959 resultados para Theoretical perspectives-methodological


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Questo studio propone un’esplorazione dei nessi tra fenomeno migratorio, dinamiche transnazionali e quadri familiari, in un contesto specificato che è quello peruviano. Dal confronto critico con i paradigmi disciplinari in uso negli ambiti dell’antropologia delle migrazioni, degli studi sul transnazionalismo e sulle famiglie transnazionali, e dell’etnografia multi-situata, si è tentata una lettura teorica e metodologica che renda conto del contesto socio-familiare di partenza non come parte periferica di una completa visione del migrante, ma quale oggetto specifico della ricerca. L’obbiettivo è verificare, a livello locale, quale siano gli impatti della migrazione esterna di uno o più membri sulle strutture e sulle dinamiche, sui codici e sui ruoli del nucleo parentale originario. E individuare, sul piano transnazionale, quali reti, quali rituali o pratiche di connessione funzionino tra coloro che vanno e coloro che restano, quali discorsi e quali culture migratorie si sviluppino e si condividano. La ricerca si è svolta in Perù tra il 2009 ed il 2011. Il campo dell’indagine si è diviso tra due località nell’area della Costa del Perù. Lima, la capitale, e Chiclín, un villaggio rurale nella regione settentrionale de La Libertad. Attraverso le tecniche d’inchiesta della pratica etnografica, una permanenza prolungata sul terreno e l’osservazione partecipante, si è lavorato con i membri adulti di ambo i sessi di tre gruppi parentali distribuiti tra i due luoghi menzionati, selezionati in partenza sulla base dei contatti forniti da alcuni dei loro familiari emigrati in Italia tra il 1990 ed il 2000. Centrare l’analisi sulle figure per certi aspetti marginali dell’esperienza della migrazione normalmente considerata, è servito da un lato a rovesciare parzialmente la prospettiva transnazionale aggiustandola proprio rispetto a quegli attori sociali; dall’altro e ad un tempo, ha permesso di fare luce su dinamiche migratorie più generali, di ricostruirle e di ri-teorizzarle.

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Diferencialmente conjugando a combinação de três contextos de análise: Brasil, Portugal e África. Esta tese aborda a relação criada entre os espaço histórico-políticos do "Atlântico Sul e suas formas de representação nos diferentes contextos nacionais que envolvem o desenvolvimento de novas perspectivas teóricas de investigação interdisciplinar, entre a literatura e história, especialmente nos espaços da geografia e literatura de São Tomé e Príncipe e Brasil.

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Oggetto di indagine del lavoro è il movimento ambientalista e culturale delle Città in Transizione che rappresentano esperimenti di ri-localizzazione delle risorse volte a preparare le comunità (paesi, città, quartieri) ad affrontare la duplice sfida del cambiamento climatico e del picco del petrolio. A partire dal Regno Unito, la rete delle Transition Towns si è in pochi anni estesa significativamente e conta oggi più di mille iniziative. L’indagine di tale movimento ha richiesto in prima battuta di focalizzare l’attenzione sul campo disciplinare della sociologia dell’ambiente. L’attenzione si è concentrata sul percorso di riconoscimento che ha reso la sociologia dell’ambiente una branca autonoma e sul percorso teorico-concettuale che ha caratterizzato la profonda spaccatura paradigmatica proposta da Catton e Dunlap, che hanno introdotto nel dibattito sociologico il Nuovo Paradigma Ecologico, prendendo le distanze dalla tradizionale visione antropocentrica della sociologia classica. Vengono poi presentate due delle più influenti prospettive teoriche della disciplina, quella del Treadmill of Production e la più attuale teoria della modernizzazione ecologica. La visione che viene adottata nel lavoro di tesi è quella proposta da Spaargaren, fautore della teoria della modernizzazione ecologica, secondo il quale la sociologia dell’ambiente può essere collocata in uno spazio intermedio che sta tra le scienze ambientali e la sociologia generale, evidenziando una vocazione interdisciplinare richiamata anche dal dibattito odierno sulla sostenibilità. Ma le evidenze empiriche progressivamente scaturite dallo studio di questo movimento che si autodefinisce culturale ed ambientalista hanno richiesto una cornice teorica più ampia, quella della modernità riflessiva e della società del rischio, in grado di fornire categorie concettuali spendibili nella descrizione dei problemi ambientali e nell’indagine del mutamento socio-culturale e dei suoi attori. I riferimenti empirici dello studio sono tre specifiche realtà locali in Transizione: York in Transition per il Regno Unito, Monteveglio (Bo) e Scandiano (Re) in Transizione per l’Italia.

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Questo studio propone un'esplorazione dei nessi tra processi migratori ed esperienze di salute e malattia a partire da un'indagine sulle migrazioni provenienti dall'America latina in Emilia-Romagna. Contemporaneamente indaga i termini del dibattito sulla diffusione della Malattia di Chagas, “infezione tropicale dimenticata” endemica in America centro-meridionale che, grazie all'incremento dei flussi migratori transnazionali, viene oggi riconfigurata come 'emergente' in alcuni contesti di immigrazione. Attraverso i paradigmi teorico-metodologici disciplinari dell'antropologia medica, della salute globale e degli studi sulle migrazioni, si è inteso indagare la natura della relazione tra “dimenticanza” ed “emergenza” nelle politiche che caratterizzano il contesto migratorio europeo e italiano nello specifico. Si sono analizzate questioni vincolate alla legittimità degli attori coinvolti nella ridefinizione del fenomeno in ambito pubblico; alle visioni che informano le strategie sanitarie di presa in carico dell'infezione; alle possibili ricadute di tali visioni nelle pratiche di cura. Parte della ricerca si è realizzata all'interno del reparto ospedaliero ove è stato implementato il primo servizio di diagnosi e trattamento per l'infezione in Emilia-Romagna. È stata pertanto realizzata una etnografia fuori/dentro al servizio, coinvolgendo i principali soggetti del campo di indagine -immigrati latinoamericani e operatori sanitari-, con lo scopo di cogliere visioni, logiche e pratiche a partire da un'analisi della legislazione che regola l'accesso al servizio sanitario pubblico in Italia. Attraverso la raccolta di narrazioni biografiche, lo studio ha contribuito a far luce su peculiari percorsi migratori e di vita nel contesto locale; ha permesso di riflettere sulla validità di categorie come quella di “latinoamericano” utilizzata dalla comunità scientifica in stretta correlazione con il Chagas; ha riconfigurato il senso di un approccio attento alle connotazioni culturali all'interno di un più ampio ripensamento delle forme di inclusione e di partecipazione finalizzate a dare asilo ai bisogni sanitari maggiormente percepiti e alle esperienze soggettive di malattia.

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Attraverso un excursus storico, teorico e metodologico, questa tesi di dottorato analizza la nascita, gli sviluppi e l’attuale dimensione costitutivo-identitaria dei Performance Studies, un ambito di ricerca accademica che, nato negli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta, ha sempre palesato una natura restia nei confronti di qualunque tentativo definitorio. Se i Performance Studies concepiscono la performance sia come oggetto d’analisi sia come lente metodologica, e se, come evidenziato da Richard Schechner, praticamente tutto può essere “elevato a performance” e quindi indagato secondo le categorie analitiche di questa disciplina, ecco allora che, con uno slittamento transitivo e “meta-metodologico”, questa ricerca dottorale ha scelto come proprio oggetto di studio i Performance Studies stessi, osservandoli “as performance” e avvalendosi degli strumenti metodologici suggeriti dal suo stesso oggetto d’analisi. Questo lavoro indaga come l’oggetto di studio dei Performance Studies sia, seguendo la teoria schechneriana, il “behaved behavior”, e dunque come di conseguenza, il repertorio, prima ancora che l’archivio, possa essere considerato il fedele custode delle “pratiche incorporate”. Soffermandosi su esempi di “reenactment” performativo come quelli messi in atto da Marina Abramović e Clifford Owens, così come sui tentativi condotti dalla sezione dell’Intangible Cultural Heritage dell’UNESCO, suggerisce validi esempi di “archiviazione” della performance. L’elaborato prende poi in esame casi che esemplificano la proficua identificazione tra “studiare performance” e “fare performance”, sottolinea il ruolo cruciale e imprenscindibile determinato dal lavoro di ricerca sul campo inteso come “osservazione partecipante”, ed evidenzia il costante coinvolgimento sociale e politico assunto dai Performance Studies. Questa dissertazione affronta e supporta l’efficacia dei Performance Studies nel proporsi come uno strumento innovativo in grado di analizzare un mondo sempre più performativo nelle sue dinamiche. La loro natura tanto interdisciplinare quanto interculturale sembra farne una lente adeguata attraverso cui promuovere livelli diversi di performance dialogica tra culture localmente distinte ma globalmente assimilabili.

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Il presente lavoro intende analizzare il tema del turista lento che nell’ultimo decennio si è diffuso nel dibattito scientifico e culturale connesso al tema della sostenibilità e della qualità della vita e nel contesto dell’approccio teorico strutturato intorno alle nuove tendenze dello Slow Tourism. In una prima parte la tesi delinea il framework della sostenibilità con particolare attenzione al recente dibattito in corso sulla “decrescita” e l’“a-crescita” come concetti alternativi al paradigma della crescita. Successivamente viene evidenziato il modo in cui le idee di base ed i principi dello sviluppo sostenibile sono stati applicati al turismo e indagato il legame tra sostenibilità e responsabilità e come questo configura l’emergere di un turismo “responsustable”. In tale contesto viene analizzata la relazione tra turismo e lentezza in cui a filosofia slow non deve essere interpretata come un fenomeno del momento o un innovativo prodotto turistico, ma come una filosofia di vita, un movimento sociale e globale che negli ultimi anni ha caratterizzato i diversi ambiti socio-economici delle comunità locali. Successivamente attraverso una review della letteratura nazionale ed internazionale sul tema, la pluralità di prospettive teoriche vengono sistematizzate in tre ipotesi di lettura riconducibili a tre paradigmi: sostenibilità- slow tourism- territorio; benessere – slow tourism – qualità della vita; esperienza – slow tourism – consumo. Nella seconda parte del lavoro viene presentata l’indagine empirica a partire dall’analisi di contesto del territorio in cui si è svolta l’attività di ricerca, i nove comuni del Comprensorio Turistico della Valnerina in Umbria, con particolare riferimento all’analisi dell’offerta e della domanda turistica. Successivamente sono presentati i risultati di un questionario somministrato a 620 turisti attraverso il quale viene analizzato il profilo motivazionale, le esperienze di fruizione turistica e la percezione della qualità territoriale da parte del turista e delineato il profilo del turista slow in Valnerina.

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With more than five hundred entries, Encyclopedia of Interpersonal Violence defines key terms and provides information about legislation, public policy, theoretical perspectives, and programs dedicated to assisting victims and raising awareness of these devastating social problems. Encyclopedia of Interpersonal Violence features nine pages of material with entries that cover anti-gay gender motivated, racially motivated, and religiously motivated crimes as well as information about the criminal justice response and legislation.

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Parents and children, starting at very young ages, discuss religious and spiritual issues¿where we come from, what happens to us after we die, is there a God, and so on. Unfortunately, few studies have analyzed the content and structure of parent-child conversation about religion and spirituality (Boyatzis & Janicki, 2003; Dollahite & Thatcher, 2009), and most studies have relied on self-report with no direct observation. The current study examined mother-child (M-C) spiritual discourse to learn about its content, structure, and frequency through a survey inventory in combination with direct video observation using a novel structured task. We also analyzed how mothers¿ religiosity along several major dimensions related to their communication behaviors within both methods. Mothers (N = 39, M age = 40) of children aged 3-12 completed a survey packet on M-C spiritual discourse and standard measures of mothers¿ religious fundamentalism, intrinsic religiosity, sanctification of parenting (how much the mother saw herself as doing God¿s work as a parent), and a new measure of parental openness to children¿s spirituality. Then, in a structured task in our lab, mothers (N = 33) and children (M age = 7.33) watched a short film or read a short book that explored death in an age-appropriate manner and then engaged in a videotaped conversation about the movie or book and their religious or spiritual beliefs. Frequency of M-C spiritual discourse was positively related to mothers¿ religious fundamentalism (r = .71, p = .00), intrinsic religiosity (r = .77, p = .00), and sanctification of parenting (r = .79, p = .00), but, surprisingly, was inversely related to mothers¿ v openness to child¿s spirituality (r = -.52, p = .00). Survey data showed that the two most common topics discussed were God (once a week) and religion as it relates to moral issues (once a week). According to mothers their children¿s most common method of initiating spiritual discourse was to repeat what he or she has heard parents or family say about religious issues (M = 2.97; once a week); mothers¿ most common method was to describe their own religious/spiritual beliefs (M = 2.92). Spiritual discourse most commonly occurred either at bedtime or mealtime as reported by 26% of mothers, with the most common triggers reported as daily routine/random thoughts (once a week) and observations of nature (once a week). Mothers¿ most important goals for spiritual discourse were to let their children know that they love them (M = 3.72; very important) and to help them become a good and moral person (M = 3.67; very important). A regression model showed that significant variance in frequency of mother-child spiritual discourse (R2 = .84, p = .00) was predicted by the mothers¿ importance of goals during discourse (ß = 0.46, p = .00), frequency that the mother¿s spirituality was deepened through spiritual discourse (ß = 0.39, p = .00), and the mother¿s fundamentalism (ß = 0.20, p = .05). In a separate regression, the mother¿s comfort in the structured task (ß = 0.70, p = .00), and the number of open-ended questions she asked (ß = -0.26, p = .03) predicted the reciprocity between mother and child (R2 = .62, p = .00). In addition, the mother¿s age (ß = 0.22, p = .059) and comfort during the task (ß = 0.73, p = .00) predicted the child¿s engagement within the structured task. Other findings and theoretical and methodological implications will be discussed.

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Sozialbiographische Überlegungen und die Lebensverlaufsperspektive tragen zu einem Fortschritt in der Inkonsistenzforschung bei. Wichtige theoretische und methodische Voraussetzungen sind dabei die Berücksichtigung der Dynamik von Statusinkonsistenz und die Kontrolle der Zeitabhängigkeit von Statuslagen. Dadurch wird es möglich, Entstehen, Verschwinden, Dauer und Folgen von Statusinkonsistenz detailliert zu untersuchen. Die empirischen Befunde des Artikels zeigen, daß die Verortung von Individuen in einer Statushierarchie im Lebenslauf zunehmend mit vergleichbaren Plazierungen in anderen Statusdimensionen übereinstimmt. Dies verstärkt sich in der Abfolge von Geburtskohorten; ferner finden sich eher Frauen als Männer in ungünstigen statusinkonsistenten Lagen. Schließlich hat Statusinkonsistenz deutliche Auswirkungen auf berufliche Mobilität von Männern. Eine ungünstige Statuslage 'erzwingt' Mobilität, wenn, gemessen an der Bildung, unerwartete Statusverluste ausgeglichen werden sollen. Männer mit unerwarteten Statusgewinnen versuchen dagegen, ihre vorteilhafte Statuslage abzusichern, und sind eher immobil.

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Desde un enfoque constructivista del espacio urbano como producto social, en el presente artículo presentamos algunos aspectos teóricos y metodológicos para el análisis de las representaciones geosociales y la identidad urbana para luego investigar a partir de una selección de mapas mentales la imagen espacial que los hablantes expresan a través de las variedades lingüísticas que distinguen, estilizan y ubican en su cartografía mental de la ciudad. Se trata de un primer acercamiento a un corpus recopilado en 2013, que permite observar, por un lado, que la percepción del espacio urbano está basada en la fuerte identificación de los porteños con los barrios de la ciudad y, por otro lado, que existe en el imaginario colectivo una dicotomía norte-sur estilizada que se refleja tanto en lo social, lo espacial y lo lingüístico.

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Should a firm stay focused or should it rather adopt a broader strategic perspective? This dissertation summarizes and extends the existing knowledge base on entrepreneurial, market, and learning orientation. Building on multiple theoretical perspectives, empirical evidence from prior studies, as well as on survey and archival data collected in two economic contexts, performance effects from individual orientations, their dimensions and combinations are explored. Results reveal that the three strategic orientations are highly interrelated and that their relationship to firm performance is more complex than previously assumed.

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Hinduism Today is a quarterly magazine that appears in roughly 15.000 copies, shipped to nearly 60 countries worldwide. The majority of readers are Hindus in diverse diaspora countries, mainly Singapur, Malaysia, Mauritius, Trinidad und the USA. Its editors are monks of Kauai Adheenam, belonging to the Śaiva Siddhānta Church, situated in Kauai, Hawai’i, USA. One of the magazine’s declared goals is to foster global Hindu solidarity and educate Hindus worldwide about their religion. In this paper, I want to take a look at the history of this magazine in connection with the Śaiva Siddhānta Church, and at the development of the expressed aims behind its publication. For this, I draw on fieldwork done in Kauai in January, 2014. After a brief introduction to some theoretical and methodological preliminaries of my work, I shall, give an overview of the history of the Śaiva Siddhānta Church, founded by Satguru Sivaya Subramuniyaswami. Following this, I will deal in more detail with the origins and development of the magazine and the websites connected with it. I will focus especially on the role the magazine was intended to play for global Hindu diasporas. A fourth chapter will analyze the modes of definition employed in order to depict Hinduism as a unified global religion. In conclusion, I shall briefly reflect upon the specific agenda of “Global Hinduism” and the strategies of positioning as followed by the publishers of Hinduism Today.

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Hinduism Today is a quarterly magazine that appears in roughly 15.000 copies, shipped to nearly 60 countries worldwide. The majority of readers are Hindus in diverse diaspora countries, mainly Singapur, Malaysia, Mauritius, Trinidad und the USA. Its editors are monks of Kauai Adheenam, belonging to the Śaiva Siddhānta Church, situated in Kauai, Hawai’i, USA. One of the magazine’s declared goals is to foster global Hindu solidarity and educate Hindus worldwide about their religion. In this paper, I want to take a look at the history of this magazine in connection with the Śaiva Siddhānta Church, and at the development of the expressed aims behind its publication. For this, I draw on fieldwork done in Kauai in January, 2014. After a brief introduction to some theoretical and methodological preliminaries of my work, I shall, give an overview of the history of the Śaiva Siddhānta Church, founded by Satguru Sivaya Subramuniyaswami. Following this, I will deal in more detail with the origins and development of the magazine and the websites connected with it. I will focus especially on the role the magazine was intended to play for global Hindu diasporas. A fourth chapter will analyze the modes of definition employed in order to depict Hinduism as a unified global religion. In conclusion, I shall briefly reflect upon the specific agenda of “Global Hinduism” and the strategies of positioning as followed by the publishers of Hinduism Today.

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The editors of Strategy as Practice, Johnson, Langley, Melin and Whittington, illustrate theoretical perspectives and alternative methodologies of 'strategy as practice' research by reflecting and commenting on selected 'classic' research papers such as Buergi, Jacobs and Roos' "From metaphor to practice in the crafting of strategy". Their paper explores how the link between the hand and the mind might be exploited in the making of strategy. Using Mintzberg's image of a potter, Buergi et al. develop a three-level theoretical schema, progressing from the physiological to the psychological to the social to trace the consequences of the hand-mind link. They discuss their model in view of an indicative case of managers from a large telecommunications firm experimenting with a process for strategy making in which they actively use their hands to construct representations of their organization and its environment.

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A review of existing literature revealed at least two distinct theoretical perspectives or schools of thought which are troubled by problems of the lack of participation in the workplace: Jurgen Habermas' ideal of communicative rationality (1984; 1987); and the field of workplace democracy. Whereas Habermas' ideal of communicative rationality establishes communication as necessary to attain a democratic workplace, the ideal of workplace democracy focuses on a participatory ideal in which conditions of open participation must be fulfilled in order to attain a democratic workplace. This study compared the strengths and weaknesses of the conditions proposed by Habermas with the strengths and weaknesses of the conditions selected to represent the workplace democracy ideal. Two incidents were selected for analysis which occurred within a period of one year within one large healthcare organization. The author was present as a participant-observer to assess these incidents. Each of the conditions for the ideal of communicative rationality and for the workplace democracy ideal was systematically applied to both incidents selected for analysis. The results of the analysis suggested that application of Habermas' theory provided more insight into potential distortions in communication than did the conditions selected to represent workplace democracy. Although the conditions of both models were frequently complementary and even overlapping at times, application of each theory to the same incident produced distinctly different results. ^