954 resultados para regina Cristina di Svezia
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An Acinetobacter baumannii global clone 1 (GC1) isolate was found to carry a novel capsule biosynthesis gene cluster, designated KL12. KL12 contains genes predicted to be involved in the synthesis of simple sugars, as well as ones for N-acetyl-l-fucosamine (l-FucpNAc) and N-acetyl-d-fucosamine (d-FucpNAc). It also contains a module of 10 genes, 6 of which are required for 5,7-di-N-acetyl-legionaminic acid synthesis. Analysis of the composition of the capsule revealed the presence of N-acetyl-d-galactosamine, l-FucpNAc and d-FucpNAc, confirming the role of fnlABC and fnr/gdr genes in the synthesis of l-FucpNAc and d-FucpNAc, respectively. A non-2-ulosonic acid, shown to be 5,7-diacetamido-3,5,7,9-tetradeoxy-l-glycero-l-altro-non-2-ulosonic acid, was also detected. This sugar has not previously been recovered from biological source, and was designated 5,7-di-N-acetyl-acinetaminic acid (Aci5Ac7Ac). Proteins encoded by novel genes, named aciABCD, were predicted to be involved in the conversion of 5,7-di-N-acetyl-legionaminic acid to Aci5Ac7Ac. A pathway for 5,7-di-N-acetyl-8-epilegionaminic acid biosynthesis was also proposed. In available A. baumannii genomes, genes for the synthesis of 5,7-di-N-acetyl-acinetaminic acid were only detected in two closely related capsule gene clusters, KL12 and KL13, which differ only in the wzy gene. KL12 and KL13 are carried by isolates belonging to clinically important clonal groups, GC1, GC2 and ST25. Genes for the synthesis of N-acyl derivatives of legionaminic acid were also found in 10 further A. baumannii capsule gene clusters, and three carried additional genes for production of 5,7-di-N-acetyl-8-epilegionaminic acid.
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The repeat unit of the K12 capsular polysaccharide isolated from the Acinetobacter baumannii global clone 1 clinical isolate, D36, was elucidated by means of chemical and spectroscopical methods. The structure was shown to contain N-acetyl-D-galactosamine (D-GalpNAc), N-acetyl-D-fucosamine and N-acetyl-L-fucosamine linked together in the main chain, with the novel sugar, 5,7-diacetamido-3,5,7,9-tetradeoxy-L-glycero-L-altro-non-2-ulosonic acid (5,7-di-N-acetylacinetaminic acid or Aci5Ac7Ac), attached to D-GalpNAc as a side branch. This matched the sugar composition of the K12 capsule and the genetic content of the KL12 capsule gene cluster reported previously. D-FucpNAc was predicted to be the substrate for the initiating transferase, ItrB3, with the Wzy polymerase making a α-D-FucpNAc-(1 → 3)-D-GalpNAc linkage between the repeat units. The three glycosyltransferases encoded by KL12 are all retaining glycosyltransferases and were predicted to form specific linkages between the sugars in the K12 repeat unit.
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Comprend : Variazoni ; I puritani
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El art??culo forma parte de un dossier titulado: La construcci??n de textos reflexivos
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Resumen tomado de la publicaci??n
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Chromobacterium violaceum is one of millions of species of free-living microorganisms that populate the soil and water in the extant areas of tropical biodiversity around the world. Its complete genome sequence reveals (i) extensive alternative pathways for energy generation, (ii) ≈500 ORFs for transport-related proteins, (iii) complex and extensive systems for stress adaptation and motility, and (iv) wide-spread utilization of quorum sensing for control of inducible systems, all of which underpin the versatility and adaptability of the organism. The genome also contains extensive but incomplete arrays of ORFs coding for proteins associated with mammalian pathogenicity, possibly involved in the occasional but often fatal cases of human C. violaceum infection. There is, in addition, a series of previously unknown but important enzymes and secondary metabolites including paraquat-inducible proteins, drug and heavy-metal-resistance proteins, multiple chitinases, and proteins for the detoxification of xenobiotics that may have biotechnological applications.
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The cyclopalladated complex [Pd(C2,N-dmba)(μ-SCN)]2, where dmba = N,N-dimethylbenzylamine, was structurally characterized by single-crystal X-ray diffraction. This compound crystallizes in the monoclinic system, space group P21/n with a = 9.578(1)Å, b = 12.323(2)Å, c = 10.279(2)Å, β = 117.03(1)°, V = 1080.7(3)Å3, Z = 2. Each Pd(II) center displays a distorted square-planar coordination environment, formed by the C and N atoms from the dmba ligand, and one set of N and S atoms from the bridging SCN groups. 2009 © The Japan Society for Analytical Chemistry.
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Il 17 maggio 1977 è entrata in vigore all'interno dell'Unione europea la Sesta Direttiva del Consiglio 77/388/CEE, comunemente nota come Sesta Direttiva, in “materia di armonizzazione delle legislazioni degli Stati Membri relative alle imposte sulla cifra di affari - Sistema comune di imposta sul valore aggiunto: base imponibile uniforme”. Agli Stati membri veniva richiesto di modificare i loro sistemi IVA in accordo con le nuove regole delineate dalla Direttiva. La Sesta Direttiva, scritta negli anni Settanta, non conteneva alcuna regolamentazione relativa ai servizi di comunicazione e telecomunicazione: nei primi anni Novanta, con l'emergere della Società dell'Informazione, divenne chiaro che questa mancanza cominciava a pesare negativamente sulla competitività degli operatori europei. Il 26 giugno 1999, al termine di un lungo processo, venne adottata la Direttiva del Consiglio 1999/59/CE, che emendava la Direttiva 77/388/CEE per quanto atteneva alla regolamentazione in materia di IVA applicabili ai servizi di telecomunicazione . Poi, il 15 maggio 2002 è entrata in vigore la Direttiva del Consiglio 2002/38/CE che ha introdotto sostanziali cambiamenti pro tempore alla Direttiva 77/388/CEE, ampliando gli emendamenti introdotti dalla precedente Direttiva 1999/59/EC, e stabilendo nuove regole in materia di servizi di radiodiffusione e di televisione e a determinati servizi prestati tramite mezzi elettronici. La recente rifusione della Sesta Direttiva, 2006/112/CE del 29 novembre 2006 sul sistema IVA, non ha modificato il quadro legislativo comunitario in materia di servizi di telecomunicazioni e servizi di radiodiffusione e di televisione e di servizi prestati per via elettronica: la Direttiva del Consiglio 2006/138/CE, adottata il 19 dicembre 2006 a emendamento della 2006/112/CE, ha confermato che la regolamentazione IVA applicabile ai servizi di comunicazione radio-televisivi e a certi servizi forniti per via elettronica resteranno soggetti a questo regime fino al 31 dicembre 2008.
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Le acque di vegetazione (AV) costituiscono un serio problema di carattere ambientale, sia a causa della loro elevata produzione sia per l’ elevato contenuto di COD che oscilla fra 50 e 150 g/l. Le AV sono considerate un refluo a tasso inquinante fra i più elevati nell’ambito dell’industria agroalimentare e la loro tossicità è determinata in massima parte dalla componente fenolica. Il presente lavoro si propone di studiare e ottimizzare un processo non solo di smaltimento di tale refluo ma anche di una sua valorizzazione, utlizzandolo come materia prima per la produzione di acidi grassi e quindi di PHA, polimeri biodegradabili utilizzabili in varie applicazioni. A tale scopo sono stati utilizzati due bioreattori anaerobici a biomassa adesa, di identica configurazione, con cui si sono condotti due esperimenti in continuo a diverse temperature e carichi organici al fine di studiare l’influenza di tali parametri sul processo. Il primo esperimento è stato condotto a 35°C e carico organico pari a 12,39 g/Ld, il secondo a 25°C e carico organico pari a 8,40 g/Ld. Si è scelto di allestire e mettere in opera un processo a cellule immobilizzate in quanto questa tecnologia si è rivelata vantaggiosa nel trattamento continuo di reflui ad alto contenuto di COD e carichi variabili. Inoltre si è scelto di lavorare in continuo poiché tale condizione, per debiti tempi di ritenzione idraulica, consente di minimizzare la metanogenesi, mediata da microrganismi con basse velocità specifiche di crescita. Per costituire il letto fisso dei due reattori si sono utilizzati due diversi tipi di supporto, in modo da poter studiare anche l’influenza di tale parametro, in particolare si è fatto uso di carbone attivo granulare (GAC) e filtri ceramici Vukopor S10 (VS). Confrontando i risultati si è visto che la massima quantità di VFA prodotta nell’ambito del presente studio si ha nel VS mantenuto a 25°C: in tale condizione si arriva infatti ad un valore di VFA prodotti pari a 524,668 mgCOD/L. Inoltre l’effluente in uscita risulta più concentrato in termini di VFA rispetto a quello in entrata: nell’alimentazione la percentuale di materiale organico presente sottoforma di acidi grassi volatili era del 54 % e tale percentuale, in uscita dai reattori, ha raggiunto il 59 %. Il VS25 rappresenta anche la condizione in cui il COD degradato si è trasformato in percentuale minore a metano (2,35 %) e questo a prova del fatto che l’acidogenesi ha prevalso sulla metanogenesi. Anche nella condizione più favorevole alla produzione di VFA però, si è riusciti ad ottenere una loro concentrazione in uscita (3,43 g/L) inferiore rispetto a quella di tentativo (8,5 g/L di VFA) per il processo di produzione di PHA, sviluppato da un gruppo di ricerca dell’università “La Sapienza” di Roma, relativa ad un medium sintetico. Si può constatare che la modesta produzione di VFA non è dovuta all’eccessiva degradazione del COD, essendo questa nel VS25 appena pari al 6,23%, ma piuttosto è dovuta a una scarsa concentrazione di VFA in uscita. Questo è di buon auspicio nell’ottica di ottimizzare il processo migliorandone le prestazioni, poiché è possibile aumentare tale concentrazione aumentando la conversione di COD in VFA che nel VS25 è pari a solo 5,87%. Per aumentare tale valore si può agire su vari parametri, quali la temperatura e il carico organico. Si è visto che il processo di acidogenesi è favorito, per il VS, per basse temperature e alti carichi organici. Per quanto riguarda il reattore impaccato con carbone attivo la produzione di VFA è molto ridotta per tutti i valori di temperatura e carichi organici utilizzati. Si può quindi pensare a un’applicazione diversa di tale tipo di reattore, ad esempio per la produzione di metano e quindi di energia.