865 resultados para museo de la educacion
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Se pretende, en términos generales, aportar elementos para la construcción de una teoría del aprendizaje en Matemáticas que permita introducir elementos para una didáctica más adecuada. Para ello, el trabajo, específicamente, analiza el proceso de construcción de determinados conceptos por el niño y los efectos que tiene el hecho de utilizar un lenguaje simbólico y unas notaciones gráficas (propias de las Matemáticas) sobre los procesos y representaciones de la mente infantil. 30 alumnos de Preescolar. 15 alumnos de primero de EGB y 15 de segundo de EGB. Alumnos de cuarto y quinto de EGB (sin especificar). Trabajo descriptivo en el que se evalúa la comprensión de los sujetos de determinados conceptos matemáticos (de la teoría de conjuntos y de topología). Diseño de seis grupos experimentales intrasujeto (según nivel educativo). El procedimiento consiste en presentar problemas al niño (en un contexto de entrevista no estructurada) y evaluar su comprensión por medio de pruebas específicas. Pruebas de evaluación diseñadas ad hoc (incluidas en el trabajo). Estadística descriptiva. Porcentajes. En Preescolar se observa que la simbología utilizada para explicar la teoría de conjuntos genera confusión. Además, se observa que determinados conceptos presentan especial dificultad. Por otro lado, la confusión entre concepto y simbología se prolonga en los demás cursos analizados. No obstante, se observa una progresión general conforme aumenta la edad. El trabajo concluye con una serie de recomendaciones curriculares en las que se tiene en cuenta la secuencia de aprendizaje (grados de abstracción progresiva en el material a aprender y el nivel madurativo del niño).
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El artículo forma parte de un monográfico de la revista dedicado a la ciencia
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El artículo forma parte de una sección de la revista dedicada a investigación y opinión.- Presenta dos unidades del programa de formación para futuros profesores y se presentan las que se realizan en el Museo de la Escuela Rural de Asturias
Los museos pedagógicos en España : el caso del Museo de la Educación de la Universidad de La Laguna.
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El artículo forma parte de una sección de la revista dedicada a: En la práctica
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Intentar aclarar los aspectos sociales, conductas, actitudes del liderazgo infantil; realizar un análisis practico referido al influjo que puede tener el tipo de educación familiar que recibe el niño sobre el liderazgo infantil. Trata sobre el liderazgo infantil. Se estructura en tres partes: la primera parte, trata sobre la definición de liderazgo, los rasgos contra factores situacionales, la eficacia en el liderazgo, los estilos que existen, la actuación del líder ante el grupo y cómo es su formación. En la segunda parte se explica cómo es el grupo de pares, cómo son las conductas en situaciones sociales durante la edad de las pandillas y cómo es la percepción de las actitudes y de las relaciones con los pares. Por último, en la tercera parte, se trata sobre el liderazgo infantil y la educación familiar y aparecen unas reflexiones finales. 1) El liderazgo ha sido un tema que ha interesado bastante,multiplicándose las teorías e ideas al respecto al mismo tiempo que avanzan. 2) La teoría de los rasgos, la corriente situacionista pueden tener algo de verdad pero el líder es algo mas. 3) El líder es una persona que se va configurando en un ambiente social, familiar que va recibiendo cierto tipo de experiencias. 4) Se observa y se deduce que el liderazgo es difícil de abordar por partes.
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Monográfico con el título: 'La participación educativa a los 25 años de la LODE'. Resumen basado en el de la publicación
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Monogr??fico con el t??tulo: 'La educaci??n, factor de igualdad'. Resumen basado en el de la publicaci??n
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Los itinerarios didácticos son un recurso tradicional dentro de la enseñaza aprendizaje. Centrándonos en el área de las Ciencias Sociales y más concretamente en la Didáctica del Patrimonio, consideramos que su utilización como recurso tienen una gran función educativa, ya que posibilitan la integración del alumno en la realización de una práctica activa, proporcionan un contacto directo con el entorno y por lo tanto con la realidad, permiten profundizar en el conocimiento y adquirir métodos de trabajo, así como contrastar de forma experimental, sucesos y hechos culturales e histórico-artísticos y adquirir sentimientos de protagonismo en su enseñanza por parte del alumno, pasando de ser un sujeto pasivo a activo
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Incluye Bibliografía
Evolucion de los efectivos escolares de la educacion general basica de Chile para el periodo 1964-69
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Incluye Bibliografía
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La città di Ferrara può essere considerata un unicum che emerge rispetto ad altre realtà urbane, pur dotate di loro peculiarità storiche e morfologiche. La base per la formazione di questa unicità, fu gettata dagli Este, e da Biagio Rossetti, che, con l'addizione erculea, raddoppiarono la superficie della città medioevale. L'addizione, fu realizzata per una previsione di aumento della popolazione,che mai si concretizzò, se non, in parte, nel corso dell'ultimo secolo. Ciò, si tradusse in una notevole stabilità del rapporto pieni/vuoti, all'interno della città: vuoti che divennero spazi verdi urbani, e pieni che, nonostante le ristrutturazioni divenute necessarie nel corso dei secoli, mantennero prevalentemente le volumetrie e i sedimi storici. Infatti, il verde degli orti e dei giardini del tessuto storico, costituisce un sistema inscindibile con il costruito, e ne caratterizza la forma urbana dall'interno. Nel corso del Novecento, il centro storico, subì notevoli cambiamenti, anche se gli interventi riguardarono prevalentemente i vuoti urbani, mantenendo quasi intatto l'esistente. L'immobilismo dei secoli passati, ha mantenuto Ferrara una città a misura d'uomo, non tormentata dal caotico traffico automobilistico delle città attuali;per le sue peculiarità, storiche e morfologiche, Ferrara fu dichiarata "Patrimonio dell'Umanità" dall'Unesco, ponendo fine ad eventuali modifiche del centro storico, che avrebbero potuto intaccarne i caratteri. L'area della quale ci occupiamo, nonostante si trovi all'interno del tessuto medioevale consolidato, ha subito delle importanti trasformazioni nel secolo scorso; il duecentesco Convento agostiniano di San Vito, che occupava gran parte dell'isolato, assieme ai giardini di Palazzo Schifanoia, fu demolito per far posto ad una nuova caserma; probabilmente perché il convento stesso, dopo le conquiste napoleoniche e con vicende alterne, era già adibito a tale funzione. La nuova caserma mal si inserisce nel tessuto urbano, poiché rappresenta un "fuori scala", un evidente distacco dal rapporto verde/costruito della città medioevale circostante. Fin dalle analisi dei primi piani regolatori del secondo dopoguerra, la caserma fu considerata un elemento incongruo con il tessuto esistente, prevedendone quindi la possibilità di demolizione; dagli anni '90, inoltre, l'area militare è inutilizzata, e oggigiorno, versa in una condizione di avanzato degrado superficiale. L'area di progetto, ha una grande importanza storica, poiché rappresentava il terzo polo estense di amministrazione del potere, dopo il Castello Estense, e l'area del Palazzo dei Diamanti. I palazzi estensi che caratterizzavano l'area in epoca rinascimentale, Palazzo Schifanoia, Palazzo Bonacossi e Palazzina Marfisa d'Este, sono sopravissuti, anche se profondamente cambiati in particolar modo negli spazi verdi. Il progetto che ci proponiamo di realizzare, vuole stabilire, un nuovo rapporto tra pieni e vuoti, basandoci sulla lettura della città storica, delle sue tipologie e peculiarità. Impostando il progetto sulla realizzazione concreta del Polo dei Musei Civici di Arte Antica di Ferrara, oggi esistente solo a livello burocratico e amministrativo, ridefiniamo una parte di città, attribuendole quella centralità nel tessuto storico, che già la caratterizzava in passato.
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La città di Ferrara può essere considerata un unicum che emerge rispetto ad altre realtà urbane, pur dotate di loro peculiarità storiche e morfologiche. La base per la formazione di questa unicità, fu gettata dagli Este, e da Biagio Rossetti, che, con l'addizione erculea, raddoppiarono la superficie della città medioevale. L'addizione, fu realizzata per una previsione di aumento della popolazione,che mai si concretizzò, se non, in parte, nel corso dell'ultimo secolo. Ciò, si tradusse in una notevole stabilità del rapporto pieni/vuoti, all'interno della città: vuoti che divennero spazi verdi urbani, e pieni che, nonostante le ristrutturazioni divenute necessarie nel corso dei secoli, mantennero prevalentemente le volumetrie e i sedimi storici. Infatti, il verde degli orti e dei giardini del tessuto storico, costituisce un sistema inscindibile con il costruito, e ne caratterizza la forma urbana dall'interno. Nel corso del Novecento, il centro storico, subì notevoli cambiamenti, anche se gli interventi riguardarono prevalentemente i vuoti urbani, mantenendo quasi intatto l'esistente. L'immobilismo dei secoli passati, ha mantenuto Ferrara una città a misura d'uomo, non tormentata dal caotico traffico automobilistico delle città attuali; per le sue peculiarità, storiche e morfologiche, Ferrara fu dichiarata "Patrimonio dell'Umanità" dall'Unesco, ponendo fine ad eventuali modifiche del centro storico, che avrebbero potuto intaccarne i caratteri. L'area della quale ci occupiamo, nonostante si trovi all'interno del tessuto medioevale consolidato, ha subito delle importanti trasformazioni nel secolo scorso; il duecentesco Convento agostiniano di San Vito, che occupava gran parte dell'isolato, assieme ai giardini di Palazzo Schifanoia, fu demolito per far posto ad una nuova caserma; probabilmente perché il convento stesso, dopo le conquiste napoleoniche e con vicende alterne, era già adibito a tale funzione. La nuova caserma mal si inserisce nel tessuto urbano, poiché rappresenta un "fuori scala", un evidente distacco dal rapporto verde/costruito della città medioevale circostante. Fin dalle analisi dei primi piani regolatori del secondo dopoguerra, la caserma fu considerata un elemento incongruo con il tessuto esistente, prevedendone quindi la possibilità di demolizione; dagli anni '90, inoltre, l'area militare è inutilizzata, e oggigiorno, versa in una condizione di avanzato degrado superficiale. L'area di progetto, ha una grande importanza storica, poiché rappresentava il terzo polo estense di amministrazione del potere, dopo il Castello Estense, e l'area del Palazzo dei Diamanti. I palazzi estensi che caratterizzavano l'area in epoca rinascimentale, Palazzo Schifanoia, Palazzo Bonacossi e Palazzina Marfisa d'Este, sono sopravissuti, anche se profondamente cambiati in particolar modo negli spazi verdi. Il progetto che ci proponiamo di realizzare, vuole stabilire, un nuovo rapporto tra pieni e vuoti, basandoci sulla lettura della città storica, delle sue tipologie e peculiarità. Impostando il progetto sulla realizzazione concreta del Polo dei Musei Civici di Arte Antica di Ferrara, oggi esistente solo a livello burocratico e amministrativo, ridefiniamo una parte di città, attribuendole quella centralità nel tessuto storico, che già la caratterizzava in passato.
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Il MUV, ovvero il Museo della Vela di Ravenna vuole ripercorrere la storia della navigazione a vela dai primordi ai giorni nostri. La quantità di materiale ed il tema di enormi dimensioni richiedono la semplificazione dell’apparato museologico. La vela, come la ruota, è stata probabilmente una delle più grandi invenzioni nella storia dell’umanità considerando che la maggior parte del globo è composta da acqua, permetteva di muoversi, emigrare, esplorare, scappare, procacciare cibo, comunicare, conquistare e commerciare. In questo museo si vuole ripercorrere la storia della vela attraverso i cambiamenti significativi delle tre parti fondamentali di una imbarcazione a vela: scafo, timone e vela. Infatti, ognuno di questi componenti è stato, durante la storia dell’uomo, ottimizzato e trasformato per poter sfruttare al massimo l’energia del vento. Le sezioni espositive saranno divise per grandi periodi significativi della storia, cercando di creare un filo conduttore. Dapprima la vela era utilizzata per muoversi più velocemente e per cercare cibo, poi per il trasporto e la vendita di materie prime e successivamente per andare alla scoperta del mondo e per combattere mentre ora è anche strumento di diletto o competizione sportiva. Tutti questi casi sono accumunati dalla volontà dell’uomo di arrivare sempre per primo, a prescindere dall’epoca o dallo scopo. In fondo all’inizio si competeva per raggiungere per primi un nuovo territorio, poi arrivare primi voleva dire decidere il prezzo delle spezie sul mercato e successivamente avere una barca veloce permetteva poter sfuggire al nemico o catturarlo. Adesso si compete per sport, per diletto o , secondo le ultime necessità ecosostenibili, per riuscire a muoversi più velocemente possibile ma anche nel modo più economico e sostenibile. Il MUV cerca di raccontare la continua ed infinita “ regata ” che l’uomo nel corso dei secoli compie con se stesso e di mostrare al visitatore come sono cambiati scafi, vele e metodi di navigazione durante la storia. Il progetto nasce dall’idea di valorizzare l’area urbana in sponda sinistra del Canale Candiano nella città di Ravenna compresa tra le vie Eustachio Manfredi, Montecatini, delle Industrie e Salona oggi area a destinazione industriale in forte trasformazione con utilizzo futuro a prevalenza civica, ossia per l’istruzione , la ricerca, lo svago e cultura. I principali obiettivi sono stati il miglioramento dell’accessibilità del Canale Candiano dagli spazi circostanti, rendendo fruibile al visitatore soprattutto le rive del canale riavvicinando così la città all’acqua e la progettazione di idonei edifici museali e di ricerca per accogliere, mostrare e conservare il patrimonio e di creare un anello di congiunzione funzionale e culturale all’interno del tessuto urbano creando interconnessioni tra i vari livelli di conoscenza e di accessibilità nel mondo velico. La volontà è stata quella di non creare un’isola nella città ma di creare un anello di congiunzione funzionale e culturale all’interno del tessuto urbano creando interconnessioni tra i vari livelli di conoscenza e di accessibilità. Nell’ area potrà accedere chi si avvicina alla vela, chi la conosce e vorrebbe saperne di più, un esperto velista o chi lavora nel settore dei materiali costruttivi o nel campo universitario e di sperimentazione. Il complesso museale è stato pensato per mantenere fruibile a tutti l’attacco a terra dandogli un carattere prettamente pubblico. Il museo vero e proprio è composto da una serie di volumi che si adagiano attorno alla grande permanenza in laterizio e calcestruzzo e insieme a questa creano una corte pubblica di 35 m x 35 m. L’intero patio con i vari camminamenti perimetrali è fruibili a chiunque, anche senza biglietto così come il corpo a ovest, orientato secondo l’asse che collega l’area al Mausoleo di Teodorico, che contiene una caffetteria, il bookshop più vari servizi. Sul lato nord e sul alto est del patio un’altra caffetteria, un ristorante e una parte di esposizione temporanea concludono l’attacco a terra dandogli definitivamente un carattere pubblico. Così facendo ho cercato di aprire lo spazio del patio verso tutta l’area mentre sul lato ovest c’è stata la volontà di chiudersi rispetto all’intorno essendo vicini a una zona residenziale e si è deciso di destinare questa parte a deposito, carico-scarico e servizi del personale. La disposizione dei volumi dell’edificio museale è stata subordinata nel rispetto dell’edificio di valore documentale in laterizio che si voleva mantenere. Partendo da una griglia modulata sugli edifici con vincoli comunali presenti nell’area il museo si è sviluppato come blocchi longitudinali di pochi piani. La volontà di abbracciare il volume in laterizio è stata fin da subito una delle scelte chiave e ha dato cosi forma a una grande corte che richiama i chiostri delle basiliche del centro di Ravenna, trattando quindi quasi come un monumento la vecchia fabbrica di zolfo.
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Las Salas-Museo de la Biblioteca Pública de la UNLP están conformadas por las colecciones particulares de distintas personalidades de la ciudad de La Plata. Además de libros, incluyen mobiliario, manuscritos, objetos personales, diplomas, cuadros y diferentes obras de arte que las convierten en un rico fondo museográfico digno de ser exhibido para ser apropiado y apreciado por el público que concurre a la Biblioteca. En el transcurso de este año y, en conjunto con la Red de Museos de la UNLP, se realizó el diseño de un proyecto museográfico para renovar la muestra permanente de estas salas que se encontraban desactualizadas en cuanto a la museografía, buscando un diseño más dinámico y teniendo en cuenta como actor principal al visitante. En esta ponencia, presentaremos el proceso de reformulación de la Sala Joaquín V. González y la Sala Alejandro Korn, su montaje y puesta en marcha dentro de las posibilidades técnicas, espaciales y financieras obtenidas para el proyecto. El objetivo de esta renovación es lograr un acercamiento al público, generando un cambio conceptual estructural en la exhibición actual para que el mensaje esté en las historias que se cuentan a través del patrimonio y no la mera exposición de objetos