109 resultados para Mosto


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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Pós-graduação em Microbiologia Agropecuária - FCAV

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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O conhecimento das práticas nutricionais é essencial para coordenar um bom programa alimentar ao animal; contudo, é necessário conhecer juntamente com as atividades e características específicas de cada animal, o funcionamento da fisiologia digestiva dos equinos, para adequar as suas necessidades e maximizar o aproveitamento dos nutrientes fornecidos. Entre os aditivos utilizados na produção animal, destacam-se os probióticos, os quais trazem beneficios à saúde do hospedeiro, não deixam resíduos nos produtos de origem animal e não promovem resistência às drogas. Estes contêm microrganismos e substâncias que propiciam o balanceamento microbiano intestinal adequado e contribuem efetivamente para a melhoria na absorção dos nutrientes pelo organismo animal. As leveduras têm sido administradas aos animais há centenas de anos seja na forma de mosto fermentado, subprodutos de fábricas e destilarias ou como produtos comerciais especialmente produzidos para alimentação animal. São microrganismos anaeróbios facultativos, o que significa que podem sobreviver e crescer, com ou sem oxigênio. Atualmente, foram conduzi das várias pesquisas demonstrando a importância do equilíbrio na microbiota intestinal, através de alimentação adequada, favorecendo o crescimento de uma microbiota benéfica, e assim melhorando o aproveitamento alimentar e desenvolvimento do animal.

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Il presente studio riguarda l’applicazione della metodologia Life Cycle Assessment (LCA) ad una bottiglia di Passito di Pantelleria, prodotta dall’Azienda vitivinicola “Donnafugata” localizzata nel comune di Marsala in Sicilia. L’obiettivo di tale studio consiste nel quantificare e valutare le prestazioni energetico-ambientali derivanti dall’intero ciclo di vita del processo produttivo, nonché le fasi di produzione che presentano il maggiore impatto. Lo studio è stato ulteriormente approfondito effettuando una comparazione tra la produzione della singola bottiglia di Passito nei diversi anni 2007, 2008 e 2009 con lo scopo di determinare quali tra questi risulta avere il maggiore impatto ambientale. Gli impatti ambientali di un’Azienda vitivinicola risultano avere la loro particolare importanza in quanto la produzione di vino è un processo di natura complessa. Di conseguenza tali impatti possono compromettere le componenti fondamentali del processo produttivo, a partire dalle uve coltivate in vigna fino ad arrivare in cantina, dove avviene la trasformazione dell’uva in mosto e la successiva fase di vinificazione che determina il prodotto finale messo in commercio. Proprio attraverso il fluire delle seguenti fasi di trasformazione, in che misura queste consumano energia e producono emissioni? È importante sottolineare che lo studio del ciclo di vita di un prodotto può essere considerato come un supporto fondamentale allo sviluppo di schemi di etichettatura ambientale attraverso i quali è possibile indirizzare il consumatore finale verso beni più rispettosi dell’ambiente e fornire informazioni chiare e trasparenti sulle prestazioni ambientali del prodotto stesso. Allo stesso tempo tale strumento può essere adoperato dall’azienda per fornire garanzia delle credenziali ambientali del prodotto acquisendo così un vantaggio competitivo rispetto alle aziende concorrenti. Infatti, nell’ambito delle politiche comunitarie di prodotto, una delle applicazioni più significative della valutazione del ciclo di vita si ha nella dichiarazione ambientale di prodotto o EPD (Environmental Product Declaration). L’EPD è uno schema di certificazione volontaria che rappresenta un marchio di qualità ecologica per i prodotti, permettendo di comunicare informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale degli stessi. Per essere convalidabili, le prestazioni ambientali presenti nelle EPD devono rispettare i requisiti stabiliti dal PCR- Product Category Rules, un documento nel quale sono presenti le regole per lo studio di una certa categoria di prodotto. Il presente lavoro può essere suddiviso in cinque step successivi. Il primo prevede la descrizione della metodologia LCA, adottata per la quantificazione dell’impatto ambientale, analizzandone singolarmente le quattro fasi principali che la caratterizzano; il secondo presenta la descrizione dell’Azienda vitivinicola e del Passito di Pantelleria, oggetto della valutazione, mettendo in evidenza anche le particolarità ambientali del territorio Pantesco in cui il prodotto prende vita; il terzo fornisce una descrizione delle caratteristiche principali dello strumento applicativo utilizzato per l’analisi, SimaPro nella versione 7.3; il quarto descrive le diverse attività di lavorazione svolte nel complesso processo di produzione della bottiglia di Passito, focalizzando l’attenzione sui componenti primari dell’oggetto di valutazione ed il quinto riguarda la descrizione dell’analisi LCA applicata alla singola bottiglia di Passito.

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La seguente tesi tratta di una sperimentazione condotta su uve Cabernet Franc vinificate secondo due diversi protocolli: (i) una fermentazione tradizionale/standard durante la quale la fermentazione alcolica (FA) precede la fermentazione malolattica (FML), (ii) ed una innovativa, definita “co-inoculo”, in cui i tempi delle due fermentazioni coincidono. Sui vini ottenuti dalle due prove sono state esaminate le caratteristiche fisico-chimiche e sensoriali. Nel corso delle analisi effettuate sono state riscontrate alcune differenze chimiche e sensoriali tra i due campioni “co-inoculo” e “testimone” in esame. Inoltre, con il metodo del co-inoculo la FML si è conclusa in anticipo rispetto al protocollo tradizionale di inoculo al termine della FA. Questo dato indica la possibilità di un guadagno sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista tecnico-pratico di gestione della cantina. Nel co-inoculo, la rapida conclusione della fermentazione malolattica è da attribuire alla popolazione batterica che, moltiplicatasi in un ambiente favorevole e ricco in nutrienti qual è il mosto, ha consentito una rapida cinetica di degradazione del malico.

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Lo vendemmia meccanica incontra ancora resistenze legate al timore di peggiorare la qualità del prodotto e di avere elevate perdite di raccolta. In questo contesto sono state effettuate quattro prove sperimentali, finalizzate a definire le interazioni macchina, pianta e prodotto raccolto e a valutare nuove possibilità di regolazione delle vendemmiatrici e di gestione del prodotto raccolto. Le prime due sono state realizzate con vendemmiatrici a scuotimento orizzontale e verticale. L’obiettivo è stato quello di individuare l’influenza della frequenza del battitore sull’efficienza di raccolta e sulla qualità del prodotto e di verificare il maltrattamento provocato dagli organi di intercettazione e trasporto della vendemmiatrice. I risultati hanno dimostrato l’importanza della corretta regolazione del battitore delle vendemmiatrici a scuotimento orizzontale che operano direttamente sulla fascia produttiva del vigneto. Questa regolazione risulta più semplice sulle macchine a scuotimento verticale che agiscono indirettamente sui fili di sostegno delle doppie cortine. La misura delle sollecitazioni all’interno della macchina ha evidenziato valori anche elevati, pericolosi per l’integrità del prodotto raccolto, legati alla differente costruzione degli organi d’intercettazione e trasporto. La terza prova ha valutato l’efficacia di due nuovi accessori per le vendemmiatrici: la regolazione dell’ampiezza del battitore e un sensore per misurare in continuo il grado di ammostamento provocato. I risultati hanno dimostrato la loro validità per migliorare le prestazioni operative delle vendemmiatrici e per fornire agli operatori uno strumento di controllo in tempo reale sulla qualità della raccolta. Infine, considerando che le vendemmiatrici producono sempre un ammostamento dell’uva, abbiamo verificato un sistema innovativo che permette di anticipare la protezione del mosto libero già durante il trasporto dal campo. Il sistema si è dimostrato semplice, efficace ed economico. Queste esperienze hanno dimostrano che la vendemmia meccanica, se correttamente gestita, permette di ottenere ottimi risultati sotto il profilo qualitativo, tecnologico ed economico.

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El propósito de este trabajo fue evaluar la incidencia de la concentración de nitrógeno prontamente asimilable (NPA) sobre la velocidad y duración de la fermentación alcohólica de los mostos de uva. El experimento se diseñó con tres tratamientos (A=testigo; B=agregado de PO4H(NH4)2 50 mg/L; C=agregado de PO4H(NH4)2 100 mg/L) y cuatro repeticiones. Se realizaron microvinificaciones con jugo de uva pasteurizado var. Chardonnay, inoculado con Saccharomyces cerevisiae cepa FCA 32. La fermentación se condujo a 25 °C. La concentración de NPA fue medida por titulación en medio formol. La velocidad de fermentación fue determinada por pérdida de peso. La velocidad máxima de fermentación se alcanzó al tercer día. Existen diferencias significativas entre la velocidad máxima alcanzada por el testigo y por los tratamientos B y C pero no hay diferencias significativas entre las velocidades máximas alcanzadas por los tratamientos B y C. La velocidad máxima de fermentación alcanzada por el tratamiento B (agregado de 50 mg/L de PO4H(NH4)2) fue 57 % superior respecto del testigo, mientras que el tratamiento C (agregado de 100 mg/L de PO4H(NH4)2) fue 53 % superior respecto del mismo testigo La velocidad máxima de fermentación aumentó con la adición de nitrógeno, pero no se observan diferencias entre las distintas dosis empleadas. La duración media de la fermentación resulta significativamente diferente para los tres tratamientos: 9.25 días para el testigo, 7.5 días para el tratamiento B y 6.25 días para el tratamiento C. El agregado de PO4H(NH4)2 disminuye la duración de la fermentación en las condiciones de trabajo. La duración de la fermentación del tratamiento B (agregado de 50 mg/L de PO4H(NH4)2) fue del 81 % respecto del testigo 100 %, mientras que el tratamiento C (agregado de 100 mg/L de PO4H(NH4)2) fue del 67 %, respecto del mismo testigo.

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Este video desarrolla las etapas del procesos de vinificación de un tinto joven desde la cosecha, obtención del mosto, encubado, descube y acabado hasta el embotellado y salida del mercado. A través de una descripción visual de cada fase que abarca desde la viña a la bodega junto con imágenes de los procesos tecnológicos y de laboratorio narrados por una enológa.

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El objetivo de esta investigación fue suministrar nueva evidencia acerca del modelo de permanencia de las levaduras en el ciclo natural de la vid. Se efectuó la observación, la medición del número de levaduras y la descripción morfológica de los diferentes órganos aéreos de la vid. Se procedió a la recolección aséptica de muestras a campo, en yema en actividad, yema en reposo, hoja joven, hoja adulta, ritidomis, zarcillo, capullo floral, flor y fruto. Los resultados revelaron dos momentos de máxima población de levaduras: en yema cerrada a fines de otoño y en yema terminal abierta a mediados de verano. La evolución de las levaduras en función de la superficie del fruto mostró poca relación entre ambas variables, por lo que el valor a considerar sería la cantidad de levaduras por baya como unidad. La ritidomis exhibió valores muy uniformes a lo largo del ciclo vegetativo, asumiendo desde esta perspectiva el papel de reservorio de moderada importancia.

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En las últimas décadas, la actividad vitivinícola de la provincia de Mendoza (Argentina) apunta a mejorar la calidad de sus uvas y sus vinos, para optimizar las condiciones de competencia en el plano internacional. En Mendoza, desde 1999 la Fundación Instituto de Desarrollo Rural (IDR) se propuso determinar el comportamiento agronómico y la caracterización fenológica de las variedades de vid de mayor utilización en la elaboración de vinos en todas las zonas productivas de la provincia. A partir de 2005 y mediante un convenio específico con la Facultad de Ciencias Agrarias, se realizaron, en esta Institución, los análisis físicos y químicos con el objetivo de describir los mostos de variedades viníferas blancas y tintas. Este proceso permitió generar una herramienta para el desarrollo de estrategias de optimización de calidad de los productos. Se estudiaron las variedades Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Malbec y Bonarda y se realizó una caracterización zonal empleando los Índices de Tonietto (IF), de Winkler (IW) y de Huglin (IH). Los resultados de los análisis físico-químicos de los mostos de variedades tintas durante las cosechas 2005, 2006 y 2007 muestran que existe correlación inversa entre los índices climáticos estudiados y los contenidos de antocianos y polifenoles. Se observa también que las variedades de ciclo largo, como Bonarda, encuentran limitantes importantes en zonas frías para alcanzar contenidos de azúcar comercialmente aceptables (mínimo 220 g/L).

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En los últimos 10 años, la Argentina se ha incorporado a los países exportadores de vinos, en el decimoprimer lugar con productos de excelente calidad (INV, 2011). Entre los atributos que conforman los aspectos de calidad e inocuidad de los vinos se destaca el cumplimiento de los Límites Máximos de Residuos (LMR) de plaguicidas permitidos por las diversas legislaciones según el destino comercial de los mismos. Para los productos procesados, se considera como LMR el establecido para el producto en bruto. Por ejemplo, para productos procesados como el vino se aplica los LMR establecidos en la uva (The Australian Wine Research Institute, 2012). En Argentina, el Instituto Nacional de Vitivinicultura no establece LMR de plaguicidas para el vino por lo que se consideran los LMR establecidos para uva por SENASA en su Resolución 934/10. En la actualidad, benomil y carbendazim son los fungicidas bencimidazoles más utilizados en el cultivo de la vid para controlar la podredumbre de los racimos. El problema mayor se presenta cuando son necesarias aplicaciones en épocas muy cercanas a cosecha, permitiendo el pasaje de residuos de estos fungicidas desde uvas al mosto y luego al vino. En nuestro país está legislada la cantidad máxima de estos plaguicidas en uva en fresco, 3 ppm para benomil al igual que para carbendazim (SENASA, Resolución 934/10). El Codex alimentarius establece un LMR de 3 ppm para carbendazim en uva en fresco y no establece un LMR para el benomil. La Unión Europea establece un LMR de 0,5 ppm para el benomil y carbendazim (suma de benomil y carbendazim expresado como carbendazim). De esta manera es importante su determinación para evitar rechazos y de esta forma proteger la imagen y calidad de la producción nacional y garantizar la seguridad alimentaria de los consumidores. El objetivo del presente trabajo fue evaluar una metodología analítica validada en vegetales, basada en el método de Jullie Fillion, 1998, para la determinación de residuos de plaguicidas bencimidazoles (benomil y carbendazim) en vinos. Este método consiste en una extracción con acetato de etilo, posterior conversión del benomil a carbendazim y concentración e inyección en cromatógrafo líquido de alta resolución y detector de arreglo de diodos (HPLC-DAD). Los parámetros que se evaluaron fueron: selectividad, linealidad, exactitud y precisión. Los valores obtenidos cumplieron con los criterios de aceptación establecidos por el SENASA en su Resolución 138/2002, el Codex alimentarius, 1999 y Quatrocchi, 1992. Con esto se puede concluir que se obtuvo un método confiable con el cual controlar los niveles de contaminación de benomil y carbendazim en los vinos. Esto es una herramienta importante para la industria vitivinícola ya que para proteger la imagen y calidad de sus productos y garantizar la seguridad alimentaria de los consumidores, deberá implementar programas de monitoreo de residuos de plaguicidas para prevenir que éstos se encuentren en el producto terminado.

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El objetivo del siguiente trabajo fue seleccionar cepas de levaduras para uso enológico mediante métodos simples aplicables en laboratorios básicos de enología. Las Cátedras de Microbiología y Enología de la Facultad de Ciencias Agrarias, UNCuyo, cuentan con un cepario de levaduras provenientes de viñedos de Departamentos vitícolas de la Provincia de Mendoza: Luján de Cuyo, Tupungato, Maipú y Junín. Se tomó una muestra representativa de 40 aislados. En cada levadura se evaluaron características tecnológicas que establecen la eficiencia de la misma en el proceso de fermentación (tolerancia al etanol, poder de fermentación, cinética de fermentación, resistencia el anhídrido sulfuroso, formación de sedimento, factor killer, preferencia de consumo de glucosa y fructosa, producción de espuma, formación de film o anillo) y cualitativas que ayudan a determinar la composición química y la participación en las cualidades sensoriales de los vinos (actividad β-glucosidasa, formación de ácido acético y producción de ácido sulfhídrico). Los ensayos se realizaron por triplicado. Los parámetros estadísticos fueron calculados en InfoStat, para el agrupamiento de datos se utilizó el programa NTSyS 2.0 mediante el coeficiente UPGMA. De la muestra de cepas utilizadas en este trabajo, pocas fueron las que presentaron todas las características enológicas deseadas para llevar a cabo una fermentación vínica, asimismo, no existe un criterio único de selección, en consecuencia se plantea una necesidad de evaluar levaduras en función de las características del mosto y del vino que se desea elaborar. Del análisis de los resultados se concluye que hay una cepa que cumple con los requerimientos enológicos propuestos para elaborar vinos blancos y puede ser usada también para fermentaciones lentas o detenidas, otra cepa óptima para vinificaciones tintas y al igual que el aislado anterior puede intervenir cuando es necesario reanudar fermentaciones o aumentar le velocidad de las mismas, se hallaron además 2 levaduras aptas para vinificaciones tintas. Por último, cabe destacar, que estos ensayos son suficientes para cumplir los objetivos planteados en este trabajo, pero si se desea trabajar a nivel comercial deben realizarse pruebas moleculares de identificación y ensayos de vinificación a mayor escala.