194 resultados para Cordova-A
Resumo:
Negli ultimi anni si è imposto il concetto di Ubiquitous Computing, ovvero la possibilità di accedere al web e di usare applicazioni per divertimento o lavoro in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Questo fenomeno sta cambiando notevolmente le abitudini delle persone e ciò è testimoniato anche dal fatto che il mercato mobile è in forte ascesa: da fine 2014 sono 45 milioni gli smartphone e 12 milioni i tablet in circolazione in Italia. Sembra quasi impossibile, dunque, rinunciare al mobile, soprattutto per le aziende: il nuovo modo di comunicare ha reso necessaria l’introduzione del Mobile Marketing e per raggiungere i propri clienti ora uno degli strumenti più efficaci e diretti sono le applicazioni. Esse si definiscono native se si pongono come traguardo un determinato smartphone e possono funzionare solo per quel sistema operativo. Infatti un’app costruita, per esempio, per Android non può funzionare su dispositivi Apple o Windows Phone a meno che non si ricorra al processo di porting. Ultimamente però è richiesto un numero sempre maggiore di app per piattaforma e i dispositivi presenti attualmente sul mercato presentano differenze tra le CPU, le interfacce (Application Programming Interface), i sistemi operativi, l’hardware, etc. Nasce quindi la necessità di creare applicazioni che possano funzionare su più sistemi operativi, ovvero le applicazioni platform-independent. Per facilitare e supportare questo genere di lavoro sono stati definiti nuovi ambienti di sviluppo tra i quali Sencha Touch e Apache Cordova. Il risultato finale dello sviluppo di un’app attraverso questi framework è proprio quello di ottenere un oggetto che possa essere eseguito su qualsiasi dispositivo. Naturalmente la resa non sarà la stessa di un’app nativa, la quale ha libero accesso a tutte le funzionalità del dispositivo (rubrica, messaggi, notifiche, geolocalizzazione, fotocamera, accelerometro, etc.), però con questa nuova app vi è la garanzia di un costo di sviluppo minore e di una richiesta considerevole sul mercato. L’obiettivo della tesi è quello di analizzare questo scenario attraverso un caso di studio proveniente da una realtà aziendale che presenta proprio la necessità di sviluppare un’applicazione per più piattaforme. Nella prima parte della tesi viene affrontata la tematica del mobile computing e quella del dualismo tra la programmazione nativa e le web app: verranno analizzate le caratteristiche delle due diverse tipologie cercando di capire quale delle due risulti essere la migliore. Nella seconda parte sarà data luce a uno dei più importanti framework per la costruzione di app multi-piattaforma: Sencha Touch. Ne verranno analizzate le caratteristiche, soffermandosi in particolare sul pattern MVC e si potrà vedere un confronto con altri framework. Nella terza parte si tratterà il caso di studio, un app mobile per Retail basata su Sencha Touch e Apache Cordova. Nella parte finale si troveranno alcune riflessioni e conclusioni sul mobile platform-independent e sui vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzo di JavaScript per sviluppare app.
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La tesi è strutturata in tre macro capitoli: • e-learning: questo capitolo tratta i tre principi su cui è basato questo progetto quali e-learning, m-learning ed incidental learning descrivendo l’evoluzione di questi tre concetti e analizzando ognuno di essi nel dettaglio partendo dal principio, l’e-learning. Verranno poi presentati dei progetti inerenti a queste tipologie di apprendimento per fare in modo di dare un’idea più chiara di questi concetti. • Specifiche di progetto: in questo secondo capitolo vengono descritte, ad alto livello, le tecnologie utilizzate per lo sviluppo di questo progetto, descrivendo, per ognuna, le caratteristiche e le applicazioni che essa ha avuto all’interno del progetto. • Implementazione: nel terzo e ultimo capitolo verranno descritte, e motivate, le scelte implementative adottate per sviluppare l’applicazione iLocalApp e verranno mostrati scorci di codice per rendere più chiaro l’utilizzo delle varie API e tecnologie all’interno del progetto.
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Partendo dalle analisi condotte sulla relazione esistente tra il divertimento ed un migliore apprendimento, e sui concetti di Edutainment e Gamification, si è realizzata una applicazione per dispositivi mobili che riproduce in formato digitale il gioco cinese del Tangram al fine di utilizzarlo come strumento di edutainment volto all'apprendimento di alcune nozioni di geometria ed all'allenamento delle abilità legate alla logica. Nello sviluppo di tale applicazione si è fatto riferimento alla metodologia di progettazione delle applicazioni ibride, in modo da semplificare la portabilità cross-platform tra i dispositivi, e si è prestata particolare attenzione alla creazione di un sistema che possa essere inserito come modulo all'interno di una applicazione multi-gioco di più ampio respiro. Per la progettazione si è fatto riferimento al paradigma ad oggetti e ad una gestione delle dinamiche di gioco event-driven.
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Applicazione Multi-piattaforme allineata per spostamenti in montagna, che offre le funzionalità di tracciamento tra diversi utenti, raggiungimento fisico di bersagli con compimento di missioni premiati e un sistema d'emergenza.
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Lo scopo di questa tesi è realizzare un serious game fruibile attraverso dispositivi mobili, con l’obiettivo di veicolare i concetti relativi alla raccolta differenziata ai bambini, in età scolare e pre-scolare. La modalità di gioco implementata prevede una partecipazione in coppia. I due giocatori, posti uno di fronte all'altro, devono guidare a turno MecWillly, un robot umanoide che si muove all'interno di una griglia solo in determinate direzioni, al bidone giusto, a seconda del rifiuto che viene loro mostrato. Un'altra finalità del gioco, quindi, è quella di imparare a collaborare per raggiungere un obiettivo comune, ma anche di capire come cambia la rappresentazione degli oggetti nello spazio, a seconda del punto di vista di un giocatore rispetto all'altro.
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Poiché nell’ultimo decennio i dispositivi mobile assumono un ruolo sempre più determinante nello svolgimento della vita stessa, nel corso del tempo si sono ricercate e sviluppate app per facilitare le più svariate operazioni quotidiane. Visto la vastità del mercato degli smartphone, nel tempo sono stati sviluppati vari sistemi operativi in grado di governare queste piattaforme. Per una azienda, tuttavia, gestire i costi di implementazione di una stessa app in ambienti differenti risulta più oneroso che gestire i costi di una sola in grado di operare nei diversi sistemi operativi. Quest’ultimo tipo di app viene comunemente denominato app multipiattaforma. Un modo per implementare questo genere di applicazioni vede come strumento di utilizzo Visual Studio, noto IDE. Nel caso specifico Visual Studio ha integrato il progetto Apache Cordova per le creazione di applicativi multipiattaforma. In questo elaborato di tesi tramite i due strumenti appena introdotti si sono sviluppate due differenti app, al fine di valutarne le performance in termini di tempo. La prima app propone la risoluzione di un noto problema di calcolo combinatorio conosciuto con il nome di Knapsack, ovvero il problema dello zaino. La seconda cerca invece di digitalizzare una semplice espressione matematica contenuta in un’immagine e di fornirne quindi il risultato. Dai dati ottenuti si possono operare confronti per determinare la validità dello strumento di sviluppo, mettendo in luce anche possibili evoluzioni di queste due app.
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Nell’ambito di questo lavoro di tesi è stata progettata e realizzata un'applicazione di edutainment, pensata per essere fruita attraverso dispositivi mobili, da parte di studenti delle scuole medie, con l’obiettivo di esercitare e migliorare le capacità logiche e di problem solving. La tesi descrive il contesto educativo e scolastico in relazione alla presenza delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ed infine mostra come una componente di intrattenimento possa essere utile nei processi di apprendimento. Lo sviluppo dell’applicazione è basato sulla progettazione di applicazioni ibride, usando come framework di sviluppo Apache Cordova, quindi attraverso tecnologie web-based, con un’architettura client-server, in cui la parte client gestisce l’interfaccia grafica e le interazioni logiche mentre la parte server viene sfruttata esclusivamente come contenitore di informazioni.
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Implantation of a coronary stent results in a mechanical enlargement of the coronary lumen with stretching of the surrounding atherosclerotic plaque. Using intravascular ultrasound virtual-histology (IVUS-VH) we examined the temporal changes in composition of the plaque behind the struts (PBS) following the implantation of the everolimus eluting bioresorbable vascular scaffold (BVS). Using IVUS-VH and dedicated software, the composition of plaque was analyzed in all patients from the ABSORB B trial who were imaged with a commercially available IVUS-VH console (s5i system, Volcano Corporation, Rancho Cordova, CA, USA) post-treatment and at 6-month follow-up. This dedicated software enabled analysis of the PBS after subtraction of the VH signal generated by the struts. The presence of necrotic core (NC) in contact with the lumen was also evaluated at baseline and follow-up. IVUS-VH data, recorded with s5i system, were available at baseline and 6-month follow-up in 15 patients and demonstrated an increase in both the area of PBS (2.45 ± 1.93 mm(2) vs. 3.19 ± 2.48 mm(2), P = 0.005) and the external elastic membrane area (13.76 ± 4.07 mm(2) vs. 14.76 ± 4.56 mm(2), P = 0.006). Compared to baseline there was a significant progression in the NC (0.85 ± 0.70 mm(2) vs. 1.21 ± 0.92 mm(2), P = 0.010) and fibrous tissue area (0.88 ± 0.79 mm(2) vs. 1.15 ± 1.05 mm(2), P = 0.027) of the PBS. The NC in contact with the lumen in the treated segment did not increase with follow-up (7.33 vs. 6.36%, P = 0.2). Serial IVUS-VH analysis of BVS-treated lesions at 6-month demonstrated a progression in the NC and fibrous tissue content of PBS.
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To investigate the surface hardness (Vickers hardness, HVN) of one light-curing flowable resin composite and five dual-curing resin cements after different polymerization procedures.
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PURPOSE: To investigate the effect of curing rate on softening in ethanol, degree of conversion, and wear of resin composites. METHOD: With a given energy density and for each of two different light-curing units (QTH or LED), the curing rate was reduced by modulating the curing mode. Thus, the irradiation of resin composite specimens (Filtek Z250, Tetric Ceram, Esthet-X) was performed in a continuous curing mode and in a pulse-delay curing mode. Wallace hardness was used to determine the softening of resin composite after storage in ethanol. Degree of conversion was determined by infrared spectroscopy (FTIR). Wear was assessed by a three-body test. Data were submitted to Levene's test, one and three-way ANOVA, and Tukey HSD test (alpha = 0.05). Results: Immersion in ethanol, curing mode, and material all had significant effects on Wallace hardness. After ethanol storage, resin composites exposed to the pulse-delay curing mode were softer than resin composites exposed to continuous cure (P< 0.0001). Tetric Ceram was the softest material followed by Esthet-X and Filtek Z250 (P< 0.001). Only the restorative material had a significant effect on degree of conversion (P< 0.001): Esthet-X had the lowest degree of conversion followed by Filtek Z250 and Tetric Ceram. Curing mode (P= 0.007) and material (P< 0.001) had significant effect on wear. Higher wear resulted from the pulse-delay curing mode when compared to continuous curing, and Filtek Z250 showed the lowest wear followed by Esthet-X and Tetric Ceram.
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Serial intravascular ultrasound virtual histology (IVUS-VH) after implantation of metallic stents has been unable to show any changes in the composition of the scaffolded plaque overtime. The everolimus-eluting ABSORB scaffold potentially allows for the formation of new fibrotic tissue on the scaffolded coronary plaque during bioresorption. We examined the 12 month IVUS-VH changes in composition of the plaque behind the struts (PBS) following the implantation of the ABSORB scaffold. Using IVUS-VH and dedicated software, the composition of the PBS was analyzed in all patients from the ABSORB Cohort B2 trial, who were imaged with a commercially available IVUS-VH console (s5i system, Volcano Corporation, Rancho Cordova, CA, USA), immediately post-ABSORB implantation and at 12 month follow-up. Paired IVUS-VH data, recorded with s5i system, were available in 17 patients (18 lesions). The analysis demonstrated an increase in mean PBS area (2.39 ± 1.85 mm(2) vs. 2.76 ± 1.79 mm(2), P = 0.078) and a reduction in the mean lumen area (6.37 ± 0.90 mm(2) vs. 5.98 ± 0.97 mm(2), P = 0.006). Conversely, a significant decrease of 16 and 30% in necrotic core (NC) and dense calcium (DC) content, respectively, were evident (median % NC from 43.24 to 36.06%, P = 0.016; median % DC from 20.28 to 11.36%, P = 0.002). Serial IVUS-VH analyses of plaque located behind the ABSORB struts at 12-month demonstrated an increase in plaque area with a decrease in its NC and DC content. Larger studies are required to investigate the clinical impact of these findings.
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PURPOSE: To provide an overview on diagnosis, risk factors and prevention of erosive tooth wear, which is becoming an increasingly important factor when considering the long- term health of the dentition. RESULTS: Awareness of dental erosion by the public is still not widespread due to the cryptic nature of this slowly progressing condition. Smooth silky-glazed appearance with the absence of perikymata and intact enamel along the gingival margin, with cupping and grooving on occlusal surfaces are some typical signs of enamel erosion. In later stages, it is sometimes difficult to distinguish between the influences of erosion, attrition or abrasion during a clinical examination. Biological, behavioral and chemical factors all come into play, which over time, may either wear away the tooth surface, or potentially protect it. In order to assess the risk factors, patient should record their dietary intake for a distinct period of time. Based on these analyses, an individually tailored preventive program may be suggested to patients. It may comprise dietary advice, optimization of fluoride regimes, stimulation of salivary flow rate, use of buffering medicaments and particular motivation for non-destructive tooth brushing habits. The frequent use of fluoride gel and fluoride mouthrinse in addition to fluoride toothpaste offers the opportunity to minimize abrasion of tooth substance.
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PURPOSE: To determine whether the treatment of dental caries with ozone was possible in apprehensive children and to ascertain whether ozone reverses caries in open single-surface lesions. Further, the influence of ozone on laser fluorescence was investigated. METHODS: 82 lesions in 28 children with at least two open single-surface lesions were assessed. The children were anxious and were judged by the referring dentist as non-treatable. For each test lesion, which was treated with ozone, a control lesion was left without ozone treatment. Hardness and laser fluorescence values were assessed and the changes for hardness and laser fluorescence values in the test lesion were compared with the values in the control lesion after 2, 4, 6, and 8 months. RESULTS: 94 percent of the children were treatable and 93% lost their dental anxiety. The hardness values improved significantly in the ozone-treated test lesions after 4, 6, and 8 months (P< 0.05) compared with baseline while the control lesions had no significant change in hardness at any recall interval. Comparing the differences between test and control teeth over time, the laser fluorescence values improved, however the improvement was not statistically significant (P> 0.05). The use of ozone resulted in an average reduction of 13% of the laser fluorescence values immediately after the ozone treatment.
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PURPOSE: To assess the effects of the highly reactive molecule of ozone on sound enamel physical properties and its effects on sealing ability. METHODS: The effect of ozone on sealant tag length, microleakage and unfilled area proportion were evaluated on intact and prepared sound molar fissures. Microhardness, contact angle and acid resistance tests were performed on ground sound smooth surfaces. The samples were treated with ozone for 40 seconds (HealOzone). Control samples were treated with air (modified HealOzone) or left untreated. RESULTS: No statistically significant difference was observed between the control and ozone treated samples in all tests. Prepared fissures exhibited no unfilled areas and a statistically significantly lower microleakage compared to intact fissures. Ozone was shown to dehydrate enamel and consequently enhance its microhardness, which was reversible.
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PURPOSE: To design an artificial mouth in order to evaluate if a new diagnostic tool (Clinpro Cario Diagnosis) can be used for early detection of secondary caries at resin composite margins in vitro. METHODS: 32 intact human third molars received standardized Class-V resin composite restorations (Tetric Ceram bonded with Syntac SC). After storage for 4 weeks at 37 degrees C, teeth were subjected to 5,000 or 10,000 thermocycles (+/- 5 degrees C and +/- 55 degrees C) and polysiloxane impressions were taken. Streptococcus mutans 10449 (SM) was used in a nutrition medium to initiate a secondary caries process. Daily, the teeth were incubated for 2 x 2.5 hours in SM containing nutrition medium followed by 2 x 9.5 hours incubation in artificial saliva. Teeth were investigated after total incubation periods of 4, 6, and 8 weeks. After the different incubation protocols, the restoration margins were evaluated for infection and secondary caries processes in using Clinpro Cario Diagnosis which measures site-specifically the lactic acid production of SM in response to a sucrose challenge. The color signal was read 5 minutes after removal of the diagnostic impression. After thermocycling and biological load cycling, precision polysiloxane impressions were taken and replicas were investigated under a light microscope for gap widths at enamel and dentin margins. Demineralization was evaluated by fluorescence microscopy in using a special FITC filter. The demineralization depths at the cavity margin were calculated with Xpert for Windows using a pixel distance of 5 microm. RESULTS: After the different thermocycling protocols, no differences in gap widths and demineralization depths were found (P > 0.05). After SM incubation, gap widths and demineralization depths were significantly dependent on SM incubation time and previous number of thermocycles (P < 0.05). Lactic acid formations of SM were detectable by Clinpro Cario Diagnosis at dentin cavosurface margins formed after 6 weeks of incubation with SM (P < 0.05).