825 resultados para Tempestade severa


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In questa tesi è stato studiato l’effetto dell’esposizione della diatomea Skeletonema marinoi, una specie molto comune nel Nord Adriatico e importante per il suo annuale contributo alla produzione primaria, agli erbicidi maggiormente utilizzati nella pianura Padana e riscontrati in acque dolci e salmastre di zone limitrofe al mare Adriatico. Gli erbicidi scelti consistono in terbutilazina e metolachlor, i più frequentemente riscontrati sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee dell’area Padana, noti per avere un effetto di inibizione su vie metaboliche dei vegetali; inoltre è stato valutato anche l’effetto di un prodotto di degradazione della terbutilazina, la desetilterbutilazina, presente anch’esso in concentrazioni pari al prodotto di origine e su cui non si avevano informazioni circa la tossicità sul fitoplancton. L’esposizione delle microalghe a questi erbicidi può avere effetti che si ripercuotono su tutto l’ecosistema: le specie fitoplanctoniche, in particolare le diatomee, sono i produttori primari più importanti dell’ecosistema: questi organismi rivestono un ruolo fondamentale nella fissazione del carbonio, rappresentando il primo anello della catena alimentari degli ambienti acquatici e contribuendo al rifornimento di ossigeno nell’atmosfera. L’effetto di diverse concentrazioni di ciascun composto è stato valutato seguendo l’andamento della crescita e dell’efficienza fotosintetica di S. marinoi. Per meglio determinare la sensibilità di questa specie agli erbicidi, l’effetto della terbutilazina è stato valutato anche al variare della temperatura (15, 20 e 25°C). Infine, dal momento che gli organismi acquatici sono solitamente esposti a una miscela di composti, è stato valutato l’effetto sinergico di due erbicidi, entrambi somministrati a bassa concentrazione. Le colture di laboratorio esposte a concentrazioni crescenti di diversi erbicidi e, in un caso, anche a diverse temperature, indicano che l’erbicida al quale la microalga mostra maggiore sensibilità è la Terbutilazina. Infatti a parità di concentrazioni, la sensibilità della microalga alla Terbutilazina è risultata molto più alta rispetto al suo prodotto di degradazione, la Desetilterbutilazina e all’erbicida Metolachlor. Attraverso l’analisi di densità algale, di efficienza fotosintetica, di biovolume e di contenuto intracellulare di Carbonio e Clorofilla, è stato dimostrato l’effetto tossico dell’erbicida Terbutilazina che, agendo come inibitore del trasporto degli elettroni a livello del PS-II, manifesta la sua tossicità nell’inibizione della fotosintesi e di conseguenza sulla crescita e sulle proprietà biometriche delle microalghe. E’ stato visto come la temperatura sia un parametro ambientale fondamentale sulla crescita algale e anche sugli effetti tossici di Terbutilazina; la temperatura ideale per la crescita di S. marinoi è risultata essere 20°C. Crescendo a 15°C la microalga presenta un rallentamento nella crescita, una minore efficienza fotosintetica, variazione nei valori biometrici, mostrando al microscopio forme irregolari e di dimensioni inferiori rispetto alle microalghe cresciute alle temperature maggiori, ed infine incapacità di formare le tipiche congregazioni a catena. A 25° invece si sono rivelate difficoltà nell’acclimatazione: sembra che la microalga si debba abituare a questa alta temperatura ritardando così la divisione cellulare di qualche giorno rispetto agli esperimenti condotti a 15° e a 20°C. Gli effetti della terbutilazina sono stati maggiori per le alghe cresciute a 25°C che hanno mostrato un calo più evidente di efficienza fotosintetica effettiva e una diminuzione di carbonio e clorofilla all’aumentare delle concentrazioni di erbicida. Sono presenti in letteratura studi che attestano gli effetti tossici paragonabili dell’atrazina e del suo principale prodotto di degradazione, la deetilatrazina; nei nostri studi invece non sono stati evidenziati effetti tossici significativi del principale prodotto di degradazione della terbutilazina, la desetilterbutilazina. Si può ipotizzare quindi che la desetilterbutilazina perda la propria capacità di legarsi al sito di legame per il pastochinone (PQ) sulla proteina D1 all’interno del complesso del PSII, permettendo quindi il normale trasporto degli elettroni del PSII e la conseguente sintesi di NADPH e ATP e il ciclo di riduzione del carbonio. Il Metolachlor non evidenzia una tossicità severa come Terbutilazina nei confronti di S. marinoi, probabilmente a causa del suo diverso meccanismo d’azione. Infatti, a differenza degli enzimi triazinici, metolachlor agisce attraverso l’inibizione delle elongasi e del geranilgeranil pirofosfato ciclasi (GGPP). In letteratura sono riportati casi studio degli effetti inibitori di Metolachlor sulla sintesi degli acidi grassi e di conseguenza della divisione cellulare su specie fitoplanctoniche d’acqua dolce. Negli esperimenti da noi condotti sono stati evidenziati lievi effetti inibitori su S. marinoi che non sembrano aumentare all’aumentare della concentrazione dell’erbicida. E’ interessante notare come attraverso la valutazione della sola crescita non sia stato messo in evidenza alcun effetto mentre, tramite l’analisi dell’efficienza fotosintetica, si possa osservare che il metolachlor determina una inibizione della fotosintesi.

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La tesi affronta le questioni processuali connesse alla verifica dei reati di guida in stato di ebbrezza e di alterazione da droghe. La ricerca si sviluppa in tre direzioni. La prima parte studia la disciplina tedesca. L’analisi parte dalle norme sostanziali che definiscono le fattispecie incriminatrici contemplate dall’ordinamento osservato; s’interessa, poi, degli equilibri tra gli strumenti di captazione della prova utili ai reati in discorso ed il principio nemo tenetur se detegere (l’ estensione del diritto di difesa tedesco copre anche le prove reali e non prevede obblighi di collaborazione all’alcoltest). Prosegue, infine, con l’esame delle metodologie di acquisizione della prova, dall’etilometro agli screening per le droghe, sino al prelievo ematico coattivo, indispensabile per l’accertamento penale. La seconda sezione esamina gli artt. 186 e 187 del codice della strada italiano, alla luce del principio di libertà personale e del diritto a non autoincriminarsi. Particolarmente delicati gli equilibri rispetto a quest’ultimo: l’obbligatorietà di un atto potenzialmente autoaccusatorio è evitabile solo a pena di una severa sanzione. Occorre definire se il diritto di difesa copra anche il mero facere o garantisca il solo silenzio. Se si ammette, infatti, che il nemo tenetur sia applicabile anche alle prove reali, la collaborazione obbligatoria imposta al conducente è scelta incompatibile con il diritto di difesa: la disciplina italiana presenta, dunque, profili d’illegittimità costituzionale. La terza parte riguarda le problematiche processuali poste dai controlli stradali che emergono dall’analisi della giurisprudenza. Si affrontano, così, le diverse vicende della formazione della prova: ci si interroga sull’istituto processuale cui ricondurre gli accertamenti, sulle garanzie di cui goda il guidatore durante e dopo l’espletamento dell’atto, sulle eventuali sanzioni processuali derivanti da una violazione delle predette garanzie. Si esaminano, infine, le regole di apprezzamento della prova che guidano il giudice nella delicata fase valutativa.

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Sono stati studiati gli effetti tossici dell’esposizione cronica a cobalto e cromo. In passato, questa tossicità, che colpiva lavoratori esposti per ragioni occupazionali, è stata un problema molto sentito. Tuttavia, recenti pubblicazioni hanno descritto una specifica tossicità mediata da elevati livelli di cobalto e cromo, anche in pazienti portatori di protesi metalliche, quali gli impianti d’anca. Anche se sintomi clinici tra cui, cecità, sordità e neuropatia periferica, suggeriscono uno specifico neurotropismo, ancora poco è conosciuto delle basi neuropatologiche di questo processo ed oltretutto non ne è ancora stata apportata un’evidenza sperimentale. In questo progetto di ricerca, quindi, si è voluto approfondire il meccanismo patogenetico da cui scaturiscono tali sintomi neurologici, utilizzando come modello sperimentale il coniglio. Conigli New Zealand White sono stati trattati con dosi endovenose ripetute di cobalto e cromo, inoculati singolarmente od in associazione tra loro. Nessuna evidente alterazione clinica o patologica è stata associata alla somministrazione di solo cromo, nonostante gli elevati livelli in sangue e tessuti, mentre i trattati con cobalto-cromo o solo cobalto hanno mostrato segni clinici gravanti sul sistema vestibolo-cocleare; il cobalto, quindi, è stato identificato come il maggiore elemento scatenante neurotossicità. Inoltre all’esame istopatologico gli animali hanno mostrato severa deplezione delle cellule gangliari retiniche e cocleari, assieme a danno al nervo ottico e perdita di cellule sensitive capellute dell’orecchio. È risultato infine evidente che la gravità delle alterazioni è stata correlata al dosaggio ed al tempo di esposizione; dati questi che confermano, quindi, le precedenti osservazioni fatte su pazienti umani esposti a rilascio abnorme di cobalto e cromo da usura di protesi d’anca. È stato ipotizzato che il cobalto agisca sui mitocondri provocando l’incremento di produzione di specie reattive dell’ossigeno e il rilascio di fattori proapoptotici, causando sulle cellule neuronali un danno proporzionale al loro fabbisogno energetico e grado di mielinizzazione.

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Introduzione. Recenti studi hanno dimostrato che il Rituximab (RTX) è un’alternativa sicura ed efficace alla ciclofosfamide nell’indurre la remissione in pazienti con severa vasculite ANCA-associata (AAV) di nuova diagnosi o recidiva. Scopo dello studio era valutare l’efficacia e la sicurezza del RTX nei nostri pazienti con AAV. Metodi. Studio retrospettivo delle caratteristiche cliniche, dei risultati e della tolleranza al RTX dei pazienti con AAV trattati presso il nostro centro da Gennaio 2006 a Dicembre 2011. Inizialmente veniva utilizzato lo schema convenzionale delle 4 somministrazioni settimanali da 375 mg/m2. Dal 2011 sulla base dell’esperienza maturata e dei nuovi dati della letteratura si decideva di non adottare uno schema fisso per le recidive, ma di somministrare una o due dosi secondo la severità della recidiva ed il rischio infettivo. Risultati. Venivano trattati 51 pazienti con AAV, 15/51 (29%) di nuova diagnosi e 36/51 (71%) ad una recidiva. La maggior parte dei pazienti con nuova diagnosi presentavano una micropoliangioite con severo interessamento renale, 5/15 (33%) erano in dialisi dall’esordio. 32/36 (89%) pazienti trattati ad una recidiva presentavano una recidiva granulomatosa di Granulomatosi di Wegener (WG). Tutti ottenevano una remissione, più rapidamente per le manifestazioni vasculitiche. 2/5 pazienti in dialisi dall’esordio recuperavano la funzione renale. Si osservavano 11 recidive in 9 pazienti con GW mediamente dopo 23.1 mesi, tutti ottenevano nuovamente la remissione. Ad un follow-up medio di 20.1 mesi si registravano 4 decessi, 3 (3/15, 20%) nel gruppo di pazienti con nuova diagnosi, uno (1/36, 3%) nel gruppo trattato ad una recidiva. Quattro pazienti sospendevano il RTX per infezioni. Conclusioni. Nella nostra casistica il RTX si è dimostrato efficace e sicuro nell’indurre la remissione in pazienti con severa AAV, sia all’esordio che alla recidiva. I pazienti con WG presentano maggior rischio di recidiva e dovrebbero pertanto essere mantenuti in terapia immunosoppressiva dopo RTX.

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Pochi sono i dati disponibili sul decorso clinico della malattia di Crohn del colon severa(CD). L'obiettivo è quello di descrivere il decorso clinico della colite di Crohn severa (CC) in una coorte di pazienti isolata con CD del colon o ileocolica, e di confrontarlo con il decorso clinico di pazienti affetti da colite ulcerosa severa (UC). 34 pazienti con CC severa sono stati identificati retrospettivamente nella nostra coorte di 593 pazienti ricoverati (2003-2012) attraverso la valutazione di CDAI score e HBI. 169 pazienti con UC severa sono stati identificati retrospettivamente in una coorte di 449 pazienti ricoverati (2003-2012) attraverso la valutazione del score di Lichtiger e di Truelove-Witts. Abbiamo valutato questi risultati: risposta agli steroidi, risposta ai farmaci biologici, tasso di colectomia acuta, tasso di colectomia durante il follow-up, megacolon e tasso di infezione da citomegalovirus. Non abbiamo trovato differenze significative nella risposta agli steroidi e biologici, della percentuale di infezione da citomegalovirus e di megacolon, mentre il tasso di colectomia in acuto è risultato essere maggiore nei pazienti con CC rispetto ai pazienti con UC; anche la differenza tra i tassi di colectomia alla fine del follow-up è risultata non significativa. Con l'analisi univariata la giovane età alla diagnosi è associata ad un aumentato rischio di colectomia in assoluto (p = 0,024) e in elezione (p = 0.022), ma non in acuto. Il tasso globale di colectomia nei pazienti con CC severa è superiore a quella dei pazienti con UC severa , ma questo dato non è supportato da una diversa risposta clinica alla terapia steroidea o terapia di salvataggio con biologici. Il vero decorso clinico della colite di Crohn severa necessita di essere chiarito da studi prospettici che includano un numero maggiore di pazienti con questo sottogruppo di malattia.

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Objective  Malnutrition is common in HIV-infected children in Africa and an indication for antiretroviral treatment (ART). We examined anthropometric status and response to ART in children treated at a large public-sector clinic in Malawi. Methods  All children aged <15 years who started ART between January 2001 and December 2006 were included and followed until March 2008. Weight and height were measured at regular intervals from 1 year before to 2 years after the start of ART. Sex- and age-standardized z-scores were calculated for weight-for-age (WAZ) and height-for-age (HAZ). Predictors of growth were identified in multivariable mixed-effect models. Results  A total of 497 children started ART and were followed for 972 person-years. Median age (interquartile range; IQR) was 8 years (4–11 years). Most children were underweight (52% of children), stunted (69%), in advanced clinical stages (94% in WHO stages 3 or 4) and had severe immunodeficiency (77%). After starting ART, median (IQR) WAZ and HAZ increased from −2.1 (−2.7 to −1.3) and −2.6 (−3.6 to −1.8) to −1.4 (−2.1 to −0.8) and −1.8 (−2.4 to −1.1) at 24 months, respectively (P < 0.001). In multivariable models, baseline WAZ and HAZ scores were the most important determinants of growth trajectories on ART. Conclusions  Despite a sustained growth response to ART among children remaining on therapy, normal values were not reached. Interventions leading to earlier HIV diagnosis and initiation of treatment could improve growth response.

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1. Extensión de las capacitaciones en entrevistas a docentes y alumnos: Los talleres de capacitación que hemos iniciado en la Escuela Normal Nº 4 de Oberá, en la Primera Etapa del Proyecto, comenzaron a rendir los primeros frutos. Efectivamente, los mismos docentes fueron quienes dieron difusión a nuestro trabajo haciendo posible que la experiencia se extendiera a otras escuelas de la ciudad y de las colonias que se nutren de ella. La Escuela de Comercio Nº 1 de Oberá; la Escuela de Comercio Nº 11 de la localidad 25 de Mayo y la Escuela Nº 587 Colonia Paraíso, Municipio de Campo Ramón, han incorporado a sus prácticas docentes, la historia oral. 2. Realización de entrevistas a distintos actores sociales por parte de los alumnos involucrados en los distintos proyectos áulicos: El trabajo llevado a cabo por adolescentes de entre quince y diecinueve años de las escuelas públicas mencionadas, es sumamente valioso, no solo por los testimonios que han aportado al proyecto sino, esencialmente por el proceso que lleva a un joven a acercarse a un adulto, generalmente un adulto mayor, en busca de sus recuerdos. Los protagonistas en este proceso de enseñanza son los alumnos, que aprenden a hurgar en la memoria de sus mayores, terreno en donde pueden hallar sus raíces. 3. Participación en el Programa de Actividades de la Semana en conmemoración de los 40 años del Movimiento Agrario Misionero: A través de uno de los proyectos áulicos de la Escuela de Comercio Nº 1, los estudiantes participaron en las actividades de conmemoración del aniversario del MAM, entidad que nuclea a los trabajadores del agro y que tiene su sede en la ciudad de Oberá. 4. Reafirmación de los vínculos con las instituciones locales: A partir de los trabajos de taller en las diferentes escuelas y las entrevistas efectuadas por los alumnos para sus respectivos trabajos de investigación, los objetivos de nuestro proyecto fueron difundiéndose coadyuvando de esta manera a afianzar nuestros vínculos con las escuelas y el municipio. Además se nos abrieron otras puertas como el MAM (Movimiento Agrario Misionero) organización que tiene una larga trayectoria de lucha en las reivindicaciones de los derechos de los trabajadores del agro en la provincia de misiones. Evaluación del proceso. En el transcurso de este primer año de implementación del proyecto, se ha dado cumplimiento a las actividades programadas. Más allá del cumplimiento de los objetivos que nos propusimos cuando proyectamos este trabajo, nos llena de satisfacción la progresiva ampliación de nuestra propuesta inicial de recuperación de la memoria. El interés y el entusiasmo que suscita tanto en docentes como en alumnos, la posibilidad de indagar en la memoria de los suyos (abuelos, vecinos, maestros, etc.) y descubrir historias de vida que, sumándolas o confrontándolas, les permite ir armando un entramado de relaciones que es la historia misma del barrio, de la colonia o del pueblo, nos produce una gran complacencia. Descubrimos que no es ya solamente la historia en sí la que nos interesa, sino lo que generamos en los jóvenes. Despertar el interés en su propia historia, el sentimiento de pertenencia al lugar en el que viven y en el que estudian. Entender que forman parte de una comunidad con características culturales propias, con una identidad peculiar que los hace particularmente diferentes e iguales a la vez. Comprender que esa identidad que les es propia la fueron construyendo sus mayores, y lo más importante: saber que están en condiciones de re-construir juntos esas historias. Por otro lado el momento afectivo que se genera cuando el estudiante escucha los relatos, las evocaciones de los “abuelos” y la emoción que se observa cuando relata a los compañeros y a los docentes la experiencia vivida en la entrevista. Y el otro aspecto importante de la entrevista es la valorización de los objetos que atesoraban los abuelos: cartas, fotos, herramientas, muebles, vestidos, etc. acompañaban el relato de los jóvenes y terminan siempre en la necesidad de exponer esas prendas en una muestra organizada por ellos mismos. Allí, la presencia de abuelos, padres, hermanos, maestros y vecinos, trasmite el lazo entre el presente y el pasado, entre nuevas y viejas generaciones. Se advierte la alegría, el amor, la emoción entre los asistentes y el orgullo de los padres viendo a sus hijos tan comprometidos con sus estudios. Y a los profesores satisfechos con el trabajo realizado por sus alumnos. Entonces es cuando reafirmamos el valor de la historia oral como herramienta para sacar a la luz esas historias de vida, silenciadas y subestimadas y que revela, además, quienes son los verdaderos protagonistas de la historia. Y reafirmamos también, el rol de la universidad en el trabajo con la sociedad.

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La crítica tradicionalmente ha sido muy severa con Réstif de la Bretonne, a quien ha relegado a un segundo plano durante más de cien años por considerarlo un autor marginal. A principios del siglo XX es rescatado de la oscuridad gracias a las teorías freudianas pero recién en los años sesenta se estudia su obra desde otros puntos de vista. Contribuyendo a esta línea, el presente artículo intenta aportar elementos que permitan devolver a Réstif de la Bretonne el lugar que le corresponde dentro de la historia de la literatura y del pensamiento político. A lo largo del siglo XVIII el espacio adquiere un valor fundamental porque se supone que debe ser conocido y dominado para poseer las leyes del mundo entero. Dentro de este marco la novela utópica de nuestro autor titulada El Descubrimiento Austral. Novela Filosófica, textualiza posturas aparentemente disímiles acerca del espacio que convierten a Réstif en uno de los símbolos del período de transición que representa. Las ideas vertidas en esta novela nos permiten afirmar que Réstif de la Bretonne se adelanta, sin duda, a movimientos del siglo XIX como el Socialismo Utópico, el Romanticismo y el Nacionalismo.

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En febrero de 1998 se observó en cultivos de pimiento y ají de Mendoza (Argentina) muerte anticipada de plantas con severos daños en la producción. La magnitud del problema motivó una prospección en los principales oasis de la provincia, a fin de describir la sintomatología, conocer su dispersión, estimar los daños causados y recolectar material para realizar estudios en laboratorio tendientes a confirmar su etiología. Se constató que la afección se encontraba distribuida en todos los oasis del centro y norte. La sintomatología en hojas se caracterizó por la presencia en la cara adaxial de manchas amarillentas, de forma circular de 15 a 20 mm de diámetro, con puntuaciones necróticas, con tendencia a presentarse en anillos concéntricos. En la cara abaxial, generalmente las lesiones eran acompañadas de un micelio blanco tenue. Posteriormente siguió una severa defoliación. La producción disminuyó notablemente y además en pimiento los frutos fueron afectados por escaldaduras de sol y perdieron su valor comercial. A partir de aislamientos de pimiento y ají, mantenidos en plantas de brincos (Impatiens balsamina L.), se inocularon plantas sanas y se logró reproducir la enfermedad en condiciones de invernáculo.

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En este número, la Editorial, escrita por el Sr. Decano, expresa hechos de trascendencia producidos en el transcurso del año 2010, teniendo en consideración que muchos de ellos ejercerán influencia sobre las actividades a desarrollar por la Facultad en los próximos años. En Historias de la Medicina se aborda la historia de vida de Moritz Kaposi, célebre médico que dedicó su vida entera a la Dermatología. En la sección Artículos de Revisión presentamos el rol del gen supresor de tumores smarcb1/ini1 en el desarrollo de neoplasias pediátricas y revisamos el tema de latrodectismo, envenenamiento grave que se produce por la inoculación de veneno de arañas del género Latrodectus, caracterizado por un síndrome eminentemente neurológico, con potencialidad letal. En Imágenes en Medicina, les mostramos el caso de un varón de 72 años de edad con antecedentes de Linfoma B de bajo grado tratado con quimioterapia, que presenta en la evolución un cuadro de estomatitis severa y ampollas flácidas en todo el tegumento, cuyo diagnóstico fue pénfigo paraneoplásico. Les proponemos además en la sección Haga su Diagnóstico, un ejercicio de diagnósticos diferenciales ante un varón de 50 años de edad, con diagnóstico de mielodisplasia y trasplante alogénico de médula ósea, que presentó máculas hipopigmentadas y luego placas induradas pardo-amarillentas.

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La pérdida involuntaria de peso es un predictor independiente de morbimortalidad, especialmente en ancianos, pacientes con cáncer, SIDA y postoperatorios. Con el objeto de determinar la significación clínica de la pérdida de peso en pacientes internados, se estudiaron 100 pacientes. La edad media fue de 57.6 años (DS±11.04); 38% mayores de 65 años y 62% hombres. La permanencia hospitalaria media fue de 13 días, superior a la media del servicio (7,3 días). El 61% pertenecían a clase social baja y 25% eran desocupados. En el 100% fue involuntaria y en ninguno fue causa de hospitalización. Tenían hiporexia 61 pacientes y 57 malnutrición. El IMC fue inferior a 20 en el 50% de los casos. La causa fue determinada en el 70% y en 72% se relacionó con la enfermedad de base, en 27% con trastornos alimentarios y con fármacos en 1%. Las etiologías más frecuentes fueron: neoplasias (34 pacientes), enfermedades crónicas (24), TBC (3) y SIDA (3). El 46% desarrollaron infecciones nosocomiales y el 100% tenían comórbidas (alcoholismo 26%, depresión 22%, diabetes 20%, EPOC 11%, insuficiencia cardiaca, cirrosis y demencia 8% c/u e insuficiencia renal 6%). La mortalidad fue del 18% y las causas más frecuentes fueron sepsis severa, fallo multiorgánico y neoplasias. Conclusiones: La pérdida significativa de peso en el paciente hospitalizado se caracterizó por ser involuntaria, asociada a clase social baja, a malnutrición, a alta taza de comorbilidad, a predisposición a infecciones nosocomiales, secundaria a enfermedades crónicas, neoplasias, tuberculosis y SIDA y a una tasa de mortalidad elevada.

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En este número, en la Editorial “Prácticas de enseñanza y aprendizaje en entornos mediados por TIC", la Prof. Dra. María Elena Ruttler, Coordinadora de Educación a Distancia Facultad de Ciencias Médicas Universidad Nacional de Cuyo, realiza algunas reflexiones sobre la educación en ciencias de la salud en el contexto de entornos mediados por tecnologías de la información y la comunicación. En la sección Artículos Originales, presentamos la investigación inédita “Salud e interculturalidad: Un estudio en una población migrante en Mendoza". Este trabajo muestra los resultados obtenidos de una investigación realizada en el contexto de los Proyectos Bienales de Investigación de la Secretaría de Ciencia Técnica y Posgrado de la UNCUYO 2011-2013. En Casos clínicos compartimos el caso de una mujer de 47 años de edad, tabaquista crónica, que consultó por presentar macroquelia, macroglosia y placas hiperqueratósicas e hiperpigmentadas en pliegues de diez meses de evolución. En Artículos de Revisión, publicamos “Disfonías crónicas en adultos". Un tema de absoluta vigencia, tal cual lo establecen los autores, considerando “la alta prevalencia de patología vocal, sus significativas consecuencias individuales y sociales, el impacto que provoca en la calidad de vida en relación con la comunicación y con el desempeño laboral y la falta de consensos en cuanto a diagnóstico y terapéutica". Además presentamos por invitación de la redacción, la revisión “Prevención de complicaciones orales en personas con discapacidad severa", teniendo en cuenta que entre otras cosas, las personas con discapacidades conforman uno de los grupos con peores resultados sanitarios, consideramos fundamental el abordaje integral desde la salud pública de estas personas.

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Este caso relata sobre una mujer polaca de 29 años, padeciendo de miopía severa. Pidió autorización de interrumpir su embarazo ya que percibía que su salud se estaba deteriorando. Un médico general consideró medicamente indicada el aborto pero los demás médicos consideraron que su salud no estaba en riesgo. No obstante, la mujer se quedó ciega después del parto. Se hizo una demanda ante La Corte Europea de Derechos Humanos que determinó que la imposibilidad de acceder al procedimiento tanto como la ausencia de mecanismos que permitieran controvertir las decisiones de los médicos, habían afectado, entre otros derechos, la integridad física de la mujer

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El anegamiento impone una restricción importante al crecimiento y producción de los cultivos a nivel mundial, y su importancia está prevista que aumente dado el proyectado aumento a futuro en la frecuencia de eventos climáticos extremos. La mayoría de los trabajos que han evaluado el efecto del anegamiento en trigo y cebada se centraron en un momento particular del ciclo del cultivo y las aproximaciones son preferentemente a nivel de planta u órgano, pero son muy escasos los trabajos que evaluaron variables de crecimiento a nivel de cultivo y a lo largo del ciclo ontogénico. El objetivo de esta tesis fue evaluar la respuesta de los componentes ecofisiológicos que definen el rendimiento y la acumulación de biomasa de trigo y cebada sometidos a anegamiento prolongado en distintos momentos de su ciclo ontogénico y con dosis contrastantes de disponibilidad nitrogenada. Utilizando una aproximación a nivel de planta, se identificó que el período de mayor sensibilidad al anegamiento en lo que respecta a pérdidas de rendimiento, se centra previo a floración tanto en trigo como en cebada, y las pérdidas de rendimiento fueron de similar magnitud en ambas especies. También se detectó que la ocurrencia de anegamiento en estados tempranos del desarrollo produjo un alargamiento del período emergencia-floración, redujo la tasa de macollaje y prolongó el período de aparición de macollos, y este efecto fue más marcado en cebada que en trigo. Además, el anegamiento produjo una severa pérdida de la biomasa de raíces y longitud radical por planta en ambas especies, y afectó la acumulación y mantenimiento de la biomasa aérea, en donde los efectos del anegamiento se observaron más tardíamente. Utilizando una aproximación a nivel de microcultivo se observó que un incremento en la disponibilidad de nitrógeno al inicio del cultivo no mitigó de manera significativa la respuesta al anegamiento, o incluso magnificó los efectos negativos del anegamiento en el caso de cebada. Las pérdidas de biomasa por anegamiento se dieron tanto por caídas en la capacidad de captura de radiación (por pérdidas del área foliar)como por caídas en su eficiencia de uso en ambas especies. Para la Región Pampeana se determinó, utilizando el modelo de simulación CERES-Wheat, una probabilidad de ocurrencia de anegamiento durante el período crítico de hasta el 25 por ciento. En conclusión, el anegamiento afecta la producción de trigo y cebada en Argentina y provoca efectos inmediatos y a largo plazo sobre la producción de biomasa y rendimiento en ambos cultivos, cuya magnitud depende del estado ontogénico del cultivo durante la ocurrencia del estrés.

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La película de Almodóvar La mala educación (2004) presenta, desde su título, una crítica severa del oscurantismo y de la represión de la sociedad española en el franquismo. El film recupera los actos de violencia y de perversión dentro de un colegio de curas y muestra los intentos posteriores de dos de sus víctimas por denunciar ese pasado mediante la literatura y el cine. El género elegido por Almodóvar para contar esta historia es el "filme noir", uno de cuyos símbolos centrales es la "femme fatale". Sin embargo, el director manchego recurre a procedimientos y recursos del dominio de lo queer, que permiten un acceso subversivo al pasado y a la problemática de la identidad sexual de los personajes, y que desestabilizan también los lugares comunes del género al que la película parece pertenecer. Este trabajo se propone analizar en el film aquellos elementos de reescritura de la historia y del género (sexual y fílmico) con el fin de recuperar el espacio de lo queer como el lugar desde el cual se hace posible una renovación radical de los modos convencionales de ver aún aquello que se supone no convencional.