400 resultados para dialogo
Resumo:
João da Fonseca nasceu em Viana do Além-Tejo, em 1632, e morreu em Lisboa, em 1701. Foi professor de Filosofia na Universidade de Evora e missionário em várias vilas e cidades e mestre do noviciado de Coimbra. Distinguiu-se em seu tempo na Teologia Ascética, como se comprova nas obras que nos deixou, as quais são ainda apreciadas pela correção e propriedade da linguagem. Em ‘Escola da Doutrina Christã’, o autor ensina o verdadeiro caminho da vida, resumindo nesta leitura tudo o que em muitos volumes ensina a teologia especulativa e moral. Todas as matérias de que trata são confirmadas com muito se notáveis exemplos. Trata-se, aqui, da primeira edição, impressa em 1688. Tem-se noticia de uma segunda edição publicada pela Oficina da Universidade, em 1750.
Resumo:
UANL
Resumo:
UANL
Resumo:
UANL
Resumo:
XII Jornadas de Investigación en el Aula de Matemáticas : estadística y azar, celebradas en Granada, noviembre y diciembre de 2006. Resumen tomado de la publicación
Resumo:
Estudiar el diálogo preverbal como importante paso para la formación de la personalidad del educando. Hemos de procurar en la relación educadora, no satisfacer sino formar al ser completo sin quedarse, por tanto en los hechos y buscando siempre un significado a estos hechos. El educando es una individualidad, por tanto debemos valorar toda su personalidad en conjunto y no uno de sus elementos. Existe un diálogo preverbal y anterior a la palabra, en el cual se conjugan dos personalidades que están ejerciciendo mutuamente su influjo a través de una comunicación de sentimientos y actitudes. Una de las exigencias, de la relación educativa es: la ejemplariedad entre vida y palabra, con el propósito de no crear situaciones conflictuales y ansiógenas en el educando.
Resumo:
Esta dissertação analisa a relação existente entre o modelo médico dominante na sociedade moderna e o surgimento contra-hegemônico de outras racionalidades médicas alternativas. Tento mostrar como estes outros modelos médicos têm a intenção de superar o reducionismo biomédico, através do desenvolvimento de processos terapêuticos alternativos, que se têm convertido em novas soluções para o “complexo-sofrente” que constitui o ser humano. Inclui uma reflexão crítica que em uma pesquisa realizada do final de 90 a meados de 91, colheu depoimentos em entrevistas com profissionais homeopatas e pacientes do serviço de Homeopatia do CSECSF, da ENSP/FIOCRUZ (Centro de Saúde-Escola Germano Sinval Faria, Escola/Nacional de Saúde Pública, Fundação Oswaldo Cruz). Procurou-se enfatizar a questão da Educação e Saúde, como geratriz de transformações conceituais e vivenciais: a saúde, a doença, a cura e a relação médico-paciente. Assim como, dar destaque à ação “educativa” específica de fazer homeopático – o processo de “singularização” (“não há doenças e sim, doentes”), que envolve os atores sociais do ato médico homeopático.
Resumo:
Le linee direttrici che hanno caratterizzato la composizione si possono riassumere in tre punti principali: • ricerca di una connessione tra la zona del parco del fiume Savio e il centro storico; • espansione del costruito attraverso lo sfruttamento dell’argine fluviale; • strutturazione di un nuovo polo attrattivo per la città di Cesena. Il primo problema che si è posto, ipotizzando la demolizione del muro di cinta, è stato quello di come far interagire due aree completamente separate tra loro; l'idea è stata quella di rendere la zona interamente pedonale e di porre in comunicazione l'area fluviale con la nuova area progettuale; in questa maniera il verde del Savio si estende oltre i propri argini e si spinge all'interno dell'area di progetto, costituendone le zone verdi, mentre il nuovo costruito giunge oltre l'argine del fiume, guadagnandosi spazio attraverso la terrazza del mercato e le braccia del museo, che si estendono verso il corso d'acqua accentuando questa nuova relazione tra le due zone. L'idea progettuale è stata quindi quella di ottenere una continua interazione tra le due entità evitando una netta divisione tra il fiume Savio e la restante cittadina ed ottenendo una zona in grado di collegare la parte più centrale di Cesena, con il proprio fiume. Il mercato ha come ambizioso obiettivo, quello di fungere da elemento di collegamento tra il centro storico di Cesena e la zona fluviale; esso viene così definito da due fronti principali, uno rivolto verso il centro storico, l'altro verso il fiume Savio. L'edificio può essere immaginato come composto da due volumi distinti, che si sviluppano attorno a due corti di diverse dimensioni; i due corpi non sono completamente separati tra loro, ma vengono collegati da un elemento centrale, che ospita parte dell'impianto distributivo dell'edificio. L'impianto generale del mercato presenta un forte richiamo al mondo classico: esso è interamente circondato da un porticato, si eleva al di sopra di un basamento e si ispira fortemente alla tipologia della domus romana. Elemento fondamentale dell'area così ipotizzata, è inoltre la passeggiata pedonale, la quale collega il Ponte Vecchio con quello di più recente costruzione; il percorso, è rialzato rispetto alla quota della nuova piazza, è visibile dalla sponda opposta del Savio e costituisce il nuovo fronte lungo il fiume; esso si identifica come l'elemento unificatore di tutti gli interventi, viene costeggiato dal nuovo impianto sulla sinistra e dal'area di pertinenza fluviale sulla destra, offrendo suggestive visuali di entrambe le zone, costituendo così una vera e propria promenade architecturale sul lungofiume. Il progetto, si pone come obiettivo, quello di restituire un carattere architettonico all'area, partendo dalla realizzazione della piazza centrale, fulcro di tutto l'impianto ipotizzato. Essa viene a costituirsi tra l'edificio più alto del C.A.P.S., l'auditorium, il mercato e la loggia. Quest’ultima si trova di fronte al mercato e si affaccia sulla piazza centrale, definendone un limite e rappresentando nello stesso tempo un forte richiamo storico agli antichi mercati italiani.
Resumo:
Nel trentennale dalla morte di Gianni Rodari, la tesi elabora problemi e riflessioni circa la maggiore urgenza corrente tra gli attuali studi rodariani: la necessità, per la cultura nazionale, di conferire a Gianni Rodari e alla letteratura per l’infanzia il ruolo intellettuale determinante da essi rivestito. La tesi sceglie di concentrarsi sui maggiori libri poetici e sul capolavoro teorico, la Grammatica della fantasia, utilizzando come strumenti il confronto con Gramsci, con la tradizione del folklore, con i grandi scrittori per l’infanzia dell’Inghilterra e con le altre esperienze poetiche del Novecento, discutendo Rodari da una specola esclusivamente filologica e letteraria. Parte prima: Rodari utopista. Nella prima parte Gianni Rodari viene inquadrato in un confronto diretto con l’Antonio Gramsci dei Quaderni, che aveva lucidamente individuato la separatezza tutta italiana tra classe intellettuale e mondo popolare, con conseguente inesistenza di una letteratura nazionale-popolare e di una specifica letteratura per l’infanzia. Rodari, primo intellettuale a dedicare tutto se stesso al riempimento di questa lacuna, risponde con intento sociale e politico al problema, adottando un atteggiamento che la tesi definisce utopico. Tramite una disamina del pensiero delle utopie letterarie a confronto con la tradizione popolare del paese di Cuccagna, la tesi procede all’accurato rinvenimento nell’opera di Rodari dei luoghi utopici, tutti orientati a suggerire un utilizzo dell’utopia come chiave per forzare un presente insoddisfacente e accedere a un futuro costruito da ogni individuo in prima persona. Parte seconda: Rodari poeta nonsense? Scritta in Inghilterra presso l’Istitute of Germanic and Romance Studies della University of London, la seconda e corposa parte della tesi si propone come un ampliamento della traccia gettata nel 1983 dall’articolo di Cristina Bertea Gianni Rodari in Gran Bretagna. La tesi analizza dapprima il problema del nonsense, ancora scarsamente trattato in Italia, riflettendo criticamente sulla maggiore bibliografia anglosassone che ha studiato il tema. Successivamente, mette a raffronto il lavoro linguistico che Gianni Rodari ha compiuto lungo l’arco di tutta la vita e le tecniche di composizione poetica elaborate nella Grammatica della fantasia con gli strumenti retorico-formali del nonsense individuati nell’opera di Lewis Carroll, di Edward Lear e delle nursery rhymes inglesi. Parte terza: Traccia per una mappatura della poesia per l’infanzia in Italia, a partire da Gianni Rodari. L’ultima parte della tesi si avventura alla ricerca di un percorso possibile attraverso la poesia per l’infanzia del Novecento e le sue esperienze di comicità. I capitoli si soffermano sul nonsense di Toti Scialoja e di Nico Orengo, sui precedenti di Lina Schwarz e Alfonso Gatto, sul Petel di Zanzotto, sulla poesia di soglia di Vivian Lamarque e sull’eredità della Grammatica della fantasia con particolare riferimento a Calicanto, di Ersilia Zamponi e Roberto Piumini.
Resumo:
Contemporary French poet Yves Bonnefoy has always been attracted by English poetry, especially by Shakespeare’s work. Translating Shakespeare’s plays and sonnets has been a fundamental experience for him. The contact with a different culture, a different language and a different sort of poetry has been an important moment in his poetic experience. The dialogue between the French and the Elizabethan poet, which started in the 1950s, hasn't stopped yet and it offers some interesting perspectives to study Bonnefoy's work from a new point of view. Translation – which is first of all a poetic experience to him – is in fact the chance to get in touch with somebody else's poetry and to establish a dialogue with his poetic universe. Such a dialogue requires on the one hand an ‘ethic’ attitude on the translator's part, that is an attentive listening and a deep understanding of the original text. However, Bonnefoy has to create a new ‘poetic’ text in his own language. This is why the ‘seeds’ of his own poetry are also present in his translated texts, in which it is possible to clearly distinguish both the presence of the French poet’s own voice and his attempt to open his ‘speech’ to the specific quality of the Shakespearean poetry. On the other hand, such a deep contact with Shakespeare's work has changed the French poet, contributing to the development and maturity of his own poetry. Indeed, the Elizabethan poet is present in his work in different ways, in his critical essays as well as in his poems. Against this background, the aim of the present study is to define the complex dialogic forms and the osmotic relationships between the poetic experience and the experience of translation, which are considered two different moments of the same ontological research by the French poet.
Resumo:
Come al giorno dʼoggi si verifica lʼintegrazione (o più spesso lʼemarginazione) della cultura islamica, dalle caratteristiche così differenti e lontane dalla cultura occidentale, con la società contemporanea nella quale viviamo? Riflettendo sulla risposta a tale quesito, alla luce delle conoscenze intraprese durante lʼesperienza erasmus, ho pensato a quale fosse il contesto migliore nel quale investigare e tentare una connessione tra queste due culture. Ho quindi individuato alcune città “modello” per quanto riguarda la convivenza di differenti religioni, crogiuoli di diverse etnie e culture, con una storia radicata di interculturalità: in particolare Sarajevo, Tirana e Beirut. La scelta di allontanarmi da un contesto europeo od addirittura italiano è stata dettata da ragioni storiche e di apertura mentale: in quelle città da anni, forse secoli si verifica la convivenza di differenti confessioni, spesso allʼinterno dello stesso quartiere.
Resumo:
Il progetto per il cimitero e centro interreligioso a Finale Emilia nasce dalla terribile vicenda del terremoto del maggio 2012, che ha portato a ripensare e ricostruire la città. Finale Emilia ha perso diversi punti di riferimento durante il sisma: i monumenti e gran parte del patrimonio artistico e culturale della città. Analizzando la demografia della città è emersa una importante presenza straniera, e in particolare appartenente alla comunità musulmana. Siccome Finale Emilia è la sede del più antico e suggestivo cimitero ebraico della regione e possiede inoltre un elegante cimitero monumentale cattolico, si è pensato di progettare una grande area cimiteriale interreligiosa dotata anche di numerosi spazi per la collettività, una moschea e una biblioteca come centro di incontro. Quella dell’integrazione è una delle più importanti e difficili sfide del nostro tempo e questo progetto si propone di provare a darne una risposta architettonica per favorire il dialogo.