652 resultados para CONTO
Resumo:
Il metodo Hartree-Fock permette di determinare approssimativamente la funzione d'onda e l'energia per atomi a più elettroni in uno stato stazionario. Più in generale, si applica a sistemi quantistici a N-corpi, per studiare, ad esempio, gli elettroni nelle molecole e nei solidi. Il punto di partenza di questo metodo è il modello della particella indipendente; sotto questa ipotesi, ogni elettrone del sistema è descritto dalla propria funzione d'onda. Il contributo di D. R. Hartree allo studio della struttura di atomi complessi consiste nell'aver formulato le equazioni per le funzioni d'onda dei singoli elettroni usando argomentazioni intuitive e nell'avere inoltre proposto, per la loro risoluzione, una procedura iterativa basata sul requisito di autoconsistenza. La generalizzazione del suo metodo, che tiene conto del requisito di antisimmetria imposto dal principio di esclusione di Pauli, fu formulata da V. A. Fock e J. C. Slater. Con tale tecnica si assume che la funzione d'onda totale a N-elettroni sia un determinante di Slater, ovvero un prodotto antisimmetrico di orbitali relativi a singoli elettroni. Il determinante di Slater ottimale si ottiene usando il metodo variazionale per individuare i migliori spin-orbitali.
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In this study, the hypothesis was tested that the size of gastrointestinal tract (GIT) mucosal components and rates of epithelial cell proliferation and apoptosis change with increasing age. The aims were to quantitatively examine GIT histomorphology and to determine mucosal epithelial cell proliferation and apoptosis rates in neonatal (<48 h old) and adult (8 to 11.5 yr old) dogs. Morphometrical analyses were performed by light microscopy with a video-based, computer-linked system. Cell proliferation and apoptosis of the GIT epithelium were evaluated by counting the number of Ki-67 and caspase-3-positive cells, respectively, using immunohistochemical methods. Thickness of mucosal, glandular, subglandular, submucosal and muscular layers, crypt depths, villus heights, and villus widths were consistently greater (P < 0.05 to P < 0.001), whereas villus height/crypt depth ratios were smaller (P < 0.001) in adult than in neonatal dogs. The number of Ki-67-positive cells in stomach, small intestine, and colon crypts, but not in villi, was consistently greater (P < 0.01) in neonatal than in adult dogs. In contrast, the number of caspase-3-positive cells in crypts of the stomach, small intestine, and colon and in villi was not significantly influenced by age. In conclusion, canine GIT mucosal morphology and epithelial cell proliferation rates, but not apoptosis rates, change markedly from birth until adulthood is reached.
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Much of biomedical research is observational. The reporting of such research is often inadequate, which hampers the assessment of its strengths and weaknesses and of a study’s generalizability. The Strengthening the Reporting of Observational Studies in Epidemiology (STROBE) Initiative developed recommendations on what should be included in an accurate and complete report of an observational study. We defined the scope of the recommendations to cover three main study designs: cohort, casecontrol, and cross-sectional studies. We convened a 2-day workshop in September 2004, with methodologists, researchers, and journal editors to draft a checklist of items. This list was subsequently revised during several meetings of the coordinating group and in e-mail discussions with the larger group of STROBE contributors, taking into account empirical evidence and methodological considerations. The workshop and the subsequent iterative process of consultation and revision resulted in a checklist of 22 items (the STROBE Statement) that relate to the title, abstract, introduction, methods, results, and discussion sections of articles. Eighteen items are common to all three study designs and four are specific for cohort, case-control, or cross-sectional studies. A detailed “Explanation and Elaboration” document is published separately and is freely available on the web sites of PLoS Medicine, Annals of Internal Medicine, and Epidemiology. We hope that the STROBE Statement will contribute to improving the quality of reporting of observational studies.
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Partendo dal concetto di 'regionalismo' oppure d' identità regionale nell'interpretazione che ne ha dato Fernand Braudel ci rendiamo conto che il modo di guardare Venezia e l'arte veneziana con una certa ottica si forma a partire del romanticismo. Sono autori quali John Ruskin e Hippolyte Taine che sulla base della teoria del 'milieu' hanno dato inizio a un metodo della storia dell'arte ottocentesca che identifica il carattere del luogo e della sua gente con l'arte che vi viene prodotta. Il concetto teorico che sta alla base di questo modo di interpretare la pittura, deriva però dal Vasari e si riferiva all'opposizione artistica tra Venezia e Firenze, e al loro antagonismo che secondo Vasari vedeva vincitore il disegno. Dopo Vasari questo concetto viene ripreso da altri teorici italiani, ma all'inizio del Settecento il dibattito si sposta in Francia dove de Piles sulla scia del 'debat des anciens et modernes' dando la palma a Rubens invece di Poussin, prende la parte del colore. Grazie alla diffusione del nuovo gusto per il colore che si diffonde dalla Francia per tutta l'Europa, l'arte veneziana acquista una grandissima riputazione dalla quale approfittano soprattutto i pittori moderni veneziani attivi all'estero, durante il Settecento. Davanti questo sfondo viene sottolineata l'importanza di Venezia per il giovane Mengs che deve il suo primo successo al 'ritratto a pastelli', seguendo il gusto del sovrano sassone Augusto III. A causa dell'incarico per il quadro della chiesa cattolica di Dresda il pittore si porta a Venezia dove studia l'Assunta di Tiziano che si rispecchia nel quadro per Dresda. Dall'incontro con l'arte di Tiziano nasce un intenso dialogo teorico con la sua pittura di modo che Tiziano viene incluso da Mengs nella 'trias' dei tre primi pittori della storia della pittura per la perfezione del suo colore. Tale rivalutazione di Tiziano, pubblicata nei suoi scritti, porta alla revisione generale dei pregiudizi accademici verso la scuola veneziana sul livello teorico e pratico. A Venezia è Andrea Memmo, basandosi sui scritti di Mengs, a dare con la sua 'Orazione' davanti l'Accademia nel 1787 una nuova visione quando abbandona la tradizionale gerarchia 'disegno, colore e chiaroscuro' e con essa anche la tradizionale classifica delle scuole. Angelika Kauffmann che ritrae Memmo durante il suo soggiorno veneziano rappresenta forse il tipo di pittura che Memmo intese come ideale ed è una pittura che riunisce le qualità dei grandi maestri del passato facendolo confluire in un gusto universale. Spetterà poi al Lanzi di introdurre l'idea di una nuova pittura di carattere nazionale che si verifica durante l'Ottocento con i 'Macchiaioli' che danno la prevalenza al colore e non al disegno.
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Debido a su carácter en cierta medida descentrado con respecto al canon del XIX hispánico, las novelas de Rosalía de Castro permiten problematizar categorías críticas fundacionales de la historiografía decimonónica tales como "romanticismo", "realismo", "costumbrismo" o, en el plano de los géneros literarios, "novela sentimental" y "folletín". Más conocida como poeta, la dedicación de la autora a la narrativa no fue un empeño marginal. Así lo demuestran obras como La hija del mar (1859), Flavio (1861), Ruinas (1866), El caballero de las botas azules (1867) y El primer loco (1880), estampas costumbristas como El cadiceño (1866), relatos breves como Conto gallego (1903) y otras incursiones prosísticas, a veces no ajenas al marco ficcional del relato epistolar como Las literatas (1865). Resulta innegable que la narrativa de Castro participa de algunas de las principales convenciones de la literatura decimonónica. Se acogió claramente al molde genérico del folletín en sus novelas Flavio y Ruinas, y trató en su obra el modo en que las nuevas condiciones de producción editorial transformaron la circulación de los libros de ficción en la segunda mitad del siglo XIX. Sin embargo, el tratamiento que la autora confiere a las emociones en su novelística difiere notablemente del canon sentimental propio de la novela por entregas. No es de extrañar, a esta luz, que a menudo en sus novelas se establezca una correlación explícita entre quienes sienten y quienes escriben. Esta correlación entre sentimiento y creación verbal permite establecer una compleja teoría literaria del sentir de la que, a su vez, surgen nuevas implicaciones políticas. El vínculo entre historia de las emociones y teoría de la ficción, como fundamento de una nueva "comunidad del sentir", podría arrojar nuevas perspectivas en el estudio de la novelística de Rosalía de Castro.
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"A terceira margem do rio", conto de Joao Guimaraes Rosa, é objeto de análise deste trabalho, que se utiliza do referencial teórico da semiótica francesa que, desde os anos 1980, constrói uma semântica da dimensao passional dos discursos e passa a considerar a paixao "como efeito de sentido inscrito e codificado na linguagem". Nosso texto focaliza os estados de alma do sujeito da história, que, projetado no presente da enunciaçao, ao rememorar o passado, já entrado em anos, toma consciência da anulaçao de sua existência, que foi marcada pela ausência do pai. Focalizamos o percurso patêmico do "eu" narrador, como sujeito do enunciado, em cenas enunciativas do texto nas quais se manifestam variantes da paixao da cólera , tendo em vista o modo como Jacques Fontanille (2005) a descreve em Dictionnaire de passsions Littéraires. Nossa hipótese é que o eu nao teve consciencia da raiva e da revolta que sentiu em relaçao ao distanciamento do pai e, nesse sentido, observamos como essa revolta, ao final, provoca-lhe o sentimento de culpa e de medo. Logo, o estado afetivo de medo o impede de seguir o percurso do pai ao final da história
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Debido a su carácter en cierta medida descentrado con respecto al canon del XIX hispánico, las novelas de Rosalía de Castro permiten problematizar categorías críticas fundacionales de la historiografía decimonónica tales como "romanticismo", "realismo", "costumbrismo" o, en el plano de los géneros literarios, "novela sentimental" y "folletín". Más conocida como poeta, la dedicación de la autora a la narrativa no fue un empeño marginal. Así lo demuestran obras como La hija del mar (1859), Flavio (1861), Ruinas (1866), El caballero de las botas azules (1867) y El primer loco (1880), estampas costumbristas como El cadiceño (1866), relatos breves como Conto gallego (1903) y otras incursiones prosísticas, a veces no ajenas al marco ficcional del relato epistolar como Las literatas (1865). Resulta innegable que la narrativa de Castro participa de algunas de las principales convenciones de la literatura decimonónica. Se acogió claramente al molde genérico del folletín en sus novelas Flavio y Ruinas, y trató en su obra el modo en que las nuevas condiciones de producción editorial transformaron la circulación de los libros de ficción en la segunda mitad del siglo XIX. Sin embargo, el tratamiento que la autora confiere a las emociones en su novelística difiere notablemente del canon sentimental propio de la novela por entregas. No es de extrañar, a esta luz, que a menudo en sus novelas se establezca una correlación explícita entre quienes sienten y quienes escriben. Esta correlación entre sentimiento y creación verbal permite establecer una compleja teoría literaria del sentir de la que, a su vez, surgen nuevas implicaciones políticas. El vínculo entre historia de las emociones y teoría de la ficción, como fundamento de una nueva "comunidad del sentir", podría arrojar nuevas perspectivas en el estudio de la novelística de Rosalía de Castro.
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"A terceira margem do rio", conto de Joao Guimaraes Rosa, é objeto de análise deste trabalho, que se utiliza do referencial teórico da semiótica francesa que, desde os anos 1980, constrói uma semântica da dimensao passional dos discursos e passa a considerar a paixao "como efeito de sentido inscrito e codificado na linguagem". Nosso texto focaliza os estados de alma do sujeito da história, que, projetado no presente da enunciaçao, ao rememorar o passado, já entrado em anos, toma consciência da anulaçao de sua existência, que foi marcada pela ausência do pai. Focalizamos o percurso patêmico do "eu" narrador, como sujeito do enunciado, em cenas enunciativas do texto nas quais se manifestam variantes da paixao da cólera , tendo em vista o modo como Jacques Fontanille (2005) a descreve em Dictionnaire de passsions Littéraires. Nossa hipótese é que o eu nao teve consciencia da raiva e da revolta que sentiu em relaçao ao distanciamento do pai e, nesse sentido, observamos como essa revolta, ao final, provoca-lhe o sentimento de culpa e de medo. Logo, o estado afetivo de medo o impede de seguir o percurso do pai ao final da história
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"A terceira margem do rio", conto de Joao Guimaraes Rosa, é objeto de análise deste trabalho, que se utiliza do referencial teórico da semiótica francesa que, desde os anos 1980, constrói uma semântica da dimensao passional dos discursos e passa a considerar a paixao "como efeito de sentido inscrito e codificado na linguagem". Nosso texto focaliza os estados de alma do sujeito da história, que, projetado no presente da enunciaçao, ao rememorar o passado, já entrado em anos, toma consciência da anulaçao de sua existência, que foi marcada pela ausência do pai. Focalizamos o percurso patêmico do "eu" narrador, como sujeito do enunciado, em cenas enunciativas do texto nas quais se manifestam variantes da paixao da cólera , tendo em vista o modo como Jacques Fontanille (2005) a descreve em Dictionnaire de passsions Littéraires. Nossa hipótese é que o eu nao teve consciencia da raiva e da revolta que sentiu em relaçao ao distanciamento do pai e, nesse sentido, observamos como essa revolta, ao final, provoca-lhe o sentimento de culpa e de medo. Logo, o estado afetivo de medo o impede de seguir o percurso do pai ao final da história
Resumo:
Debido a su carácter en cierta medida descentrado con respecto al canon del XIX hispánico, las novelas de Rosalía de Castro permiten problematizar categorías críticas fundacionales de la historiografía decimonónica tales como "romanticismo", "realismo", "costumbrismo" o, en el plano de los géneros literarios, "novela sentimental" y "folletín". Más conocida como poeta, la dedicación de la autora a la narrativa no fue un empeño marginal. Así lo demuestran obras como La hija del mar (1859), Flavio (1861), Ruinas (1866), El caballero de las botas azules (1867) y El primer loco (1880), estampas costumbristas como El cadiceño (1866), relatos breves como Conto gallego (1903) y otras incursiones prosísticas, a veces no ajenas al marco ficcional del relato epistolar como Las literatas (1865). Resulta innegable que la narrativa de Castro participa de algunas de las principales convenciones de la literatura decimonónica. Se acogió claramente al molde genérico del folletín en sus novelas Flavio y Ruinas, y trató en su obra el modo en que las nuevas condiciones de producción editorial transformaron la circulación de los libros de ficción en la segunda mitad del siglo XIX. Sin embargo, el tratamiento que la autora confiere a las emociones en su novelística difiere notablemente del canon sentimental propio de la novela por entregas. No es de extrañar, a esta luz, que a menudo en sus novelas se establezca una correlación explícita entre quienes sienten y quienes escriben. Esta correlación entre sentimiento y creación verbal permite establecer una compleja teoría literaria del sentir de la que, a su vez, surgen nuevas implicaciones políticas. El vínculo entre historia de las emociones y teoría de la ficción, como fundamento de una nueva "comunidad del sentir", podría arrojar nuevas perspectivas en el estudio de la novelística de Rosalía de Castro.
Resumo:
Este trabalho enfoca o processo de transmutação do conto literário para a televisão, utilizando a série Contos da Meia Noite [CMN], produzida e exibida pela TV Cultura de São Paulo uma emissora da Fundação Padre Anchieta. Inicialmente, busca-se conceituar a noção de Conto, e em seguida, faz-se um levantamento da veiculação do primeiro ano da série, o que totaliza o corpus de 89 programas. O objetivo deste trabalho é o de compreender a especificidade dos CMN enquanto uma proposta de transmutação do literário para o televisivo. Para isso é adotado, além de uma entrevista semi-estruturada com Fernando Martins - um dos realizadores da série o procedimento de análise de conteúdo, que detalha: o texto de abertura, a oralização e os créditos finais de uma amostra formada por 10 programas. Com isso, pode-se considerar nesta nova proposta de transmutação a possibilidade televisiva de manter a autoria da narrativa curta e seu estilo original estabelecido pelo suporte livro.(AU)
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Este trabalho enfoca o processo de transmutação do conto literário para a televisão, utilizando a série Contos da Meia Noite [CMN], produzida e exibida pela TV Cultura de São Paulo uma emissora da Fundação Padre Anchieta. Inicialmente, busca-se conceituar a noção de Conto, e em seguida, faz-se um levantamento da veiculação do primeiro ano da série, o que totaliza o corpus de 89 programas. O objetivo deste trabalho é o de compreender a especificidade dos CMN enquanto uma proposta de transmutação do literário para o televisivo. Para isso é adotado, além de uma entrevista semi-estruturada com Fernando Martins - um dos realizadores da série o procedimento de análise de conteúdo, que detalha: o texto de abertura, a oralização e os créditos finais de uma amostra formada por 10 programas. Com isso, pode-se considerar nesta nova proposta de transmutação a possibilidade televisiva de manter a autoria da narrativa curta e seu estilo original estabelecido pelo suporte livro.(AU)
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O objetivo dessa tese é aprofundar, a partir do discurso pós-colonial, uma crise na perspectiva teológica da libertação. Esta promoveu, na década de 1970, uma reviravolta nos estudos teológicos no terceiro mundo. Para tanto, leremos um conto de Gabriel García Márquez chamado “El ahogado más hermosodel mundo” (1968) analizando e avaliando as estratégias políticas e culturais ali inscritas. Para levar a frente tal avaliação é preciso ampliar o escopo de uma visão que divide o mundo em secular/religioso, ou em ideias/práticas religiosas e não religiosas, para dar passo a uma visão unificada que compreende a mundanalidade, tanto do que é catalogado como ‘religioso’ quanto do que se pretende ‘não religioso’. A teologia/ciências da religião, como discurso científico sobre a economia das trocas que lidam com visões, compreensões e práticas de mundo marcadas pelo reconhecimento do mistério que lhes é inerente, possuem um papel fundamental na compreensão, explicitação, articulação e disponibilização de tais forças culturais. A percepção de existirem elementos no conto que se relacionam com os símbolos sobre Jesus/Cristo nos ofereceu um vetor de análise; entretanto, não nos deixamos limitar pelos grilhões disciplinares que essa simbologia implica. Ao mesmo tempo, esse vínculo, compreendido desde a relação imperial/colonial inerente aos discursos e imagens sobre Jesus-Cristo, embora sem centralizar a análise, não poderia ficar intocado. Partimos para a construção de uma estrutura teórica que explicitasse os valores, gestos, e horizontes mundanos do conto, cristológicos e não-cristológicos, contribuindo assim para uma desestabilização dos quadros tradicionais a partir dos quais se concebem a teologia e as ciências da religião, a obra de García Márquez como literatura, e a geografia imperial/colonial que postula o realismo ficcional de territórios como “América Latina”. Abrimos, assim, um espaço de significação que lê o conto como uma “não-cristologia”, deslocando o aprisionamento disciplinar e classificatório dos elementos envolvidos na análise. O discurso crítico de Edward Said, Homi Bhabha e GayatriSpivak soma-se à prática teórica de teólogas críticas feministas da Ásia, da África e da América Latina para formular o cenário político emancipatório que denominaremos teologia crítica secular.
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No romance O Idiota, Dostoiévski cria, por meio do príncipe Míchkin, uma personagem com as características do Cristo. Sabe-se que a Bíblia, principalmente o Novo Testamento, acompanhou o escritor desde sua infância até o momento de sua morte. O primeiro capítulo, dedicado ao referencial teórico da pesquisa, lida com o universo da linguagem. Tanto o texto literário quanto a literatura bíblica procedem do mito. Neste sen-tido, religião e literatura se tocam e se aproximam. O segundo capítulo foi escrito na intenção de mostrar como o Cristo e os Evangelhos são temas, motivos e imagens recorrentes na obra de Dostoiévski. A literatura bíblica está presente, com mais ou menos intensidade, em diversas das principais obras do escritor russo e não somente em O Idiota. A hipótese de que Dostoiévski cria um Cristo e um Evangelho por meio de O Idiota é demonstrada na análise do romance, no terceiro capítulo. A tese proposta é: Dostoiévski desenvolve um evangelho literário, por meio de Míchkin, misto de um Cristo russo, ao mesmo tempo divino e humano, mas também idiota e quixotesco. Na dinâmica intertextual entre os Evangelhos bíblicos e O Idiota, entre Cristo e Míchkin, a literatura e o sagrado se revelam, como uma presença divina. Nas cenas e na estruturação do enredo que compõe o romance, Cristo se manifesta nas ações de Míchkin, na luz, na beleza, mas também na tragicidade de uma trajetória deslocada e antinômica. O amor e a compaixão ganham forma e vida na presen-ça do príncipe, vazio de si, servo de todos.
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Estudo sobre as construções simbólicas e identitárias da mulher presentes na narrativa e na estrutura das personagens femininas do filme Malévola (2014) – produção dos estúdios Disney (EUA). A narrativa é inspirada no conto de fadas “A Bela Adormecida do Bosque” e distingue-se pela perspectiva feminina, modificando as possibilidades de interpretação, além de possibilitar a quebra do paradigma dicotômico relacionado ao Bem e ao Mal. A pesquisa tem por objetivo estudar a evolução das construções imaginárias da mulher no cinema e traçar paralelos entre as características arquetípicas das personagens de Malévola em relação à identidade da mulher na contemporaneidade. Para tal, será tomado como referencial teórico os estudos do imaginário social, com as obras de Gilbert Durand, Edgar Morin e, em especial, Michel Maffesoli; conceitos da psicanálise a partir dos trabalhos de C.G. Jung, Erich Neumann, Marie-Louise Von Franz e Clarissa Pinkola Estés; as teorias de Stuart Hall, Laura Mulvey e Gilles Lipovetsky relacionadas aos estudos culturais com ênfase em gênero; e também o ecofeminismo através dos trabalhos de autoras como Vandana Shiva e Maria Mies. Nosso referencial teórico-metodológico é a Hermenêutica de Profundidade (HP) visando à interpretação da estrutura simbólica de nosso objeto. Resultam desta pesquisa a verificação de um processo de saturação de padrões identitários e simbólicos provindos da modernidade e a evolução de novas dinâmicas nas narrativas presentes nas mídias e na comunicação