ambito dell’integrazione, del sociale e dell’educazione. Dopo aver analizzato gli aspetti più peculiari delle interazioni, nel terzo capitolo si illustreranno le conclusioni tratte dall’analisi dei dati presentati, sottolineando maggiormente la necessità di ulteriori approfondimenti del fenomeno del CLB, sia a livello nazionale che internazionale.
Resumo:
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di mostrare e analizzare il fenomeno sempre più diffuso del Child Language Brokering (CLB). Si tratta di una scelta dettata non solo dall’attualità dell’argomento, tenuto conto dei grandi flussi migratori che hanno caratterizzato di recente lo scenario europeo, ma anche da motivi di carattere personale. Nelle pagine seguenti mi occuperò di descrivere la situazione all’interno della quale questo fenomeno si sviluppa, i motivi per i quali il bambino riveste il ruolo di language broker, in che misura questo lo condiziona a livello emotivo e come cambiano le sue relazioni all’interno della famiglia e con i propri pari. Successivamente analizzerò cosa significa realmente mediare e quali sono le strategie che questi piccoli mediatori adottano per svolgere questa attività. Nell’ultimo capitolo mi soffermerò sull’impatto che tale ruolo può avere sull’identità e sulle conseguenze che comporta il vivere tra due culture.
Resumo:
Nelle pagine seguenti mi soffermerò sulle caratteristiche del Child language brokering, occupandomi dell’individuazione degli effetti positivi e negativi di tale fenomeno tanto sulla salute emotiva dei brokers quanto sulle dinamiche delle famiglie immigrate. Mi concentrerò, inoltre, sul carattere multiculturale della scuola italiana e sui suoi principali protagonisti, gli alunni stranieri. In conclusione, descriverò il ruolo del CLB all’interno di una classe plurilingue e fornirò diversi spunti e idee per favorire l’inclusione degli studenti stranieri.
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Approximately 200 million people, 5% aged 15-64 worldwide are illicit drug or substance abusers (World Drug Report, 2006). Between 2002 and 2005, an average of 8.2% of 12 year olds and older in the Miami, Fort Lauderdale metropolitan areas used illicit drugs (SAMHSA, 2007). Eight percent of pregnant women, aged 15 to 25, were more likely to have used illicit drugs during pregnancy than pregnant women aged 26 to 44. Alcohol use was 9.8% and cigarette use was 18% for pregnant women aged 15 to 44 (SAMHSA, 2005). Approximately a quarter of annual birth defects are attributed to the exposure of drugs or substance abuse in utero (General Accounting Office, 1991). Physical, psychological and emotional challenges may be present for the illicit drug/substance abuse (ID/SA) mother and infant placing them at a disadvantage early in their relationship (Shonkoff & Marshall, 1990). Mothers with low self efficacy have insecurely attached infants (Donovan, Leavitt, & Walsh, 1987). As the ID/SA mother struggles with wanting to be a good parent, education is needed to help her care for her infant. In this experimental study residential rehabilitating ID/SA mothers peer taught infant massage. Massage builds bonding/attachment between mother and infant (Reese & Storm, 2008) and peer teaching is effective because participants have faced similar challenges and speak the same language (Boud, Cohen, & Sampson 2001). Quantitative data were collected using the General Self-Efficacy and Maternal Attachment Inventory-Revised Scale before and after the 4-week intervention program. A reported result of this study was that empowering ID/SA mothers increased their self-efficacy, which in turn allowed the mothers to tackle challenges encountered and created feelings of being a fit mother to their infants. This research contributes to the existing database promoting evidence-based practice in drug rehabilitation centers. Healthcare personnel, such as nurse educators and maternal-child health practitioners, can develop programs in drug rehabilitation centers that cultivate an environment where the ID/SA rehabilitating mothers can peer teach each other, while creating a support system. Using infant massage as a therapeutic tool can develop a healthy infant and nurture a more positive relationship between mother and infant.
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Approximately 200 million people, 5% aged 15-64 worldwide are illicit drug or substance abusers (World Drug Report, 2006). Between 2002 and 2005, an average of 8.2% of 12 year olds and older in the Miami, Fort Lauderdale metropolitan areas used illicit drugs (SAMHSA, 2007). Eight percent of pregnant women, aged 15 to 25, were more likely to have used illicit drugs during pregnancy than pregnant women aged 26 to 44. Alcohol use was 9.8% and cigarette use was 18% for pregnant women aged 15 to 44 (SAMHSA, 2005). Approximately a quarter of annual birth defects are attributed to the exposure of drugs or substance abuse in utero (General Accounting Office, 1991). Physical, psychological and emotional challenges may be present for the illicit drug/substance abuse (ID/SA) mother and infant placing them at a disadvantage early in their relationship (Shonkoff & Marshall, 1990). Mothers with low self efficacy have insecurely attached infants (Donovan, Leavitt, & Walsh, 1987). As the ID/SA mother struggles with wanting to be a good parent, education is needed to help her care for her infant. In this experimental study residential rehabilitating ID/SA mothers peer taught infant massage. Massage builds bonding/attachment between mother and infant (Reese & Storm, 2008) and peer teaching is effective because participants have faced similar challenges and speak the same language (Boud, Cohen, & Sampson 2001). Quantitative data were collected using the General Self-Efficacy and Maternal Attachment Inventory-Revised Scale before and after the 4-week intervention program. A reported result of this study was that empowering ID/SA mothers increased their self-efficacy, which in turn allowed the mothers to tackle challenges encountered and created feelings of being a fit mother to their infants. This research contributes to the existing database promoting evidence-based practice in drug rehabilitation centers. Healthcare personnel, such as nurse educators and maternal-child health practitioners, can develop programs in drug rehabilitation centers that cultivate an environment where the ID/SA rehabilitating mothers can peer teach each other, while creating a support system. Using infant massage as a therapeutic tool can develop a healthy infant and nurture a more positive relationship between mother and infant.
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Tese apresentada para cumprimento dos requisitos necessários à obtenção do grau de Doutor em Línguas, Literaturas e Culturas
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During the process of language development, one of the most important tasks that children must face is that of identifying the grammatical category to which words in their language belong. This is essential in order to be able to form grammatically correct utterances. How do children proceed in order to classify words in their language and assign them to their corresponding grammatical category? The present study investigates the usefulness of phonological information for the categorization of nouns in English, given the fact that it is phonology the first source of information that might be available to prelinguistic infants who lack access to semantic information or complex morphosyntactic information. We analyse four different corpora containing linguistic samples of English speaking mothers addressing their children in order to explore the reliability with which words are represented in mothers’ speech based on several phonological criteria. The results of the analysis confirm the prediction that most of the words to which English learning infants are exposed during the first two years of life can be accounted for in terms of their phonological resemblance
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Resumen en español
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Se describen las principales áreas de análisis lingüístico que participan en el estudio del lenguaje de los niños: desarrollo del vocabulario, palabras y estructuras de oraciones, habilidades de conversación y pronunciación. Contiene, además de la teoría, ejercicios y resúmenes al final de cada unidad y un corpus de palabras infantiles al final del libro.
Resumo:
Primero, se hace una aproximación a distintas teorías y métodos lingüísticos de los últimos treinta años, en los que los investigadores estudian las implicaciones de nuevos modelos, técnicas y de varias disciplinas, psicología, neurociencia cognitiva, inteligencia artificial, filosofía y teoría de la socialización. Después,se ofrece un completo panorama sobre el desarrollo del lenguaje infantil, que abarca todos los aspectos: fonética, fonología, gramática y desarrollo del léxico.