939 resultados para religious community, migration, new spirituality, urban space, post-socialism, spatial strategies


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Il concetto di contaminazione fra architettura ed arti plastiche e figurative è molto antico. La dicotomia arte-architettura, sancita in via definitiva con il moderno museo di spoliazione napoleonica, non può che essere considerata una variazione neo-tecnicista sulla quale, non sempre giustamente, sono andati assestandosi gli insegnamenti delle scuole politecniche. Non così è sempre stato. Come il tempio greco può essere considerato un’opera plastica nel suo complesso, esempio tra i primi di fusione tra arte e architettura, moltissimi sono gli esempi che hanno guidato la direzione della ricerca che si è intesa perseguire. Molti sono gli esempi del passato che ci presentano figure di architetto-artista: un esempio fra tutti Michelangelo Buonarroti; come per altro non è nuovo, per l’artista puro, cimentarsi nella progettazione dello spazio architettonico o urbano, o per l'architetto essere coinvolto dalle indagini della ricerca artistica a lui contemporanea dalla quale trarre suggestioni culturali. Le rappresentazioni dei linguaggi visivi sono il frutto di contaminazioni che avvengono su diversi livelli e in più direzioni. Spesso le ricerche artistiche più significative hanno anticipato o influenzato il mondo del design, dell’architettura, della comunicazione. L’intenzione della ricerca è stata quindi approfondire, attraverso un viaggio nel Novecento, con particolare attenzione al Secondo Dopoguerra, i fenomeni culturali che hanno prodotto i più significativi sviluppi stilistici nell’ambito della ricerca e del rinnovo del linguaggio architettonico. Il compito, parafrasando Leonardo Benevolo, non è stato quello di elencare le singole battute della discussione ma di riconoscere gli interventi fruttuosi a lunga scadenza. Mutuando gli insegnamenti della scuola del Bauhaus, arte e architettura sono state affiancate perché considerate espressioni strettamente relazionate di coevi fenomeni culturali. L’obiettivo ha puntato all’individuazione dei meccanismi delle interazioni tra discipline, cercando di delineare il profilo della complessità dell’espressione del contemporaneo in architettura.

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In this thesis, we extend some ideas of statistical physics to describe the properties of human mobility. By using a database containing GPS measures of individual paths (position, velocity and covered space at a spatial scale of 2 Km or a time scale of 30 sec), which includes the 2% of the private vehicles in Italy, we succeed in determining some statistical empirical laws pointing out "universal" characteristics of human mobility. Developing simple stochastic models suggesting possible explanations of the empirical observations, we are able to indicate what are the key quantities and cognitive features that are ruling individuals' mobility. To understand the features of individual dynamics, we have studied different aspects of urban mobility from a physical point of view. We discuss the implications of the Benford's law emerging from the distribution of times elapsed between successive trips. We observe how the daily travel-time budget is related with many aspects of the urban environment, and describe how the daily mobility budget is then spent. We link the scaling properties of individual mobility networks to the inhomogeneous average durations of the activities that are performed, and those of the networks describing people's common use of space with the fractional dimension of the urban territory. We study entropy measures of individual mobility patterns, showing that they carry almost the same information of the related mobility networks, but are also influenced by a hierarchy among the activities performed. We discover that Wardrop's principles are violated as drivers have only incomplete information on traffic state and therefore rely on knowledge on the average travel-times. We propose an assimilation model to solve the intrinsic scattering of GPS data on the street network, permitting the real-time reconstruction of traffic state at a urban scale.

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Oggetto del presente studio è il progetto di ricostruzione del centro urbano di Le Havre ad opera di Auguste Perret. Suo obiettivo è il riconoscimento di quell’idea di città posta a fondamento del progetto, per il quale ci si propone di indagare il senso e le grammatiche costitutive della sua forma. Quella di Le Havre costituisce una dimostrazione di come una forma urbana ancora compatta ed evocativa della città storica possa definirsi a partire dalle relazioni stabilite con gli elementi della geografia fisica. Nei suoi luoghi collettivi e monumentali, che rimandano chiaramente a una cultura dell’abitare che affonda le proprie radici nella più generale esperienza della costruzione della città francese, la città riconosce un valore formale e sceglie di rappresentare il proprio mondo civico dinanzi a quei grandi elementi della geografia fisica che costituiscono l’identità del luogo nel quale questa si colloca. Sembra infatti possibile affermare che gli spazi pubblici della città atlantica riconoscano e traducano nella forma della Place de l’Hôtel de Ville le ripide pendici della falesia del Bec-de-Caux, in quella della Porte Océane l’orizzonte lontano dell’Oceano, e nel Front-de-mer Sud l’altra riva dell’estuario della Senna. Questa relazione fondativa sembra essere conseguita anche attraverso la definizione di un’appropriata grammatica dello spazio urbano, la cui significatività è nel fondarsi sull’assunzione, allo stesso tempo, del valore dello spazio circoscritto e del valore dello spazio aperto. La riflessione sullo spazio urbano investe anche la costruzione dell’isolato, sottoposto a una necessaria rifondazione di forma e significato, allo scopo di rendere intellegibile le relazioni tra gli spazi finiti della città e quelli infiniti della natura. La definizione dell’identità dello spazio urbano, sembra fondarsi, in ultima analisi, sulle possibilità espressive delle forme della costruzione che, connotate come forme dell’architettura, definiscono il carattere dei tipi edilizi e dello spazio da questi costruito.

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The meteorological circumstances that led to the Blizzard of March 1888 that hit New York are analysed in Version 2 of the “Twentieth Century Reanalysis” (20CR). The potential of this data set for studying historical extreme events has not yet been fully explored. A detailed analysis of 20CR data alongside other data sources (including historical instrumental data and weather maps) for historical extremes such as the March 1888 blizzard may give insights into the limitations of 20CR. We find that 20CR reproduces the circulation pattern as well as the temperature development very well. Regarding the absolute values of variables such as snow fall or minimum and maximum surface pressure, there is anunderestimation of the observed extremes, which may be due to the low spatial resolution of 20CR and the fact that only the ensemble mean is considered. Despite this drawback, the dataset allows us to gain new information due to its complete spatial and temporal coverage.

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Die dicht besiedelten lateinamerikanischen Metropolräume zeichnen sich heutzutage durch eine komplexe Dynamik der urbanen Sozialstruktur aus. Räumliche und soziokulturelle Segregationsprozesse – ausgelöst durch politische und ökonomische Umstrukturierungen und verstärkt durch die Einflüsse der Globalisierung – führten zu einer ausgeprägten Fragmentierung des urbanen Raumes. Soziale Ausgrenzung einerseits und bewusste Abschottung andererseits lassen innerhalb der einzelnen, immer stärker getrennten Stadtteile einen Drang zur Homogenisierung und Konzentration von Bevölkerungsgruppen mit ähnlichem sozioökonomischen Status feststellen. Im Zuge dieser urbanen Transformationen kommt der Identifikation mit einem bestimmten Ort innerhalb der Stadt eine stets größere Bedeutung zu. Dieses räumliche Verhalten ist Teil eines Lebensstils als ganzheitliches und vielschichtiges Phänomen (Auer 2007: 11), welches neben der Ortsgebundenheit auch durch soziokulturelle Verhaltensmuster, durch Konsumverhalten und schließlich durch den Sprachgebrauch zum Ausdruck kommt. Sprachliche Varietäten oder Merkmale als semiotisches Element konstituieren zusammen mit weiteren Faktoren den Lebensstil sozialer Gruppen im Raum und bilden demnach sowohl eine zentrale Komponente als auch ein Medium der sozialräumlichen Identitätskonstruktion. Unterschiede im Sprachgebrauch werden als Teil einer (räumlichen) Identität wahrgenommen, in Abhängigkeit der Repräsentationen und mentalen Bildern der Sprecher bezüglich des urbanen Raumes beurteilt und schließlich stilisiert. So spielen sie eine zentrale Rolle beim Ausdruck von Abgrenzung oder Zugehörigkeit zu einer sozialen Gruppe und geben vor dem historischen und geopolitischen Hintergrund einer Stadt Aufschluss über deren Sozialstruktur. Ausgehend von diesem konstruktivistischen Verständnis des Raumes als mehrdimensionales soziales Produkt im Sinne von Lefebvre (1974) werden an dem für die Entwicklungen der lateinamerikanischen Städte paradigmatischen Beispiel von Buenos Aires theoretische Überlegungen und methodische Herangehensweisen für die Erforschung des Zusammenhangs von sprachlicher Variation und sozialräumlicher Segregation dargestellt.

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Source materials like fine art, over-sized, fragile maps, and delicate artifacts have traditionally been digitally converted through the use of controlled lighting and high resolution scanners and camera backs. In addition the capture of items such as general and special collections bound monographs has recently grown both through consortial efforts like the Internet Archive's Open Content Alliance and locally at the individual institution level. These projects, in turn, have introduced increasingly higher resolution consumer-grade digital single lens reflex cameras or "DSLRs" as a significant part of the general cultural heritage digital conversion workflow. Central to the authors' discussion is the fact that both camera backs and DSLRs commonly share the ability to capture native raw file formats. Because these formats include such advantages as access to an image's raw mosaic sensor data within their architecture, many institutions choose raw for initial capture due to its high bit-level and unprocessed nature. However to date these same raw formats, so important to many at the point of capture, have yet to be considered "archival" within most published still imaging standards, if they are considered at all. Throughout many workflows raw files are deleted and thrown away after more traditionally "archival" uncompressed TIFF or JPEG 2000 files have been derived downstream from their raw source formats [1][2]. As a result, the authors examine the nature of raw anew and consider the basic questions, Should raw files be retained? What might their role be? Might they in fact form a new archival format space? Included in the discussion is a survey of assorted raw file types and their attributes. Also addressed are various sustainability issues as they pertain to archival formats with a special emphasis on both raw's positive and negative characteristics as they apply to archival practices. Current common archival workflows versus possible raw-based ones are investigated as well. These comparisons are noted in the context of each approach's differing levels of usable captured image data, various preservation virtues, and the divergent ideas of strictly fixed renditions versus the potential for improved renditions over time. Special attention is given to the DNG raw format through a detailed inspection of a number of its various structural components and the roles that they play in the format's latest specification. Finally an evaluation is drawn of both proprietary raw formats in general and DNG in particular as possible alternative archival formats for still imaging.

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Desde un enfoque constructivista del espacio urbano como producto social, en el presente artículo presentamos algunos aspectos teóricos y metodológicos para el análisis de las representaciones geosociales y la identidad urbana para luego investigar a partir de una selección de mapas mentales la imagen espacial que los hablantes expresan a través de las variedades lingüísticas que distinguen, estilizan y ubican en su cartografía mental de la ciudad. Se trata de un primer acercamiento a un corpus recopilado en 2013, que permite observar, por un lado, que la percepción del espacio urbano está basada en la fuerte identificación de los porteños con los barrios de la ciudad y, por otro lado, que existe en el imaginario colectivo una dicotomía norte-sur estilizada que se refleja tanto en lo social, lo espacial y lo lingüístico.

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El estudio muestra el importante rol que juega el arbolado de calle en la mejora del ambiente urbano y la necesidad de considerar la compatibilidad entre aquel y la sociedad para lograr una convivencia en armonía que beneficie a ambos. Esto tiene gran significación en la ciudad de Mendoza, porque el árbol viario contribuye al bienestar humano en un medio natural poco favorable, además constituye un legado histórico, digno de preservar. El estudio analiza la relación sociedad-árbol de calle desde distintas dimensiones para evaluar el grado de compatibilidad en su convivencia. Estos aspectos y sus respectivas variables se analizan de manera interrelacionada en cada sector espacial, por lo que se usa la metodología sistémica. Como resultado principal, se obtuvo una tipología de cuadras según ese grado de compatibilidad, lo que permitió evidenciar situaciones favorables y otras con problemas, ante los cuales fue posible proponer alternativas de solución.

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En el contexto de las sociedades capitalistas contemporáneas, el urbanismo se convierte en otro dispositivo a través del cual las imágenes mediatizan la experiencia directa en primera persona. Organizados sobre la base de un régimen de la mirada, los espacios de la ciudad se presentan como fragmentos enmascarados en la imagen de una universalidad ilusoria. Situados en la ciudad de Córdoba, observamos una transformación de la cartografía urbana que ha tenido lugar por las políticas de embellecimiento estratégico. La construcción de un centro en tanto imagen hegemónica de lo deseable conlleva su contrapartida: la emergencia de una periferia como producto de la sociosegregación, y la invisibilización de estas imágenes opuestas. Contextualizar este fenómeno nos lleva entonces a preguntarnos acerca de las posibilidades de abordarlo metodológicamente desde la propuesta benjaminiana del montaje. El presente artículo tiene como objetivo reflexionar acerca del proceso de construcción de aquella técnica, basándonos en el trabajo de campo realizado en el Buen Pastor, un paseo recreativo ubicado en la ciudad de Córdoba. Siguiendo este camino, proponemos un enfoque basado en el ejercicio de una mirada orientada a la captación plástica del acontecer social, para reunir aquellas imágenes recortadas de la experiencia y devolverlas a una totalidad posible.

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El propósito del presente trabajo es reconocer, cómo a partir de las tensiones globales y locales, de carácter socio - espacial e imbricadas en el proceso de metropolización que acusa el ámbito expandido de la ciudad de Paraná, es factible identificar y analizar los criterios básicos para proyectar una inédita gestión metropolitana dentro del espacio regional que constituyen tanto el ejido de la capital de la Provincia de Entre Ríos como el de sus tres municipios conurbados. En consecuencia y a tal fin, se intenta aquí establecer los nuevos desafíos incorporados a la gestión urbano-ambiental, tanto provincial como municipal, dentro de los que se platea articular la intervención estatal y la participación comunitaria, en el marco de un proceso de ordenamiento territorial del ámbito metropolizado en esas cuatro jurisdicciones en las que hoy habitan más de trescientos mil comprovincianos. Se trata, por tanto, de un proyecto estratégico que institucionalmente persiga la posibilidad de articular en simultáneo cuatro criterios políticos considerados aquí básicos para la gestión democrática del territorio metropolitano: la gobernabilidad, la competitividad, la sustentabilidad y la inclusión social. Criterios que, dentro de esa inteligencia, guiarán el análisis desarrollado sobre propuestas de actuación, jurídico-normativas y de gestión para abordar la compleja problemática del espacio urbano-regional. Es en tal contexto entonces, y dentro de esos principios primordiales para la intervención urbano-territorial, en el que se estima posible plantear, desde el ámbito institucional del Gobierno de la Provincia y de los gobiernos municipales, un acotado y preciso conjunto de políticas sectoriales básicas de ordenamiento que habiliten al despliegue de estrategias comunes y de consenso social posible, destinadas a transformar las críticas condiciones por las que atraviesa la conurbación en su conjunto, sin por eso vulnerar la autonomía de la jurisdicciones municipales incluidas en el espacio geográfico. Concluyendo, en el presente trabajo se analizan e identifican en forma iniciática, los criterios esenciales para el logro de los objetivos territoriales y las metas institucionales que dentro de la gestión metropolitana, puedan asumir el Estado Provincial y las jurisdicciones municipales, en tanto dispositivos gubernamentales destinados a que legal y orgánicamente, sean orientadas las políticas que tengan el propósito de afrontar tanto los procesos territoriales distorsivos como los déficit, las asimetrías y las carencias socio-ambientales que acusa la población del Gran Paraná

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El proyecto se propone estudiar los procesos de identificación y ejercicio de la memoria colectiva involucrados en la práctica del teatro comunitario contemporáneo. En esta perspectiva se examinarán las lógicas de producción artística en cuatro experiencias de teatro comunitario: Patricios Unidos de Pie /del pueblo de Patricios), Teatro Popular Sansinena (del pueblo de Sansinena), Los Dardos de Rocha (de la ciudad de La Plata) y el Grupo Catalinas Sur (del barrio de La Boca). analizando especialmente los procesos de resignificación del espacio público y el pasado compartido puestos en juego por dichos colectivos artísticos. Por otra parte, la investigación buscará indagar en las tensiones que se pueden presentar tanto en la producción y armado de las obras, como en las relaciones que los grupos mantienen entre sí, a raíz de su funcionamiento en forma de red. Para el desarrollo de esta investigación se tomarán dos campos de estudio a modo de que los mismos proporcionen miradas divergentes en torno al fenómeno: autores del campo de la memoria y del campo del teatro. El teatro comunitario, al ser una práctica inédita y reciente en la Argentina, cuenta con muy pocos trabajos teóricos que lo analicen, por lo tanto es una actividad en constante construcción, que se va resignificando y armando con la práctica a medida en que los grupos se van multiplicando. Para llevar adelante este proyecto de investigación se tendrá en cuenta la relación existente entre teoría, objetivos y metodología. Las instancias de trabajo son: revisar la bibliografía existente sobre el tema a investigar (estado del arte), confeccionar un marco teórico sobre el cuál basarse para el trabajo cualitativo, construir una metodología para el análisis, realizar el trabajo de campo, sistematizar la información, elaborar el análisis y finalmente las conclusiones. El análisis se realizará sobre los cuatro grupos de teatro comunitario elegidos por sus características poblacionales, el nivel socio-económico de los habitantes y la particularidad de su historia.

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Desde hace aproximadamente 20 años, se está viviendo un resurgimiento del movimiento indígena a nivel mundial y continental. El territorio juega un papel esencial para las numerosas organizaciones y comunidades que lo componen, en tanto articula el accionar de estos sujetos al espacio en un sentido procesual y relacional, a través de una concepción en la que la tríada territorio-territorialidad-territorialización, niega la dualidad cartesiana entre materia y espíritu y afirma que toda apropiación material es a la vez simbólica. Según la Encuesta Complementaria de Pueblos Indígenas 2004-2005, complementaria del Censo Nacional de Población, Hogares y Viviendas 2001 del INdEC, el 54 de las 600.329 personas que se autoreconocen como parte de alguno de los más de treinta pueblos aborígenes que habitan en Argentina, se encuentra en áreas urbanas. El interés de este trabajo es el entender cuáles son las modalidades de apropiación material y simbólica del espacio que llevan adelante la Organización Quechua-Aymara Hijos del Cóndor [Kunthurpa Churinkuna] en conjunto con la Academia Mayor de la Lengua Quechua de Cusco-Filial Regional Internacional "Berisso" [Qheswasimi Jamutána Kuraq Suntur Qosqo-Perusuyu], y la Comunidad Qolla Gran La Plata, todas pertenecientes al universo cultural andino, y activas en el ámbito de la capital bonaerense. Es decir, qué territorialidad específica construyen en el espacio urbano, en función de la recreación de su cultura ancestral [analizada a través del enfoque del control cultural], y atendiendo a su relación con sus estrategias políticas y sus condiciones socioeconómicas, que se ponen en juego en la configuración de determinados espacios de socialización. Se trata de una investigación que emplea el método etnográfico, con técnicas tales como la observación participante y la entrevista en profundidad

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La espacialización del sujeto, uno de los procedimientos en que se sustenta la poesía de Borges de los veinte, es retomado en sus primeros relatos: el "yo" poético se transforma en un narrador-yo que se proyecta sobre la ciudad de Buenos Aires. La sucesión de imágenes estáticas de la poesía es reemplazada en el relato por un movimiento de exploración del espacio, que funda una tradición en la historia de la representación de la ciudad en la cultura argentina. Los narradores de estos cuentos de los años cuarenta a la vez ponen en escena una ficción de identidad con el autor y se presentan como poco confiables; los textos explicitan una serie de enfrentamientos entre narrador y lector, típicos del relato policial, mediante los cuales la literatura de Borges escenifica la función que atribuye a la ficción.

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El objetivo del artículo es realizar un recorrido bibliográfico sobre las formas en que han sido abordadas las categorías espaciales en los estudios sobre trayectorias laborales de sujetos en situación de pobreza. La importancia de la investigación radica en que, si bien las perspectivas desde las cuales surge el concepto de trayectoria otorgan una primacía al análisis de las dimensiones del tiempo y del espacio, esta última ha sido escasamente estudiada. En este marco, el trabajo se propone analizar cómo es construida la variable espacial en diversas investigaciones empíricas y qué aportes brinda la perspectiva de las trayectorias a su estudio. Para abordar dicha problemática, centramos la mirada en aquellas categorías analíticas espaciales que permiten vislumbrar las nuevas características y consecuencias que subyacen al fenómeno de la segregación espacial, haciendo especial hincapié en el espacio barrial