174 resultados para Funerary feasts


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La presente ricerca prende in esame le dinamiche archeologiche e storiche della regione egiziana del Fayyum durante il Nuovo Regno (1552 – 1069 a.C.). L’elaborato è suddiviso in quattro parti: la prima analizza tutti i contesti archeologici che hanno restituito materiale databile al Bronzo Tardo, la seconda riguarda, invece, la catalogazione di tutti i documenti iscritti provenienti dalla regione e databili al medesimo periodo. La terza parte rappresenta la sintesi dei dati acquisiti nelle due precedenti sezioni e descrive il divenire storico regionale tra XVIII, XIX e XX dinastia, mentre la quarta parte, un’appendice prosopografica, chiude l’intero studio. I contesti archeologici fayyumici che hanno restituito materiale databile al Bronzo Tardo sono solamente sette: Gurob, el-Lahun, Haraga, Hawara, Medinet Madi, Shedet e Tebtynis. La distribuzione della documentazione tende a concentrarsi, dal punto di vista territoriale nell’area d’ingresso della regione, mentre dal punto di vista cronologico sono molto ben attestate la seconda metà dell’epoca thutmoside, l’età amarniana e la prima parte dell’epoca ramesside. Per quanto la documentazione regionale pertinente al Nuovo Regno sia estremamente rarefatta, soprattutto se paragonata a quella contestualizzabile cronologicamente ad altri periodi storici, un’attenta analisi delle testimonianze porta a collocare il Fayyum in una fitta trama di rapporti politici, economici e militari non solo con il resto del Paese ma anche con altre aree geografiche, esterne all’Egitto.

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Los accesorios metálicos de indumentaria constituyen uno de las fuentes materiales principales para aproximarse a la realidad social, cultural y económica de la población del Mediterráneo tardoantiguo. En el caso de los hallazgos de los siglos V y VI procedentes de la Península Ibérica y del suroeste de Francia, numerosos problemas de documentación han impedido extraer y desarrollar todo su potencial, tanto en lo referente al encuadre tipológico y cronológico de estos objetos como en la consiguiente fase interpretativa. Se hacía necesario acometer un nuevo estudio monográfico que actualizara el panorama de la investigación. El trabajo cataloga, data y clasifica tipológicamente más de cuatro millares de fíbulas y accesorios de cinturón recuperados en casi medio millar de yacimientos localizados en los actuales Portugal, España, Andorra y Francia. El resultado permite aproximarse a las áreas de producción y modalidades de circulación y utilización de cada uno de los tipos individualizados. Una veintena de indumentarias distintas, definidas por combinaciones de distintos tipos de accesorios en contextos funerarios, ha sido identificada. Parte de éstas constituye la base principal de un sistema cronológico organizado en seis fases distintas que cubren una cronología situada aproximadamente entre las últimas décadas del siglo IV y las últimas décadas del siglo VI. La investigación acomete asimismo el análisis de la implantación de los accesorios y de las indumentarias relacionadas con ellos en el paisaje tardoantiguo de Hispania y la Galia. El resultado permite reconstruir secuencias regionales de evolución indumentaria y establecer relaciones entre diversas tipologías de contextos funerarios y habitativos y los tipos de indumentaria previamente definidos. Los resultados permiten renovar la mirada sobre este tipo de objetos y el lugar que ocuparon en la vida cotidiana de muchos de los habitantes del regnum visigodo temprano.

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La ricerca pone al centro dell’indagine lo studio dell’importanza del cibo nelle cerimonie nuziali dell’Europa occidentale nei secoli V-XI. Il corpus di fonti utilizzate comprende testi di genere diverso: cronache, annali, agiografie, testi legislativi, a cui si è aggiunta un’approfondita analisi delle antiche saghe islandesi. Dopo un'introduzione dedicata in particolare alla questione della pubblicità della celebrazione, la ricerca si muove verso lo studio del matrimonio come “processo” sulla base della ritualità alimentare: i brindisi e i banchetti con cui si sigla l’accordo di fidanzamento e i ripetuti convivi allestiti per celebrare le nozze. Si pone attenzione anche ad alcuni aspetti trasversali, come lo studio del caso della “letteratura del fidanzamento bevuto”, ossia una tradizione di testi letterari in cui il fidanzamento tra i protagonisti viene sempre ratificato con un brindisi; a questo si aggiunge un’analisi di stampo antropologico della "cultura dell’eccesso", tipica dei rituali alimentari nuziali nel Medioevo, in contrasto con la contemporanea "cultura del risparmio". L'analisi si concentra anche sulle reiterate proibizioni al clero, da parte della Chiesa, di partecipare a banchetti e feste nuziali, tratto comune di tutta l’epoca altomedievale. Infine, la parte conclusiva della ricerca è incentrata sulla ricezione altomedievale di due figure bibliche che pongono al centro della narrazione un banchetto nuziale: la parabola delle nozze e il banchetto di Cana. L’insistente presenza di questi due brani nelle parole dei commentatori biblici mostra la straordinaria efficacia del “linguaggio alimentare”, ossia di un codice linguistico basato sul cibo (e su contesti quali l’agricoltura, la pesca, ecc.) come strumento di comunicazione sociale di massa con una valenza antropologica essenzialmente universale.

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La tesi riguarda la concessione di spazi di proprietà pubblica a privati, intesi come singole persone o enti, quali ad esempio i collegi, da parte delle autorità cittadine. Le fonti a disposizione per indagare tale pratica burocratica sono quasi totalmente di natura epigrafica, per lo più attestanti l’espressione locus datus decreto decurionum, variamente abbreviata, o formule similari. Questo aspetto della vita civica è stata cursoriamente oggetto di studio in diversi contributi, ma si tratta di articoli che circoscrivono il tema, analizzandolo in relazione a ristrette aree geografiche, oppure considerandone determinati aspetti (ad esempio l’ambito sacro o quello funerario). Si è perciò ritenuto utile proseguire questa linea di ricerca affrontando uno studio di più ampio raggio, che comprenda la documentazione epigrafica dell’intero territorio italico (costituito dalle undici regioni augustee ad esclusione di Roma), per tutte le tipologie testuali (iscrizioni sacre, funerarie, onorarie, su opera pubblica, exempla decreti), allo scopo di formulare osservazioni più precise e puntuali sulla procedura burocratica in esame, pur con tutti i limiti noti a chi affronti questo genere di indagine. Tra le conclusioni raggiunte, è emerso come durante il I-II sec. d.C. vi fosse la tendenza a concedere, sporadicamente, dei loca sepulturae extraurbani a membri delle famiglie delle élites cittadine, anche donne e fanciulli, mentre il foro e le altre aree pubbliche interne alla città erano soprattutto utilizzate direttamente dai decurioni per l’elevazione di dediche e statue. Nel corso del II sec. d.C., con massima diffusione nell’età antonina e poi in quella severiana, prese invece piede l’uso privato a scopo onorario degli spazi pubblici siti all’interno delle città, ovvero in aree prima pressoché precluse all’intervento di singoli cittadini: familiari e liberti, collegi e altri organismi commissionavano statue dedicate prevalentemente agli amministratori locali, magistrati cittadini spesso divenuti anche cavalieri.

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Our workshop aims at a deeper understanding of various itineraries of pottery and dif-ferent forms of human mobilities in which pottery is relevant, bringing together archae-ological and anthropological perspectives. For thousands of years, pottery has been an important part of many societies’ material culture and therefore a major research topic in both disciplines. In past and present societies the material existence of ceramic vessels is informed by various movements across time and space but also by periods of stasis: from the mo-ment of their production until their exclusion from daily practices, either disposed as waste, excluded as funerary objects or stored as collectibles. In their seemingly endless material durability, ceramic vessels might outlive their human producers, distributors or consumers and travel farther and longer. Still they are embedded in the regimes of human mobility, ranging from daily subsistence-based mobility to long-term migrations. In such processes, pottery shifts between spatial, temporal, social, economic and cultural contexts. Thereby ceramic vessels are appropriated and integrated in new contexts of action and meaning, sometimes leading to material transformations. This workshop takes place in the context of our archaeological research project „Mobili-ties, Entanglements and Transformations in Neolithic Societies on the Swiss Plateau (3900-3500 BC)“ to which our PhDs are connected. We address the above outlined topic by analysing the production of pottery. Based on dendrochronologically dated settle-ments between 3900 and 3500 BC, two regional pottery styles and their local variations are well known, Pfyn and Cortaillod. The vessels share the same habitus and were made of clays and temper deriving from the settlements’ surroundings. However, some vessels specific to other pottery styles are also present on the sites. They are characteristic for pottery styles known from more or less far off regions (Michelsberg, Munzingen or Néo-lithique Moyen Bourguignon). Some of them were travelling objects, as their non local raw materials show. Others seem to have been produced locally, pointing to long-term mobility and a change of residence from neighbouring social groups.

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Finds of remains of newborns inside Roman settlements are a widespread phenomenon in the Imperium Romanum, including presentday Switzerland. Since the publication of the last review article (Berger 1993) numerous new finds have been made. Therefore it seems important to summarize archaeological and anthropological parameters again, and to re-assess them collectively. During a literature review a total of 262 cases were collected. Similarities as well as differences in the funerary practices become evident. A combination of inhumation, single deposit/grave, and absence of grave goods is the least common denominator in the funerary treatment of individuals who died around the time of birth. However, methods of classical physical anthropology are limited. Histological and biochemical methods are promising and may allow further statements in the future, e.g. with regard to the differentiation between live and still births. In order to evaluate possible correlations between archaeological and anthropological parameters, findings from settlements and cemeteries that are documented in situ as well as a sustainable theoretical framework are required.

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El presente trabajo busca analizar las diferentes instancias del funeral de Estado de Carlos Washington Lencinas, quien actuó en el escenario político mendocino durante la primera mitad del siglo XX. Lencinas integraba las filas de la Unión Cívica Radical, que estaba en tensión con el gobierno nacional de igual tinte político. El 10 de noviembre de 1929 Lencinas fue asesinado, provocando una profunda conmoción en la población local; no obstante, su muerte junto con las instancias del funeral colaboraron con la construcción de la imagen del caudillo popular. Esta labor se basa en artículos y fotografías de la prensa local de la época y en testimonios de la arquitectura funeraria.

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Los epigramas son pequeñas composiciones en verso grabadas inicialmente sobre algún objeto, bien con fines votivos, como fórmulas de maldición, o simplemente como marcas de propiedad. Dentro de los epigramas destacan los funerarios, consistentes, en su origen, en versos inscritos sobre las tumbas, que indicaban filiación, edad y alguna característica del difunto, pero que más tarde se convirtieron en verdaderas composiciones literarias, por lo que resultan testimonios útiles para conocer a la sociedad griega. En esta ponencia se analizará la concepción griega de la vejez a través de los epigramas funerarios áticos de la época clásica (siglos V y IV a. C.). Este análisis se hará comparando lo inscrito en éstos con lo que algunos autores clásicos dijeron acerca de ese tema (ya sea con o sin intención). El objetivo es conocer más de esta cultura y demostrar cómo el imaginario social se reflejó en estos testimonios funerarios

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Este trabajo tiene como objetivo la presentación, transliteración y traducción de una estela egipcia de la Dinastía XVIII creada en honor a Tuiia, un arquero y sirviente personal del rey. La estela nos ofrece una puerta de acceso a los ritos funerarios y las relaciones familiares en el contexto del universo cultural del Reino Nuevo. El documento se encuentra preservado en el Museo Británico

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La particularidad más importante bajo la cual el análisis debe someterse en este ámbito, es el signo de la in-habitación, proceso omnipresente y causante de las vicisitudes de cada una de las "sustancias funerarias" y del carácter relacional que las distingue y reproduce. Lejos de buscar una redefinición de conceptos tan estudiados tales como el bA, el Ax o el kA -por nombrar los más trabajados y que en sí mismos son tan ricos y complejos como para requerir de una tesis específica-, buscamos, en la dinámica propia de la Duat, comprender de qué modo operaban en forma particular como relacionados, los componentes específicos que constituyen la personalidad funeraria. jrw, twt, y xprw, aluden a la forma que, sujeta al cadáver como soporte, son objetivadas al momento de la presencia de Ra. Por ello se menciona regularmente que las formas están ocultas y sólo es Ra quien preside sobre ellas. No obstante, veremos que en particular, tanto forma como imagen sufren las contingencias directas del vínculo entre Ra y Osiris, hecho que establece entre ambas una dialéctica que ocasionalmente o las contrapone o las vuelve complementarias

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Este trabajo tiene como objetivo la presentación, transliteración y traducción de una estela egipcia de la Dinastía XVIII creada en honor a Tuiia, un arquero y sirviente personal del rey. La estela nos ofrece una puerta de acceso a los ritos funerarios y las relaciones familiares en el contexto del universo cultural del Reino Nuevo. El documento se encuentra preservado en el Museo Británico

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La particularidad más importante bajo la cual el análisis debe someterse en este ámbito, es el signo de la in-habitación, proceso omnipresente y causante de las vicisitudes de cada una de las "sustancias funerarias" y del carácter relacional que las distingue y reproduce. Lejos de buscar una redefinición de conceptos tan estudiados tales como el bA, el Ax o el kA -por nombrar los más trabajados y que en sí mismos son tan ricos y complejos como para requerir de una tesis específica-, buscamos, en la dinámica propia de la Duat, comprender de qué modo operaban en forma particular como relacionados, los componentes específicos que constituyen la personalidad funeraria. jrw, twt, y xprw, aluden a la forma que, sujeta al cadáver como soporte, son objetivadas al momento de la presencia de Ra. Por ello se menciona regularmente que las formas están ocultas y sólo es Ra quien preside sobre ellas. No obstante, veremos que en particular, tanto forma como imagen sufren las contingencias directas del vínculo entre Ra y Osiris, hecho que establece entre ambas una dialéctica que ocasionalmente o las contrapone o las vuelve complementarias

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Los epigramas son pequeñas composiciones en verso grabadas inicialmente sobre algún objeto, bien con fines votivos, como fórmulas de maldición, o simplemente como marcas de propiedad. Dentro de los epigramas destacan los funerarios, consistentes, en su origen, en versos inscritos sobre las tumbas, que indicaban filiación, edad y alguna característica del difunto, pero que más tarde se convirtieron en verdaderas composiciones literarias, por lo que resultan testimonios útiles para conocer a la sociedad griega. En esta ponencia se analizará la concepción griega de la vejez a través de los epigramas funerarios áticos de la época clásica (siglos V y IV a. C.). Este análisis se hará comparando lo inscrito en éstos con lo que algunos autores clásicos dijeron acerca de ese tema (ya sea con o sin intención). El objetivo es conocer más de esta cultura y demostrar cómo el imaginario social se reflejó en estos testimonios funerarios

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Este trabajo tiene como objetivo la presentación, transliteración y traducción de una estela egipcia de la Dinastía XVIII creada en honor a Tuiia, un arquero y sirviente personal del rey. La estela nos ofrece una puerta de acceso a los ritos funerarios y las relaciones familiares en el contexto del universo cultural del Reino Nuevo. El documento se encuentra preservado en el Museo Británico

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