992 resultados para Clase Dominante


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[ES] El objetivo de este trabajo es presentar el entrenamiento psicológico realizado con una regatista para la preparación de la fase de clasificación para los Juegos Olímpicos de Londres 2012, y analizar la percepción de mejora psicológica por parte de la regatista y su valoración del entrenamiento realizado.

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Programa de doctorado: Sanidad animal.

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[ES] La educación es el medio más prolífico para la adquisición de habilidades y actitudes que modelan la personalidad de los infantes. El comportamiento óptimo como medio de relación social, está iniciado primeramente por la percepción corporal. El trabajo centra su mirada en la relación que el sujeto escolar construye con sus iguales a partir de la convivencia motriz. El espacio ideal para modelar y observar la corporeidad es la clase de educación física.

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[ES]Celebrada en la Escuela de Arquitectura de la Universidad de Las Palmas de Gran Canaria, miércoles 21 de octubre de 2015. Clase del Máster universitario Arquitectura y acondicionamiento con tecnologías de comunicaciones para hoteles sustentables, A2TECHS. Dentro de la asignatura Análisis de Modelos Hoteleros Sustentables.

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Celebrada en la Escuela de Arquitectura de la Universidad de Las Palmas de Gran Canaria, miércoles 18 de noviembre de 2015. Clase del Máster universitario Arquitectura y acondicionamiento con tecnologías de comunicaciones para hoteles sustentables, A2TECHS. Dentro de la asignatura Escala y proyecto flexible en la arquitectura para hoteles

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[ES]Motivados con la norma del Espacio Europeo de Educación Superior (EEES) de evaluar la asistencia a clase, los profesores recogen las firmas manuscritas de sus alumnos matriculados como evidencia de su asistencia. Esta evidencia es susceptible de ser impostada mediante la falsificación de las firmas de aquellos alumnos que no asisten a clase. Aprovechando la aceptación de este medio que verifica la asistencia a clase, en este artículo se propone un sistema basado en las nuevas tecnologías para automáticamente verificar las firmas manuscritas de los alumnos. Así mismo, en este artículo se proponen y se comparan dos alternativas de sistemas de verificación automática de firmas capaces de detectar a los impostores.

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Oggetto della ricerca sono l’esame e la valutazione dei limiti posti all’autonomia privata dal divieto di abuso della posizione dominante, come sancito, in materia di tutela della concorrenza, dall’art. 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, a sua volta modellato sull’art. 82 del Trattato CE. Preliminarmente, si è ritenuto opportuno svolgere la ricognizione degli interessi tutelati dal diritto della concorrenza, onde individuare la cerchia dei soggetti legittimati ad avvalersi dell’apparato di rimedi civilistici – invero scarno e necessitante di integrazione in via interpretativa – contemplato dall’art. 33 della legge n. 287/1990. È così emerso come l’odierno diritto della concorrenza, basato su un modello di workable competition, non possa ritenersi sorretto da ragioni corporative di tutela dei soli imprenditori concorrenti, investendo direttamente – e rivestendo di rilevanza giuridica – le situazioni soggettive di coloro che operano sul mercato, indipendentemente da qualificazioni formali. In tal senso, sono stati esaminati i caratteri fondamentali dell’istituto dell’abuso di posizione dominante, come delineatisi nella prassi applicativa non solo degli organi nazionali, ma anche di quelli comunitari. Ed invero, un aspetto importante che caratterizza la disciplina italiana dell’abuso di posizione dominante e della concorrenza in generale, distinguendola dalle normative di altri sistemi giuridici prossimi al nostro, è costituito dal vincolo di dipendenza dal diritto comunitario, sancito dall’art. 1, quarto comma, della legge n. 287/1990, idoneo a determinare peculiari riflessi anche sul piano dell’applicazione civilistica dell’istituto. La ricerca si è quindi spostata sulla figura generale del divieto di abuso del diritto, onde vagliarne i possibili rapporti con l’istituto in esame. A tal proposito, si è tentato di individuare, per quanto possibile, i tratti essenziali della figura dell’abuso del diritto relativamente all’esercizio dell’autonomia privata in ambito negoziale, con particolare riferimento all’evoluzione del pensiero della dottrina e ai più recenti orientamenti giurisprudenziali sul tema, che hanno valorizzato il ruolo della buona fede intesa in senso oggettivo. Particolarmente interessante è parsa la possibilità di estendere i confini della figura dell’abuso del diritto sì da ricomprendere anche l’esercizio di prerogative individuali diverse dai diritti soggettivi. Da tale estensione potrebbero infatti discendere interessanti ripercussioni per la tutela dei soggetti deboli nel contesto dei rapporti d’impresa, intendendosi per tali tanto i rapporti tra imprenditori in posizione paritaria o asimmetrica, quanto i rapporti tra imprenditori e consumatori. È stato inoltre preso in considerazione l’aspetto dei rimedi avverso le condotte abusive, alla luce dei moderni contributi sull’eccezione di dolo generale, sulla tutela risarcitoria e sull’invalidità negoziale, con i quali è opportuno confrontarsi qualora si intenda cercare di colmare – come sembra opportuno – i vuoti di disciplina della tutela civilistica avverso l’abuso di posizione dominante. Stante l’evidente contiguità con la figura in esame, si è poi provveduto ad esaminare, per quanto sinteticamente, il divieto di abuso di dipendenza economica, il quale si delinea come figura ibrida, a metà strada tra il diritto dei contratti e quello della concorrenza. Tale fattispecie, pur inserita in una legge volta a disciplinare il settore della subfornitura industriale (art. 9, legge 18 giugno 1998, n. 192), ha suscitato un vasto interessamento della dottrina. Si sono infatti levate diverse voci favorevoli a riconoscere la portata applicativa generale del divieto, quale principio di giustizia contrattuale valevole per tutti i rapporti tra imprenditori. Nel tentativo di verificare tale assunto, si è cercato di individuare la ratio sottesa all’art. 9 della legge n. 192/1998, anche in considerazione dei suoi rapporti con il divieto di abuso di posizione dominante. Su tale aspetto è d’altronde appositamente intervenuto il legislatore con la legge 5 marzo 2001, n. 57, riconoscendo la competenza dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato a provvedere, anche d’ufficio, sugli abusi di dipendenza economica con rilevanza concorrenziale. Si possono così prospettare due fattispecie normative di abusi di dipendenza economica, quella con effetti circoscritti al singolo rapporto interimprenditoriale, la cui disciplina è rimessa al diritto civile, e quella con effetti negativi per il mercato, soggetta anche – ma non solo – alle regole del diritto antitrust; tracciare una netta linea di demarcazione tra i reciproci ambiti non appare comunque agevole. Sono stati inoltre dedicati brevi cenni ai rimedi avverso le condotte di abuso di dipendenza economica, i quali involgono problematiche non dissimili a quelle che si delineano per il divieto di abuso di posizione dominante. Poste tali basi, la ricerca è proseguita con la ricognizione dei rimedi civilistici esperibili contro gli abusi di posizione dominante. Anzitutto, è stato preso in considerazione il rimedio del risarcimento dei danni, partendo dall’individuazione della fonte della responsabilità dell’abutente e vagliando criticamente le diverse ipotesi proposte in dottrina, anche con riferimento alle recenti elaborazioni in tema di obblighi di protezione. È stata altresì vagliata l’ammissibilità di una visione unitaria degli illeciti in questione, quali fattispecie plurioffensive e indipendenti dalla qualifica formale del soggetto leso, sia esso imprenditore concorrente, distributore o intermediario – o meglio, in generale, imprenditore complementare – oppure consumatore. L’individuazione della disciplina applicabile alle azioni risarcitorie sembra comunque dipendere in ampia misura dalla risposta al quesito preliminare sulla natura – extracontrattuale, precontrattuale ovvero contrattuale – della responsabilità conseguente alla violazione del divieto. Pur non sembrando prospettabili soluzioni di carattere universale, sono apparsi meritevoli di approfondimento i seguenti profili: quanto all’individuazione dei soggetti legittimati, il problema della traslazione del danno, o passing-on; quanto al nesso causale, il criterio da utilizzare per il relativo accertamento, l’ammissibilità di prove presuntive e l’efficacia dei provvedimenti amministrativi sanzionatori; quanto all’elemento soggettivo, la possibilità di applicare analogicamente l’art. 2600 c.c. e gli aspetti collegati alla colpa per inosservanza di norme di condotta; quanto ai danni risarcibili, i criteri di accertamento e di prova del pregiudizio; infine, quanto al termine di prescrizione, la possibilità di qualificare il danno da illecito antitrust quale danno “lungolatente”, con le relative conseguenze sull’individuazione del dies a quo di decorrenza del termine prescrizionale. In secondo luogo, è stata esaminata la questione della sorte dei contratti posti in essere in violazione del divieto di abuso di posizione dominante. In particolare, ci si è interrogati sulla possibilità di configurare – in assenza di indicazioni normative – la nullità “virtuale” di detti contratti, anche a fronte della recente conferma giunta dalla Suprema Corte circa la distinzione tra regole di comportamento e regole di validità del contratto. È stata inoltre esaminata – e valutata in senso negativo – la possibilità di qualificare la nullità in parola quale nullità “di protezione”, con una ricognizione, per quanto sintetica, dei principali aspetti attinenti alla legittimazione ad agire, alla rilevabilità d’ufficio e all’estensione dell’invalidità. Sono poi state dedicate alcune considerazioni alla nota questione della sorte dei contratti posti “a valle” di condotte abusive, per i quali non sembra agevole configurare declaratorie di nullità, mentre appare prospettabile – e, anzi, preferibile – il ricorso alla tutela risarcitoria. Da ultimo, non si è trascurata la valutazione dell’esperibilità, avverso le condotte di abuso di posizione dominante, di azioni diverse da quelle di nullità e risarcimento, le sole espressamente contemplate dall’art. 33, secondo comma, della legge n. 287/1990. Segnatamente, l’attenzione si è concentrata sulla possibilità di imporre a carico dell’impresa in posizione dominante un obbligo a contrarre a condizioni eque e non discriminatorie. L’importanza del tema è attestata non solo dalla discordanza delle pronunce giurisprudenziali, peraltro numericamente scarse, ma anche dal vasto dibattito dottrinale da tempo sviluppatosi, che investe tuttora taluni aspetti salienti del diritto delle obbligazioni e della tutela apprestata dall’ordinamento alla libertà di iniziativa economica.

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El objetivo de este trabajo es exponer un panorama de los estudios antropológicos sobre clase media. Primero,ofrezco una respuesta para explicar porqué la antropología social sólo recientemente se interesó en estudiar poblaciones definidas como “de clase media”. Segundo, analizo cómo la sociología en la Argentina hizo de la clase media uno de sus objetos de investigación centrales en los años 1950 (en relación con los problemas del desarrollo y la modernización), y desde los 1990 (en relación con el empobrecimiento de la sociedad). Tercero, presento algunos trabajos etnográficos pioneros de los años 1960 y 1970 desarrollados sobre poblaciones definidas como “de clase media”, por antropólogos nativos y extranjeros. Cuarto, examino los límites de los estudios tradicionales sobre clase media. Y quinto, finalizo presentando un modelo de análisis constructivista sobre la clase media, donde son relevantes los estudios antropológicos de los sistemas de clasificación y la definición de límites sociales.

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¿Qué implica para un personaje o para cualquier entidad habitante de un universo de ficción existir ficcionalmente? ¿Cuáles son los procedimientos que construyen esa existencia y cuáles sus consecuencias en el plano semántico? Mi contribución pretende responder esos interrogantes a partir de la demostración de la siguientes hipótesis: existe en el teatro un modelo tradicionalmente dominante de construcción de la existencia ficcional; los habitantes de un mundo ficcional adquieren su existencia, en ese modelo teatral hegemónico, mediante dos tipos de procedimientos semióticos: cualquier presencia inscripta en el espacio escénico y la autoridad legitimadora de existencia que tienen ciertos par-lamentos; la configuración semántica de la existencia ficcional no resulta sólo de los principios constructivos semióticos sino también de presuposiciones que pone en marcha el espectador a partir de sus hábitos interpretativos; la interacción entre procedimientos semióticos y operaciones activadas por el espectador genera, para esta clase de mundos ficcionales, una configuración semántica particular de la categoría de existencia.

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El objetivo de este trabajo fue evaluar la altura media dominante (AMD) y su estabilidad en 15 clones de álamos de 5 años de edad, implantados en tres ambientes diferentes de la pampa ondulada, Argentina. Los sitios fueron: Teodelina (Sitios 1 y 2), Santa Fe (34° 12' LS; 61° 43' W; 90 msnm) y Alberti (Sitio 3), Buenos Aires (34° 50' LS; 60° 30' W; 55 msnm) y se caracterizaron en base a variables de clima y suelo. Se realizaron los análisis de la varianza del conjunto de clones entre sitios y entre los clones por sitio. La comparación de AMD se realizó aplicando el test de Tukey. Se analizó la interacción clon-sitio. Se construyó un criterio de elección basado en parámetros genéticos de estabilidad sobre el carácter (AMD), estimándose la ganancia genética al seleccionar los mejores clones. Se realizaron los cálculos de heredabilidad en sentido amplio. Los posicionamientos en AMD fueron significativos entre clones por sitio y entre sitios. La interacción clon sitio fue significativa. Los valores de AMD y los de ecovalencia permitieron seleccionar genomas con mayor amplitud de adaptación y consecuentemente conciliar la producción con la plasticidad dentro de la disimilitud de los sitios evaluados.

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Fil: Parola, Ruth Noemí. Universidad Nacional de Cuyo. Facultad de Ciencias Políticas y Sociales