725 resultados para Kindergarten
Resumo:
Relatório de estágio apresentado para a obtenção do grau de mestre em Educação pré-escolar e em Ensino do 1.º ciclo do ensino básico
Resumo:
A partir do estudo de caso de uma unidade privada de educação infantil, a presente pesquisa pretendeu investigar, através das expectativas dos pais diante da educação infantil, a influência da herança cultural familiar na trajetória escolar da criança. O interesse teórico de uma pesquisa empírica sobre esse universo é atestado pelo fato de que, conforme Pierre Bourdieu, a valorização e a compreensão da escola, já nos primeiros anos de vida da criança são comuns entre as famílias que possuem um maior nível de escolarização e que conseqüentemente começam a traçar desde cedo a trajetória escolar de seus filhos. Assim, ao estudarmos os pais de alunos de uma unidade privada de educação infantil, estaremos abordando, sobretudo, as expectativas educacionais de famílias da classe média. Apoiados em algumas idéias básicas sobre a conexão entre capital cultural e estratégias educacionais apresentados por Bourdieu, trabalhamos com a hipótese de que as diferentes categorias sociais são desigualmente predispostas a compreender e a valorizar a escolarização em geral, e que este fato está diretamente relacionado ao capital cultural familiar. De acordo com o autor é o volume e o tipo de capital (econômico, social e cultural) que o indivíduo possui que irá definir sua posição na hierarquia social, bem como suas expectativas diante da escola. Nota-se, então, que a cultura de um modo geral opera como um patrimônio de diferenciação de classe.(AU)
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A partir do estudo de caso de uma unidade privada de educação infantil, a presente pesquisa pretendeu investigar, através das expectativas dos pais diante da educação infantil, a influência da herança cultural familiar na trajetória escolar da criança. O interesse teórico de uma pesquisa empírica sobre esse universo é atestado pelo fato de que, conforme Pierre Bourdieu, a valorização e a compreensão da escola, já nos primeiros anos de vida da criança são comuns entre as famílias que possuem um maior nível de escolarização e que conseqüentemente começam a traçar desde cedo a trajetória escolar de seus filhos. Assim, ao estudarmos os pais de alunos de uma unidade privada de educação infantil, estaremos abordando, sobretudo, as expectativas educacionais de famílias da classe média. Apoiados em algumas idéias básicas sobre a conexão entre capital cultural e estratégias educacionais apresentados por Bourdieu, trabalhamos com a hipótese de que as diferentes categorias sociais são desigualmente predispostas a compreender e a valorizar a escolarização em geral, e que este fato está diretamente relacionado ao capital cultural familiar. De acordo com o autor é o volume e o tipo de capital (econômico, social e cultural) que o indivíduo possui que irá definir sua posição na hierarquia social, bem como suas expectativas diante da escola. Nota-se, então, que a cultura de um modo geral opera como um patrimônio de diferenciação de classe.(AU)
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As a rural state, Ohio has a vital interest in addressing rural health and information needs. NetWellness is a Web-based consumer health information service that focuses on the needs of the residents of Ohio. Health sciences faculty from the state's three Carnegie Research I universities—University of Cincinnati, Case Western Reserve University, and The Ohio State University—create and evaluate content and provide Ask an Expert service to all visitors. Through partnerships at the state and local levels, involving public, private, commercial, and noncommercial organizations, NetWellness has grown from a regional demonstration project in 1995 to a key statewide service. Collaboration with public libraries, complemented by alliances with kindergarten through twelfth grade agencies, makes NetWellness Ohio's essential health information resource.
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Elemento centrale della presente tesi dottorale è il costrutto di perspective taking, definibile come l’abilità, emergente nei bambini intorno a 4-5 anni, di assumere la prospettiva altrui secondo tre differenti dimensioni: emotiva, cognitiva e percettiva (Bonino, Lo Coco, Tani, 1998; Moll e Meltzoff, 2011). Dalla letteratura emerge come il perspective taking, in quanto abilità di comprensione sociale, rivesta un ruolo adattivo e sia fondamentale per lo sviluppo, non solo intellettivo, ma anche per la formazione di adeguate capacità relazionali e sociali (Jenkins e Astington, 2000; Weil et al., 2011). Sulla base di tali considerazioni, alcuni ricercatori si sono interrogati sulla possibilità di insegnare questa abilità, elaborando specifiche e differenti procedure di intervento finalizzate ad incrementare l’abilità di perspective taking sia in bambini a sviluppo normativo (Cigala e Mori, 2015), sia in gruppi di bambini a sviluppo atipico (Fisher e Happé, 2005; Heagle e Rehfeldt, 2006; Paynter e Peterson, 2012). A partire da una prospettiva teorica socio-costruzionista, secondo cui l’acquisizione del perspective taking si configura come un’impresa di co-costruzione continua, all’interno di interazioni quotidiane con figure significative per il bambino, si è deciso di analizzare il perspective taking non solo in relazione a variabili individuali (genere, età del bambino, regolazione emotiva, abilità sociali) ma anche e soprattutto a variabili contestuali quali le caratteristiche del contesto familiare (caratteristiche disposizionali e stili genitoriali di socializzazione emotiva, presenza di fratelli). Sono stati in particolare indagati un contesto familiare normativo ed uno caratterizzato da maltrattamento psicologico, contrassegnato dalla reiterazione di comportamenti inadeguati (critiche svalutanti, denigrazione, umiliazione, minacce verbali, indifferenza) nei confronti del minore, che convogliano sul bambino l’idea di non essere amato e di avere poco valore. Con i termini “a sviluppo tipico” si intendono i bambini per i quali non sussista una diagnosi clinica e con quelli di “famiglie normative” ci si riferisce a nuclei per i quali non ci siano state segnalazioni da parte dei Servizi Educativi e Sociali di riferimento, indipendentemente dalle caratteristiche della composizione del nucleo familiare (nucleare, estesa, multipla, ricostituita o ricomposta). Tale studio rientra in un ampio progetto di ricerca e formazione che ha coinvolto più di 250 prescolari frequentanti 8 scuole dell’infanzia e 15 comunità terapeutiche e di accoglienza mamma-bambino, situate in differenti province del Nord Italia. Il gruppo dei partecipanti alla ricerca si è composto di 256 bambini in età prescolare, compresa quindi tra 3 e 5 anni (M=54,39; DS=5,705): 128 maschi (M=54,08; DS=5,551) e 128 femmine (M=54,70; DS=5,860). In particolare, 213 bambini appartenevano a famiglie normative e 43 a nuclei familiari caratterizzati dalla presenza di maltrattamento psicologico. Oltre ai bambini, la ricerca ha previsto il coinvolgimento di 155 coppie di genitori, 43 madri ospitate in comunità, 18 insegnanti e 30 operatori. Obiettivo centrale è stato l’indagine della possibilità di poter promuovere il perspective taking in bambini di età prescolare a sviluppo tipico appartenenti a due differenti tipologie di contesto familiare (normativo e psicologicamente maltrattante), attraverso l’applicazione di uno specifico percorso di training di natura “ecologica” all’interno della scuola dell’infanzia e della comunità, assimilabile a quelli di tipo evidence based. In particolare è stata prevista una procedura quasi sperimentale di tipo pre-test, training, post-test e follow-up. Dopo una preliminare valutazione dello sviluppo del perspective taking nelle sue tre componenti, in bambini appartenenti ad entrambi i contesti, si è voluto verificare l’esistenza di eventuali relazioni tra questa abilità ed alcune capacità socio-emotive dei bambini, con particolare riferimento alla disposizione prosociale, rilevate nel contesto scolastico attraverso differenti metodologie (osservazioni dirette non partecipanti, questionari self report compilati dalle insegnanti). Inoltre, data l’importanza del contesto familiare per lo sviluppo di tale abilità, la ricerca ha avuto lo scopo di verificare l’esistenza di eventuali relazioni tra le abilità di perspective taking mostrate dai bambini e gli stili di socializzazione emotiva delle figure familiari, caratteristiche di entrambi i contesti (maltrattante e non maltrattante). È stato inoltre previsto uno studio di confronto tra i due campioni rispetto alle dimensioni indagate. I risultati ottenuti sono stati particolarmente interessanti. Innanzitutto, le esperienze di training hanno determinato, in entrambi i contesti, miglioramenti nell’abilità dei prescolari di mettersi nei panni altrui. Tale training ha inoltre dimostrato effetti positivi sulla competenza sociale dei bambini, che, a seguito del percorso, hanno manifestato un incremento dei comportamenti prosociali ed una diminuzione di quelli aggressivi. Per lo studio in contesto normativo, è stato inoltre dimostrato un mantenimento delle abilità acquisite a seguito del training attraverso un follow-up a distanza di 4 mesi dal termine dell’intervento. Il positivo esito di tale percorso sembra quindi rappresentare un’importante risorsa per i prescolari, soprattutto in caso di situazioni in cui l’abilità di perspective taking risulti deficitaria. Il confronto dei due gruppi a seguito del training ha evidenziato come non siano emerse differenze significative, rispetto al perspective taking, ad eccezione della dimensione emotiva, in cui le prestazioni dei prescolari maltrattati sono risultate inferiori, come già evidenziato prima del training. Tali risultati non giungono però inaspettati, poiché, sebbene il percorso abbia agito significativamente sull’abilità di comprensione delle emozioni altrui di questi bambini, non si configura come sufficiente a ristrutturare così profondamente le problematiche presentate. Interessanti sono stati altresì i risultati ottenuti dall’analisi degli stili di socializzazione emotiva, dei genitori (madri e padri) dei prescolari non maltrattati e delle mamme dei bambini residenti in comunità. In particolare è emerso come, stili accettanti e di tipo coaching nei confronti delle emozioni negative dei bambini, siano positivamente correlati con il perspective taking dei figli, e come all’opposto, stili rifiutanti rispetto alle espressioni emotive negative dei propri bambini, mostrino correlazioni negative con le abilità di perspective taking dei figli. Oltre ad interessi di ordine teorico e metodologico, è possibile quindi affermare come, il presente lavoro di tesi, sia stato guidato da fini applicativi, affinché la ricerca scientifica possa tradursi in pratiche educative quotidiane da applicare ai contesti di vita significativi per i bambini.
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O ingresso no Ensino Fundamental - EF tem sido visto como um momento de transição devido às novas demandas que apresenta para a criança. Neste contexto, parece haver um aumento da vulnerabilidade das crianças ao estresse, principalmente daquelas com maior dificuldade de adaptação a estas demandas. Esse estudo teve como objetivo amplo investigar o estresse da transição no contexto do EF de nove anos, partindo de uma visão desenvolvimentista aliada a uma perspectiva de exposição a estressores cotidianos. Especificamente, o estudo investigou a relação entre competências e sintomas de estresse no 1º ano do EF, o curso desenvolvimental dos sintomas e das percepções de estresse nos dois anos inicias do EF, suas associações com as tarefas adaptativas da transição e a influência da escola nos indicadores de estresse. Finalmente, exploraram-se modelos explicativos para indicadores de estresse apresentados no 2º ano. Seguindo metodologia prospectiva, avaliaram-se indicadores de ajustamento e competências relacionadas ao desempenho acadêmico, social e comportamental das crianças no 1º ano, estresse nos dois primeiros anos e características da escola (localização e IDEB). Participaram da pesquisa 157 alunos do 1º ano do EF, sendo 85 meninos e 72 meninas, com idade média de 6 anos e 10 meses no início da pesquisa. Todos tinham experiência de dois anos na Educação Infantil e estavam matriculados em escolas municipais de diferentes regiões de uma cidade do interior de São Paulo. Também participaram do estudo, como informantes, seus respectivos professores do 1º ano, num total de 25. As crianças responderam à Escala de Stress Infantil, ao Inventário de Estressores Escolares e a uma avaliação objetiva de desempenho acadêmico (Provinha Brasil). Os professores avaliaram as habilidades sociais, os problemas de comportamento externalizantes e internalizantes e a competência acadêmica dos seus alunos por meio do Social Skills Rating System Professores. A análise dos dados compreendeu estatísticas descritivas, comparações, correlações e regressões. Nos resultados, 57% dos alunos no 1º ano e 72% no 2º ano relataram sintomas de estresse pelo menos na fase de alerta. Crianças com estresse no 1º ano apresentaram menores índices de ajustamento e competência e perceberam suas escolas como mais estressantes em relação ao seu papel de estudante e nas relações interpessoais. Correlações moderadas entre medidas de indicadores de estresse tomadas no 1º e no 2º ano sugerem estabilidade. A presença de sintomas de estresse aumentou do 1º para o 2º ano, enquanto a percepção de estressores escolares não variou. Crianças com maiores médias de estresse são provenientes de escolas situadas em regiões periféricas e com classificação mais baixa no IDEB. As análises de predição evidenciaram a habilidade social de responsabilidade e cooperação avaliada no 1º ano como importante fator de proteção contra sintomas de estresse no 2º ano, ao passo que a percepção da criança de tensões nas relações interpessoais no 1º ano foi o principal fator de risco para futura sintomatologia de estresse. Nesse sentido, intervenções com ênfase na promoção de habilidades sociais das crianças podem ser profícuas na prevenção do estresse.
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Esta dissertação apresenta dados e discussões oriundos de uma experiência coletiva de pesquisa cujo objetivo maior consistiu em articular as bases curriculares da alfabetização no ensino fundamental de nove anos. A partir da transição histórica e política ocorrida pela Lei 11.274/1996, na qual o ensino fundamental passou a ter um ano a mais de duração e a receber as crianças que anteriormente eram atendidas na educação infantil, uma nova configuração se fez necessária. Demonstramos ao longo do trabalho a necessidade de: 1. Um plano que considere as transições (seja entre anos ou entre ciclos) e que sustente as continuidades; 2. Assumir, a partir do ano de ingresso no ensino fundamental, a perspectiva do regime de ciclo, definindo responsabilidades, objetivos e estratégias articuladas a partir de um trabalho em equipe; 3. Aprofundar conhecimentos que permitam considerar os aspectos mais subjetivos da relação educativa, considerando sempre a infância em seu encantamento lúdico; 4. Estabelecer uma relação dinâmica e produtiva entre oralidade e escrita, entre língua e literatura; 5. Dar maior precisão ao manejo da heterogeneidade desde a série de ingresso enfatizando o acompanhamento de singularidades e diferenças como forma de resolver o problema dos desníveis em alfabetização. A perspectiva teórica parte da articulação de várias áreas e temas do conhecimento: a história da escrita; pesquisa sobre oralidade ou cultura oral em tensão com a escrita; a psicanálise e a educação. Pretendemos, a partir das experiências e reflexões apresentadas nesse trabalho, contribuir para as políticas públicas enfatizando a grande relevância do ensino da escrita e da leitura nas séries iniciais do ensino fundamental. Ao longo dessas experiências, constatamos que, para formar leitores e escritores de bom nível na escola pública brasileira, precisamos de um modelo de trabalho coletivo mais complexo, capaz de exercer um manejo pedagógico detalhado, e ampliamos nossa consciência de que nossas buscas metodológicas, nossas experiências e nossos esforços coletivos em torno da heterogeneidade, apesar de consistentes e relevantes, só poderão ser sustentados a partir de uma reorganização do trabalho escolar que insista em fazer da alfabetização e da leitura uma verdadeira prioridade.
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This study examined regular education teachers’ perceptions of inclusion in elementary and secondary schools in Spain and how these perceptions may differ depending on teaching experience, skills, and the availability of resources and supports. Stratified random sampling procedures were used to draw a representative sample of 336 general education teachers (68 kindergarten, 133 elementary, and 135 secondary teachers) from the province of Alicante. The results indicated the acceptance of the principles of inclusion, although teacher skills, time, material resources, and personal supports for inclusion were deemed insufficient. Kindergarten and elementary teachers showed more positive perceptions of inclusion than secondary education teachers, and so did teachers with more personal supports and material resources than those with less supports and resources. The results are discussed in terms of its implications for practice in order to promote more inclusive classrooms in Spain.
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The aim of this study was to examine the extent to which teachers use inclusive practices to respond to students’ special needs in their classrooms and to determine whether grade level taught, training, and availability of resources and support affect the implementation of these practices. A research survey was designed for this purpose with the participation of a representative sample of 336 general education teachers (68 kindergarten, 133 elementary, and 135 secondary education teachers) in the province of Alicante, Spain. Findings reflected a moderate use of inclusive practices, with teachers more frequently implementing general adaptations rather than substantial ones. Statistically significant differences in use of inclusive practices were found as a function of the grade level taught, training received, and availability of material resources. Results are discussed in terms of their implication for teacher education reform and training programs.
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Na qualidade de profissionais da área da psicologia educacional, temos identificado, ao longo da última década, uma progressiva insegurança e, por vezes, preocupante angústia na vivência e na assunção da função parental. Essa situação reflete-se na preocupação crescente manifestada por parte dos educadores de infância que lidam com crianças que revelam um comprometimento no desenvolvimento social e emocional. De acordo com este cenário, alguns profissionais da educação começaram a utilizar o conceito de indisciplina para traduzir os comportamentos desadequados de crianças entre os 3 e 5 anos, associando muitas vezes esse “rótulo” à utilização indiscriminada do diagnóstico de hiperatividade. No âmbito da intervenção do Centro de Aprendizagem e Desenvolvimento da Infância (CeADIn) da Escola Superior de Educação de Castelo Branco, propomo-nos implementar um programa de inspiração sistémica e ecológica junto de pais de crianças ditas normais e de crianças com necessidades educativas especiais, intitulado Assumir o Desafio de uma Parentalidade Positiva. De acordo com o enunciado, o estudo de caso que pretendemos realizar é norteado pelas seguintes questões de investigação: - A implementação de um programa de Educação Parental de natureza sistémica/ecológica promoverá competências parentais eficazes para o desenvolvimento socio-emocional dos filhos? - Haverá diferenças entre os resultados obtidos junto dos pais de crianças “normais” e os resultados obtidos junto de pais de crianças com NEE antes e após a implementação do programa?
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O presente relatório foi realizado no âmbito da unidade curricular da Prática de Ensino Supervisionada (PES), inserida no plano de estudos do curso de Mestrado em Educação Pré-Escolar e Ensino do 1.º Ciclo do Ensino Básico, da Escola Superior de Educação de Bragança, do Instituto Politécnico de Bragança. Com este relatório, pretendemos apresentar as experiências de ensino aprendizagem que consideramos relevantes e representativas do trabalho desenvolvido com as crianças ao longo da nossa PES em ambos os contextos educativos. Estas reportam-se à descrição, reflexão e investigação acerca da ação educativa. A prática pedagógica foi desenvolvida na Educação Pré-Escolar (EPE), com um grupo de 25 crianças, com idades de 3 e 4 anos e, no 1.º Ciclo do Ensino Básico (1.º CEB), com um grupo de 10 crianças pertencentes ao 1.º ano de escolaridade. O contexto na Educação Pré-Escolar caraterizava-se por ser uma Instituição Particular de Solidariedade Social (IPSS) e o contexto de 1.º Ciclo do Ensino Básico pertencia à rede pública. No decorrer da ação educativa, tivemos em conta a articulação curricular, onde mantivemos sempre presente as necessidades das crianças, os seus interesses e ritmos de aprendizagem. Para tal, apoiamo-nos nos documentos oficiais e orientadores da prática pedagógica, sendo estes as Orientações Curriculares para a Educação Pré-Escolar e o Programa Nacional do 1.º ano do 1.º Ciclo do Ensino Básico, indo ao encontro da questão problema: De que forma os diferentes suportes (papel/digital) motivam as crianças no seu processo de leitura em contexto jardim de infância e no 1.º Ciclo do Ensino Básico? Para dar resposta delineamos os seguintes objetivos: (i) Perceber se o tipo de suporte em que as crianças efetuam as suas leituras influencia a sua motivação; (ii) Perceber se a leitura em suporte digital contribui para o desenvolvimento do gosto pela leitura; (iii) Verificar se a leitura em suporte papel permite uma maior motivação na criança em relação ao suporte digital. Os dados foram recolhidos no decorrer das intervenções, através da observação, com recurso às notas de campo, ao registo fotográfico e ao questionário. A apresentação das experiências de ensino/aprendizagem presentes neste relatório traduzem-se num processo descritivo, interpretativo e reflexivo, enquadrado numa abordagem qualitativa. É de salientar que ao longo da nossa prática educativa adotamos uma atitude reflexiva e crítica face ao nosso trabalho, tornando-nos observadores ativos neste processo, assumindo ao mesmo tempo, o papel de investigadoras.
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O presente relatório foi realizado no âmbito da Unidade Curricular de Prática de Ensino Supervisionada (PES), integrada no curso de Mestrado em Educação Pré-escolar (EPE) e Ensino do 1.º Ciclo do Ensino Básico (1.º CEB), da Escola Superior de Educação de Bragança, do Instituto Politécnico de Bragança. Com o presente relatório pretendemos apresentar as experiências de ensino/aprendizagem que consideramos significativas e representativas do trabalho desenvolvido com as crianças ao longo da PES, em ambos os contextos educativos. A prática de ensino supervisionada foi desenvolvida em contexto de EPE, num jardim de infância da rede pública com crianças de três, quatro e cinco anos de idade e em contexto de 1.º CEB, igualmente numa escola da rede pública com um grupo de crianças de sete e oito anos de idade. Esta prática foi desenvolvida tendo sempre em conta a articulação curricular, os interesses e necessidades das crianças e também os ritmos de aprendizagem de cada uma delas. Para tal, apoiamo-nos nos documentos oficiais e orientadores da prática pedagógica. De entre os quais destacamos as Orientações Curriculares para a Educação Pré-escolar (OCEPE), o Programa do 1.º Ciclo do Ensino Básico, as Metas de Aprendizagem para a Educação Pré-escolar e as Metas Curriculares para o 1.º Ciclo do Ensino Básico. No decorrer da prática, as atividades que desenvolvemos foram pensadas no sentido de darmos resposta à questão problema: Qual o contributo da consciência fonológica para o desenvolvimento da leitura e da escrita? Procurando dar resposta a esta questão estabelecemos como objetivos: (i) Identificar os níveis de consciência fonológica nos respetivos grupos; (ii) Perceber o contributo da consciência fonológica para o desenvolvimento da leitura e da escrita; (iii) Organizar atividades que permitam desenvolver a consciência fonológica. Para que fosse possível recolhermos a informação para a nossa investigação foi necessário selecionarmos um conjunto de técnicas e de instrumentos de recolha de dados. Para tal, recorremos à observação participante, aos registos fotográficos, às tabelas e às produções das crianças. A apresentação das experiências de ensino/aprendizagem traduzem-se num processo descritivo, interpretativo e reflexivo, enquadrando-se numa abordagem qualitativa. É importante salientar que ao longo da prática educativa adotamos uma atitude reflexiva e crítica face ao trabalho desenvolvido. Os dados parecem apontar para uma relação entre o desenvolvimento da consciência fonológica e o aperfeiçoamento da leitura e da escrita.
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Tese de doutoramento, Educação (Psicologia da Educação), Universidade de Lisboa, Instituto de Educação, 2016
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Relátorio de estágio apresentado para obtenção do grau de Mestre na especialidade de Educação Pré-escolar
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O presente relatório, no âmbito do Mestrado em Educação Pré-Escolar realizado na Escola Superior de Educação do Instituto Politécnico de Santarém, está dividido em três partes. A primeira parte é dedicada aos estágios em dois contextos, o de Creche e o de Jardim-de-Infância e refere-se aos trabalhos e projetos desenvolvidos, ao percurso profissional, aprendizagens realizadas, dificuldades sentidas e reflexões que daí decorreram. A segunda parte refere-se à componente investigativa “A entrada na Creche e as primeiras interações entre crianças: contributos do educador de infância para uma sociabilidade prazerosa”, apresentando um estudo sobre as interações infantis aquando da entrada na creche e sobre a importância que o educador tem neste processo, favorecendo momentos de interações positivas e mediando os problemas que vão surgindo. O estudo realizado é de natureza qualitativa, centrando-se em observações feitas em creche e na reflexão e discussão assentes nessas observações. A terceira parte, considerações finais, sintetiza o percurso realizado e o seu contributo para o desenvolvimento e crescimento pessoal e profissional.