789 resultados para FILOSOFIA DEL PERIODISMO


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Resumen: Este trabajo pretende rastrear en los veinte números de El Torito de los Muchachos, un periódico gauchesco publicado en 1830, las marcas que permitan caracterizar al enunciador y el enunciatario construidos por el periódico. También se analizará la enunciación, entendida como un conjunto de recursos discursivos, procedimientos y géneros, que dan forma al mensaje; es decir, que determinan una determinada “manera de decir” (Verón, 2004:172). ¿Qué gaucho habla, a quién le habla, qué vínculo construye con su enunciatario? El análisis de las voces que circulan en las páginas de estos ejemplares ofrece algunas claves para entender una etapa del periodismo argentino atravesada por la polarización política.

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El artículo forma parte de un monográfico de la revista dedicado a la comunicación y divulgación de la ciencia

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Estudiar el origen y el funcionamiento del hipertexto. Analizar los cambios comunicativos que trae consigo la estructura hipertextual de Internet. Evaluar las posibilidades comunicativas que el hipertexto ofrece al periodismo en red y analizar el alcance social del nuevo modelo de comunicación generado por el hipertexto y el periodismo digital. Se ha trabajado únicamente de forma teórica, y el trabajo se divide en cuatro capítulos: del texto al hipertexto, ya que se defiende que no se puede hablar de esta nueva herramienta, sin hablar de la escritura y todas las tecnologías de la memoria y el conocimiento que convergieron para originar su creación. Se habla del hipertexto, haciendo referencia a sus pioneros, sus ideas y sus curiosos inventos. Se trata sobre el periodismo digital, realizando un análisis de la evolución del periodismo, sus riesgos y posibilidades en esta nueva era digital. Se trata sobre el hipertexto en el periodismo digital, la convergencia de un antiguo oficio y un sistema informático, que dan lugar a un nuevo modelo de comunicación, regido por el ideal de justicia e igualdad. El hipertexto ha encontrado su aplicación máxima junto a la aparición de Internet en los años 90.

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Una de las huellas dejada por las mujeres en su transitar por los distintos espacios de la sociedad ecuatoriana, en las primeras décadas del siglo XX, fue la escritura periodística a través de algunas revistas que circularon al calor del movimiento emancipatorio de la mujer de fines del siglo XIX. En ese ejercicio del periodismo y de la literatura se pueden rastrear estrategias discursivas con las que las mujeres legitimaron su incursión en el espacio público del periodismo y ejecutar su voluntad de verdad. Así, este texto es un acercamiento a los discursos del primer feminismo en nuestro país, considerándolos como participantes de un universo discursivo más amplio, por medio de una práctica re-ordenadora, cuestionadora o receptora de otros discursos de poder, propia de comienzos del siglo anterior.

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L’ermeneutica filosofica di Hans-Georg Gadamer – indubbiamente uno dei capisaldi del pensiero novecentesco – rappresenta una filosofia molto composita, sfaccettata e articolata, per così dire formata da una molteplicità di dimensioni diverse che si intrecciano l’una con l’altra. Ciò risulta evidente già da un semplice sguardo alla composizione interna della sua opera principale, Wahrheit und Methode (1960), nella quale si presenta una teoria del comprendere che prende in esame tre differenti dimensioni dell’esperienza umana – arte, storia e linguaggio – ovviamente concepite come fondamentalmente correlate tra loro. Ma questo quadro d’insieme si complica notevolmente non appena si prendano in esame perlomeno alcuni dei numerosi contributi che Gadamer ha scritto e pubblicato prima e dopo il suo opus magnum: contributi che testimoniano l’importante presenza nel suo pensiero di altre tematiche. Di tale complessità, però, non sempre gli interpreti di Gadamer hanno tenuto pienamente conto, visto che una gran parte dei contributi esegetici sul suo pensiero risultano essenzialmente incentrati sul capolavoro del 1960 (ed in particolare sui problemi della legittimazione delle Geisteswissenschaften), dedicando invece minore attenzione agli altri percorsi che egli ha seguito e, in particolare, alla dimensione propriamente etica e politica della sua filosofia ermeneutica. Inoltre, mi sembra che non sempre si sia prestata la giusta attenzione alla fondamentale unitarietà – da non confondere con una presunta “sistematicità”, da Gadamer esplicitamente respinta – che a dispetto dell’indubbia molteplicità ed eterogeneità del pensiero gadameriano comunque vige al suo interno. La mia tesi, dunque, è che estetica e scienze umane, filosofia del linguaggio e filosofia morale, dialogo con i Greci e confronto critico col pensiero moderno, considerazioni su problematiche antropologiche e riflessioni sulla nostra attualità sociopolitica e tecnoscientifica, rappresentino le diverse dimensioni di un solo pensiero, le quali in qualche modo vengono a convergere verso un unico centro. Un centro “unificante” che, a mio avviso, va individuato in quello che potremmo chiamare il disagio della modernità. In altre parole, mi sembra cioè che tutta la riflessione filosofica di Gadamer, in fondo, scaturisca dalla presa d’atto di una situazione di crisi o disagio nella quale si troverebbero oggi il nostro mondo e la nostra civiltà. Una crisi che, data la sua profondità e complessità, si è per così dire “ramificata” in molteplici direzioni, andando ad investire svariati ambiti dell’esistenza umana. Ambiti che pertanto vengono analizzati e indagati da Gadamer con occhio critico, cercando di far emergere i principali nodi problematici e, alla luce di ciò, di avanzare proposte alternative, rimedi, “correttivi” e possibili soluzioni. A partire da una tale comprensione di fondo, la mia ricerca si articola allora in tre grandi sezioni dedicate rispettivamente alla pars destruens dell’ermeneutica gadameriana (prima e seconda sezione) ed alla sua pars costruens (terza sezione). Nella prima sezione – intitolata Una fenomenologia della modernità: i molteplici sintomi della crisi – dopo aver evidenziato come buona parte della filosofia del Novecento sia stata dominata dall’idea di una crisi in cui verserebbe attualmente la civiltà occidentale, e come anche l’ermeneutica di Gadamer possa essere fatta rientrare in questo discorso filosofico di fondo, cerco di illustrare uno per volta quelli che, agli occhi del filosofo di Verità e metodo, rappresentano i principali sintomi della crisi attuale. Tali sintomi includono: le patologie socioeconomiche del nostro mondo “amministrato” e burocratizzato; l’indiscriminata espansione planetaria dello stile di vita occidentale a danno di altre culture; la crisi dei valori e delle certezze, con la concomitante diffusione di relativismo, scetticismo e nichilismo; la crescente incapacità a relazionarsi in maniera adeguata e significativa all’arte, alla poesia e alla cultura, sempre più degradate a mero entertainment; infine, le problematiche legate alla diffusione di armi di distruzione di massa, alla concreta possibilità di una catastrofe ecologica ed alle inquietanti prospettive dischiuse da alcune recenti scoperte scientifiche (soprattutto nell’ambito della genetica). Una volta delineato il profilo generale che Gadamer fornisce della nostra epoca, nella seconda sezione – intitolata Una diagnosi del disagio della modernità: il dilagare della razionalità strumentale tecnico-scientifica – cerco di mostrare come alla base di tutti questi fenomeni egli scorga fondamentalmente un’unica radice, coincidente peraltro a suo giudizio con l’origine stessa della modernità. Ossia, la nascita della scienza moderna ed il suo intrinseco legame con la tecnica e con una specifica forma di razionalità che Gadamer – facendo evidentemente riferimento a categorie interpretative elaborate da Max Weber, Martin Heidegger e dalla Scuola di Francoforte – definisce anche «razionalità strumentale» o «pensiero calcolante». A partire da una tale visione di fondo, cerco quindi di fornire un’analisi della concezione gadameriana della tecnoscienza, evidenziando al contempo alcuni aspetti, e cioè: primo, come l’ermeneutica filosofica di Gadamer non vada interpretata come una filosofia unilateralmente antiscientifica, bensì piuttosto come una filosofia antiscientista (il che naturalmente è qualcosa di ben diverso); secondo, come la sua ricostruzione della crisi della modernità non sfoci mai in una critica “totalizzante” della ragione, né in una filosofia della storia pessimistico-negativa incentrata sull’idea di un corso ineluttabile degli eventi guidato da una razionalità “irrazionale” e contaminata dalla brama di potere e di dominio; terzo, infine, come la filosofia di Gadamer – a dispetto delle inveterate interpretazioni che sono solite scorgervi un pensiero tradizionalista, autoritario e radicalmente anti-illuminista – non intenda affatto respingere l’illuminismo scientifico moderno tout court, né rinnegarne le più importanti conquiste, ma più semplicemente “correggerne” alcune tendenze e recuperare una nozione più ampia e comprensiva di ragione, in grado di render conto anche di quegli aspetti dell’esperienza umana che, agli occhi di una razionalità “limitata” come quella scientista, non possono che apparire come meri residui di irrazionalità. Dopo aver così esaminato nelle prime due sezioni quella che possiamo definire la pars destruens della filosofia di Gadamer, nella terza ed ultima sezione – intitolata Una terapia per la crisi della modernità: la riscoperta dell’esperienza e del sapere pratico – passo quindi ad esaminare la sua pars costruens, consistente a mio giudizio in un recupero critico di quello che egli chiama «un altro tipo di sapere». Ossia, in un tentativo di riabilitazione di tutte quelle forme pre- ed extra-scientifiche di sapere e di esperienza che Gadamer considera costitutive della «dimensione ermeneutica» dell’esistenza umana. La mia analisi della concezione gadameriana del Verstehen e dell’Erfahrung – in quanto forme di un «sapere pratico (praktisches Wissen)» differente in linea di principio da quello teorico e tecnico – conduce quindi ad un’interpretazione complessiva dell’ermeneutica filosofica come vera e propria filosofia pratica. Cioè, come uno sforzo di chiarificazione filosofica di quel sapere prescientifico, intersoggettivo e “di senso comune” effettivamente vigente nella sfera della nostra Lebenswelt e della nostra esistenza pratica. Ciò, infine, conduce anche inevitabilmente ad un’accentuazione dei risvolti etico-politici dell’ermeneutica di Gadamer. In particolare, cerco di esaminare la concezione gadameriana dell’etica – tenendo conto dei suoi rapporti con le dottrine morali di Platone, Aristotele, Kant e Hegel – e di delineare alla fine un profilo della sua ermeneutica filosofica come filosofia del dialogo, della solidarietà e della libertà.

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En este breve estudio hemos pretendido proporcionar algunas nociones generales acerca del "cuarto poder" italiano de la ciudad de La Plata. Así, corroboramos que fue el más importante periodismo extranjero, tanto por su calidad como por su cantidad. Sin excepción ofreció sus columnas a sus paisanos con el fin de que pudieran hacer públicas sus inquietudes y necesidades. Asimismo, trasmitió conceptos claros tendientes a fortalecer las raíces peninsulares, pero, simultáneamente procuró conferir a los inmigrantes un sentido de pertenencia a la nueva capital bonaerense. Dicho en otros términos, este importante actor social y político gravitó significativamente para que La Plata sea una ciudad con una indeleble impronta itálica.

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En este breve estudio hemos pretendido proporcionar algunas nociones generales acerca del "cuarto poder" italiano de la ciudad de La Plata. Así, corroboramos que fue el más importante periodismo extranjero, tanto por su calidad como por su cantidad. Sin excepción ofreció sus columnas a sus paisanos con el fin de que pudieran hacer públicas sus inquietudes y necesidades. Asimismo, trasmitió conceptos claros tendientes a fortalecer las raíces peninsulares, pero, simultáneamente procuró conferir a los inmigrantes un sentido de pertenencia a la nueva capital bonaerense. Dicho en otros términos, este importante actor social y político gravitó significativamente para que La Plata sea una ciudad con una indeleble impronta itálica.

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Los periodistas de Burgos del siglo XIX desempeñaron un importante protagonismo en la defensa del patrimonio histórico artístico. En un momento en el que la protección de los monumentos no estaba garantizada ni regulada, estos profesionales demostraron con su pluma tener una mentalidad adelantada a la de su tiempo y defendieron la necesidad de mantener, proteger y rehabilitar los grandes y pequeños monumentos. Su intervención y sus denuncias constituyen una demostración de la importancia del periodismo, y en especial del periodismo local.

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Resumen: La Antigone de Sófocles y el Corpus Hippocraticum delinean ya los rasgos propios del derecho natural. La ética de Aristóteles, luego, ofrece una primera noción explícita del derecho natural, que San Alberto Magno comenta en Super ethica. Sin embargo, en De inventione de Cicerón el teólogo alemán encuentra su definición de derecho natural: “lo que cierta fuerza innata introdujo”. En De bono V q. 1 San Alberto determina los alcances de esta definición y completa una presentación acabada de la noción de derecho natural. También advierte San Alberto que el hombre, con respecto a la ciencia del intelecto práctico, se encuentra doblemente en potencia. Primero, está en potencia de conocer los principios primeros de esta ciencia y, segundo, una vez conocidos éstos, se encuentra en potencia de inferir a partir de ellos las conclusiones de la ciencia práctica. Poseídas estas conclusiones, finalmente, el hombre está en potencia de aplicarlas en la acción práctica. Intrigado por el modo en que los primeros principios son conocidos, San Alberto advierte que el conocimiento de las nociones correspondientes a estos principios sólo accidentalmente debe ser atribuido al descubrimiento o determinación de los nombres con los que llamamos a estos principios. En verdad, es necesaria la intervención de la luz del intelecto agente para llevar al acto el conocimiento de los principios. En este punto el discurso de San Alberto retorna a la definición ciceroniana: aquella fuerza innata que introduce el derecho natural no es otra que la luz del intelecto agente.

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La Constitución Nacional reconoce un orden de conducta instituido por Dios y otro instituido por el Estado… el débito legal debe resultar conforme al débito moral. Si así no fuera, cualquier imposición del legislador no sería derecho sino un acto de violencia desnaturalizando el poder que el Estado tiene de reforzar con débito eventualmente coercible obligaciones emergentes de la virtud de la justicia. En este trabajo nos ocuparemos de la relación entre ley moral natural y la ley positiva humana a partir de las consideraciones que Arturo Enrique Sampay2 formula en su obra, La filosofía jurídica del Artículo 19 de la Constitución Nacional3. Sampay desarrolla el tópico principalmente con la inspiración de la doctrina de Tomás de Aquino.

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Resumen: La pregunta que se plantea es cómo podemos contrarrestar desde los medios los desarrollos que atentan contra la democracia y la sociedad. Es importante recuperar la identidad del periodismo, del sistema político y sus actores, y de los medios de comunicación. El periodismo debe propagar y fortalecer activa y enérgicamente la función y la identidad de la profesión. Hacia adentro del sistema de medios corresponde mejorar la formación periodística y la socialización profesional de los periodistas; y, hacia afuera, resaltar a través de campañas escolares y públicas la competencia profesional específica del periodismo.

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Resumen: El common-law inglés tiene una herencia cristiana increíblemente rica. Los juristas ingleses más prestigiosos –incluyendo a Blackstone, Coke y Fortescue– frecuentemente partían desde la fe cristiana a la hora de iluminar y desarrollar lo que ahora son ya principios bien establecidos de la doctrina del common-law. Por consiguiente, este sistema fue desarrollándose históricamente con una particular referencia a la tradición cristiana del derecho natural. Este artículo demuestra cómo el common-law inglés fue mayoritariamente inspirado y desarrollado por estos principios cristianos de la teoría del derecho natural y cómo estos principios todavía subsisten válidos para la interpretación del common-law aun en el presente.