993 resultados para Olografia, Ologramma, Luce, Interferenza


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Changhen ge 长恨歌 (1995) è il capolavoro dell’autrice contemporanea Wang Anyi, e segue una ragazza di Shanghai, Wang Qiyao, da studentessa fino alla morte prematura, in una continua lotta per restare a galla in una società in costante cambiamento. Il romanzo copre un arco temporale di quasi quarant’anni, sfiorando a malapena alcuni degli eventi più monumentali della storia moderna cinese. Dopo essersi aggiudicato numerosi riconoscimenti, ad anni dalla sua uscita, Changhen ge guadagna finalmente notorietà a livello internazionale grazie alla pubblicazione di diverse traduzioni; tra queste, l’inglese Song of Everlasting Sorrow (2008), e l’italiana La canzone dell’eterno rimpianto (2011). Attraverso un’analisi contrastiva delle due traduzioni, l’obiettivo dell’elaborato è osservare e rilevare, se presenti, eventuali differenze sistematiche nell’approccio alla traduzione di narrativa cinese. Nello specifico, lo studio punta a far luce su possibili tendenze strategiche nella traduzione dal cinese in inglese e in italiano e confrontarle. Al fine dell’analisi, sono stati selezionati due capitoli di Changhen ge in base alle loro caratteristiche testuali e stilistiche e al loro contenuto. A seguito di una lettura approfondita dei tre testi alla ricerca di caratteristiche testuali e differenze, l’analisi si è concentrata su diverse aree di interesse, spaziando da strategie e tendenze traduttive più superficiali a elementi e aspetti più culturo-specifici, nonché alcune peculiarità linguistiche e discorsive del cinese. Da un lato, l’analisi contrastiva ha evidenziato varie differenze tra i due approcci traduttivi, specialmente per ciò che concerne tendenze deformanti a livello strutturale, testuale e coesivo. D’altra parte, tuttavia, sono emerse molte similarità nell’osservazione delle strategie impiegate per elementi culturo-specifici e alcuni aspetti linguistici e discorsivi.

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Negli ultimi decenni i polimeri coniugati, grazie alla loro peculiarità di essere dei semiconduttori organici, hanno attirato l’attenzione della ricerca scientifica, e tra questi composti rientrano i politiofeni. Versatilità, robustezza chimica strutturale e fluorescenza sono alcune delle proprietà che caratterizzano tali composti e che hanno permesso di esplorare nuovi materiali da un punto di vista scientifico e tecnologico. Recentemente molto interessanti sono risultate essere le nanoparticelle politiofeniche poiché permettono di modulare le proprietà chimico-fisiche dei relativi polimeri, ampliandone le potenzialità a trovare applicazione in molteplici dispositivi elettronici, tra cui le celle solari (CS) organiche. Infatti, molto attivo è l’interesse della comunità scientifica per ottimizzare questi dispositivi ricercando nuovi prodotti che soddisfino diversi requisiti, come riduzione dell’impatto ambientale, la facilità di preparazione e compatibilità con substrati flessibili. In tale contesto, uno degli obiettivi della ricerca attualmente si focalizza sulla preparazione di nuovi accettori da usare in CS organiche alternativi ai derivati fullerenici, i quali presentano diversi svantaggi. Alla luce dei più recenti risultati si è visto che i politiofeni push-pull, caratterizzati dall’alternanza di gruppi accettori (A) e gruppi donatori (D), hanno una notevole potenzialità a rimpiazzare tali materiali e ad essere usati come accettori non-fullerenici. Infatti, questi hanno permesso di ottenere buoni risultati in termini di conversioni ed efficienze delle celle fotovoltaiche. Lo scopo di questo lavoro di tesi è sintetizzare sei nuovi polimeri a base tiofenica (quattro con sequenza A-D e due con sequenza A-A) per studiarne le possibili applicazioni come materiali accettori non-fullerenici e la loro organizzazione in strutture ordinate di nanoparticelle.

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Il titolo della tesi mette in luce uno dei problemi che Palermo deve affrontare dall'imminente secondo dopoguerra: il rapporto tra il mare e la città. Il mare a Palermo non si vede, non se ne percepisce il rumore e l'odore. Tutto il litorale palermitano si trova costellato di edificazioni abusive e di muri che ne nascondono la vista. Il mare, oggi, viene percepito solo come un limite oltre il quale l'espansione edilizia non è riuscita a spingersi. Tutto l'area tra la città costruita e la battigia diventa così uno spazio residuale; uno spazio di nessuno o di abitanti abusivi stagionali. La Palermo degli anni 50, molto colpita dai bombardamenti, viene ricostruita da zero e le macerie delle case distrutte vengono riversate lungo tutta la costa sud. Questi detriti hanno portato alla trasformazione orografica e sociale del litorale con la formazione di 3 promontori: detti i "mammelloni", che hanno sostituito il precedente lungomare, sabbioso e balneare. Con il passare degli anni questi promontori sono diventati luoghi di terzo paesaggio, in conflitto tra la natura che cerca di riappropriarsene e il singolo che trova legittimo buttare ciò che non gli serve più, come se questo fosse il tappeto sotto cui si accumula tutta la polvere della città. Uno spazio sotto al quale sono presenti ricordi di un periodo difficile: la guerra. Il nostro progetto vede la strada come il filo della collana che terrà insieme tutte le perle: una serie di fatti urbani che si sviluppano fra i "mammelloni" e le aree costiere. La strada in questione è via Messina Marine, l'antico collegamento tra Palermo e Messina. Questo intervento vuole essere un punto di partenza dove poter ricominciare a vivere il mare. Il mare deve tornare ad essere il centro della vita cittadina e turistica essendo, da sempre, il fulcro della realtà economica e sociale di Palermo. Città e il mare devono tornare ad essere una cosa sola.

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La stesura del seguente elaborato di tesi è avvenuta simultaneamente all’inizio di un progetto Lean presso il plant produttivo, situato a Crevalcore (Bo), di Fonderie di Montorso Spa, azienda produttrice di getti in ghisa. Lo scopo del seguente elaborato è di descrivere l’implementazione di un progetto Lean in uno dei settori più antichi esistenti. Negli ultimi decenni, si è sentito molto parlare di Lean production in settori come quello dell’automotive ma, raramente, si sente parlare di lean thinking o kaizen in settori metalmeccanici. I processi produttivi tipici di una fonderia, infatti, sono difficilmente prevedibili e controllabili come può essere un processo di assemblaggio di componenti. Trasferire, dunque, un sistema di gestione della produzione, il Toyota Production System, nato in una linea di assemblaggio, in un settore con una grande quantità di vincoli di progettazione e produzione, è una sfida, una sfida necessaria per rispondere ad una situazione di estrema variabilità della domanda, in cui il mercato richiede i prodotti in maniera rapida e puntuale. Per rimanere, dunque, competitivi è necessario un cambiamento radicale, una rivisitazione di tutti i processi aziendali partendo dall’arrivo dell’ordine, alla spedizione dello stesso. Alla luce di ciò, nel corso della trattazione, sono state svolte analisi al fine di ridurre il Lead time di partenza da 18 a 4 settimane, ponendo molta attenzione al coinvolgimento delle persone, il vero motore del cambiamento. Le parole cardine di questo elaborato sono: standardizzazione dei processi, eliminazione dei colli di bottiglia, aumento della comunicazione tra le funzioni aziendali, prioritizzazione dei clienti e per ultimo, ma non per importanza, la valorizzazione del gemba.

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L’argomento cardine dello studio in parola, inerisce al contesto culturale venutosi a creare a partire dagli anni Sessanta nella città di Bologna, da tempo amministrata da una giunta di sinistra. L’intento della ricerca ha dunque privilegiato un’indagine – sia generale, sia di dettaglio – in grado di restituire, nel modo più verosimile possibile, il peculiare “scenario felsineo” del dopoguerra a livello sociale, culturale, artistico, intellettuale e politico: modello ed espressione del buongoverno partecipativo. Da qui, l’esposizione degli eventi si proporrà di verificare il paradigmatico “Piano PEEP Centro Storico”, mettendone in luce la genesi culturale e le strategie mediatiche e comunicative predisposte per la sua promozione. A circa cinquant’anni dall’adozione del Piano (1973) – a parere di chi scrive – sembrava più utile (e, senza dubbio, più avvincente) focalizzare l’attenzione non sulle modalità “progettuali” e “attuative” applicate ai comparti del centro da risanare (attività già descritta ampiamente dalla storiografia), ma sull'ambito culturale bolognese nel quale esso è nato e del quale è divenuto esempio tra i più noti; in particolare, sulle persone che abitarono e amministrarono la città nei venti anni indagati: 1960-1980. Un’attenta verifica d’archivio, ha permesso inoltre – tramite la consultazione delle molte riviste pubblicate dall'amministrazione comunale – di prendere contezza delle innumerevoli iniziative artistiche organizzate a Bologna nel periodo storico analizzato, a riprova del fatto che in città, l’indicatore “qualità della vita” non potesse mai prescindere da una tangibile testimonianza di “cultura”. Di fatto, il “sedimento culturale” sarà ricercato ovunque dai nostri protagonisti – nelle aree antropizzate e in quelle naturali – nel tentativo di documentare le “tracce degli uomini” come bene inestimabile e inalienabile.

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Lo scopo di questa tesi vuole essere di dimostrare come Chantal Akerman abbia risposto concretamente all’appello di Laura Mulvey e delle altre teoriche della FFT per un contro-cinema femminile e lo abbia fatto principalmente attraverso tre strategie: la pratica di un cinema sperimentale e in particolare strutturale/minimalista di stampo newyorkese; la riscrittura di codici narrativi della Nouvelle Vague francese; l’espressione dei contenuti della teoria femminista e soprattutto di pensatrici come Hélène Cixous e Luce Irigaray.

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La città di Ivrea è conosciuta principalmente come il luogo di nascita del pensiero olivettiano e come punto di partenza della sua produzione, che per anni ha dominato il mercato nell’ambito tecnologico. Tutte le ideologie introdotte prima da Camillo Olivetti e, successivamente, riprese dal figlio Adriano, trovano la loro origine e sperimentazione nella crescita della città. Infatti, il suo sviluppo urbanistico ha visto la sua massima espansione nel XX secolo, diventando un punto d’incontro degli architetti razionalisti di quegli anni, che lasciarono qui alcune tra le più importanti costruzioni del modernismo e del razionalismo italiano. Eppure, non ci fu solo Olivetti: il merito dell’evoluzione della città dipese anche da altre realtà industriali e aziendali più piccole, che difficilmente vengono ricordate, viste e che, spesso sono state anche rase al suolo per dare spazio ad altre costruzioni contemporanee. Infatti, Ivrea prima di essere “città industriale del XX secolo” era conosciuta come “città del tessile”, proprio grazie alla presenza di due importanti industrie del settore: la Soie de Chatillon e la Manifattura Rossari & Varzi. L’idea progettuale nasce, quindi, dall’intento di voler riportare alla luce lo stabilimento della Manifattura Rossari & Varzi, che non solo oggi è dimenticato, ma che nasconde al suo interno una parte della storia medievale della città, il Bastion Verde. L’intervento mira a cogliere le potenzialità del luogo, non solo concentrandosi su questa realtà industriale in maniera puntuale, ma inserendola all’interno di un sistema di collegamento tra il centro storico e la sponda a sud della Dora Baltea, in modo da colmare alcune lacune attualmente presenti che non lo rendono funzionale alla città.

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L’elaborato sperimentale è stato condotto in un giovane vigneto di Grechetto Gentile in fase di allevamento, presso il Faro Agroecologico Cantina Bulzaga (Brisighella, RA), un’azienda biologica che adotta strategie di gestione agroecologiche. Il lavoro ha messo in luce i molteplici vantaggi della gestione agroecologica in un contesto pedoclimatico caratterizzato dalla scarsità di risorse idriche, accentuata dai cambiamenti climatici. I riscontri sperimentali hanno fatto emergere quanto sia importante il ricorso a specifiche consociazioni, incentrate sulla biodiversità funzionale, per la creazione di ecosistemi resilienti ai cambiamenti climatici e il miglioramento dell’acquisizione delle risorse naturali dal suolo. La presenza di trifoglio brachicalicino (leguminosa annuale autoriseminante) lungo il filare ha determinato un significativo aumento della produzione e della crescita vegetativa delle giovani viti. Gli effetti riscontrati sono riconducibili alla maggiore disponibilità di azoto nel suolo e al miglioramento dello stato idrico, un aspetto già evidenziato in vigneti adulti. Un altro importante risultato emerso dal lavoro di tesi è la polifunzionalità del Faro Agroecologico, che ha suscitato molto fascino e curiosità in viticoltori, studenti e cittadini, offrendo un forte impulso all’enoturismo local,e attratto anche dalla biodiversità vegetale, animale ed enologica che distingue con originalità questo Faro della Romagna.

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La tesi presenta un’analisi storico-concettuale del concetto di emancipazione in Francia tra la Rivoluzione francese e gli anni Quaranta dell’Ottocento a partire dalla centralità delle donne nel processo rivoluzionario e dal problema del potere paterno e dell’ordine della famiglia. Da questa prospettiva viene ricostruito il momento di affermazione del significato moderno del concetto: prima con l’Illuminismo e poi con la Rivoluzione francese si determina un progressivo allargamento semantico che farà posto a significati politico-sociali inediti e a una serie di soggetti imprevisti. La Rivoluzione presenta infatti sulla scena un soggetto collettivo, già maturo, che dà forma all’emancipazione rivoluzionaria. Quest’ultima richiede una specifica scienza in grado di arginare i suoi effetti politici più pericolosi senza tradirne le premesse formali. A questo risponde l’Idéologie come scienza sociale sul finire della Rivoluzione. Se le donne in questi anni si mobilitano a partire dall’emancipazione rivoluzionaria, esse rappresentano al tempo stesso un problema fondamentale per l’ordine rivoluzionario come mostra il dibattito sul potere paterno che fa luce sul passaggio, fondamentale per il concetto di emancipazione, dal potere di emancipare del padre a quello dello Stato emancipatore. Gli esiti di questo dibattito si trovano nel Codice civile e nella sua emancipazione codificata, che definisce i confini giuridici e formali dell’emancipazione rivoluzionaria e le sue gerarchie. In seguito, la tesi ricostruisce le trasformazioni del concetto all’indomani della Rivoluzione nella dottrina di Saint-Simon e dei suoi allievi. Questa sarà all’origine del discorso che si sviluppa in Francia tra gli anni Trenta e Quaranta sul problema dell’emancipazione della donna che trova espressione negli scritti delle donne saint-simoniane. La tesi si ferma alle porte degli anni Quaranta quando l’emancipazione nel suo significato moderno si stabilizza e diventa un vero e proprio concetto di movimento, espressione di processi di emancipazione che si erano preparati negli anni precedenti.

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Il presente lavoro di ricerca ha ad oggetto i profili fiscali IVA dei servizi di investimento, in ambito sia europeo che nazionale, prestati dalle banche, dalle Sim e da consulenti/società di consulenza finanziaria nei confronti della clientela al dettaglio. Ciò al fine di individuarne il corretto trattamento fiscale nonché le possibili soluzioni agli interrogativi che ancora oggi rimangono aperti, anche alla luce delle indicazioni fornite nel tempo dalla Corte di Giustizia europea. Constatata la profonda differenza esistente tra la classificazione MiFID dei servizi di investimento e quella fiscale delle operazioni finanziarie, oltre alla mancanza di coordinamento tra le relative normative europee, che non si incontrano neanche nell’attività ermeneutica della Corte di giustizia, si è cercato di interpretare la Direttiva IVA alla luce della normativa di settore (MIFID). L’analisi della Direttiva IVA e, più in particolare, del trattamento da essa riservato alle operazioni finanziarie è stata, quindi, svolta cercando di ricondurre queste ultime ai (singoli) servizi di investimento (e, quindi, alla Direttiva MiFID) al fine di tracciare un collegamento che né il legislatore comunitario né la CGE hanno individuato. È, tuttavia, apparso evidente come l’intero sistema dell’IVA, con particolare riferimento alle operazioni finanziarie, si sia ormai consolidato sulle interpretazioni della Corte di giustizia le quali hanno mostrato una elevata resilienza intrinseca. È, pertanto, auspicabile un intervento legislativo, a livello comunitario, finalizzato a rimettere mano alla Direttiva IVA al fine di fornire criteri più chiari e stringenti per l’applicazione delle disposizioni in essa contenute, con particolare riferimento a quelle relative alle operazioni finanziarie.

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La ricerca ha ad oggetto lo studio dell’evoluzione del ruolo del Presidente del Consiglio dei ministri all’interno delle dinamiche di funzionamento della forma di governo italiana. Difatti, la ricostruzione sistematica di tale figura sembra essere rimasta sempre in secondo piano rispetto alle complesse analisi riguardanti la forma di governo parlamentare. Dal totale silenzio dello Statuto albertino sul punto, agli svariati tentativi non sempre riusciti nel periodo statutario di disciplinare le competenze presidenziali con atti normativi, alle “fumose” parole dell’articolo 95 della Costituzione, che hanno lasciato coesistere interpretazioni divergenti sulla collocazione del Presidente del Consiglio all’interno della compagine governativa, sino alla tardiva attuazione del disposto costituzionale con la legge n. 400/88, con grande difficoltà tale figura è riuscita ad avere un riconoscimento espresso e stabile delle proprie attribuzioni costituzionali. Il lavoro di ricerca, pertanto, si propone di ricostruire il “ruolo” costituzionale di tale figura soprattutto alla luce delle recenti evoluzioni che hanno caratterizzato la forma di governo nazionale. Ponendo al centro l’analisi di tali fenomeni, il lavoro si sviluppa seguendo tre direttrici evidenziate dalla tre parti in cui esso si divide: un’analisi storico-evolutiva; un’analisi orizzontale e “di sistema” dell’impianto organizzativo dell’esecutivo e del suo vertice e un’analisi concreta di due “casi di studio”. La finalità della ricerca è quella di proporre una lettura del ruolo costituzionale del Presidente del Consiglio in una chiave più estesa: non limitato esclusivamente al coordinamento e alla direzione dell’attività endogovernativa, declinata principalmente nel campo normativo, ma che ricomprende anche il coordinamento delle politiche pubbliche di governo e funzionale allo svolgimento di un coordinamento “inter-istituzionale” e “di sistema”, che coinvolge le diverse strutture governative, il Parlamento e i diversi livelli di governo, anche sovranazionale.

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L’aumento dei flussi migratori in diversi paesi europei e la diffusione della globalizzazione su scala mondiale hanno determinato lo sviluppo di società multilingue e multiculturali tra cui quella italiana, che negli ultimi decenni si è rapidamente trasformata in una società “super-diversa”. Questi cambiamenti sociali hanno determinato una svolta anche nella ricerca in ambito sociolinguistico, che descrive e analizza la flessibilità delle pratiche comunicative determinate dalla mobilità e che ha adottato il termine translanguaging per riferirsi all’uso flessibile e dinamico dell’intero repertorio linguistico di un parlante, che include sia elementi verbali che non verbali. Questo progetto di ricerca si propone di esplorare le pratiche di translanguaging della comunità migrante di Cesena (Italia) e di indagare le percezioni dei parlanti in relazione alle loro pratiche e identità multilingue. Attraverso l’analisi qualitativa di interazioni spontanee tra i parlanti ed interviste semi-strutturate, i risultati dell’analisi da un lato evidenziano la flessibilità delle pratiche comunicative dei parlanti multilingue e la spontaneità con cui queste avvengono nella loro quotidianità, dall’altro mettono in luce la connotazione negativa che i parlanti attribuiscono alle proprie pratiche di translanguaging, rivelando l’influenza dell’ideologia del monolinguismo.

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La tesi analizza il criterio di responsabilità civile fondato sull'esercizio di attività pericolose (art. 2050 c.c.), proponendone un inquadramento all'interno del campo della responsabilità oggettiva. Viene dunque approfondito, in quest'ottica, il problema del contenuto della prova liberatoria. Anche alla luce del confronto con altri ordinamenti giuridici, poi, l'elaborato si sofferma sulla indefinita nozione di pericolosità e sulle possibili strade per circoscriverla. Nell'ultima parte della tesi, ci si intrattiene sulle interferenze tra responsabilità civile disciplinata a livello comunitario (in particolare quella per danni cagionati da prodotti difettosi) e criterio di imputazione fondato sul pericolo. Tale ampia disamina consente infine di affrontare il problema della regolazione dei rischi di danno implicati dallo sviluppo delle tecniche di Intelligenza artificiale. Lo scopo è quello di contribuire al dibattito che è in corso presso la dottrina e presso le Istituzioni dell'Unione europea, dal punto di osservazione del modello nazionale delle "attività pericolose".

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Questo progetto di ricerca si pone l'obiettivo di gettare luce sul commercio delle spezie nel Medioevo, a partire dai preziosi dati contenuti nei registri del dazio di Bologna (1388-1448), nei quali venivano raccolti tutti i prodotti afferenti al cosiddetto "dazio della mercanzia" che transitavano in città per poi proseguire il viaggio verso altre destinazioni. Nel Medioevo, Bologna rappresentava un importante snodo per collegare i principali empori del mare Adriatico (prima fra tutti Venezia) con i mercati della Toscana, come Firenze, Pisa e il suo sbocco marittimo, Porto Pisano, da cui le spezie salpavano in direzione di altre regioni europee, come la Francia, l'Inghilterra, la penisola iberica e le Fiandre. I quantitativi di spezie giornalieri, mensili, annuali e totali costituiscono un dato inedito ed inaspettato: infatti, un prodotto tradizionalmente descritto dalla storiografia come raro, prezioso e difficile da reperire, affluiva in realtà con sorprendente costanza e raggiungendo volumi molto elevati. Considerando che Bologna, nonostante la sua importanza nel panorama italiano, rappresentava pur sempre uno snodo "minore" nella complessa rete di circuiti commerciali su cui erano solite viaggiare le spezie (come le grandi rotte marittime, per esempio), questi quantitativi tanto elevati di spezie ci obbligano a riflettere su quanto detto sino ad ora sul commercio di questi prodotti nel Medioevo e a mettere i dati bolognesi a confronto con quelli provenienti da altre fonti. Affiancando al tradizionale metodo storiografico un approccio "empirico", che tenga conto delle caratteristiche materiali ed organolettiche delle spezie, nonché delle informazioni provenienti da un ampio numero di fonti – non necessariamente legate al periodo preso in esame – è possibile riaprire il dibattito attorno a questo tema, che ha ancora molto da offrire alla ricerca storico alimentare.

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L’elaborato affronta il tema della massiccia diffusione di disinformazione tramite internet sotto il profilo del diritto costituzionale, nell’ottica di indagare se le dimensioni del fenomeno richiedano l’elaborazione di principi e soluzioni nuove ovvero se i paradigmi costituzionali enucleati dalla tradizione costituzionalistica con riferimento alla libertà d’espressione forniscano gli strumenti sufficienti per un intervento efficace. In tale ottica, il lavoro premette una ricostruzione del fenomeno della disinformazione nel tentativo di individuare il perimetro socio-cognitivo e tecnologico entro cui la medesima prolifera, descrivendo gli elementi che distinguono l’informazione diffusa dai nuovi media rispetto a quella veicolata dai media mainstream. Ciò premesso, lo studio passa a delineare lo “statuto costituzionale” del falso, indagando la rilevanza che la menzogna assume sotto il profilo costituzionale nel suo rapporto con la libertà di manifestazione del pensiero negli ordinamenti interno, europeo e statunitense. L’analisi prosegue poi con l’esame delle politiche di contrasto alla disinformazione introdotte da singoli Stati (prevalentemente Germania, Francia e Italia), Unione europea, e piattaforme, con l’obiettivo di mettere in luce vantaggi e limiti dei modelli di eteroregolamentazione, coregolamentazione e autoregolamentazione. Da ultimo, l’elaborato scompone alcune delle azioni e misure passate in rassegna e le analizza con la lente d’ingrandimento della libertà di manifestazione del pensiero, ordinandone i contenuti secondo la specifica propensione a comprimere la libertà d’espressione. L’indagine si conclude con alcuni brevi spunti conclusivi che evidenziano l’esigenza, in base ai principi costituzionali analizzati, che eventuali interventi normativi siano se del caso volti alla regolazione delle piattaforme, ovvero dei “contenitori”, lasciano i contenuti al libero scambio delle idee.