890 resultados para Early christian literature Theology 13th century Critical edition


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La tesi di ricerca ha portato alla realizzazione di un’edizione critica del Giappone di Daniello Bartoli (1660): per la prima volta la «seconda parte» dell’Asia trova, in questo lavoro, una trascrizione integrale condotta con moderni criteri filologi. Quanto all’esegesi la ricerca ha visto la compilazione di tre «Schedari»: un «Indice dei nomi», che vede l’identificazione dei personaggi storici citati esplicitamente nell’opera, ne traccia un rapido profilo biografico e ne fornisce precisa e aggiornata bibliografia. Per quanto riguarda i missionari evocati dall’autore nel testo, questa sezione indica se (e dove) si tratta di personaggio o di fonte (registrando, nel caso, il luogo o i luoghi in cui Bartoli ricorre a tale testimonianza); un «Indice dei luoghi», che dà l’indicazione moderna del luogo citato e ne fornisce il riscontro con i repertori più aggiornati; un «Lessico» riservato ai termini giapponesi presenti nel testo che vengono spiegati e, là dove possibile, studiati nella loro storia, nella loro presenza nella coeva letteratura di viaggio e corredati di utili riferimenti bibliografici. Le pagine introduttive inquadrano l’opera di Bartoli sia nell’orizzonte biografico dell’autore sia nel milieu gesuitico barocco, fornendo puntuali coordinate storiche grazie alle quali recuperare il più ampio contesto delle missioni gesuitiche nell’Estremo Oriente tra Cinque e Seicento. Particolare attenzione è stata riservata al modo di intendere il compito dello storico da parte di Bartoli: una storiografia la sua che s’intreccia in modi affatto peculiari alle diverse forme stilistiche e dinamiche retoriche richieste dalle altre due grandi attività a cui egli dedicò impegno e passione: l’insegnamento e la predicazione.

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Il presente progetto è incentrato sull’analisi paleografica della scrittura delle carte dei notai bolognesi del secolo XII (dal 1100 al 1164) ed è stata condotta su un totale di circa 730 documenti, quasi totalmente inediti. La ricerca rientra nell’ambito del progetto di edizione critica delle Carte bolognesi del secolo XII, in corso presso la Cattedra di Paleografia e Diplomatica dell’Università di Bologna. Il lavoro ha previsto un’analisi tecnica e puntuale delle abitudini grafiche di ogni notaio, con particolare attenzione al sistema abbreviativo (al fine di fornire una serie di dati di confronto che potranno essere utili al momento dell’edizione). È stata così realizzata una sorta di database delle diverse grafie esistenti sul territorio, organizzate per notaio e in ordine cronologico. Le caratteristiche della documentazione sono state poi prese in esame sul piano sincronico e nel loro sviluppo diacronico, e si è proceduto a un confronto tra la produzione dei diversi notai, verificando la presenza di nessi e parentele “grafiche”, che hanno permesso di ricostruire raggruppamenti di scriventi con caratteristiche affini.L’analisi dei dati ha permesso di indagare a fondo gli sviluppi della minuscola carolina bolognese e di osservare l’organizzazione e le modalità di apprendimento della pratica notarile. È stato così possibile cogliere le dinamiche con cui la carolina, introdotta da alcuni notai “innovatori”, come Angelo e Bonando, si è diffusa dalla città al contado: si è trattato di un processo graduale, in cui accanto a forme già mature, di transizione verso la gotica, sono convissute forme ancora arcaiche. In linea con quanto la storiografia ha evidenziato, anche l’analisi grafica della documentazione privata bolognese conferma che il processo di rinnovamento della corporazione dovette essere successivo all’impresa irneriana, traendo probabilmente alimento anche dai rapporti diretti e documentati tra Irnerio e alcune personalità più avanzate del notariato bolognese.

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La ricerca ha come oggetto l’edizione critica di circa tremila regesti di documenti di area bolognese datati al X-XII secolo. I documenti sono stati trascritti tra il XVII e XVIII secolo in undici cartulari ecclesiastici, conservati presso l’Archivio di Stato di Bologna. Il lavoro s’inserisce nel progetto di edizione delle carte bolognesi di epoca medievale in corso presso la cattedra di Paleografia latina e Diplomatica dell’Università di Bologna, attualmente incentrata sull’edizione delle carte del secolo XII. La ricerca si propone come strumento di supporto a tale progetto e come completamento delle carte già pubblicate: i cartulari, infatti, offrono spesso copie di documenti mancanti dell’originale o in cattivo stato di conservazione, e costituiscono l’unica traccia di una memoria storica altrimenti perduta. Le raccolte esaminate si collocano a ridosso del periodo napoleonico, quando la maggior parte degli enti ecclesiastici venne soppressa e i loro beni incamerati dallo Stato; esse quindi rispecchiano la condizione dei principali archivi ecclesiastici cittadini dei primi secoli del Medioevo bolognese. La ricerca è strutturata in una prima parte volta a definire in termini storico-diplomatistici la tipologia di fonte esaminata: oggi i cartulari non sono più intesi come semplici raccoglitori di documenti, ma come sistema organico di fonti in grado di far luce su aspetti importanti della storia dell’ente che li ha prodotti. L’indagine del loro contesto di produzione permette di comprenderne meglio le finalità, la forma e il valore giuridico. Parte della ricerca è stata poi incentrata sullo studio delle ragioni che hanno portato gli istituti religiosi bolognesi alla redazione dei cartulari: a tal fine è stata esaminata la legislazione ecclesiastica cinque-settecentesca in materia di conservazione della documentazione e il rapporto della legislazione stessa con la prassi archivistica. Infine è stata realizzata l’edizione critica vera e propria dei regesti, mirante a descrivere le caratteristiche principali di ciascun cartulario.

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All’ascolto dell’incompiuto Matrimonio di Musorgskij, Borodin aveva sentenziato lapidariamente: «une chose manquée». Uguale commento viene riservato tuttora alla produzione operistica di Sergej Rachmaninov. In questo caso però non ci troviamo di fronte a un teatro rivoluzionario che si trova costretto a fare un passo indietro rispetto ai principi programmatici di cui si vuol far portatore, bensì a un potenziale inespresso, a un profilo drammaturgico mai giunto a piena maturazione. L’evidente eterogeneità della produzione operistica lasciataci in eredità dal compositore non permette infatti di determinarne con chiarezza le ‘linee guida’ e ne rende problematica la collocazione nel contesto musicale a lui coevo. Scopo della presente dissertazione è indagare l’apprendistato e il debutto operistico del compositore russo attraverso l’analisi di materiale documentario, testi letterari, partiture nonché delle fonti critiche in lingua russa, difficilmente accessibili per lo studioso italiano. Il cuore dell’elaborato è un’analisi dettagliata di Aleko, un atto unico presentato nel 1892 dal compositore come prova finale al corso di ‘Libera composizione’ del Conservatorio di Mosca. L’opera viene considerata nel suo complesso come organismo drammatico-musicale autonomo (rapporto fonte/libretto, articolazione interna, sistema delle forme, costellazione dei personaggi, distribuzione delle voci, ecc.), ma inquadrata al contempo nel più ampio contesto del teatro musicale coevo (recezione critica sia da parte della pubblicistica coeva sia da parte della storiografia musicale). Viene fornita in appendice un’edizione del libretto con traduzione a fronte. Incorniciano l’analisi dell’opera un capitolo in cui si offre una rilettura estetica del ‘caso Rachmaninov’ e un aperçu sulla produzione operistica matura del compositore, alla luce delle riflessioni proposte nel corso della dissertazione.

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Questo lavoro è imperniato sullo studio di uno dei melodrammi più interessanti della fine del XVII secolo: “Il carceriere di sé medesimo” di Lodovico Adimari (1644-1708) e Alessandro Melani (1639-1703), allestito per la prima volta a Firenze nel 1681, e ripreso nel giro di una ventina d’anni a Reggio (1684), a Bologna (1697) e a Vienna (1702). L’opera vanta un’origine drammatica di spicco: risale infatti alla commedia “Guardarse a sí mismo” di Pedro Calderón de la Barca (1600-1681) mediata dal “Geôlier de soi-mesme” di Thomas Corneille (1625-1709), e presenta qualità poetiche e musicali evidenti, assicurate dai nomi del poeta Lodovico Adimari e del compositore Alessandro Melani. A ciò si aggiungano una tradizione articolata in quattro allestimenti, nonché un elevato numero di testimoni superstiti: cinque edizioni del libretto (testimoniate da numerosi esemplari) e il numero fortunatissimo di tre partiture manoscritte, conservate a Parigi, Bologna e Modena. La tesi contiene l’edizione critica del “Carceriere di sé medesimo” di Adimari con tutte le varianti accumulatesi nella riedizione del libretto e nella copiatura della partitura, l’analisi del dramma, a partire dal confronto tra i testi di Calderón, Corneille e Adimari, e lo studio delle sue componenti drammatiche, formali e contenutistiche. Si aggiunge uno studio sul contesto storico-musicale degli allestimenti di Firenze, Reggio, Bologna e Vienna, nonché l’edizione dei restanti tre drammi di Adimari: la commedia “Le gare dell’amore e dell’amicizia” (1679), e il dramma per musica “L’amante di sua figlia” (1684).

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OBJECTIVE: The aim of this study was to assess the microcirculatory and metabolic consequences of reduced mesenteric blood flow. DESIGN: Prospective, controlled animal study. SETTING: The surgical research unit of a university hospital. SUBJECTS: A total of 13 anesthetized and mechanically ventilated pigs. INTERVENTIONS: Pigs were subjected to stepwise mesenteric blood flow reduction (15% in each step, n = 8) or served as controls (n = 5). Superior mesenteric arterial blood flow was measured with ultrasonic transit time flowmetry, and mucosal and muscularis microcirculatory perfusion in the small bowel were each measured with three laser Doppler flow probes. Small-bowel intramucosal Pco2 was measured by tonometry, and glucose, lactate (L), and pyruvate (P) were measured by microdialysis. MEASUREMENTS AND MAIN RESULTS: In control animals, superior mesenteric arterial blood flow, mucosal microcirculatory blood flow, intramucosal Pco2, and the lactate/pyruvate ratio remained unchanged. In both groups, mucosal blood flow was better preserved than muscularis blood flow. During stepwise mesenteric blood flow reduction, heterogeneous microcirculatory blood flow remained a prominent feature (coefficient of variation, approximately 45%). A 30% flow reduction from baseline was associated with a decrease in microdialysis glucose concentration from 2.37 (2.10-2.70) mmol/L to 0.57 (0.22-1.60) mmol/L (p < .05). After 75% flow reduction, the microdialysis lactate/pyruvate ratio increased from 8.6 (8.0-14.1) to 27.6 (15.5-37.4, p < .05), and arterial-intramucosal Pco2 gradients increased from 1.3 (0.4-3.5) kPa to 10.8 (8.0-16.0) kPa (p < .05). CONCLUSIONS: Blood flow redistribution and heterogeneous microcirculatory perfusion can explain apparently maintained regional oxidative metabolism during mesenteric hypoperfusion, despite local signs of anaerobic metabolism. Early decreasing glucose concentrations suggest that substrate supply may become crucial before oxygen consumption decreases.

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Substantial effort has recently been put into the development of climate reconstructions from tree-ring stable carbon isotopes, though the interpretation of long-term trends retained in such timeseries remains challenging. Here we use detrended δ13C measurements in Pinus uncinata tree-rings, from the Spanish Pyrenees, to reconstruct decadal variations in summer temperature back to the 13th century. The June-August temperature signal of this reconstruction is attributed using decadally as well as annually resolved, 20th century δ13C data. Results indicate that late 20th century warming has not been unique within the context of the past 750 years. Our reconstruction contains greater am-plitude than previous reconstructions derived from traditional tree-ring density data, and describes particularly cool conditions during the late 19th century. Some of these differences, including early warm periods in the 14th and 17th centuries, have been retained via δ13C timeseries detrending - a novel approach in tree-ring stable isotope chronology development. The overall reduced variance in earlier studies points to an underestimation of pre-instrumental summer temperature variability de-rived from traditional tree-ring parameters.

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El judaísmo tardío y posteriormente el cristianismo incursionaron frecuentemente en el célebre pasaje de Éx. 3, 14, entendiéndolo como la revelación del Nombre divino a Moisés. Las respectivas influencias de la ontología griega y de la Septuaginta que traduce el citado texto hebreo por “Yo Soy el que Soy" (ejgwv eijmi oJ w[n), se hicieron presentes en la tradición cristiana desde sus orígenes hasta la Escolástica del siglo XIII. Sea con matices esencialistas o de carácter existencial, el Dios bíblico ha sido comprendido como “Ser" en distintos momentos del cristianismo medieval. Este alejamiento de la intuición bíblica originaria en dirección a una concepción helénica del Ser, produjo notables consecuencias en la imagen de Dios sostenida por los cristianos.

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El presente trabajo indaga acerca de los procesos de diferenciación social campesina temprana en la Zamora medieval. Dicho proceso adquiere características particulares de acuerdo al marco señorial en que se inserten las comunidades. La documentación zamorana ha permitido agrupar los casos empíricos en dos tipos ideales, aquellos que presentan desarrollo de caballería y los que maduran al interior de cotos de abadengo. En cuanto al primer tipo, comprobamos que la caballería que surge de las propias clases campesinas tiende a transformarse en un sector privilegiado en la comunidad. Tal proceso de diferenciación se presenta con importantes disparidades evolutivas en las distintas comunidades. Las comunidades de este tipo que ingresan a la órbita episcopal evidencian conflictos violentos relacionados con la imposición de nuevos derechos señoriales y nuevas pautas de reproducción señorial. En cambio, en las aldeas desarrolladas desde su inicio al interior de cotos monásticos la diferenciación por el ejercicio de la función militar se encuentra negada. La única posibilidad estructural de diferenciación se relaciona con el ejercicio de funciones en representación del señor. El surgimiento de tales sectores evoluciona, entonces, de manera coherente con la construcción del poder señorial a escala local. En las comunidades con presencia de caballería será necesario desmontar las jerarquías preexistentes, proceso que determina que únicamente bien entrado el siglo XIII puedan comenzar a esbozarse nuevas elites locales y condiciones de poblamiento afines a la reproducción del señorío eclesiástico.

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En "Estructura y dinámica del dominio de Santo Toribio de Liébana (siglos XIII-XVI)" se trata de explicar las características diferenciales que presenta un dominio monástico del área septentrional de la Península Ibérica. En la primera parte, siglo XIII y principios del siglo XIV, se considera que la pobreza material que ostenta el cenobio, observable en el escaso volumen de la renta y en las sucesivas enajenaciones de bienes efectuadas por sectores jerarquizados locales, es el resultado de la dispar consolidación de las estructuras feudales en el espacio. Frente a áreas cercanas al emplazamiento del monasterio en donde el señor limita la movilidad campesina y extrae excedentes elevados y estables, existen otras, consideradas como la "periferia" del dominio, en donde la pervivencia del ejercicio del derecho de retorno limitaba seriamente la consolidación de la propiedad dominical señorial. En dichas áreas, la estabilización de los derechos de propiedad del señor sólo se concretó a partir de la conformación de estructuras coercitivas de poder a nivel local que anularon el ejercicio efectivo del retorno familiar. En la segunda parte, siglos XIV-XVI, se analizan las estrategias específicas que permitieron el incremento del volumen de la renta en el largo plazo. Frente a las tesis que sostienen una temprana parcelación de la reserva y una conmutación de las prestaciones de trabajo, se observa aquí, por el contrario, el aumento de su extensión en los siglos finales de la Edad Media. Al mismo tiempo se detecta un proceso de parcelación de las tenencias campesinas, impulsado por el señor, que propiciaba un incremento de los fuegos sobre los que recaían las exacciones. Ambos aspectos, apropiación señorializada del espacio y aumento de la tasa de la renta, fueron el resultado del ejercicio efectivo de la coacción política.

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El presente trabajo indaga acerca de los procesos de diferenciación social campesina temprana en la Zamora medieval. Dicho proceso adquiere características particulares de acuerdo al marco señorial en que se inserten las comunidades. La documentación zamorana ha permitido agrupar los casos empíricos en dos tipos ideales, aquellos que presentan desarrollo de caballería y los que maduran al interior de cotos de abadengo. En cuanto al primer tipo, comprobamos que la caballería que surge de las propias clases campesinas tiende a transformarse en un sector privilegiado en la comunidad. Tal proceso de diferenciación se presenta con importantes disparidades evolutivas en las distintas comunidades. Las comunidades de este tipo que ingresan a la órbita episcopal evidencian conflictos violentos relacionados con la imposición de nuevos derechos señoriales y nuevas pautas de reproducción señorial. En cambio, en las aldeas desarrolladas desde su inicio al interior de cotos monásticos la diferenciación por el ejercicio de la función militar se encuentra negada. La única posibilidad estructural de diferenciación se relaciona con el ejercicio de funciones en representación del señor. El surgimiento de tales sectores evoluciona, entonces, de manera coherente con la construcción del poder señorial a escala local. En las comunidades con presencia de caballería será necesario desmontar las jerarquías preexistentes, proceso que determina que únicamente bien entrado el siglo XIII puedan comenzar a esbozarse nuevas elites locales y condiciones de poblamiento afines a la reproducción del señorío eclesiástico.

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En "Estructura y dinámica del dominio de Santo Toribio de Liébana (siglos XIII-XVI)" se trata de explicar las características diferenciales que presenta un dominio monástico del área septentrional de la Península Ibérica. En la primera parte, siglo XIII y principios del siglo XIV, se considera que la pobreza material que ostenta el cenobio, observable en el escaso volumen de la renta y en las sucesivas enajenaciones de bienes efectuadas por sectores jerarquizados locales, es el resultado de la dispar consolidación de las estructuras feudales en el espacio. Frente a áreas cercanas al emplazamiento del monasterio en donde el señor limita la movilidad campesina y extrae excedentes elevados y estables, existen otras, consideradas como la "periferia" del dominio, en donde la pervivencia del ejercicio del derecho de retorno limitaba seriamente la consolidación de la propiedad dominical señorial. En dichas áreas, la estabilización de los derechos de propiedad del señor sólo se concretó a partir de la conformación de estructuras coercitivas de poder a nivel local que anularon el ejercicio efectivo del retorno familiar. En la segunda parte, siglos XIV-XVI, se analizan las estrategias específicas que permitieron el incremento del volumen de la renta en el largo plazo. Frente a las tesis que sostienen una temprana parcelación de la reserva y una conmutación de las prestaciones de trabajo, se observa aquí, por el contrario, el aumento de su extensión en los siglos finales de la Edad Media. Al mismo tiempo se detecta un proceso de parcelación de las tenencias campesinas, impulsado por el señor, que propiciaba un incremento de los fuegos sobre los que recaían las exacciones. Ambos aspectos, apropiación señorializada del espacio y aumento de la tasa de la renta, fueron el resultado del ejercicio efectivo de la coacción política.

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El presente trabajo indaga acerca de los procesos de diferenciación social campesina temprana en la Zamora medieval. Dicho proceso adquiere características particulares de acuerdo al marco señorial en que se inserten las comunidades. La documentación zamorana ha permitido agrupar los casos empíricos en dos tipos ideales, aquellos que presentan desarrollo de caballería y los que maduran al interior de cotos de abadengo. En cuanto al primer tipo, comprobamos que la caballería que surge de las propias clases campesinas tiende a transformarse en un sector privilegiado en la comunidad. Tal proceso de diferenciación se presenta con importantes disparidades evolutivas en las distintas comunidades. Las comunidades de este tipo que ingresan a la órbita episcopal evidencian conflictos violentos relacionados con la imposición de nuevos derechos señoriales y nuevas pautas de reproducción señorial. En cambio, en las aldeas desarrolladas desde su inicio al interior de cotos monásticos la diferenciación por el ejercicio de la función militar se encuentra negada. La única posibilidad estructural de diferenciación se relaciona con el ejercicio de funciones en representación del señor. El surgimiento de tales sectores evoluciona, entonces, de manera coherente con la construcción del poder señorial a escala local. En las comunidades con presencia de caballería será necesario desmontar las jerarquías preexistentes, proceso que determina que únicamente bien entrado el siglo XIII puedan comenzar a esbozarse nuevas elites locales y condiciones de poblamiento afines a la reproducción del señorío eclesiástico.

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En "Estructura y dinámica del dominio de Santo Toribio de Liébana (siglos XIII-XVI)" se trata de explicar las características diferenciales que presenta un dominio monástico del área septentrional de la Península Ibérica. En la primera parte, siglo XIII y principios del siglo XIV, se considera que la pobreza material que ostenta el cenobio, observable en el escaso volumen de la renta y en las sucesivas enajenaciones de bienes efectuadas por sectores jerarquizados locales, es el resultado de la dispar consolidación de las estructuras feudales en el espacio. Frente a áreas cercanas al emplazamiento del monasterio en donde el señor limita la movilidad campesina y extrae excedentes elevados y estables, existen otras, consideradas como la "periferia" del dominio, en donde la pervivencia del ejercicio del derecho de retorno limitaba seriamente la consolidación de la propiedad dominical señorial. En dichas áreas, la estabilización de los derechos de propiedad del señor sólo se concretó a partir de la conformación de estructuras coercitivas de poder a nivel local que anularon el ejercicio efectivo del retorno familiar. En la segunda parte, siglos XIV-XVI, se analizan las estrategias específicas que permitieron el incremento del volumen de la renta en el largo plazo. Frente a las tesis que sostienen una temprana parcelación de la reserva y una conmutación de las prestaciones de trabajo, se observa aquí, por el contrario, el aumento de su extensión en los siglos finales de la Edad Media. Al mismo tiempo se detecta un proceso de parcelación de las tenencias campesinas, impulsado por el señor, que propiciaba un incremento de los fuegos sobre los que recaían las exacciones. Ambos aspectos, apropiación señorializada del espacio y aumento de la tasa de la renta, fueron el resultado del ejercicio efectivo de la coacción política.

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Alexander von Humboldt veröffentlichte rund 800 Aufsätze, Artikel und Essays in zahlreichen Wissensgebieten und diversen Sprachen. Die Verteilung ihrer Publikati-onsorte entspricht der Reichweite seiner Reisen und der globalen Perspektive seiner Forschungen. Die Vielfalt seiner Co-Autoren und Kooperationspartner spiegelt seine Multidisziplinarität. Humboldts umfangreiches publizistisches Werk dokumentiert sei-ne internationale Bedeutung als Wissenschaftler, Reiseschriftsteller und Kulturver-mittler. An der Universität Bern entsteht die erste Gesamtedition dieses Humboldt-schen Œuvres, die 2019 zum 250. Geburtstag des Autors vorliegen soll. Ihr Ziel ist Systematisierung, Dokumentation und Erschließung des Corpus – in einer Buchausgabe mit Text- und Apparatbänden und in einer digitalen Edition mit computerphilo-logischen Werkzeugen. Alexander von Humboldt (1769–1859), Aufsätze und Essays, internationale Publizistik, Wissenschaftsgeschichte, Editionsphilologie.