994 resultados para maloclusão de Angle classe I


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Pós-graduação em Patologia - FMB

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Introduction: The aim of this prospective clinical study was to investigate the cephalometric changes produced by bonded spurs associated with high-pull chincup therapy in children with Angle Class I malocclusion and anterior open bite. Methods: Thirty patients with an initial mean age of 8.14 years and a mean anterior open bite of -3.93 mm were treated with bonded spurs associated with chincup therapy for 12 months. An untreated control group of 30 subjects with an initial mean age of 8.36 years and a mean anterior open bite of -3.93 mm and the same malocclusion was followed for 12 months for comparison. Student t tests were used for intergroup comparisons. Results: The treated group demonstrated a significantly greater decrease of the gonial angle, and increase in overbite, palatal tipping of the maxillary incisors, and vertical dentoalveolar development of the maxillary and mandibular incisors compared with the control group. Conclusions: The association of bonded spurs with high-pull chincup therapy was efficient for the correction of the open bite in 86.7% of the patients, with a 5.23-mm (SD, +/- 1.69) overbite increase. (Am J Orthod Dentofacial Orthop 2012;142:487-93)

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OBJECTIVE: This study aimed to evaluate the cephalometric effects promoted by the orthodontic treatment of Class II malocclusion patients with the use of the 10-Hour Force Theory, that consists in the use of fixed appliances with 8 hours a day using a cervical headgear appliance and 16 hours a day using Class II elastics, 8 hours on the first mandibular molar and 8 hours in the second mandibular molar. METHODS: Sample comprised 31 patients with mean initial age of 14.90 years, final mean age of 17.25 years and mean treatment time of 2.35 years. The lateral cephalograms in pre-treatment and post-treatment stages were evaluated. Evaluation of cephalometric changes between initial and final treatment phases was performed by paired t test. RESULTS: The cases treated with the 10-Hour Force Theory presented a slight restriction of anterior displacement of the maxilla, increase in the effective length of the mandible, significant improvement of the maxillomandibular relationship, significant increase in anterior lower face height, distal tipping of the maxillary premolar crowns, extrusion and distal tipping of the roots of maxillary molars, significant proclination and protrusion of mandibular incisors, significant extrusion and mesialization of mandibular molars, besides a significant correction of the molar relationship, overjet and overbite. CONCLUSION: The use of the 10-Hour Force Theory in treatment of Class II malocclusion provided satisfactory results.

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OBJECTIVE: The objective of this retrospective study was to compare, by means of lateral cephalograms, the facial growth pattern changes due to the treatment with and without extractions of four first premolars in dolichofacial individuals. METHODS: Groups 1 and 2 were constituted of 23 dolichofacial patients each, with Class II malocclusion, division 1 and initial age average of 12.36 and 12.29 years, respectively. Patients from Group 1 were treated without extractions and Group 2 was treated with extraction of the four first premolars, given that both used occipital headgear. Groups were compatibilized according to age, treatment period, gender and malocclusion severity. The t test was applied for intergroups comparison. RESULTS: Most variables (SN.PP, SN.Ocl and FMA) did not present statistically significant difference between groups. CONCLUSION: Although the treatment with extractions tend to reduce the mandibular plane angle (SN.GoGn) and the facial axis (NS.Gn), the analyzed treatment protocols did not affect in a clinically relevant way the facial growth pattern.

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Introdução: Esse trabalho tem como objetivo relatar um caso clínico de irrupção dentária estimulada após a realização de enxerto ósseo alveolar num paciente com fissura transforame unilateral. Relato clínico: Paciente DMS de 8 anos de idade compareceu ao setor de Ortodontia para dar início ao tratamento. Verificou-se a presença de fissura transforame unilateral direita, padrão esquelético Classe I, mordida cruzada posterior unilateral direita e presença de dentes supranumerários na região da fissura. Após o planejamento, foi realizada a Expansão Rápida da Maxila com HAAS borboleta seguida da instalação de contenção fixa. O Enxerto Ósseo Alveolar foi realizado posteriormente, a fim de corrigir o defeito ósseo causado pela fissura e favorecer a irrupção dos dentes adjacentes a essa região, possibilitando uma adequada finalização ortodôntica. Resultados obtidos: Após a realização do Enxerto Ósseo Alveolar e reanatomização dos dentes satisfatoriamente irrompidos na região da fissura, verificou-se uma adequada harmonia funcional e estética, também favorecida pela ortodontia corretiva. Conclusões: A presença de dentes na região da fissura constitui um fator que ocorre comumente e deve ser ponderado a fim de possibilitar melhores resultados no tratamento destes pacientes.

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Gli istoni sono proteine basiche che possono essere classificate in varie classi: H1, H2A, H2B, H3 e H4. Queste proteine formano l’ottamero proteico attorno al quale si avvolge il DNA per formare il nucleosoma che è l’unità fondamentale della cromatina. A livello delle code N-terminali, gli istoni possono essere soggetti a numerose modifiche posttraduzionali quali acetilazioni, metilazioni, fosforilazioni, ADP-ribosilazioni e ubiquitinazioni. Queste modifiche portano alla formazione di diversi siti di riconoscimento per diversi complessi enzimatici coinvolti in importanti processi come la riparazione e la replicazione del DNA e l’assemblaggio della cromatina. La più importante e la più studiata di queste modifiche è l’acetilazione che avviene a livello dei residui amminici della catena laterale dell’amminoacido lisina. I livelli corretti di acetilazione delle proteine istoniche sono mantenuti dall’attività combinata di due enzimi: istone acetil transferasi (HAT) e istone deacetilasi (HDAC). Gli enzimi appartenenti a questa famiglia possono essere suddivisi in varie classi a seconda delle loro diverse caratteristiche, quali la localizzazione cellulare, la dimensione, l’omologia strutturale e il meccanismo d’azione. Recentemente è stato osservato che livelli aberranti di HDAC sono coinvolti nella carcinogenesi; per questo motivo numerosi gruppi di ricerca sono interessati alla progettazione e alla sintesi di composti che siano in grado di inibire questa classe enzimatica. L’inibizione delle HDAC può infatti provocare arresto della crescita cellulare, apoptosi o morte cellulare. Per questo motivo la ricerca farmaceutica in campo antitumorale è mirata alla sintesi di inibitori selettivi verso le diverse classi di HDAC per sviluppare farmaci meno tossici e per cercare di comprendere con maggiore chiarezza il ruolo biologico di questi enzimi. Il potenziale antitumorale degli inibitori delle HDAC deriva infatti dalla loro capacità di interferire con diversi processi cellulari, generalmente non più controllati nelle cellule neoplastiche. Nella maggior parte dei casi l’attività antitumorale risiede nella capacità di attivare programmi di differenziamento, di inibire la progressione del ciclo cellulare e di indurre apoptosi. Inoltre sembra essere molto importante anche la capacità di attivare la risposta immunitaria e l’inibizione dell’angiogenesi. Gli inibitori delle HDAC possono essere a loro volta classificati in base alla struttura chimica, alla loro origine (naturale o sintetica), e alla loro capacità di inibire selettivamente le HDAC appartenenti a classi diverse. Non è ancora chiaro se la selettività di queste molecole verso una specifica classe di HDAC sia importante per ottenere un effetto antitumorale, ma sicuramente inibitori selettivi possono essere molto utili per investigare e chiarire il ruolo delle HDAC nei processi cellulari che portano all’insorgenza del tumore. Nel primo capitolo di questa tesi quindi è riportata un’introduzione sull’importanza delle proteine istoniche non solo da un punto di vista strutturale ma anche funzionale per il destino cellulare. Nel secondo capitolo è riportato lo stato dell’arte dell’analisi delle proteine istoniche che comprende sia i metodi tradizionali come il microsequenziamento e l’utilizzo di anticorpi, sia metodi più innovativi (RP-LC, HILIC, HPCE) ideati per poter essere accoppiati ad analisi mediante spettrometria di massa. Questa tecnica consente infatti di ottenere importanti e precise informazioni che possono aiutare sia a identificare gli istoni come proteine che a individuare i siti coinvolti nelle modifiche post-traduzionali. Nel capitolo 3 è riportata la prima parte del lavoro sperimentale di questa tesi volto alla caratterizzazione delle proteine istoniche mediante tecniche cromatografiche accoppiate alla spettrometria di massa. Nella prima fase del lavoro è stato messo a punto un nuovo metodo cromatografico HPLC che ha consentito di ottenere una buona separazione, alla linea di base, delle otto classi istoniche (H1-1, H1-2, H2A-1, H2A-2, H2B, H3-1, H3-2 e H4). La separazione HPLC delle proteine istoniche ha permesso di poter eseguire analisi accurate di spettrometria di massa mediante accoppiamento con un analizzatore a trappola ionica tramite la sorgente electrospray (ESI). E’ stato così possibile identificare e quantificare tutte le isoforme istoniche, che differiscono per il tipo e il numero di modifiche post-traduzionali alle quali sono soggette, previa estrazione da colture cellulari di HT29 (cancro del colon). Un’analisi così dettagliata delle isoforme non può essere ottenuta con i metodi immunologici e permette di eseguire un’indagine molto accurata delle modifiche delle proteine istoniche correlandole ai diversi stadi della progressione del ciclo e alla morte cellulare. Il metodo messo a punto è stato convalidato mediante analisi comparative che prevedono la stessa separazione cromatografica ma accoppiata a uno spettrometro di massa avente sorgente ESI e analizzatore Q-TOF, dotato di maggiore sensibilità e risoluzione. Successivamente, per identificare quali sono gli specifici amminoacidi coinvolti nelle diverse modifiche post-traduzionali, l’istone H4 è stato sottoposto a digestione enzimatica e successiva analisi mediante tecniche MALDI-TOF e LC-ESI-MSMS. Queste analisi hanno permesso di identificare le specifiche lisine acetilate della coda N-terminale e la sequenza temporale di acetilazione delle lisine stesse. Nel quarto capitolo sono invece riportati gli studi di inibizione, mirati a caratterizzare le modifiche a carico delle proteine istoniche indotte da inibitori delle HDAC, dotati di diverso profilo di potenza e selettività. Dapprima Il metodo messo a punto per l’analisi delle proteine istoniche è stato applicato all’analisi di istoni estratti da cellule HT29 trattate con due noti inibitori delle HDAC, valproato e butirrato, somministrati alle cellule a dosi diverse, che corrispondono alle dosi con cui sono stati testati in vivo, per convalidare il metodo per studi di inibizione di composti incogniti. Successivamente, lo studio è proseguito con lo scopo di evidenziare effetti legati alla diversa potenza e selettividegli inibitori. Le cellule sono state trattate con due inibitori più potenti, SAHA e MS275, alla stessa concentrazione. In entrambi i casi il metodo messo a punto ha permesso di evidenziare l’aumento dei livelli di acetilazione indotto dal trattamento con gli inibitori; ha inoltre messo in luce differenti livelli di acetilazione. Ad esempio il SAHA, potente inibitore di tutte le classi di HDAC, ha prodotto un’estesa iperacetilazione di tutte le proteine istoniche, mentre MS275 selettivo per la classe I di HDAC, ha prodotto modifiche molto più blande. E’ stato quindi deciso di applicare questo metodo per studiare la dose e la tempo-dipendenza dell’effetto di quattro diversi inibitori delle HDAC (SAHA, MS275, MC1855 e MC1568) sulle modifiche post-traduzionali di istoni estratti da cellule HT29. Questi inibitori differiscono oltre che per la struttura chimica anche per il profilo di selettività nei confronti delle HDAC appartenenti alle diverse classi. Sono stati condotti quindi studi di dose-dipendenza che hanno consentito di ottenere i valori di IC50 (concentrazione capace di ridurre della metà la quantità relativa dell’istone meno acetilato) caratteristici per ogni inibitore nei confronti di tutte le classi istoniche. E’ stata inoltre calcolata la percentuale massima di inibizione per ogni inibitore. Infine sono stati eseguiti studi di tempo-dipendenza. I risultati ottenuti da questi studi hanno permesso di correlare i livelli di acetilazione delle varie classi istoniche con la selettività d’azione e la struttura chimica degli inibitori somministrati alle cellule. In particolare, SAHA e MC1855, inibitori delle HDAC di classi I e II a struttura idrossamica, hanno causato l’iperacetilazione di tutte le proteine istoniche, mentre MC1568 (inibitore selettivo per HDAC di classe II) ha prodotto l’iperacetilazione solo di H4. Inoltre la potenza e la selettividegli inibitori nel provocare un aumento dei livelli di acetilazione a livello delle distinte classi istoniche è stata correlata al destino biologico della cellula, tramite studi di vitalità cellulare. E’ stato osservato che il SAHA e MC1855, inibitori potenti e non selettivi, somministrati alla coltura HT29 a dose 50 μM producono morte cellulare, mentre MS275 alla stessa dose produce accumulo citostatico in G1/G0. MC1568, invece, non produce effetti significatici sul ciclo cellulare. Questo studio ha perciò dimostrato che l’analisi tramite HPLC-ESI-MS delle proteine istoniche permette di caratterizzare finemente la potenza e la selettività di nuovi composti inibitori delle HDAC, prevedendone l’effetto sul ciclo cellulare. In maggiore dettaglio è risultato che l’iperacetilazione di H4 non è in grado di provocare modifiche significative sul ciclo cellulare. Questo metodo, insieme alle analisi MALDI-TOF e LC-ESI-MSMS che permettono di individuare l’ordine di acetilazione delle lisine della coda N-terminale, potrà fornire importanti informazioni sugli inibitori delle HDAC e potrà essere applicato per delineare la potenza, la selettività e il meccanismo di azione di nuovi potenziali inibitori di questa classe enzimatica in colture cellulari tumorali.

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Human Papillomavirus (HPV) is the cause of cervical cancers (among these, adenocarcinoma, AdCa) and is associated to a subgroup of oropharyngeal carcinomas (OPSCCs). Even if the risk for cancer development is linked to the infection by some viral genotypes, mainly HPV16 and 18, viral DNA alone seems not to be sufficient for diagnosis. Moreover, the role of the virus in OPSCCs has not been totally clarified yet. In the first part of the thesis, the performances concerning viral genotyping in clinical cervical samples of a new pyrosequencing-based test and a well-known hybridization-based assay have been compared. Similar results between the methods have been obtained. However, the former showed advantages in detecting intratype variants, higher specificity and a broader spectrum of detectable HPV types. The second part deals with the evaluation of virological markers (genotyping, viral oncoproteins expression, viral load, physical state and CpG methylation of HPV16 genome) in the diagnosis/prognosis of cervical AdCa and HPV-associated OPSCCs. HPV16 has been confirmed the most prevalent genotype in both the populations. Interestingly, the mean methylation frequency of viral DNA at the early promoter showed the tendency to be associated to invasion for cervical AdCa and to a worse prognosis for OPSCCs, suggesting a promising role as diagnostic/prognostic biomarker. The experiments of the third part were performed at the DKFZ in Heidelberg (Germany) and dealt with the analysis of the response to IFN-k transfection in HPV16-positive cervical cancer and head&neck carcinoma cell lines to evaluate its potential role as new treatment. After 24h, we observed increased IFN-b expression which lead to the up-regulation of genes involved in the antigens presentation pathway (MHC class I and immunoproteasome) and antiviral response as well, in particular in cervical cancer cell lines. This fact suggested also the presence of different HPV-mediated carcinogenic pathways between the two anatomical districts.

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Existem muitas controvérsias sobre a real interferência da respiração no crescimento craniofacial. Este estudo avaliou a possível relação da influência do padrão respiratório com as variáveis cefalométricas: 1) variáveis esqueléticas sagitais: convexidade do ponto A, profundidade facial, profundidade da maxila e comprimento do corpo mandibular; 2) variáveis esqueléticas verticais: altura facial inferior, eixo facial, cone facial, plano palatal, plano mandibular, altura facial posterior e arco mandibular; 3) variáveis dentárias: protrusão do incisivo inferior e protrusão do incisivo superior. A amostra constituiu-se de 120 crianças do sexo masculino e do sexo feminino com más-oclusões dentárias de Classe I e II-1, respiradores bucais e nasais na fase da dentadura mista e permanente, com indicação para tratamento ortodôntico. Após as avaliações ortodôntica, otorrinolaringológica e fonoaudiológica a amostra foi dividida em 2 grupos: 60 crianças portadoras de más-oclusões Classe I e Classe II-1 respiradoras bucais e 60 crianças portadoras de más-oclusões Classe I e Classe II-1 respiradoras nasais, sendo cada grupo divididos em 3 subgrupos nas faixas etárias: 7 a 8 anos, 9 a 10 anos e 11 a 12 anos. Após a obtenção dos resultados e a interpretação da análise estatística, foi possível concluir que: 1) das relações entre os padrões respiratórios (bucal e nasal) e as variáveis esqueléticas sagitais: constatou-se que houve diferença estatisticamente significante, apresentando-se as variáveis cefalométricas: Convexidade pto. A: aumentada no grupo de respiração bucal, idade de 7 a 8 anos com má-oclusão Classe I. Profundidade facial : aumentada no grupo de respiração bucal, idade de 9 a 10 anos com má-oclusão Classe II-1. Profundidade maxila: aumentada no grupo de respiração bucal, idade de 9 a 10 anos com má-oclusão Classe II-1; 2) das relações entre os padrões respiratórios (bucal e nasal) e as variáveis esqueléticas verticais: constatou-se que houve diferença estatisticamente significante, apresentando-se as variáveis cefalométricas: Cone facial: diminuída no grupo de respiração bucal, idade 9 a 10 anos com má-oclusão Classe I. Arco mandibular : diminuída no grupo de respiração bucal, idade 7 a 8 anos com má-oclusão Classe II-1.; 3) das relações entre os padrões respiratórios (bucal e nasal) e as variáveis dentárias: constatou-se que não houve diferença estatisticamente significante para nenhuma das variáveis dentárias analisadas: protrusão do incisivo inferior e superior , não se relacionando com os padrões respiratórios (bucal e nasal).

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Existem muitas controvérsias sobre a real interferência da respiração no crescimento craniofacial. Este estudo avaliou a possível relação da influência do padrão respiratório com as variáveis cefalométricas: 1) variáveis esqueléticas sagitais: convexidade do ponto A, profundidade facial, profundidade da maxila e comprimento do corpo mandibular; 2) variáveis esqueléticas verticais: altura facial inferior, eixo facial, cone facial, plano palatal, plano mandibular, altura facial posterior e arco mandibular; 3) variáveis dentárias: protrusão do incisivo inferior e protrusão do incisivo superior. A amostra constituiu-se de 120 crianças do sexo masculino e do sexo feminino com más-oclusões dentárias de Classe I e II-1, respiradores bucais e nasais na fase da dentadura mista e permanente, com indicação para tratamento ortodôntico. Após as avaliações ortodôntica, otorrinolaringológica e fonoaudiológica a amostra foi dividida em 2 grupos: 60 crianças portadoras de más-oclusões Classe I e Classe II-1 respiradoras bucais e 60 crianças portadoras de más-oclusões Classe I e Classe II-1 respiradoras nasais, sendo cada grupo divididos em 3 subgrupos nas faixas etárias: 7 a 8 anos, 9 a 10 anos e 11 a 12 anos. Após a obtenção dos resultados e a interpretação da análise estatística, foi possível concluir que: 1) das relações entre os padrões respiratórios (bucal e nasal) e as variáveis esqueléticas sagitais: constatou-se que houve diferença estatisticamente significante, apresentando-se as variáveis cefalométricas: Convexidade pto. A: aumentada no grupo de respiração bucal, idade de 7 a 8 anos com má-oclusão Classe I. Profundidade facial : aumentada no grupo de respiração bucal, idade de 9 a 10 anos com má-oclusão Classe II-1. Profundidade maxila: aumentada no grupo de respiração bucal, idade de 9 a 10 anos com má-oclusão Classe II-1; 2) das relações entre os padrões respiratórios (bucal e nasal) e as variáveis esqueléticas verticais: constatou-se que houve diferença estatisticamente significante, apresentando-se as variáveis cefalométricas: Cone facial: diminuída no grupo de respiração bucal, idade 9 a 10 anos com má-oclusão Classe I. Arco mandibular : diminuída no grupo de respiração bucal, idade 7 a 8 anos com má-oclusão Classe II-1.; 3) das relações entre os padrões respiratórios (bucal e nasal) e as variáveis dentárias: constatou-se que não houve diferença estatisticamente significante para nenhuma das variáveis dentárias analisadas: protrusão do incisivo inferior e superior , não se relacionando com os padrões respiratórios (bucal e nasal).

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O presente estudo investigou as alterações no trespasse vertical e na altura facial ântero-inferior em pacientes com má-oclusão de Classe I e diferentes tipos faciais com apinhamento submetidos a extração de quatro pré-molares, no pré e pós-tratamento ortodôntico. Foram selecionadas telerradiografias em norma lateral de 36 indivíduos na faixa etária de 12 anos e 2 meses a 16 anos e 5 meses, que realizaram o tratamento ortodôntico com o emprego de aparelho pré-ajustado Straight Wire..Para a análise as medidas utilizadas foram AFA, AFAI, AFP, FMA, SN.GoGn, além de medidas lineares descritas por Hans et al. As alterações nas alturas faciais anterior, antero-inferior e posterior foram similares nos três grupos estudados, apresentando aumento ao final do tratamento ortodôntico, porém sem significância estatística nas alturas faciais anteriores no grupo dos braquifaciais. Em FMA, foram estatisticamente significantes apenas para os braquifaciais e de SN.GoGn para braqui e dolicofaciais. Quanto às medidas lineares de Hans verificou-se que o grupo dos braquifaciais apresentou aumento estatisticamente significante em TLI e MNSK, no grupo dos mesofaciais, o mesmo ocorreu em BUI e MNSK e nos dolicofaciais todas as medidas exceto TUI apresentaram aumento significativo. Em todos os grupos foi observada uma diminuição da sobremordida.(AU)

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O presente estudo investigou as alterações no trespasse vertical e na altura facial ântero-inferior em pacientes com má-oclusão de Classe I e diferentes tipos faciais com apinhamento submetidos a extração de quatro pré-molares, no pré e pós-tratamento ortodôntico. Foram selecionadas telerradiografias em norma lateral de 36 indivíduos na faixa etária de 12 anos e 2 meses a 16 anos e 5 meses, que realizaram o tratamento ortodôntico com o emprego de aparelho pré-ajustado Straight Wire..Para a análise as medidas utilizadas foram AFA, AFAI, AFP, FMA, SN.GoGn, além de medidas lineares descritas por Hans et al. As alterações nas alturas faciais anterior, antero-inferior e posterior foram similares nos três grupos estudados, apresentando aumento ao final do tratamento ortodôntico, porém sem significância estatística nas alturas faciais anteriores no grupo dos braquifaciais. Em FMA, foram estatisticamente significantes apenas para os braquifaciais e de SN.GoGn para braqui e dolicofaciais. Quanto às medidas lineares de Hans verificou-se que o grupo dos braquifaciais apresentou aumento estatisticamente significante em TLI e MNSK, no grupo dos mesofaciais, o mesmo ocorreu em BUI e MNSK e nos dolicofaciais todas as medidas exceto TUI apresentaram aumento significativo. Em todos os grupos foi observada uma diminuição da sobremordida.(AU)

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Esta pesquisa objetivou estudar cefalometricamente as estruturas dento-esqueléticas em pacientes com má oclusão de Classe II, 1º divisão, tratados por meio da distalização dos primeiros molares superiores. Foi utilizado como mecanismo distalizador a placa de Cetlin, associada à ancoragem extrabucal cérvico-occipital, até a obtenção da relação molar normal de Classe I, com ligeira sobrecorreção. A amostra deste estudo consistiu em 40 telerradiografias em norma lateral, 20 tomadas ao início do tratamento e 20 após a distalização dos molares, obtidas de 20 jovens, sendo, 6 do sexo feminino e, 14 do sexo masculino, com idade média de 11 anos e 2 meses, tratados por um período médio de 6 meses e 28 dias. Após a análise estatística do teste t pareado das mensurações obtidas, observou-se que o tratamento não influenciou significamente a maxila e mandíbula, no sentido vertical. Os primeiros molares superiores foram distalizados 3,45mm, em média, sendo que suas raízes distalizaram em média, 2,45mm, ou seja, houve uma inclinação para distal de 4,08°, em relação ao plano palatino. Um efeito adverso encontrado com relação à mecânica empregada foi a perda da ancoragem anterior, que acarretou um movimento de inclinação para vestibular dos incisivos superiores de 4,35°, com protusão de 1,7mm. A correção da relação molar de Classe II ocorreu em todos os pacientes, sendo uma técnica eficaz, porém necessitando de extrema colaboração dos pacientes e controle sobre os vetores de força aplicados aos dentes. (AU)

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Background: Acetylation and deacetylation at specific lysine (K) residues is mediated by histone acetylases (HATs) and deacetylases (HDACs), respectively. HATs and HDACs act on both histone and non-histone proteins, regulating various processes, including cardiac impulse propagation. Aim of the present work was to establish whether the function of the Ca2+ ATPase SERCA2, one of the major players in Ca2+ reuptake during excitation-contraction coupling in cardiac myocytes (CMs), could be modulated by direct K acetylation. Materials and methods: HL-1 atrial mouse cells (donated by Prof. Claycomb), zebrafish and Streptozotocin-induced diabetic rat CMs were treated with the pan-inhibitor of class I and II HDACs suberanilohydroxamic acid (SAHA) for 1.5 hour. Evaluation of SERCA2 acetylation was analyzed by co-immunoprecipitation. SERCA2 activity was measured on microsomes by pyruvate/NADH coupled reaction assay. SERCA2 mutants were obtained after cloning wild-type and mutated sequences into the pCDNA3 vector and transfected into HEK cells. Ca2+ transients in CMs (loading with Fluo3-AM, field stimulation, 0.5 Hz) and in transfected HEK cells (loading with FLUO-4, caffeine pulse) were recorded. Results: Co-Immunoprecipitation experiments performed on HL-1 cells demonstrated a significant increase in the acetylation of SERCA2 after SAHA-treatment (2.5 µM, n=3). This was associated with an increase in SERCA2 activity in microsomes obtained from HL-1 cells, after SAHA exposure (n=5). Accordingly, SAHA-treatment significantly shortened the Ca2+ reuptake time of adult zebrafish CMs. Further, SAHA 2.5 nM restored to control values the recovery time of Ca2+ transients decay in diabetic rat CMs. HDAC inhibition also improved contraction parameters, such as fraction of shortening, and increased pump activity in microsomes isolated from diabetic CMs (n=4). Notably, the K464, identified by bioinformatic tools as the most probable acetylation site on human SERCA2a, was mutated into Glutamine (Q) or Arginine (R) mimicking acetylation and deacetylation respectively. Measurements of Ca2+ transients in HEK cells revealed that the substitution of K464 with R significantly delayed the transient recovery time, thus indicating that deacetylation has a negative impact on SERCA2 function. Conclusions: Our results indicate that SERCA2 function can be improved by pro-acetylation interventions and that this mechanism of regulation is conserved among species. Therefore, the present work provides the basis to open the search for novel pharmacological tools able to specifically improve SERCA2 activity in diseases where its expression and/or function is impaired, such as diabetic cardiomyopathy.

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O objetivo do presente estudo consistiu em avaliar as alterações dentoesqueléticas e tegumentares promovidas pelo tratamento ortodôntico fixo com a retração anterior em duas fases, por meio de telerradiografias em norma lateral. Foram selecionados 14 pacientes com idade média de 14,6 anos que necessitavam de extrações dos quatro primeiros pré-molares, todos apresentando má oclusão de Classe I. A retração anterior foi realizada inicialmente pela retração dos caninos (previamente à colagem dos incisivos) e subsequentemente, pelos incisivos. Doze pacientes não utilizaram qualquer dispositivo para ancoragem e dois pacientes utilizaram como ancoragem o Arco Extra-Bucal (AEB) de uso noturno. Foram avaliadas as telerradiografias em norma lateral ao início, final da retração dos caninos e final de tratamento ortodôntico fixo. As telerradiografias foram escaneadas e mensuradas por meio do programa Radiocef® (RadiomemoryR- Belo Horizonte, Brasil). Os dados foram submetidos à Análise de Variância e teste de Tukey (p<0,05). Os resultados demonstraram poucas alterações esqueléticas, exceto por uma retrusão suave do ponto A e aumento do comprimento mandibular, da altura facial ântero-inferior e total e rotação suave anti-horária mandibular devido ao crescimento craniofacial. Após a retração dos caninos, houve uma inclinação para lingual e retrusão dos incisivos superiores e inferiores, que permaneceram estáveis para os incisivos superiores no período final de tratamento. Já os incisivos inferiores neste mesmo período, retruíram mais com uma inclinação semelhante àquela inicial. Além disso, não houve perda de ancoragem de forma estatisticamente significante. Estas alterações dentárias refletiram em retrusão dos lábios superior e inferior após a retração dos caninos, sendo que o lábio inferior continuou a retrair no período final de tratamento. Conclui-se que o tratamento com a retração em duas fases não representou perda de ancoragem estatisticamente significante, além de diminuir a convexidade facial.