773 resultados para realismo
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In Unione Sovietica il partito mette in atto un sistema di istituzioni per controllare il mondo culturale e la produzione scritta: il Glavlit, il massimo istituto censorio, l’Unione degli scrittori, un’editoria centralizzata e statalizzata e un unico metodo creativo possibile, il realismo socialista. Il settore della traduzione letteraria e della ricezione della letteratura straniera vengono ugualmente posti sotto controllo. All’interno dell’Unione degli scrittori operano la Sezione dei Traduttori, a cui spetta la formazione dei nuovi traduttori sovietici, e la Commissione Straniera, che stabilisce quali autori e quali libri occidentali debbano essere tradotti. Il Reparto straniero del Glavlit controlla il materiale a stampa proveniente dall’estero, la sua distribuzione e le modalità di consultazione e si occupa di effettuare una censura sia sul testo in lingua straniera che su quello tradotto in lingua russa. Parallelamente, il codice estetico e normativo del realismo socialista comincia a influenzare lo sviluppo della teoria della traduzione. La traduttologia si allinea alla critica letteraria ufficiale e promuove un approccio libero al testo che permetta l’introduzione di modifiche testuali arbitrarie da parte del traduttore o del redattore.
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La simulazione realistica del movimento di pedoni riveste una notevole importanza nei mondi dell'architettonica e della sicurezza (si pensi ad esempio all'evacuazione di ambienti), nell'industria dell'entertainment e in molti altri ambiti, importanza che è aumentata negli ultimi anni. Obiettivo di questo lavoro è l'analisi di un modello di pedone esistente e l'applicazione ad esso di algoritmi di guida, l'implementazione di un modello più realistico e la realizzazione di simulazioni con particolare attenzione alla scalabilità. Per la simulazione è stato utilizzato il framework Alchemist, sviluppato all'interno del laboratorio di ricerca APICe, realizzando inoltre alcune estensioni che potranno essere inglobate nel pacchetto di distribuzione del sistema stesso. I test effettuati sugli algoritmi presi in esame evidenziano un buon guadagno in termini di tempo in ambienti affollati e il nuovo modello di pedone risulta avere un maggiore realismo rispetto a quello già esistente, oltre a superarne alcuni limiti evidenziati durante i test e ad essere facilmente estensibile.
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L’oggetto di questo elaborato è la proposta di traduzione di due capitoli del romanzo El camino dello scrittore spagnolo Miguel Delibes. Questo autore, sebbene sia pressoché sconosciuto in Italia, in Spagna ha ottenuto numerosi riconoscimenti letterari, tra cui il Premio de Literatura en Lengua Castellana “Miguel de Cervantes”. La scelta di traduzione è ricaduta su El camino in quanto esso è uno dei libri di Delibes più acclamati dalla critica. Infatti, in questo romanzo si mescolano insieme essenzialità stilistica, precisione e ricchezza lessicale per creare un vero e proprio esempio di realismo poetico. Come conseguenza, le peculiarità dello stile di Miguel Delibes impongono al traduttore interessanti scelte di resa e gli consentono di mettere in gioco la propria creatività nella traduzione dei tanti nomi parlanti dell’originale. Nel primo capitolo viene offerta una panoramica sulla figura e sull’ opera di Miguel Delibes, nel secondo si prendono in esame le caratteristiche de El camino, nel terzo si propone la traduzione dei capitoli III e XXI e, infine, nel quarto vengono discusse e commentate le principali difficoltà di traduzione.
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Il presente elaborato si propone di analizzare il racconto dalla scrittrice argentina María Teresa Andruetto (Premio Hans Christian Andersen 2012) El país de Juan, nell’edizione pubblicata dalla casa editrice spagnola Anaya nel 2003. Nel 2014 ne è stata proposta la traduzione in italiano con il titolo Il paese di Juan, ad opera di Ilide Carmignani. La storia, che narra di due bambini costretti a migrare dalla campagna alle favelas argentine (Villas), si presenta come una vera e propria sfida traduttiva per il contrasto tra la poeticità del linguaggio e il realismo del mondo raccontato ed il forte legame con il contesto locale in cui è inserita. Lo studio consta di tre capitoli principali: nel primo si approfondiscono la vita, le opere, lo stile e la concezione della letteratura della Andruetto. Dopo aver impostato tale cornice stilistica e contestuale, si prosegue, nel secondo capitolo, con l’analisi del testo originale, dove vengono messi in luce gli aspetti formali e stilistici della scrittura, le tematiche, gli elementi grafici, le illustrazioni e il contesto storico-sociale. Si passa poi, nel terzo ed ultimo capitolo, ad un’analisi della traduzione italiana del libro rispetto alla capacità di ricreare un tipo di linguaggio altamente innovativo, la salvaguardia delle figure retoriche, degli aspetti grafici e dei riferimenti culturali, elementi di fondamentale importanza per creare una traduzione in grado di aprire gli orizzonti del giovane lettore. Inoltre, si confrontano i glossari della versioni spagnola e italiana evidenziandone differenze e affinità. Si pone infine l’accento sull’indiscutibile abilità della Carmignani nel saper mantenere la dicotomia testuale tra realismo e mistero, riferendosi anche all’importanza della collaborazione tra lo scrittore e il traduttore, legame che senza dubbio è possibile cogliere nella traduzione Il paese di Juan.
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Il presente elaborato offre una proposta di traduzione dal portoghese del racconto A Chuva Pasmada di Mia Couto, autore mozambicano contemporaneo vincitore del Premio Camões nel 2013. Il testo, considerato un esempio del realismo “animista”, è stato pubblicato nel 2004 dalla casa editrice portoghese Caminho e, dirigendosi a un pubblico prevalentemente adolescente e adulto, racconta la storia di un bambino nero e del suo villaggio, con uno stile molto originale. Nel libro la finzione si fonde con temi estremamente attuali come il razzismo e l’inquinamento, e un elemento semplicissimo come l’acqua viene mostrato nelle sue molteplici forme, ognuna delle quali acquisisce un diverso significato simbolico. Il lavoro si articola essenzialmente in tre capitoli: nel primo capitolo vi è una breve storia della letteratura mozambicana (indispensabile, a mio avviso, per comprendere le innovazioni introdotte da Mia Couto) e un’introduzione alle caratteristiche del racconto, il genere letterario tradizionalmente privilegiato in Mozambico e in altri paesi africani; il secondo capitolo è dedicato, invece, alla vita e allo stile di Mia Couto, all’autore del racconto A Chuva Pasmada, di cui vengono introdotte le caratteristiche principali; il terzo ed ultimo capitolo è composto dalla proposta di traduzione di A Chuva Pasmada e da una breve analisi delle scelte traduttive.
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El proyecto se propuso abordar distintas estrategias narrativas y novelísticas a partir de conceptos relacionados con las investigaciones que los integrantes del equipo están llevando a cabo, tales como realismo, márgenes, hibridez genérica. Habría en la novela contemporánea una suerte de desborde, idea que surge a raíz de percibir una disolución del género que viene desde muy antiguo y que sigue activa. El proyecto pretende asimismo delimitar las nociones de real y realidad para volverlos funcionales al trabajo a realizar y a la vez indagar sobre las relaciones entre los mismos y el denso concepto de realismo. Por otro lado se intenta evidenciar las relaciones entre la hibridez y la contaminación con la nombrada disolución. Las problemáticas del realismo en la novela se investigarán a la luz de la escritura y sus nexos con lo referencial. En ella se rastrearán las ascendencias de disolución del género novela, dado que los autores ya trabajan en un marco desbordado, un marco que se instaló hace casi un siglo y ha seguido proliferando en linajes variados hasta el siglo XXI. Se trata trabajar categorías que permitan una permanente revisitación del concepto y por eso mismo, un enriquecimiento de métodos, abordajes y lecturas. Las marginalidades y los márgenes son conceptos muy presentes en las investigaciones individuales de los participantes de este proyecto (de la marginalidad social presente en las historias narradas al margen físico de los libros como espacio significante.) El margen es un anclaje concreto desde el cual poner en acto el punto de partida. Por tal motivo se intentarán definiciones puntuales para los recorridos y los trabajos de cada uno, que luego podrán relacionarse en artefactos teórico-críticos productivos.
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Actividades desarrolladas durante el período: Durante el año 2010 los miembros del equipo se abocaron a la elección y análisis de los textos y autores que trabajan con algunos de los conceptos elegidos y a la determinación de desvíos y coincidencias para obtener un corpus de definiciones que a través de una lectura crítica nos permitiera una síntesis de cada aproximación y un ensamble en una definición operativa para nuestro trabajo. Todas las producciones están en el marco de la redacción de tesinas de grado o tesis de maestría; Otra actividad fue la de re-diseñar el Seminario de grado “La letra con sangre entra: Violencia, política y construcción del detective en el género policial.”. El nuevo diseño que se llevó a cabo permitió explorar algunos de los conceptos abordados este año –cuerpo, experiencia, poder/contrapoder- en sistemas relacionales que consideramos pertinentes. En el segundo cuatrimestre de 2010, se realizó el Seminario de grado n°6; Actividades preparatorias de análisis y discusión de aspectos teóricos y metodológicos; Revisión de bibliografía literaria, teórica y crítica; Elaboración de constelaciones temáticas centrales y periféricas conectadas a las primeras; Determinación de estrategias y procedimientos constructivos para el abordaje de las mismas; Delimitación del corpus según la línea de trabajo de cada investigador; Revisión y ajuste del marco teórico y metodológico inicial, si fuere necesario; Recopilación, análisis e interpretación de informaciones referidas a las diferentes cuestiones a abordar; Diseño y dictado de seminarios de grado durante el 2010.
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Bernabé Demaría (1824-1910), escritor, político y pintor argentino, es autor de una única novela, Revelaciones de un manuscrito (1869). En sus páginas, el espacio geográfico -Europa en la primera parte; la Argentina, en la segunda- funciona como elemento estructurador, pues la novela está concebida como un Bildungsroman, donde el motivo del viaje articula tanto el desplazamiento horizontal (espacial) como el vertical (espiritual y social) del protagonista, Florencio Indarte. Junto a los tópicos del más definido romanticismo, se descubren rasgos realistas: una cuidadosa localización espacial de la acción, la acumulación de detalles tendientes a reforzar el efecto de realidad, el discurso didáctico, de registro aparentemente objetivo, portador de una copiosa enciclopedia científica. La olvidada novela de Bernabé Demaría debe ser tenida en cuenta muy especialmente en toda indagación de los orígenes del realismo en la novela argentina.
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La poesía de Armando Tejada Gómez (1929-1992) se destaca con perfiles nítidos en el desarrollo de las letras mendocínas correspondiente a la segunda mitad del siglo XX y constituye una faceta más de un interesante movimiento cultural no exclusivamente literario, que se conoce como la Generación del '50. En el presente artículos se analizan las fuerzas que juegan en el campo intelectual de mediados del siglo XX: el viraje a lo popular con la incorporación del coloquialismo y la asunción de los ritmos de la canción popular, la temática ciudadana, la preocupación social y el sentido americanista. Esta nueva estética, que ha recibido las denominaciones de realismo romántico (Freidemberg), de poesía existencial (César Fernández Moreno), de neohumanismo (José Isaacson), presenta además como rasgo saliente una gran libertad interior y exterior. Todas estas características se ponen de manifiesto en la poesía de Tejada Gómez. A ello hay que sumar también la libertad en el manejo de las convenciones literarias, la borradura de límites entre los géneros, por ejemplo, lírico y dramático, o la incorporación de las denominadas "formas populares" al registro de la lírica mal llamada "culta". En cuanto a la libertad métrica de la que también hace gala, viene a ser apenas una consecuencia técnica de aquella libertad de fondo ya aludida, que asume como objeto poético aun la trivialidad de lo cotidiano.
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Fil: Alberti, Miguel.
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Fil: Yerga de Ysaguirre, M. C.. Universidad Nacional de Cuyo. Facultad de Filosofía y Letras
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El autor trata tres temas presentes en el segundo comentario de Boecio a la Isagogé de Porfirio. El primero muestra que cuando Boecio argumenta contra el universal ontológico de Porfirio, lo hace en términos cuantitativos; por ello la argumentación de Boecio contra el realismo porfiriano es diferente, por ej., de la argumentación que utiliza Abelardo en su Logica Ingredientibus. Mientras para Boecio lo que es uno no puede ser simultáneamente múltiple a causa de una imposibilidad cuantitativa, para Abelardo la misma imposibilidad resulta de una reducción al absurdo, pues la misma res universalis no puede ser racional en un sujeto e irracional en otro. El segundo tema es la distinción boeciana entre modo de ser y modo de ser conocido del universal. El tercer tema es la posibilidad de aferrar el universal boeciano a través de una fórmula apta para tipificar ese universal que, según Boecio, sería deficiente si fuera solo gnoseológico o solo ontológico; esa fórmula debe poder dar cuentas, simultáneamente, de ambas dimensiones del universal, es decir, la dimensión real-ontológica y la intelectual-gnoseológica.
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En este artículo abordamos dos de las múltiples corrientes estéticas presentes en el teatro argentino actual: la tendencia Moderna Realista y el teatro de Intertextualidad Posmoderna. Con respecto a la primera, tomamos como ejemplo el teatro de Roberto Cossa de la década del '90 (las piezas Don Pedro dijo no y Lejos de aquél, ambas de 1993, Viejos conocidos, de 1994, y Años difíciles, de 1997). Por su parte, para caracterizar el teatro de intertextualidad posmoderna, analizamos la pieza El pecado que no se puede nombrar, de 1998, del teatrista Ricardo Bartís. Se concluye que la coexistencia en el teatro argentino actual de la tendencia hacia el realismo crítico moderno más tradicional y de la tendencia más posmoderna o anticanónica, hace de nuestro teatro un ámbito de extremada riqueza y complejidad estéticas, lo cual nos obliga a estudiarlo en su heterogeneidad, respetando también nosotros, observadores de este fenómeno, la vigencia y fertilidad de ambas corrientes.
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La noción de semejanza — similitudo — suele resultarle útil a Tomás de Aquino para explicar en qué consiste conocer. Recurre a ella para describir qué es la especie tanto inteligible como sensible así como el verbo mental. Sin embargo, el protagonismo de esta noción lleva anejos, al menos, dos problemas. Frecuentemente los especialistas pretenden explicarlo postulando un presunto precedente aristotélico. No obstante, examinada cuidadosamente, la obra del Estagirita proporciona escasas apariciones de la noción. En este trabajo examino la viabilidad de un precedente agustiniano para las recurrentes semejanzas del Aquinate. Y hay un segundo problema. ¿Cómo conciliar estas preponderantes semejanzas con el supuesto realismo directo que canónicamente se le ha imputado a Tomás? Con respecto a esto, critico algunas interpretaciones que anulan la semejanza tomándola como mero sinónimo de la identidad simpliciter. Finalmente, argumento la tesis de que, según Tomás, la eficacia noética de la semejanza estriba más en la diferencia que en la identidad.
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El presente trabajo propone una reflexión en torno a la mímesis en la tecnología digital. Se aborda el problema del referente "real" de la imagen y su "traducción" a la imagen electrónica frente a la creación verosímil de una imagen mimética aunque "irreal". Se toma como punto de partida el origen de la categoría de "aura" en las reflexiones de Walter Benjamin sobre la fotografía presentes en los ensayos "Historia de la fotografía". A partir de la cuestión del referente, estas aproximaciones se problematizan a partir de los ensayos La cámara lúcida. Nota sobre la fotografía del semiólogo Roland Barthes y Mimesis & Alterity: A Particular History of the Senses del antropólogo Michael Tuassig. Desde esta constelación de autores se propondrá una estética del referente que se contrasta con la aparición de la imagen electrónica y el desplazamiento de la fotografía al plano del lenguaje con la aparición de la imagen digital. Para ello se retoman las consideraciones del teórico brasileño Arlindo Machado desarrolladas en Máquina e imaginário: o desafio das poéticas tecnológicas y El paisaje mediático. El problema que articula el recorrido teórico expuesto es la autolimitación al realismo en las "poéticas tecnológicas" frente a su abandono en las prácticas artísticas de la fotografía "analógica". Taussig replantea la categoría de alteridad a partir de las "máquinas miméticas" en tanto constitutivas de un sensorium occidental. Los textos de Machado permiten una complejización del "impulso mimético" inscrito en estos artefactos a partir de la descripción de su génesis técnica y de sus particularidades. Se aborda como ejemplo la obra experimental conjunta Agrippa (A Book of the Dead) de 1992 del escritor William Gibson, el artista plástico Dennis Ashbaugh y el editor Kevin Beggos Jr.