953 resultados para FQL, studio Engagement, APT regionali , promozione turistica


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Estrazione e analisi di dati (like, commenti, share) relativi alle APT regionali per contesti di promozione turistica

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Negli ultimi anni Internet ha cambiato le modalità di creazione e distribuzione delle informazioni turistiche. Un ruolo fondamentale viene ricoperto dalle piattaforme di social media, tecnologie che permettono ai consumatori di condividere le proprie esperienze ed opinioni. Diventa necessario, quindi, comprendere i cambiamenti in queste tecnologie e nel comportamento dei viaggiatori per poter applicare strategie di marketing di successo. In questo studio, utilizzando Opinion Finder, un software spesso impiegato nel campo dell'opinion mining, si esamineranno da un punto di vista qualitativo i post e commenti estratti da alcuni profili degli enti di promozione turistica nazionale in Europa, dividendo l'analisi per fattori che possono influenzare il sentimento degli utenti. Attraverso i risultati ottenuti, si può dimostrare che l'analisi delle opinioni e del sentimento si presenta come un ottimo strumento per evidenziare possibili fenomeni utili per la pianificazione di strategie di marketing per gli enti. Studi futuri potrebbero migliorare la valutazione di questi dati attraverso la creazione di un corpus di apprendimento per il software che contenga testi relativi al mondo del turismo e permettendo ad Opinion Finder di incrementare la validità della classificazione del sentimento, contestualizzando le espressioni in maniera corretta.

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QUT Teaching and Learning Support Services 'Revisiting University Teaching’program for mid-career academics. 'Innovations in Teaching at QUT' presentations. Presentations were part of a 2 day program that provides opportunities for experienced academic staff with responsibilities for teaching to review their current teaching practices and explore innovations in teaching that will assist them to enhance student learning and develop their own scholarship of teaching. The presenter responded to the following: 1.What is the innovation you have incorporated into your teaching? - give a brief overview/ description/ demonstration of the innovation 2.What challenges/issues prompted you to make changes in your approach? Were they discipline specific? Operational? Opportunistic? 3.What factors did you need to consider in implementing these changes? Which factors enabled success or hindered? 4.What has this innovation achieved so far? How have learners responded? How have the broader teaching team and academic staff from other units in your course responded? 5.How could this innovation be used by other academics in their teaching? What do you see as the possibilities for further expansion of this innovation? (NB. This question could be answered as part of a final sharing of group discussion). Presenter: Shannon Satherley

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QUT Learning and Teaching Unit Seminar Making a Real Difference: Learning and Teaching Grants Showcase This event recognised and shared teaching innovations, including those from faculty learning and teaching grants. The Showcase featured four ALTC Grant project leaders (Helen Partridge, Sylvia Edwards, Robyn Nash and Mary Ryan) who had recently completed or were about to complete their grants. Each QUT faculty nominated two 2010 faculty teaching and learning grant recipients to showcase grant outcomes via a poster. Poster: Shannon Satherley & Abbe Winter Changing Relationships: Engaging Students and Staff in the Design Studio 'In the design studio learning environment, traditional student and staff expectations are of close contact teaching and learning. However, in recent years increasing class sizes have meant students experiencing reduced personal staff attention, and increasingly feeling “anonymous” and correspondingly disengaged, to the detriment of quality learning (Carbone 1998: 8; Biggs 2003). Concurrently, there has been a necessary increase in teaching by sessional (casual) teaching staff at QUT, with varied levels of experience and assurance. While teachers primarily regard engagement as “cognitive and conative,” for students it is emotional: “... an essential need to feel that they were engaged with the context of their learning and that it was meaningful in some way” (Solomonides and Martin 2008: 18). As a response to these conditions, the Changing Relationships action-research project was run within a QUT School of Design studio unit in 2009 and 2010, based on the premise that engaged teaching can encourage emotionally engaged learning. The project inverted the structure of the traditional QUT studio unit, empowering both students and sessional staff with a sense of increased autonomy: literally changing the relationships within the studio learning environment.'

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La ricerca ha mirato a ricostruire storicamente quali furono le motivazioni che, tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, portarono gli amministratori della Cassa Risparmio in Bologna a progettare la creazione di un Museo d’arte e di Storia della città, delineandone quelli che furono i principali responsabili e protagonisti. Dall’analisi dei documenti conservati presso l’Archivio della Cassa di Risparmio è emerso uno studio approfondito dei protagonisti della politica artistica e culturale dell’Istituto, oltre che dei legami e delle relazioni intessute con le principali istituzioni cittadine. Lo studio si è progressivamente focalizzato su un particolare momento della storia di Bologna, quando, in seguito all’approvazione del Piano Regolatore del 1889, la città fu per oltre un trentennio sottoposta a radicali trasformazioni urbanistiche che ne cambiarono completamente l’aspetto. Tra i personaggi finora ignoti di questa storia è emerso il nome dell’ingegnere Giambattista Comelli, consigliere e vice segretario della banca alla fine del XIX secolo, che per primo, nel 1896, avanzò la proposta di creare un museo dell’Istituto. A differenza di quanto ritenuto sino ad oggi, questo avrebbe dovuto avere, nelle intenzioni originarie, esclusivamente funzione di riunire e mostrare oggetti e documenti inerenti la nascita e lo sviluppo della Cassa di Risparmio. Un museo, dunque, che ne celebrasse l’attività, mostrando alla città come la banca avesse saputo rispondere prontamente e efficacemente, anche nei momenti più critici, alle esigenze dei bolognesi. Personaggio oggi dimenticato, Comelli fu in realtà figura piuttosto nota in ambito cittadino, inserita nei principali sodalizi culturali dell’epoca, tra cui la Regia Deputazione di Storia Patria e il Comitato per Bologna Storico Artistica, assieme a quei Rubbiani, Cavazza e Zucchini, che tanta influenza ebbero, come vedremo in seguito, sugli orientamenti Si dovettero tuttavia aspettare almeno due decenni, affinché l’idea originaria di fondare un Museo della Cassa di Risparmio si evolvesse in un senso più complesso e programmatico. Le ricerche hanno infatti evidenziato che le Raccolte d’Arte della Cassa di Risparmio non avrebbero acquistato l’importanza e la consistenza che oggi ci è dato constatare senza l’intervento decisivo di un personaggio noto fino ad oggi soltanto per i suoi indubbi meriti artistici: Alfredo Baruffi. Impiegato come ragioniere della Cassa fin dai diciotto anni, il Baruffi divenne, una volta pensionato, il “conservatore” delle Collezioni della Cassa di Risparmio. Fu lui a imprimere un nuovo corso all’originaria idea di Comelli, investendo tutte le proprie energie nella raccolta di dipinti, disegni, incisioni, libri, incunaboli, autografi, fotografie e oggetti d’uso quotidiano, col proposito di creare un museo che raccontasse la storia di Bologna e delle sue ultime grandi trasformazioni urbanistiche. Attraverso l’attenta analisi dei documenti cartacei e il raffronto con le opere in collezione è stato quindi possibile ricostruire passo dopo passo la nascita di un progetto culturale di ampia portata. La formazione della raccolta fu fortemente influenzata dalle teorie neomedievaliste di Alfonso Rubbiani, oltre che dalla volontà di salvaguardare, almeno a livello documentario, la memoria storica della Bologna medievale che in quegli anni stava per essere irrimediabilmente cancellata. Le scelte che orientarono la raccolta dei materiali, recentemente confluiti per la maggior parte nelle Collezioni della Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna, acquistano, con questo studio una nuova valenza grazie alla scoperta degli stretti rapporti che Baruffi intrattenne coi principali rappresentanti della cerchia rubbianesca, tra cui Francesco Cavazza, Guido Zucchini e Albano Sorbelli. Con essi Baruffi partecipò infatti a numerosi sodalizi e iniziative quali il Comitato per Bologna Storico Artistica, la “Mostra Bologna che fu” e la società Francesco Francia, che segnarono profondamente l’ambiente culturale cittadino. La portata e la qualità delle scelte condotte da Baruffi nell’acquisto e raccolta dei materiali si rivela ancora oggi, a distanza di quasi un secolo, attenta e mirata per il ruolo documentario che le Raccolte avevano e hanno assunto quali preziose e spesso uniche testimonianze del recente passato cittadino. Esaminata tutta la documentazione inerente la nascita delle Raccolte, la ricerca si è ha successivamente concentrata sulla vicenda di acquisto del fondo delle incisioni carraccesche della collezione Casati. La prima parte del lavoro è consistita nel repertoriare e trascrivere tutti i documenti relativi alla transazione d’acquisto, avvenuta nel 1937, vicenda che per la sua complessità impegnò per molti mesi, in un fitto carteggio, Baruffi, la direzione della Cassa e l’antiquario milanese Cesare Fasella. Il raffronto tra documenti d’archivio, inventari e materiale grafico ha permesso di ricostituire, seppur con qualche margine di incertezza, l’intera collezione Casati, individuando quasi 700 incisioni e 22 dei 23 disegni che la componevano. L’ultima fase di studio ha visto l’inventariazione e la catalogazione delle 700 incisioni. Il catalogo è stato suddiviso per autori, partendo dalle incisioni attribuite con certezza ad Agostino e ai suoi copisti, per poi passare ad Annibale e a Ludovico e ai loro copisti. Le incisioni studiate si sono rivelate tutte di grande qualità. Alcuni esemplari sono inoltre particolarmente significativi dal punto di vista storico-critico, perché mai citati nei tre principali e più recenti repertori di stampe carraccesche. Lo studio si conclude con l’individuazione di una stretta correlazione tra il pensiero e della pratica operatività in qualità di archivista, museografo e opinionista, di un altrettanto decisivo protagonista della ricerca, lo storico dell’arte Corrado Ricci, la cui influenza esercitata nell’ambiente culturale bolognese di quegli anni è già sottolineata nel primo capitolo. La conclusione approfondisce i possibili raporti e legami tra Baruffi e Corrado Ricci i cui interventi attorno alla questione della tutela e della salvaguardia del patrimonio storico, artistico, e paesaggistico italiano furono fondamentali per la nascita di una coscienza artistica e ambientale comune e per il conseguente sviluppo di leggi ad hoc. Numerose furono infatti le occasioni d’incontro tra Baruffi e Ricci. Qesti fu socio onorario del Comitato per Bologna Storico Artistica, nonché, quando era già Direttore Generale delle Belle Arti, presidente della storica mostra “Bologna che fu”. Sia Ricci che Baruffi fecero inoltre parte di quelle iniziative volte alla difesa e alla valorizzazione del paesaggio naturale, inteso anche in un ottica di promozione turistica, che videro la nascita proprio in Emilia Romagna: nel 1889 nasce l’Associazione Pro Montibus et silvis, del 1906 è l’Associazione nazionale per i paesaggi e monumenti pittoreschi, del 1912 è la Lega Nazionale per la protezione dei monumenti naturali. Queste iniziative si concretizzarono con la fondazione a Milano nel 1913 del Comitato Nazionale per la difesa del paesaggio e i monumenti italici, costituitosi presso la sede del Touring Club Italiano. Quelle occasioni d’incontro, come pure gli scritti di Ricci, trovarono certamente un terreno fertile in Baruffi conservatore, che nella formazione delle Collezioni, come pure nelle sua attività di “promotore culturale”, ci appare oggi guidato dalle teorie e dall’esempio pratico dei due numi tutelari: Alfonso Rubbiani e Corrado Ricci. La ricerca di documentazione all’interno di archivi e biblioteche cittadine, ha infine rivelato che il ruolo svolto da Baruffi come “operatore culturale” non fu quello di semplice sodale, ma di vero protagonista della scena bolognese. Soprattutto a partire dal secondo decennio del Novecento, quando fors’anche a seguito della morte del “maestro” Rubbiani, egli divenne uno tra i personaggi più impegnati in iniziative di tutela e promozione del patrimonio artistico cittadino, antico e moderno che fosse, intese a condizionare la progettualità politica e culturale della città. In tale contesto si può ben arguire il ruolo che avrebbero assunto le Collezioni storico artistiche numismatiche, popolaresche, della Cassa di Risparmio, cui Baruffi dedicò tutta la sua carriera successiva.

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L'oggetto del presente elaborato è una proposta di traduzione e sottotitolazione in lingua italiana del video “Escolha Portugal – Centro”. Si tratta di un video di promozione turistica della regione Centro del Portogallo, prodotto dall'emittente televisiva portoghese SIC con il sostegno dell'ente nazionale portoghese per il turismo. Nel primo capitolo, si introducono brevemente la traduzione audiovisiva e le sue modalità più diffuse, ovvero la sottotitolazione e il doppiaggio. Il secondo capitolo, dedicato alla sottotitolazione, ne illustra le norme e gli eventuali vantaggi e svantaggi. Nel terzo capitolo, si contestualizza il progetto, soffermandoci sugli obiettivi, il metodo e le tecnologie usate, come il programma per la creazione di sottotitoli “VisualSubSync”. Inoltre si presenta una panoramica del turismo in Portogallo e una descrizione dei luoghi visitati nel video. Il quarto capitolo contiene la trascrizione, la traduzione e i sottotitoli del video, seguiti da un'analisi dei problemi riscontrati nella traduzione e nella sottotitolazione e delle rispettive soluzioni adottate.

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In the design studio learning environment, traditional student and staff expectations are of close contact teaching and learning. In recent years at QUT students have experienced reduced personal staff attention, and have increasingly felt “anonymous” and correspondingly disengaged, to the detriment of quality learning (Carbone 1998: 8; Biggs 2003). Concurrently, there has been a necessary increase in teaching by sessional staff at QUT with varied levels of experience and assurance. This paper outlines the first iteration of an action research project exploring whether changing the current QUT design studio student and staff relationships may lead to more engaged, dynamic learning environments. “Engagement” is understood as a primarily emotional, rather than operational student concern (Solomonides and Martin 2008; Austerlitz and Aravot 2007). The project inverted the standard QUT design studio teaching structure, and evaluated the new structure and activation of student engagement across four identified markers: attendance, participation, learning and performance (ACER 2009; NSSE 2005; Chapman 2003). Student and staff surveys and focus groups, corporate data, and informal feedback informed these evaluations. Overall, the results support the premise that when students and staff feel part of a reasonably-sized studio class with a dedicated lecturer and self-selected project, the majority are inclined to value these relationships, to feel actively engaged, and to experience some improvement in their learning and teaching performances.

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Student engagement tends to be viewed as a reflection of learning processes, and in the context of first year university studies, it is a crucial means of an educational process that establishes the foundations for successful later year studies (Krausse and Coates, 2008). In the context of first year design studio teaching in higher education, fostering students’ positive engagement poses challenges to design educators as current trends set these design studios to be large size classes that makes difficult to manage and follow up students’ individual learning experiences. At QUT’s first year industrial design studio classes we engage in a variety of teaching pedagogies from which we identify two of them as instrumental vehicles to foster positive student engagement. Concept bombs and the field trip experience provide such platform as shown in student responses through a learning experience survey.

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The artists at Studio REV-, along with their allies in the broader non-profit sector, address domestic workers’ rights in the United States. As a social practice art project, NannyVan works to improve how information about domestic rights is disseminated to these workers, whether nannies, elder caregivers or others. As part of a larger project named CareForce, the NannyVan project shows an ethics of care by using design traces as tactics and transversal methods as strategies.

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Entro l’approccio concettuale e metodologico transdisciplinare della Scienza della Sostenibilità, la presente tesi elabora un background teorico per concettualizzare una definizione di sostenibilità sulla cui base proporre un modello di sviluppo alternativo a quello dominante, declinato in termini di proposte concrete entro il caso-studio di regolazione europea in materia di risparmio energetico. La ricerca, attraverso un’analisi transdisciplinare, identifica una crisi strutturale del modello di sviluppo dominante basato sulla crescita economica quale (unico) indicatore di benessere e una crisi valoriale. L’attenzione si concentra quindi sull’individuazione di un paradigma idoneo a rispondere alle criticità emerse dall’analisi. A tal fine vengono esaminati i concetti di sviluppo sostenibile e di sostenibilità, arrivando a proporre un nuovo paradigma (la “sostenibilità ecosistemica”) che dia conto dell’impossibilità di una crescita infinita su un sistema caratterizzato da risorse limitate. Vengono poi presentate delle proposte per un modello di sviluppo sostenibile alternativo a quello dominante. Siffatta elaborazione teorica viene declinata in termini concreti mediante l’elaborazione di un caso-studio. A tal fine, viene innanzitutto analizzata la funzione della regolazione come strumento per garantire l’applicazione pratica del modello teorico. L’attenzione è concentrata sul caso-studio rappresentato dalla politica e regolazione dell’Unione Europea in materia di risparmio ed efficienza energetica. Dall’analisi emerge una progressiva commistione tra i due concetti di risparmio energetico ed efficienza energetica, per la quale vengono avanzate delle motivazioni e individuati dei rischi in termini di effetti rebound. Per rispondere alle incongruenze tra obiettivo proclamato dall’Unione Europea di riduzione dei consumi energetici e politica effettivamente perseguita, viene proposta una forma di “regolazione per la sostenibilità” in ambito abitativo residenziale che, promuovendo la condivisione dei servizi energetici, recuperi il significato proprio di risparmio energetico come riduzione del consumo mediante cambiamenti di comportamento, arricchendolo di una nuova connotazione come “bene relazionale” per la promozione del benessere relazionale ed individuale.

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Numerose ricerche indicano i modelli di cure integrate come la migliore soluzione per costruire un sistema più efficace ed efficiente nella risposta ai bisogni del paziente con tumore, spesso, però, l’integrazione è considerata da una prospettiva principalmente clinica, come l’adozione di linee guida nei percorsi della diagnosi e del trattamento assistenziale o la promozione di gruppi di lavoro per specifiche patologie, trascurando la prospettiva del paziente e la valutazione della sua esperienza nei servizi. Il presente lavoro si propone di esaminare la relazione tra l’integrazione delle cure oncologiche e l’esperienza del paziente; com'è rappresentato il suo coinvolgimento e quali siano i campi di partecipazione nel percorso oncologico, infine se sia possibile misurare l’esperienza vissuta. L’indagine è stata svolta sia attraverso la revisione e l’analisi della letteratura sia attraverso un caso di studio, condotto all'interno della Rete Oncologica di Area Vasta Romagna, tramite la somministrazione di un questionario a 310 pazienti con neoplasia al colon retto o alla mammella. Dai risultati, emerge un quadro generale positivo della relazione tra l’organizzazione a rete dei servizi oncologici e l’esperienza del paziente. In particolare, è stato possibile evidenziare quattro principali nodi organizzativi che introducono la prospettiva del paziente: “individual care provider”,“team care provider”,“mixed approach”,“continuity and quality of care”. Inoltre, è stato possibile delineare un campo semantico coerente del concetto di coinvolgimento del paziente in oncologia e individuare quattro campi di applicazione, lungo tutte le fasi del percorso: “prevenzione”, “trattamento”,“cura”,“ricerca”. Infine, è stato possibile identificare nel concetto di continuità di cura il modo in cui i singoli pazienti sperimentano l’integrazione o il coordinamento delle cure e analizzare differenti aspetti del vissuto della persona e dell’organizzazione.

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Questa tesi si incentra sulla traduzione dall’italiano all’inglese di un insieme di testi turistici estrapolati dal sito web www.mamoiada.org di Raffaele Ballore. Si tratta di uno dei pochi siti dedicati alla promozione del mio paese natale, Mamoiada. I testi che ho tradotto ricoprono diversi domini linguistici: si inizia fornendo delle informazioni tecniche su come raggiungere l’abitato, per poi proseguire con testi relativi alla storia, alle tradizioni e alle usanze tipiche, e concludersi con testi di carattere gastronomico. Mamoiada è un piccolo paese situato nell’entroterra della Sardegna, ricco di storia e tradizioni. Ha vissuto l’occupazione di diversi popoli, fra cui i Romani, ed è conosciuto per le sue feste, in particolare per il Carnevale. Chi si reca a Mamoiada si può inoltre deliziare il palato con i piatti tipici di cui si parlerà nei testi.

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This action research examines the enhancement of visual communication within the architectural design studio through physical model making. „It is through physical model making that designers explore their conceptual ideas and develop the creation and understanding of space,‟ (Salama & Wilkinson 2007:126). This research supplements Crowther‟s findings extending the understanding of visual dialogue to include physical models. „Architecture Design 8‟ is the final core design unit at QUT in the fourth year of the Bachelor of Design Architecture. At this stage it is essential that students have the ability to communicate their ideas in a comprehensive manner, relying on a combination of skill sets including drawing, physical model making, and computer modeling. Observations within this research indicates that students did not integrate the combination of the skill sets in the design process through the first half of the semester by focusing primarily on drawing and computer modeling. The challenge was to promote deeper learning through physical model making. This research addresses one of the primary reasons for the lack of physical model making, which was the limited assessment emphasis on the physical models. The unit was modified midway through the semester to better correlate the lecture theory with studio activities by incorporating a series of model making exercises conducted during the studio time. The outcome of each exercise was assessed. Tutors were surveyed regarding the model making activities and a focus group was conducted to obtain formal feedback from students. Students and tutors recognised the added value in communicating design ideas through physical forms and model making. The studio environment was invigorated by the enhanced learning outcomes of the students who participated in the model making exercises. The conclusions of this research will guide the structure of the upcoming iteration of the fourth year design unit.

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This paper presents a series of ongoing experiments to facilitate serendipity in the design studio through a diversity of delivery modes. These experiments are conducted in a second year architectural design studio, and include physical, dramatic and musical performance. The act of designing is always exploratory, always seeking an unknown resolution, and the ability to see and capture the value in the unexpected is a critical aspect of such creative design practice. Engaging with the unexpected is however a difficult ability to develop in students. Just how can a student be schooled in such abilities when the challenge and the context are unforeseeable? How can students be offered meaningful feedback about an issue that cannot be predicted, when feedback comes in the form of extrinsic assessment from a tutor? This project establishes a number of student activities that seek to provide intrinsic feedback from the activity itself. Further to this, the project seeks to heighten student engagement with the project through physical expression and performance: utilising more of the students’ senses than just vision and hearing. Diana Laurillard’s theories of conversational frameworks (2002) are used to interrogate the act of dramatic performance as an act of learning, with particular reference to the serendipitous activities of design. Such interrogation highlights the feedback mechanisms that facilitate intrinsic feedback and fast, if not instantaneous, cycles of learning. The physical act of performance itself provides a learning experience that is not replicable in other modes of delivery. Student feedback data and independent assessment of project outcomes are used to assess the success of this studio model.

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Acknowledging the recent call to review design creativity and consideration of the body's affective states in education, this paper explores how desire, conceptualized as an immanent force (Deleuze & Guattari, 1987) and an irresistible force (Burke, 1753) can be a means of deeper engagement within the design studio. Positing 'disruption or blockage' as a key agent which propels subjects from fields of normalcy to fields of otherness, and subsequently mobilises distinct modes of desire, this paper takes Edmund Burke's Romantic sublime and Patricia Yaeger's feminine sublime as critical lenses through which to review a first year interior program posited around the body. The paper highlights how the embodiment of 'desirous processes' within the design program and relational encounters within the studio represent an overarching pedagogical 'hinge' (Ellsworth, 2005). Rather than being a point of beginning, the start of first year is seen and experienced as a threshold opening to a new rhythm in a proces of becoming that is already underway.