370 resultados para Dicionário contrastivo
Resumo:
Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
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This paper aims at offering an overview of the different functionalist approaches in all their programmes, by verifying which functionalist premises would be relevant in each case. This may be a way to elucidate the differentiated approach of certain themes and of certain objects of analysis, and especially, to contribute to a better account of certain relations between each proposal and others realms of knowledge.
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This paper aims at rescuing some critical appraisals found in the high school anthology Autores Contemporâneos (1931), by the critic, philologist and writer João Ribeiro, one of the main Brazilian intellectual representatives of the first decades of the twentieth century. João Ribeiro, along with Coelho Neto and, Laudelino Freire, among others, took part in of the panel which compiled, in 1921, the Dicionário da Academia Brasileira de Letras. Therefore, we find the analytical process João Ribeiro, their theoretical observations, concepts and dilemmas which are appointed by him in literary history and criticism of the early twentieth century.
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Pós-graduação em História - FCLAS
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
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Pós-graduação em Estudos Linguísticos - IBILCE
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Pós-graduação em Estudos Linguísticos - IBILCE
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Na presente pesquisa foi desenvolvido um estudo linguístico contrastivo de textos de bulas de medicamentos da Alemanha e do Brasil com o objetivo de verificar a existência de diferenças e semelhanças entre eles. Para isso, um total de 20 bulas foram comparadas em seus níveis macro e microestrutural, após uma investigação detalhada das principais características do gênero em questão. Ao final da análise contrastiva, foi confirmada a presença de convergências e divergências no gênero, tendo em vista o par linguístico adotado, e também identificadas algumas explicações para tal.
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L’elaborato ha ad oggetto l’analisi delle possibili forme di collaborazione tra vettori nei diversi settori del trasporto, con particolare attenzione all’ambito aeronautico e marittimo. Negli ultimi decenni l’incremento del livello di concorrenza tra i competitors su scala planetaria, a seguito della progressiva liberalizzazione e globalizzazione dei trasporti, ha indotto i vettori ad adottare nuove strategie commerciali dirette alla condivisione del rischio, alla riduzione dei costi di esercizio, all’espansione delle proprie reti e alla flessibilizzazione dei processi interni di adeguamento alle continue espansioni e contrazioni del mercato. Hanno, così, fatto la loro comparsa modelli contrattuali nuovi che differiscono per struttura, livello di integrazione delle parti coinvolte e grado di complessità dell’accordo. Nell’elaborato, pertanto, sono state attentamente esaminate le molteplici figure giuridiche generate dalla prassi commerciale, come gli accordi di codesharing, interlining, wet lease, dry lease, franchising, le grandi alleanze strategiche presenti sia in ambito aeronautico, sia in quello marittimo, le Conferences e i Consorzi. La ricerca, in particolare, è focalizzata, alla luce della prassi contrattuale e della normativa nazionale, comunitaria ed internazionale vigente, sui problemi di qualificazione giuridica di tali accordi e, conseguentemente, sulla disciplina di volta in volta ad essi applicabile, sul loro oggetto, regolamento contrattuale e contenuto. Si è proceduto poi ad uno studio comparativo-contrastivo delle differenze tra le varie forme di partnership e all’approfondimento delle questioni concernenti la tutela degli utenti dei servizi di trasporto, siano essi passeggeri o mittenti. Sono affrontati, infatti, con accurata indagine i profili di responsabilità dei vettori coinvolti, sulla base del quadro normativo di riferimento. Nel corso della ricerca si è data anche particolare attenzione all’analisi della compatibilità degli accordi tra vettori con la disciplina comunitaria della concorrenza, registrando una tendenza della Comunità a piegare l’interpretazione delle norme in materia alle superiori esigenze dell’economia, in considerazione delle peculiarità del mercato del trasporto.
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Questa breve tesi, incentrata sulla persona e sulle opere di Emilio Tadini, ha come scopo quello di mettere in evidenza e rivelare al pubblico contemporaneo un uomo dalle mille sfaccettature, spesso relegato al solo ambito della pittura, che può essere, invece, a pieno titolo definito come un artista poliedrico. Dopo un breve excursus volto a fornire qualche riferimento biografico, il contesto storico nel quale agisce, e la stretta relazione da lui instaurata tra la scrittura e la pittura, si esaminerà la sua traduzione di Re Lear di William Shakespeare, pubblicata da Einaudi. Il dramma verrà analizzato dapprima in una chiave di lettura alternativa che nasce dal considerarlo come una tragedia della parola, per poi scandagliarlo nei minimi particolari attraverso l’approfondimento delle varie tematiche – l’amore, la morte, la pazzia e la cecità. Un importante supporto è dato dalla traduzione di Agostino Lombardo per Garzanti, mezzo per uno studio comparato e contrastivo tra le due proposte di resa in italiano. In seguito, si illustreranno le scelte traduttive di Emilio Tadini, partendo dall’assunto di una parola volta a ridurre la Distanza, l’Alterità e di un traduttore-funambolo, costantemente sull’orlo di una doppia vertigine – il rimanere troppo fedeli e il discostarsi eccessivamente dal testo fonte. Prima di procedere a una rassegna dei punti salienti di alcuni suoi scritti, in particolare, de La tempesta, e de La deposizione, si confronteranno il Re Lear e La Tempesta shakespeariana, cercando di dimostrare come quest’ultimo prenda le mosse dagli avvenimenti del primo. Infine, si cercherà di concepire il Prospero di Tadini come una summa moderna tra i due personaggi principali delle opere in questione – Lear da un lato e Prospero dall’altro –, evidenziando l’importanza della voce e della figura del mediatore-guida, in grado di spaziare all’interno della distanza, servendosi di parole scelte sulla base delle proprie esperienze personali.
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Questa tesi nasce con l’obiettivo di valutare la traduzione italiana dei quebecismi nelle cinque ritraduzioni del romanzo di Louis Hémon, Maria Chapdelaine. Récit du Canada français (1924) per poter capire se la lingua et la cultura quebecchesi sono state riportate correttamente in quanto il romanzo preso in esame è considerato un capolavoro della letteratura del Québec. Il lavoro qui presentato verte, nei primi due capitoli, sull’analisi dell’opera nella sua totalità e sul confronto tra le cinque ritraduzioni italiane, mentre nel terzo capitolo avrà luogo la parte più pratica di questo elaborato. Verranno analizzati con attenzione sei quebecismi estratti dai dati forniti dalla banca dati online Qu.It, che presenta, partendo dall’analisi di un corpus rappresentativo della letteratura quebecchese tradotta in italiano, la possibilità di valutare i traducenti proposti secondo un approccio intralinguistico, prima, e contrastivo poi. Con questo elaborato, vogliamo sottolineare l’importanza di una maggiore considerazione delle specificità linguistiche del francese del Québec, non solo per quanto concerne la resa del suo contenuto semantico, ma anche connotativo e culturale. Vogliamo inoltre mostrare che, con la consultazione delle risorse lessicografiche monolingue a disposizione dei traduttori, è possibile realizzare delle traduzioni soddisfacenti che possano ben rendere la ricchezza della lingua francese del Québec.
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Para investigar las interrelaciones entre los géneros académicos y la escritura profesional en el campo de las Ciencias Sociales, en especial en los espacios disciplinares de Letras y Comunicación Social, conformamos un corpus textual con formatos relativamente extensos, instituidos como prototípicos por las correspondientes carreras como requisitos de egreso (tesinas, monografías de grado, informes y proyectos profesionales, etc.). Realizamos análisis crítico del discurso académico1 (ACDA) en estos “materiales de archivo” organizando archivos textuales según prácticas comunicativas, condiciones de interlocución, marcadores genéricos y procesos de producción. Seleccionamos muestras representativas de dichos archivos para construir series textuales en las cuales realizar análisis contrastivo de rasgos enunciativos (temáticos, compositivos, estilísticos, etc) característicos y distintivos de la alfabetización académica avanzada. Mediante entrevistas con los actores involucrados (estudiantes escritores y profesores asesores) podremos contextualizar las muestras de los casos representativos que conforman nuestras series textuales; así obtendremos - desde los propios sujetos enunciadores - información autorreflexiva sobre los procesos discursivos y saberes disciplinares puestos en juego para producir las muestras textuales seleccionadas. Finalmente confrontaremos con avances del proyecto anterior GAEP I para pensar metodologías alternativas y propuestas de intervención pedagógica que faciliten el desarrollo y evaluación de las competencias discursivas / disciplinares de los estudiantes en relación con perfiles profesionales acreditados por la organización académica.
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El objeto de estudio de este trabajo es la subjetivización, es decir el proceso por el cual los hablantes pasan con el paso del tiempo a atribuir significados a expresiones que codifican sus perspectivas y actitudes. Dicho proceso ha sido definido como “el mecanismo más penetrante en el cambio semántico" (Trauggot y Dasher 2001:30). Un caso muy conocido de variación dialectal en la gramática del español es el dequeísmo, el cual puede explicarse en términos de la subjetivización. El trabajo respalda dicha hipótesis a través de un análisis contrastivo de datos reunidos a través de un corpus computarizado. En primer lugar se bosqueja la evolución del dequeísmo desde el español medieval hasta el español contemporáneo, lo que prueba un creciente grado de subjetivización dado por un cambio concomitante que muestra una evolución desde un alto a un bajo grado de compromiso del hablante respecto al grado de veracidad de la proposición. En segundo lugar, se analiza la posibilidad de hacer un reanálisis categorial de la preposición “de", la que ha pasado de ser utilizada como marcador espacial a un marcador modal abstracto en subordinadas dequeístas. Los resultados nos permiten reflexionar no sólo sobre la evolución de las proposiciones dequeístas sino también sobre la relación entre cambio semántico y gramaticalización.