941 resultados para Traduzione Letteratura Delibes
Resumo:
Call me Ismail. Cos inizia notoriamente il celebre romanzo di Herman Melville, Moby Dick. In un altro racconto, ambientato nel 1797, anno del grande ammutinamento della flotta del governo inglese, Melville dedica un breve accenno a Thomas Paine. Il racconto significativo di quanto ancora nella seconda met dellOttocento lautore di Common Sense e Rights of Man sia sinonimo delle possibilit radicalmente democratiche che lultima parte del Settecento aveva offerto. Melville trova in Paine la chiave per dischiudere nel presente una diversa interpretazione della rivoluzione: non come una vicenda terminata e confinata nel passato, ma come una possibilit che persiste nel presente, una crisi mai superata che viene raffigurata nel dramma interiore del gabbiere di parrocchetto, Billy Budd. Il giovane marinaio della nave mercantile chiamata Rights of Man mostra unattitudine docile e disponibile allobbedienza, che lo rende pronto ad accettare il volere dei superiori. Billy non contesta larruolamento forzato nella nave militare. Nonostante il suo carattere affabile, non certo irascibile, lesperienza in mare sulla Rights of Man rappresenta per un peccato difficile da espiare: il sospetto pi forte della ragionevolezza, specie quando uno spettro di insurrezione continua ad aggirarsi nella flotta di sua maest. Cos, quando, imbarcato in una nave militare della flotta inglese, con un violento pugno Billy uccide luomo che lo accusa di tramare un nuovo ammutinamento, il destino inevitabile quello di unesemplare condanna a morte. Una condanna che, si potrebbe dire, mostra come lo spettro della rivoluzione continui ad agitare le acque delloceano Atlantico. Nella Prefazione Melville fornisce una chiave di lettura per accedere al testo e decifrare il dramma interiore del marinaio: nella degenerazione nel Terrore, la vicenda francese indica una tendenza al tradimento della rivoluzione, che cos destinata a ripetere continuamente se stessa. Se la rivoluzione si trasform essa stessa in tirannia, allora la crisi segna ancora la societ atlantica. Non per alla classica concezione del tempo storico quella della ciclica degenerazione e rigenerazione del governo che Melville sembra alludere. Piuttosto, la vicenda rivoluzionaria che ha investito il mondo atlantico ha segnato un radicale punto di cesura con il passato: la questione non quella della continua replica della storia, ma quella del continuo circolare dello spirito rivoluzionario, come dimostra nellestate del 1797 lesperienza di migliaia di marinai che tra grida di giubilo issano sugli alberi delle navi i colori britannici da cui cancellano lo stemma reale e la croce, abolendo cos dun solo colpo la bandiera della monarchia e trasformando il mondo in miniatura della flotta di sua maest nella rossa meteora di una violenta e sfrenata rivoluzione. Raccontare la vicenda di Billy riporta alla memoria Paine. Lammutinamento solo un frammento di un generale spirito rivoluzionario che lorgoglio nazionale e lopinione politica hanno voluto relegare nello sfondo della storia. Quando Billy viene arruolato, non pu fare a meno di portare con s lesperienza della Rights of Man. Su quel mercantile ha imparato a gustare il dolce sapore del commercio insieme allasprezza della competizione sfrenata per il mercato, ha testato la libert non senza subire la coercizione di un arruolamento forzato. La vicenda di Billy ricorda allora quella del Paine inglese prima del grande successo di Common Sense, quando muove da unesperienza di lavoro allaltra in modo irrequieto alla ricerca di felicit dal mestiere di artigiano allavventura a bordo di un privateer inglese durante la guerra dei sette anni, dalla professione di esattore fiscale alle dipendenze del governo, fino alla scelta di cercare fortuna in America. Cos come Paine rivendica loriginalit del proprio pensiero, il suo essere un autodidatta e le umili origini che gli hanno impedito di frequentare le biblioteche e le accademie inglesi, anche Billy ha quel tipo e quel grado di intelligenza che si accompagna alla rettitudine non convenzionale di ogni integra creatura umana alla quale non sia ancora stato offerto il dubbio pomo della sapienza. Cos come il pamphlet Rights of man porta alla virtuale condanna a morte di Paine dalla quale sfugge trovando rifugio a Parigi allo stesso modo il passato da marinaio sulla Rights of Man porta al processo per direttissima che sentenzia la morte per impiccagione del giovane marinaio. Il dramma interiore di Billy replica dunque lesito negativo della rivoluzione in Europa: la rivoluzione in questo senso come un violento accesso di febbre contagiosa, destinato a scomparire in un organismo costituzionalmente sano, che non tarder a vincerla. Non viene per meno la speranza: quella della rivoluzione sembra una storia senza fine perch Edward Coke e William Blackstone i due grandi giuristi del common law inglese che sono oggetto della violenta critica painita contro la costituzione inglese non riescono a far luce nei recessi oscuri dellanimo umano. Rimane dunque uno spiraglio, un angolo nascosto dal quale continua a emergere uno spirito rivoluzionario. Per questo non esistono cure senza effetti collaterali, non esiste ordine senza lipoteca del ricorso alla forza contro linsurrezione: c chi come lufficiale che condanna Billy diviene baronetto di sua maest, c chi come Billy viene impiccato, c chi come Paine viene raffigurato come un alcolizzato e impotente, disonesto e depravato, da relegare sul fondo della storia atlantica. Eppure niente pi del materiale denigratorio pubblicato contro Paine ne evidenzia il grande successo. Il problema che viene sollevato dalle calunniose biografie edite tra fine Settecento e inizio Ottocento esattamente quello del trionfo dellautore di Common Sense e Rights of Man nellaver promosso, spiegato e tramandato la rivoluzione come sfida democratica che ancora possibile vincere in America come in Europa. Sono proprio le voci dei suoi detrattori americani, inglesi e francesi a mostrare che la dimensione nella quale necessario leggere Paine quella del mondo atlantico. Assumendo una prospettiva atlantica, ovvero ricostruendo la vicenda politica e intellettuale di Paine da una sponda allaltra delloceano, possibile collegare ci che Paine dice in spazi e tempi diversi in modo da segnalare la presenza costante sulla scena politica di quei soggetti che come i marinai protagonisti dellammutinamento segnalano il mancato compimento delle speranze aperte dallesperienza rivoluzionaria. Limitando la ricerca al processo di costruzione della nazione politica, scegliendo di riassumerne il pensiero politico nellideologia americana, nella vicenda costituzionale francese o nel contesto politico inglese, le ricerche su Paine non sono riuscite fino in fondo a mostrare la grandezza di un autore che risulta ancora oggi importante: la sua produzione intellettuale talmente segnata dalle vicende rivoluzionarie che intessono la sua biografia da fornire la possibilit di studiare quel lungo periodo di trasformazione sociale e politica che investe non una singola nazione, ma lintero mondo atlantico nel corso della rivoluzione. Attraverso Paine allora possibile superare quella barriera che ha diviso il dibattito storiografico tra chi ha trovato nella Rivoluzione del 1776 la conferma del carattere eccezionale della nazione americana fin dalla sua origine rappresentata come esente dalla violenta conflittualit che invece investe il vecchio continente e chi ha relegato il 1776 a data di secondo piano rispetto al 1789, individuando nellilluminismo la presunta superiorit culturale europea. Da una sponda allaltra dellAtlantico, la storiografia ha cos implicitamente alzato un confine politico e intellettuale tra Europa e America, un confine che attraverso Paine possibile valicare mostrandone la debolezza. Parlando di prospettiva atlantica, per necessario sgombrare il campo da possibili equivoci: attraverso Paine, non intendiamo stabilire linfluenza della Rivoluzione americana su quella francese, n vogliamo mostrare linfluenza del pensiero politico europeo sulla Rivoluzione americana. Non si tratta cio di stabilire un punto prospettico americano o europeo dal quale leggere Paine. Lobiettivo non quello di sottrarre Paine agli americani per restituirlo agli inglesi che lhanno tradito, condannandolo virtualmente a morte. N quello di confermare lamericanismo come suo unico lascito culturale e politico. Si tratta piuttosto di considerare il mondo atlantico come lunico scenario nel quale possibile leggere Paine. Per questo, facendo riferimento al complesso filone storiografico dellultimo decennio, sviluppato in modo diverso da Bernard Bailyn a Markus Rediker e Peter Linebaugh, parliamo di rivoluzione atlantica. Certo, Paine vede fallire nellesperienza del Terrore quella rivoluzione che in America ha trionfato. Ci non costituisce per un elemento sufficiente per riproporre linterpretazione arendtiana della rivoluzione che, sulla scorta della storiografia del consenso degli anni cinquanta, ma con motivi di fascino e interesse che non sempre ritroviamo in quella storiografia, ha contribuito ad affermare un eccezionalismo americano anche in Europa, rappresentando gli americani alle prese con il problema esclusivamente politico della forma di governo, e i francesi impegnati nel rompicapo della questione sociale della povert. Rompicapo che non poteva non degenerare nella violenza francese del Terrore, mentre lAmerica riusciva a istituire pacificamente un nuovo governo rappresentativo facendo leva su una societ non conflittuale. Attraverso Paine, infatti possibile mostrare come sebbene con intensit e modalit diverse la rivoluzione incida sul processo di trasformazione commerciale della societ che investe lintero mondo atlantico. Nel suo andirivieni da una sponda allaltra delloceano, Paine non ragiona soltanto sulla politica sulla modalit di organizzare una convivenza democratica attraverso la rappresentanza, convivenza che doveva trovare una propria legittimazione nel primato della costituzione come norma superiore alla legge stabilita dal popolo. Egli riflette anche sulla societ commerciale, sui meccanismi che la muovono e le gerarchie che la attraversano, mostrando cos precise linee di continuit che tengono insieme le due sponde delloceano non solo nella circolazione del linguaggio politico, ma anche nella comune trasformazione sociale che investe i termini del commercio, del possesso della propriet e del lavoro, dellarricchimento e dellimpoverimento. Con Paine, America e Europa non possono essere pensate separatamente, n come invece suggerisce il grande lavoro di Robert Palmer, The Age of Democratic Revolution possono essere inquadrate dentro un singolo e generale movimento rivoluzionario essenzialmente democratico. Emergono piuttosto tensioni e contraddizioni che investono il mondo atlantico allontanando e avvicinando continuamente le due sponde delloceano come due estremit di un elastico. Per questo, parliamo di societ atlantica. Quanto detto trova conferma nella difficolt con la quale la storiografia ricostruisce la figura politica di Paine dentro la vicenda rivoluzionaria americana. John Pocock riconosce la difficolt di comprendere e spiegare Paine, quando sostiene che Common Sense non evoca coerentemente nessun prestabilito vocabolario atlantico e la figura di Paine non sistemabile in alcuna categoria di pensiero politico. Partendo dal paradigma classico della virt, legata antropologicamente al possesso della propriet terriera, Pocock ricostruisce la permanenza del linguaggio repubblicano nel mondo atlantico senza riuscire a inserire Common Sense e Rights of Man nello svolgimento della rivoluzione. Sebbene non esplicitamente dichiarata, lincapacit di comprendere il portato innovativo di Common Sense, in quella che stata definita sintesi repubblicana, evidente anche nel lavoro di Bernard Bailyn che spiega come lorigine ideologica della rivoluzione, radicata nella paura della cospirazione inglese contro la libert e nel timore della degenerazione del potere, si traduca ben presto in un sentimento fortemente contrario alla democrazia. Segue questa prospettiva anche Gordon Wood, secondo il quale la chiamata repubblicana per lindipendenza avanzata da Paine non parla al senso comune americano, critico della concezione radicale del governo rappresentativo come governo della maggioranza, che Paine presenta quando partecipa al dibattito costituzionale della Pennsylvania rivoluzionaria. Paine quindi considerato soltanto nelle risposte repubblicane dei leader della guerra dindipendenza che temono una possibile deriva democratica della rivoluzione. Paine viene in questo senso dimenticato. La sua figura invece centrale della nuova lettura liberale della rivoluzione: Joyce Appleby e Isaac Kramnick contestano alla letteratura repubblicana di non aver compreso che la separazione tra societ e governo la prima intesa come benedizione, il secondo come male necessario con cui si apre Common Sense rappresenta il tentativo riuscito di cogliere, spiegare e tradurre in linguaggio politico laffermazione del capitalismo. In particolare, Appleby critica efficacemente il concetto dideologia proposto dalla storiografia repubblicana, perch presuppone una visione statica della societ. Laffermazione del commercio fornirebbe invece quella possibilit di emancipazione attraverso il lavoro libero, che Paine coglie perfettamente promuovendo una visione della societ per la quale il commercio avrebbe permesso di raggiungere la libert senza il timore della degenerazione della rivoluzione nel disordine. Questa interpretazione di Paine individua in modo efficace un aspetto importante del suo pensiero politico, la sua profonda fiducia nel commercio come strumento di emancipazione e progresso. Tuttavia, non risulta essere fino in fondo coerente e pertinente, se vengono prese in considerazione le diverse agende politiche avanzate in seguito alla pubblicazione di Common Sense e di Rights of Man, n sembra reggere quando prendiamo in mano The Agrarian Justice (1797), il pamphlet nel quale Paine mette in discussione la sua profonda fiducia nel progresso della societ commerciale. Diverso il Paine che emerge dalla storiografia bottom-up, secondo la quale la rivoluzione non pu pi essere ridotta al momento repubblicano o allaffermazione senza tensione del liberalismo: lo studio della rivoluzione deve essere ampliato fino a comprendere quellinsieme di pratiche e discorsi che mirano allincisiva trasformazione dellesistente slegando il diritto di voto dalla qualifica proprietaria, perseguendo lo scopo di frenare laccumulazione di ricchezza nelle mani di pochi con lintento di ordinare la societ secondo una logica di maggiore uguaglianza. Come dimostrano Eric Foner e Gregory Claeys, attraverso Paine allora possibile rintracciare, sulla sponda americana come su quella inglese dellAtlantico, forti pretese democratiche che non sembrano riducibili al linguaggio liberale, n a quello repubblicano. Paine viene cos sottratto a rigide categorie storiografiche che per troppo tempo lhanno consegnato tout court allelogio del campo liberale o al silenzio di quello repubblicano. Facendo nostra la metodologia di ricerca elaborata dalla storiografia bottom-up per tenere insieme storia sociale e storia intellettuale, possiamo allora leggere Paine non solo per parlare di rivoluzione atlantica, ma anche di societ atlantica: societ e politica costituiscono un unico orizzonte dindagine dal quale esce ridimensionata linterpretazione della rivoluzione come rivoluzione esclusivamente politica, che sebbene in modo diverso tanto la storiografia repubblicana quanto quella liberale hanno rafforzato, alimentando indirettamente leccezionale successo americano contro la clamorosa disfatta europea. Entrambe le sponde dellAtlantico mostrano una societ in transizione: la costruzione della finanza nazionale con listituzione del debito pubblico e la creazione delle banche, la definizione delle forme giuridiche che stabiliscono modalit di possesso e impiego di propriet e lavoro, costituiscono un complesso strumentario politico necessario allo sviluppo del commercio e al processo di accumulazione di ricchezza. Per questo, la trasformazione commerciale della societ legata a doppio filo con la rivoluzione politica. Ricostruire il modo nel quale Paine descrive e critica la societ da una sponda allaltra dellAtlantico mostra come la separazione della societ dal governo non possa essere immediatamente interpretata come essenza del liberalismo economico e politico. La lettura liberale rappresenta senza ombra di dubbio un salto di qualit nellinterpretazione storiografica perch spiega in modo convincente come Paine traduca in discorso politico il passaggio da una societ fortemente gerarchica come quella inglese, segnata dalla condizione di povert e miseria comune alle diverse figure del lavoro, a una realt sociale come quella americana decisamente pi dinamica, dove il commercio e le terre libere a ovest offrono ampie possibilit di emancipazione e arricchimento attraverso il lavoro libero. Tuttavia, leggendo The Case of Officers of Excise (1772) e ricostruendo la sua attivit editoriale alla guida del Pennsylvania Magazine (1775) possibile giungere a una conclusione decisamente pi complessa rispetto a quella suggerita dalla storiografia liberale: il commercio non sembra affatto definire una qualit non conflittuale del contesto atlantico. Piuttosto, nonostante lassenza dellantico ordine cetuale europeo, esso investe la societ di una tendenza alla trasformazione, la cui direzione, intensit e velocit dipendono anche dallesito dello scontro politico in atto dentro la rivoluzione. Spostando lattenzione su figure sociali che in quella letteratura sono di norma relegate in secondo piano, Paine mira infatti a democratizzare la concezione del commercio indicando nellindipendenza personale la condizione comune alla quale poveri e lavoratori aspirano: per chi coinvolto in prima persona nella lotta per lindipendenza, la visione della societ non indica allora un ordine naturale, dato e immutabile, quanto una scommessa sul futuro, un ideale che dovrebbe avviare un cambiamento sociale coerente con le diverse aspettative di emancipazione. Senza riconoscere questa valenza democratica del commercio non possibile superare il consenso come presupposto incontestabile della Rivoluzione americana, nel quale tanto la storiografia repubblicana quanto quella librale tendono a cadere: non possibile superare limmagine statica della societ americana, implicitamente descritta dalla prima, n andare oltre la visione di una societ dinamica, ma priva di gerarchie e oppressione, come quella delineata dalla seconda. Le entusiastiche risposte e le violente critiche in favore e contro Common Sense, la dura polemica condotta in difesa o contro la costituzione radicale della Pennsylvania, la diatriba politica sul ruolo dei ricchi mercanti mostrano infatti una societ in transizione lungo linee che sono contemporaneamente politiche e sociali. Dentro questo contesto conflittuale, repubblicanesimo e liberalismo non sembrano affatto competere luno contro laltro per esercitare uninfluenza egemone nella costruzione del governo rappresentativo. Vengono piuttosto mescolati e ridefiniti per rispondere alla pretese democratiche che provengono dalla parte bassa della societ. Common Sense propone infatti un piano politico per lindipendenza del tutto innovativo rispetto al modo nel quale le colonie hanno fino a quel momento condotto la controversia con la madre patria: la chiamata della convenzione rappresentativa di tutti gli individui per scrivere una nuova costituzione assume le sembianze di un vero e proprio potere costituente. Con la mobilitazione di ampie fasce della popolazione per vincere la guerra contro gli inglesi, le lite mercantili e proprietarie perdono il monopolio della parola e il processo decisionale aperto anche a coloro che non hanno avuto voce nel governo coloniale. La dottrina dellindipendenza assume cos un carattere democratico. Paine non impiega direttamente il termine, tuttavia le risposte che seguono la pubblicazione di Common Sense lanciano esplicitamente la sfida della democrazia. Ci mostra come la rivoluzione non possa essere letta semplicemente come affermazione ideologica del repubblicanesimo in continuit con la letteratura dopposizione del Settecento britannico, o in alternativa come transizione non conflittuale al liberalismo economico e politico. Essa risulta piuttosto comprensibile nella tensione tra repubblicanesimo e democrazia: se dentro la rivoluzione (1776-1779) Paine contribuisce a democratizzare la societ politica americana, allora ed questo un punto importante, non sufficientemente chiarito dalla storiografia il recupero della letteratura repubblicana assume il carattere liberale di una strategia tesa a frenare le aspettative di chi considera la rivoluzione politica come un mezzo per superare la condizione di povert e le disuguaglianze che pure segnano la societ americana. La dialettica politica tra democrazia e repubblicanesimo consente di porre una questione fondamentale per comprendere la lunga vicenda intellettuale di Paine nella rivoluzione atlantica e anche il rapporto tra trasformazione sociale e rivoluzione politica: possibile sostenere che in America la congiunzione storica di processo di accumulazione di ricchezza e costruzione del governo rappresentativo pone la societ commerciale in transizione lungo linee capitalistiche? Questa non certo una domanda che Paine pone esplicitamente, n in Paine troviamo una risposta esaustiva. Tuttavia, la sua collaborazione con i ricchi mercanti di Philadelphia suggerisce una valida direzione di indagine dalla quale emerge che il processo di costruzione del governo federale connesso alla definizione di una cornice giuridica entro la quale possa essere realizzata laccumulazione del capitale disperso nelle periferie dellAmerica indipendente. Paine viene cos coinvolto in un frammentato e dilatato scontro politico dove nonostante la conclusione della guerra contro gli inglesi nel 1783 la rivoluzione non sembra affatto conclusa perch continua a muovere passioni che ostacolano la costruzione dellordine: leggere Paine fuori dalla rivoluzione (1780-1786) consente paradossalmente di descrivere la lunga durata della rivoluzione e di considerare la questione della transizione dalla forma confederale a quella federale dellunione come un problema di limiti della democrazia. Ricostruire la vicenda politica e intellettuale di Paine in America permette infine di evidenziare un ambiguit costitutiva della societ commerciale dentro la quale il progetto politico dei ricchi mercanti entra in tensione con unattitudine popolare critica del primo processo di accumulazione che rappresenta un presupposto indispensabile allaffermazione del capitalismo. La rivoluzione politica apre in questo senso la societ commerciale a una lunga e conflittuale transizione verso il capitalismo Ci risulta ancora pi evidente leggendo Paine in Europa (1791-1797). Da una sponda allaltra dellAtlantico, con Rights of Man egli esplicita ci che in America ha preferito mantenere implicito, pur raccogliendo la sfida democratica lanciata dai friend of Common Sense: il salto in avanti che la rivoluzione atlantica deve determinare nel progresso dellumanit quello di realizzare la repubblica come vera e propria democrazia rappresentativa. Tuttavia, il fallimento del progetto politico di convocare una convenzione nazionale in Inghilterra e la degenerazione dellesperienza repubblicana francese nel Terrore costringono Paine a mettere in discussione quella fiducia nel commercio che la storiografia liberale ha con grande profitto mostrato: il mancato compimento della rivoluzione in Europa trova infatti spiegazione nella temporanea impossibilit di tenere insieme democrazia rappresentativa e societ commerciale. Nel contesto europeo, fortemente disgregato e segnato da durature gerarchie e forti disuguaglianze, con The Agrarian Justice, Paine individua nel lavoro salariato la causa del contraddittorio andamento di arricchimento e impoverimento dello sviluppo economico della societ commerciale. La tendenza allaccumulazione non quindi lunica qualit della societ commerciale in transizione. Attraverso Paine, possiamo individuare un altro carattere decisivo per comprendere la trasformazione sociale, quello dellaffermazione del lavoro salariato. Non solo in Europa. Al ritorno in America, Paine non porta con s la critica della societ commerciale. Ci non trova spiegazione esclusivamente nel minor grado di disuguaglianza della societ americana. Leggendo Paine in assenza di Paine (1787-1802) ovvero ricostruendo il modo nel quale dallEuropa egli discute, critica e influenza la politica americana mostreremo come la costituzione federale acquisisca gradualmente la supremazia sulla conflittualit sociale. Ci non significa che lAmerica indipendente sia caratterizzata da un unanime consenso costituzionale. Piuttosto, segnata da un lungo e tortuoso processo di stabilizzazione che esclude la democrazia dallimmediato orizzonte della repubblica americana. Senza successo, Paine torna infatti a promuovere una nuova sfida democratica come nella Pennsylvania rivoluzionaria degli anni settanta. E allora possibile vedere come la rivoluzione atlantica venga stroncata su entrambe le sponde delloceano: i grandi protagonisti della politica atlantica che prendono direttamente parola contro lagenda democratica painita Edmund Burke, Boissy dAnglas e John Quincy Adams spostano lattenzione dal governo alla societ per rafforzare le gerarchie determinate dal possesso di propriet e dallaffermazione del lavoro salariato. Dentro la rivoluzione atlantica, viene cos svolto un preciso compito politico, quello di contribuire alla formazione di un ambiente sociale e culturale favorevole allaffermazione del capitalismo dalla trasformazione commerciale della societ alla futura innovazione industriale. Ci emerge in tutta evidenza quando sulla superficie increspata delloceano Atlantico compare nuovamente Paine: a Londra come a New York. Abbandonando quella positiva visione del commercio come vettore di emancipazione personale e collettiva, nel primo trentennio del diciannovesimo secolo, i lavoratori delle prime manifatture compongono lagenda radicale che Paine lascia in eredit in un linguaggio democratico che assume cos la valenza di linguaggio di classe. La diversa prospettiva politica sulla societ elaborata da Paine in Europa torna allora dattualit, anche in America. Ci consente in conclusione di discutere quella storiografia secondo la quale nella repubblica dal 1787 al 1830 il trionfo della democrazia ha luogo senza tensione e conflittualit insieme con la lineare e incontestata affermazione del capitalismo: leggere Paine nella rivoluzione atlantica consente di superare quellapproccio storiografico che tende a ricostruire la circolazione di un unico paradigma linguistico o di unideologia dominante, finendo per chiudere la grande esperienza rivoluzionaria atlantica in un tempo limitato quello del 1776 o in alternativa del 1789 e in uno spazio chiuso delimitato dai confini delle singole nazioni. Quello che emerge attraverso Paine invece una societ atlantica in transizione lungo linee politiche e sociali che tracciano una direzione di marcia verso il capitalismo, una direzione affatto esente dal conflitto. Neanche sulla sponda americana delloceano, dove attraverso Paine possibile sottolineare una precisa congiunzione storica tra rivoluzione politica, costruzione del governo federale e transizione al capitalismo. Una congiunzione per la quale la sfida democratica non risulta affatto sconfitta: sebbene venga allontanata dallorizzonte immediato della rivoluzione, nellarco di neanche un ventennio dalla morte di Paine nel 1809, essa torna a muovere le acque delloceano con le parole di Melville come un violento accesso di febbre contagiosa destinato a turbare lorganismo costituzionalmente sano del mondo atlantico. Per questo, come scrive John Adams nel 1805 quella che il 1776 apre potrebbe essere chiamata the Age of Folly, Vice, Frenzy, Brutality, Daemons, Buonaparte -- or the Age of the burning Brand from the Bottomless Pit. Non pu per essere chiamata the Age of Reason, perch lepoca di Paine: whether any man in the world has had more influence on its inhabitants or affairs for the last thirty years than Tom Paine -- there can be no severer satyr on the age. For such a mongrel between pig and puppy, begotten by a wild boar on a bitch wolf, never before in any age of the world was suffered by the poltroonery of mankind, to run through such a career of mischief. Call it then the Age of Paine.
Resumo:
La tesi si occupa della teoria delle ranking functions di W. Spohn, dottrina epistemologica il cui fine dare una veste logica rigorosa ai concetti di causalit, legge di natura, spiegazione scientifica, a partire dalla nozione di credenza. Di tale teoria manca ancora una esposizione organica e unitaria e, soprattutto, formulata in linguaggio immediatamente accessibile. Nel mio lavoro, che si presenta come introduzione ad essa, anche messa a raffronto con le teorie che maggiormente lhanno influenzata o rispetto alle quali si pone come avversaria. Il PRIMO CAPITOLO si concentra sulla teoria di P. Grdenfors, il pi diretto predecessore e ispiratore di Spohn. Questo consente al lettore di acquisire familiarit con le nozioni di base della logica epistemica. La conoscenza, nella teoria del filosofo svedese, concepita come processo di acquisizione ed espulsione di credenze, identificate con proposizioni, da un insieme. I tre maggiori fenomeni epistemici sono lespansione, la revisione e la contrazione. Nel primo caso si immagazzina una proposizione in precedenza sconosciuta, nel secondo se ne espelle una a causa dellacquisizione della sua contraddittoria, nel terzo si cancella una proposizione per amore di ipotesi e si investigano le conseguenze di tale cancellazione. Controparte linguistica di questultimo fenomeno la formulazione di un condizionale controfattuale. Lepistemologo, cos come Grdenfors concepisce il suo compito, fondamentalmente un logico che deve specificare funzioni: vale a dire, le regole che deve rispettare ciascun passaggio da un insieme epistemico a un successivo per via di espansione, revisione e contrazione. Il SECONDO CAPITOLO tratta infine della teoria di Spohn, cercando di esporla in modo esauriente ma anche molto semplice. Anche in Spohn evidentemente il concetto fondamentale quello di funzione: si tratta per in questo caso di quella regola di giudizio soggettivo che, a ciascuna credenza, identificata con una proposizione, associa un grado (un rank), espresso da un numero naturale positivo o dallo zero. Un rank un grado di non-credenza (disbelief). Perch la non-credenza (che comporta un notevole appesantimento concettuale)? Perch le leggi della credenza cos concepite presentano quella che Spohn chiama una pervasiva analogia rispetto alle leggi della probabilit (Spohn la chiama persino armonia prestabilita ed un campo su cui sta ancora lavorando). Essenziale il concetto di condizionalizzazione (analogo a quello di probabilit condizionale): a una credenza si associa un rank sulla base di (almeno) unaltra credenza. Grazie a tale concetto Spohn pu formalizzare un fenomeno che a Grdenfors sfugge, ossia la presenza di correlazioni interdoxastiche tra le credenze di un soggetto. Nella logica epistemica del predecessore, infatti, tutto si riduce allinclusione o meno di una proposizione nellinsieme, non si considerano n gradi di credenza n lidea che una credenza sia creduta sulla base di unaltra. Il TERZO CAPITOLO passa alla teoria della causalit di Spohn. Anche questa nozione affrontata in prospettiva epistemica. Non ha senso, secondo Spohn, chiedersi quali siano i tratti reali della causalit nel mondo, occorre invece studiare che cosa accade quando si crede che tra due fatti o eventi sussista una correlazione causale. Anche questultima fatta oggetto di una formalizzazione logica rigorosa (e diversificata, infatti Spohn riconosce vari tipi di causa). Una causa innalza lo status epistemico delleffetto: vale a dire, questultimo creduto con rank maggiore (ossia minore, se ci si concentra sulla non-credenza) se condizionalizzato sulla causa. Nello stesso capitolo espongo la teoria della causalit di Grdenfors, che per meno articolata e minata da alcuni errori. Il QUARTO CAPITOLO tutto dedicato a David Lewis e alla sua teoria controfattuale della causalit, che il maggiore avversario tanto di Spohn quanto di Grdenfors. Secondo Lewis la migliore definizione di causa pu essere data in termini controfattuali: la causa un evento tale che, se non fosse accaduto, nemmeno leffetto sarebbe accaduto. Naturalmente questo lo obbliga a specificare una teoria delle condizioni di verit di tale classe di enunciati che, andando contro i fatti per definizione, non possono essere paragonati alla realt. Lewis ricorre allora alla dottrina dei mondi possibili e della loro somiglianza comparativa, concludendo che un controfattuale vero se il mondo possibile in cui il suo antecedente e il suo conseguente sono veri pi simile al mondo attuale del controfattuale in cui il suo antecedente vero e il conseguente falso. Il QUINTO CAPITOLO mette a confronto la teoria di Lewis con quelle di Spohn e Grdenfors. Questultimo riduce i controfattuali a un fenomeno linguistico che segnala il processo epistemico di contrazione, trattato nel primo capitolo, rifiutando cos completamente la dottrina dei mondi possibili. Spohn non affronta direttamente i controfattuali (in quanto a suo dire sovraccarichi di sottigliezze linguistiche di cui non vuole occuparsi ha solo un abbozzo di teoria dei condizionali) ma dimostra che la sua teoria superiore a quella di Lewis perch riesce a rendere conto, con estrema esattezza, di casi problematici di causalit che sfuggono alla formulazione controfattuale. Si tratta di quei casi in cui sono in gioco, rafforzandosi a vicenda o concorrendo allo stesso effetto, pi fattori causali (casi noti nella letteratura come preemption, trumping etc.). Spohn riesce a renderne conto proprio perch ha a disposizione i rank numerici, che consentono unanalisi secondo cui a ciascun fattore causale assegnato un preciso ruolo quantitativamente espresso, mentre la dottrina controfattuale incapace di operare simili distinzioni (un controfattuale infatti vero o falso, senza gradazioni). Il SESTO CAPITOLO si concentra sui modelli di spiegazione scientifica di Hempel e Salmon, e sulla nozione di causalit sviluppata da questultimo, mettendo in luce soprattutto il ruolo (problematico) delle leggi di natura e degli enunciati controfattuali (a questo proposito sono prese in considerazione anche le famose critiche di Goodman e Chisholm). Proprio dalla riflessione su questi modelli infatti scaturita la teoria di Grdenfors, e tanto la dottrina del filosofo svedese quanto quella di Spohn possono essere viste come finalizzate a rendere conto della spiegazione scientifica confrontandosi con questi modelli meno recenti. Il SETTIMO CAPITOLO si concentra sullanalisi che la logica epistemica fornisce delle leggi di natura, che nel capitolo precedente sono ovviamente emerse come elemento fondamentale della spiegazione scientifica. Secondo Spohn le leggi sono innanzitutto proposizioni generali affermative, che sono credute in modo speciale. In primo luogo sono credute persistentemente, vale a dire, non sono mai messe in dubbio (tanto che se si incappa in una loro contro-istanza si va alla ricerca di una violazione della normalit che la giustifichi). In secondo luogo, guidano e fondano la credenza in altre credenze specifiche, che sono su di esse condizionalizzate (si riprendono, con nuovo rigore logico, le vecchie idee di Wittgenstein e di Ramsey e il concetto di legge come inference ticket). In terzo luogo sono generalizzazioni ricavate induttivamente: sono oggettivazioni di schemi induttivi. Questo capitolo si sofferma anche sulla teoria di legge offerta da Grdenfors (analoga ma embrionale) e sullanalisi che Spohn fornisce della nozione di clausola ceteris paribus. LOTTAVO CAPITOLO termina lanalisi cominciata con il sesto, considerando finalmente il modello epistemico della spiegazione scientifica. Si comincia dal modello di Grdenfors, che si mostra essere minato da alcuni errori o comunque caratterizzato in modo non sufficientemente chiaro (soprattutto perch non fa ricorso, stranamente, al concetto di legge). Segue il modello di Spohn; secondo Spohn le spiegazioni scientifiche sono caratterizzate dal fatto che forniscono (o sono finalizzate a fornire) ragioni stabili, vale a dire, riconducono determinati fenomeni alle loro cause e tali cause sono credute in modo persistente. Con una dimostrazione logica molto dettagliata e di acutezza sorprendente Spohn argomenta che simili ragioni, nel lungo periodo, devono essere incontrate. La sua quindi non solo una teoria della spiegazione scientifica che elabori un modello epistemico di che cosa succede quando un fenomeno spiegato, ma anche una teoria dello sviluppo della scienza in generale, che incoraggia a perseguire la ricerca delle cause come necessariamente coronata da successo. Le OSSERVAZIONI CONCLUSIVE fanno il punto sulle teorie esposte e sul loro raffronto. E riconosciuta la superiorit della teoria di Spohn, di cui si mostra anche che raccoglie in pieno leredit costruttiva di Hume, al quale gli avversari si rifanno costantemente ma in modo frammentario. Si analizzano poi gli elementi delle teorie di Hempel e Salmon che hanno precorso limpostazione epistemica. La teoria di Spohn non esente per da alcuni punti ancora problematici. Innanzitutto, il ruolo della verit; in un primo tempo Spohn sembra rinunciare, come fa esplicitamente il suo predecessore, a trattare la verit, salvo poi invocarla quando si pone il grave problema delloggettivazione delle ranking functions (il problema si presenta poich di esse inizialmente si dice che sono regole soggettive di giudizio e poi si identificano in parte con le leggi di natura). C poi la dottrina dei gradi di credenza che Spohn dice presentarsi unitamente alle proposizioni e che costituisce un inutile distacco dal realismo psicologico (critica consueta alla teoria): basterebbe osservare che i gradi di credenza sono ricavati o per condizionalizzazione automatica sulla base del tipo di fonte da cui una proposizione proviene, o per paragone immaginario con altre fonti (la maggiore o minore credenza infatti un concetto relazionale: si crede di pi o di meno sulla base di o rispetto a). Anche la trattazione delle leggi di natura problematica; Spohn sostiene che sono ranking functions: a mio avviso invece esse concorrono a regole di giudizio, che prescrivono di impiegare le leggi stesse per valutare proposizioni o aspettative. Una legge di natura un ingranaggio, per cos dire, di una valutazione di certezza ma non si identifica totalmente con una legge di giudizio. I tre criteri che Spohn individua per distinguere le leggi poi non sono rispettati da tutte e sole le leggi stesse: la generalizzazione induttiva pu anche dare adito a pregiudizi, e non di tutte le leggi si sono viste, individualmente, istanze ripetute tanto da giustificarle induttivamente. Infine, un episodio reale di storia della scienza come la scoperta della sintesi dellurea da parte di F. Whler (1828 ottenendo carbammide, organico, da due sostanze inorganiche, dimostra che non vera la legge di natura fini a quel momento presunta tale secondo cui sostanze organiche non possono essere ricavate da sostanze inorganiche) indice che le leggi di natura non sono sempre credute in modo persistente, cosicch per comprendere il momento della scoperta pur sempre necessario rifarsi a una teoria di tipo popperiano, rispetto alla quale Spohn presenta invece la propria in assoluta antitesi.
Resumo:
Lo strumento in esame il carbon footprint che ha lo scopo primario di calcolare limpronta rilasciata in atmosfera dalle emissioni di gas ad effetto serra. Il carbon footprint stato descritto ed esaminato in ogni suo aspetto pratico, strutturale e funzionale evidenziandone sia pregi da tenere in considerazione sia limiti da colmare anche attraverso il ventaglio di strumenti di misurazione ambientale che si hanno a disposizione. Il carbon footprint non verr descritto unicamente come strumento di contabilit ambientale ma anche come mezzo di sensibilizzazione del pubblico o dei cittadini ai temi ambientali. Questo lavoro comprende unindagine online degli strumenti di misura e rendicontazione delle emissioni di CO2 che sono sotto il nome di carbon footprint o carbon calculator. Nellultima parte della tesi si applicato ad un caso reale tutto quello che stato appreso dalla letteratura. Il lavoro consistito nellapplicare lo strumento del carbon footprint ad unazienda italiana di servizi seguendo la metodologia di calcolo prevista dalla norma ISO 14064. Di essa sono state contabilizzate le emissioni di CO2 generate dalle attivit quotidiane e straordinarie sulle quali lazienda ha un controllo diretto o comunque una responsabilit indiretta.
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Attraverso lanalisi di teorie della lettura centripete e centrifughe, tra fenomenologia, semiotica e teoria della risposta estetica, questa ricerca punta a definire la lettura come unesperienza estetica di una variabile e plurale letterariet, o per essere pi precisi, come una relazione estetica ad una funzione nel linguaggio, che di volta in volta diviene immanente e trascendente rispetto al linguaggio, immanente nella percepibilit espressiva del segno e trascendente nella sua ristretta finzionalit o fittivit, aperta alla dimensione del senso. Cos, la letterariet vista, dal punto di vista di una teoria della lettura, come una funzione che nega o sovverte il linguaggio ordinario, inteso come contesto normale, ma anche una funzione che permette il supplemento di senso del linguaggio. Ci rende la definizione di cosa sia letteratura e di quali testi siano considerabili come letterari come una definizione dipendente dalla lettura, ed anche mette in questione la classica dicotomia tra linguaggio standard e linguaggio deviante, di secondo grado e figurativo, comportamento che distinguerebbe la letteratura. Questi quattro saggi vorrebbero dimostrare che la lettura, come una pratica estetica, lespressione di una oscillazione tra una Finzione variabile nei suoi effetti ed una Ricezione, la quale una risposta estetica controllata dal testo, ma anche una relazione estetica allartefatto a natura verbale. Solo in questo modo pu essere compresa la caratteristica paradossale della lettura, il suo stare tra una percezione passiva ed unattiva esecuzione, tra unattenzione aspettuale ed una comprensione intenzionale. Queste modalit si riflettono anche sulla natura dialettica della lettura, come una dialettica di apertura e chiusura, ma anche di libert e fedelt, risposta ad uno stimolo che pu essere interpretato come una domanda, e che presenta la lettura stessa come una premessa dellinterpretazione, come momento estetico. Cos una teoria della lettura dipende necessariamente da una teoria dellarte che si presenta come funzionale, relativa pi al Quando vi arte?/Come funziona? piuttosto che al Che cosa Arte?, che rende questo secondo problema legato al primo. Inoltre, questo Quando dellArte, che definisce lopera darte come unarte- all-opera, dipende a sua volta, in un campo letterario, dalla domanda Quando vi esperienza estetica letteraria? e dalla sue condizioni, quelle di finzione e ricezione.
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La ricognizione delle opere composte da Filippo Tommaso Marinetti tra il 1909 e il 1912 sostenuta da una tesi paradossale: il futurismo di Marinetti non sarebbe un'espressione della modernit, bens una reazione anti-moderna, che dietro a una superficiale ed entusiastica adesione ad alcune parole d'ordine della seconda rivoluzione industriale nasconderebbe un pessimismo di fondo nei confronti dell'uomo e della storia. In questo senso il futurismo diventa un emblema del ritardo culturale e del gattopardismo italiano, e anticipa lanaloga operazione svolta in politica da Mussolini: dietro unadesione formale ad alcune istanze della modernit, la preservazione dello Status Quo. Marinetti descritto come un corpo estraneo rispetto alla cultura scientifica del Novecento: un futurista senza futuro (rarissime in Marinetti sono le proiezioni fantascientifiche). Questo aspetto particolarmente evidente nelle opere prodotte del triennio 1908-1911, che non solo sono molto diverse dalle opere futuriste successive, ma per alcuni aspetti rappresentano una vera e propria antitesi di ci che diventer il futurismo letterario a partire dal 1912, con la pubblicazione del Manifesto tecnico della letteratura futurista e l'invenzione delle parole in libert. Nelle opere precedenti, a un sostanziale disinteresse per il progressismo tecnologico corrispondeva un'attenzione ossessiva per la corporeit e un ricorso continuo all'allegoria, con effetti particolarmente grotteschi (soprattutto nel romanzo Mafarka le futuriste) nei quali si rilevano tracce di una concezione del mondo di sapore ancora medioevo-rinascimentale. Questa componente regressiva del futurismo marinettiano viene platealmente abbandonata a partire dal 1912, con Zang Tumb Tumb, salvo riaffiorare ciclicamente, come una corrente sotterranea, in altre fasi della sua carriera: nel 1922, ad esempio, con la pubblicazione de Gli indomabili (unaltra opera allegorica, ricca di reminiscenze letterarie). Quella del 1912 una vera e propria frattura, che nel primo capitolo indagata sia da un punto di vista storico (attraverso la documentazione epistolare e giornalistica vengono portate alla luce le tensioni che portarono gran parte dei poeti futuristi ad abbandonare il movimento proprio in quell'anno) che da un punto di vista linguistico: sono sottolineate le differenze sostanziali tra la produzione parolibera e quella precedente, e si arrischia anche una spiegazione psicologica della brusca svolta impressa da Marinetti al suo movimento. Nel secondo capitolo viene proposta un'analisi formale e contenutistica della funzione grottesca nelle opere di Marinetti. Nel terzo capitolo un'analisi comparata delle incarnazioni della macchine ritratte nelle opere di Marinetti ci svela che quasi sempre in questo autore la macchina associata al pensiero della morte e a una pulsione masochistica (dominante, quest'ultima, ne Gli indomabili); il che porta ad arrischiare l'ipotesi che l'esperienza futurista, e in particolare il futurismo parolibero posteriore al 1912, sia la rielaborazione di un trauma. Esso pu essere interpretato metaforicamente come lo choc del giovane Marinetti, balzato in pochi anni dalle sabbie d'Alessandria d'Egitto alle brume industriali di Milano, ma anche come una reale esperienza traumatica (l'incidente automobilistico del 1908, mitologizzato nel primo manifesto, ma che in realt fu vissuto dall'autore come esperienza realmente perturbante).
Resumo:
La ricerca si propone dindagare sul concetto di congruit riferito alle trasformazioni di specifici contesti urbani, e di definire quindi un metodo non arbitrario per la valutazione di opere esistenti o in progetto, al fine di riconoscerne il carattere di congruit o, al contrario, dincongruit. Interventi dinserimento e di trasformazione, alla scala del comparto urbanistico o anche alla scala edilizia, possono presentarsi come congrui o incongrui rispetto allidentit del luogo di appartenenza (organismo a scala urbana o territoriale). Congrua risulta lopera che non si pone in (conclamato) contrasto rispetto ai caratteri identitari del contesto. Le definizioni dincongruit e di opera incongrua, divengono il metro di giudizio del rapporto tra un intervento ed il suo contesto, e si applicano mediante una valutazione che sia metodologicamente fondata e verificata. La valutazione di congruit-incongruit pu riferirsi a opere esistenti gi realizzate, oppure a progetti di nuove opere; in questo secondo approccio il metodo di valutazione si configura come linea-guida per lorientamento del progetto stesso in termini di congruit rispetto al contesto. In una fase iniziale la ricerca ha fissato i principi di base, con la definizione di ci che deve intendersi per congruit e per profilo di congruit. La specifica di congruit, non potendosi basare su una consolidata letteratura (il concetto nei termini descritti stato introdotto dalla legge 16/2002 della Regione Emilia-Romagna; la Regione stessa riconosce che il concetto in fase di precisazione tramite sperimentazioni, studi e interventi pilota), muove dallo studio dei concetti di luogo, caratteri del luogo, identit del luogo, contesto urbano, trasformazione dellambiente costruito, tutela del patrimonio edilizio, sviluppo tipologico, e superfetazione incongrua. Questi concetti, pur mutuati da ambiti di ricerca affini, costituiscono i presupposti per la definizione di congruit delle trasformazioni di contesti urbani, rispetto allidentit del luogo, tramite la tutela e valorizzazione dei suoi caratteri tipologici costitutivi. Successivamente, la ricerca ha affrontato lanalisi di taluni casi-tipo di opere incongrue. A tale scopo sono stati scelti quattro casi-tipo dinterventi per rimozione di opere ritenute incongrue, indagando la metodologia di valutazione di congruit in essi applicata. Inoltre stata sperimentata lapplicazione del metodo di valutazione per categorie di alterazioni tramite lo studio del centro storico di Reggio Emilia, assunto come contesto urbano campione. Lo studio analitico sviluppato attraverso lindagine del rapporto tra edifici e caratteri del contesto, individuando e classificando gli edifici ritenuti incongrui. Qui sono emersi i limiti del metodo di individuazione delle incongruit per categorie di alterazioni; di fatto le alterazioni definite a priori rispetto al contesto, determinano un giudizio arbitrario, in quanto disancorato dai caratteri del luogo. La definizione di ci che congruo o incongruo deve invece riferirsi a uno specifico contesto, e le alterazioni dei caratteri che rappresentano lidentit del luogo non possono definirsi a priori generalizzandone i concetti. Completando la ricerca nella direzione del risultato proposto, si precisato il metodo di valutazione basato sulla coincidenza dei concetti di congruit e di pertinenza di fase, in rapporto allo sviluppo tipologico del contesto. La conoscenza del contesto nei suoi caratteri tipologici, gi metodo di valutazione: nella misura in cui sia possibile effettuare un confronto fra contesto ed opera da valutare. La valutazione non si pone come vincolo allintroduzione di nuove forme che possano rappresentare unevoluzione dellesistente, aggiornando il processo di sviluppo tipologico in relazione alle mutazioni del quadro esigenzialeprestazionale, ma piuttosto come barriera alle trasformazioni acritiche nei confronti del contesto, che si sovrappongano o ne cancellino inconsapevolmente i segni peculiari e identitari. In ultima analisi, ai fini dellapplicabilit dei concetti esposti, la ricerca indaga sulla convergenza tra metodo proposto e possibili procedure applicative; in questo senso chiarisce come sia auspicabile definire la congruit in relazione a procedure valutative aperte. Lo strumento urbanistico, inteso come sistema di piani alle diverse scale, lambito idoneo a recepire la lettura della stratificazione dei segni indentitari rilevabili in un contesto; lettura che si attua tramite processi decisionali partecipati, al fine di estendere alla collettivit la definizione didentit culturale del luogo. La valutazione specifica di opere o progetti richiede quindi una procedura aperta, similmente alla procedura di valutazione in vigore presso le soprintendenze, basandosi sul concetto di responsabilit del progettista e del valutatore, in riferimento alla responsabilit della collettivit, espressa invece nello strumento urbanistico. Infatti la valutazione di tipo oggettivo, basata sul riferimento a regolamenti o schemi precostituiti, confligge con il senso della valutazione metodologicamente fondata che, al contrario, assunto teorico basilare della ricerca.
Dalla citt alla casa, dalla casa alla citt: la mutevole ricerca di un Piano per il ben-essere urbano
Resumo:
La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualit della vita e di benessere. Il richiamo alla qualit e al benessere positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettivit attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessit di un approccio pi ampio e trasversale al tema della citt e di una pi stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dellurbanistica moderna di fronte alla complessit di bisogni e di nuove necessit espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la citt moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: lintermittenza della cittadinanza, per cui le citt sono sempre pi vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per leconomia e la politica, oggi minoritaria; lirregolarit e flessibilit dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilit sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; lelevazione del livello di istruzione e quindi lincremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di citt espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste la citt efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la variet, la fruibilit, la sicurezza, la capacit di stupire e divertire, la sostenibilit, la ricerca di nuove identit, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la citt, di stare bene in citt, domande che non possono essere pi soddisfatte attraverso unidea di welfare semplicemente basata sullistruzione, la sanit, il sistema pensionistico e lassistenza sociale. La citt moderna ovvero lidea moderna della citt, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarit, pulizia, uguaglianza e buon governo, stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La citt contemporanea pu essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente evidente la difficolt di definire e di racchiudere entro limiti certi loggetto citt e la mancanza di un convincimento forte nellinterpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la societ e il mondo nel secolo scorso. La citt contemporanea, al di l degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La citt sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche variet di usi e di gruppi, densit di rapporti sociali; il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dellidentit che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la citt contemporanea necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire limmagine comunemente percepita della citt e del territorio, del paesaggio e dellambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base allidea di cosa , in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. Lurbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettivit e a modellarsi sulle effettive necessit delle persone: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il Piano dei servizi, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di piano regolatore sociale, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella citt contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, lavvento della cosiddetta new economy, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessit sociale che pu essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la citt storica, definita moderna. Tutto ci costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito nuovo welfare, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sullistruzione, sulla sanit, sul sistema pensionistico e sullassistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessit di domande, bisogni e desideri espressi dalla societ contemporanea le dotazioni effettive per fare citt devono necessariamente superare i concetti di standard e di zonizzazione, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi allevoluzione di una domanda crescente di qualit e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche lambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto dalla casa alla citt, perch in questa dualit che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non pi legato esclusivamente alla capacit di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualit della vita si misura in termini di qualit ambientale e sociale. Ecco dunque la necessit di uno strumento di conoscenza della citt contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualit e il benessere dellambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di qualit dello star bene. E evidente che per raggiungere tale livello di qualit e benessere necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povert, criminalit, abitazione, istruzione, etc.; dallaltra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con lambiente, quindi manifestazione concreta di unesigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dellinizio di una nuova stagione urbana, molto pi di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della citt.
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Il tema della Logistica Urbana un argomento complesso che coinvolge diverse discipline. Infatti, non possibile affrontare la distribuzione delle merci da un solo punto di vista. Da un lato, infatti, manifesta lesigenza della citt e della societ in generale di migliorare la qualit della vita anche attraverso azioni di contenimento del traffico, dellinquinamento e degli sprechi energetici. A questo riguardo, utile ricordare che il trasporto merci su gomma costituisce uno dei maggiori fattori di impatto su ambiente, sicurezza stradale e congestione della viabilit urbana. Dallaltro lato vi sono le esigenze di sviluppo economico e di crescita del territorio dalle quali non possibile prescindere. In questa chiave, le applicazioni inerenti la logistica urbana si rivolgono alla ricerca di soluzioni bilanciate che possano arrecare benefici sociali ed economici al territorio anche attraverso progetti concertati tra i diversi attori coinvolti. Alla base di tali proposte di pratiche e progetti, si pone il concetto di esternalit inteso come linsieme dei costi esterni sostenuti dalla societ imputabili al trasporto, in particolare al trasporto merci su gomma. La valutazione di questi costi, che rappresentano spesso una misurazione qualitativa, un argomento delicato in quanto, come facile immaginare, non pu essere frutto di misure dirette, ma deve essere dedotto attraverso meccanismi inferenziali. Tuttavia una corretta definizione delle esternalit definisce un importante punto di partenza per qualsiasi approccio al problema della Logistica Urbana. Tra gli altri fattori determinanti che sono stati esplorati con maggiore dettaglio nel testo integrale della tesi, va qui accennata limportanza assunta dal cosiddetto Supply Chain Management nellattuale assetto organizzativo industriale. Da esso dipendono approvvigionamenti di materie prime e consegne dei prodotti finiti, ma non solo. Il sistema stesso della distribuzione fa oggi parte di quei servizi che si integrano con la qualit del prodotto e dellimmagine della Azienda. Limportanza di questo settore accentuata dal fatto che le evoluzioni del commercio e lappiattimento dei differenziali tra i sistemi di produzione hanno portato agli estremi la competizione. In questa ottica, minimi vantaggi in termini di servizio e di qualit si traducono in enormi vantaggi in termini di competitivit e di acquisizione di mercato. A questo si aggiunge una nuova logica di taglio dei costi che porta a ridurre le giacenze di magazzino accorciando la pipeline di produzione ai minimi termini in tutte le fasi di filiera. Naturalmente questo si traduce, al punto vendita in una quasi totale assenza di magazzino. Tecnicamente, il nuovo modello di approvvigionamento viene chiamato just-in-time. La ricerca che stata sviluppata in questi tre anni di Dottorato, sotto la supervisione del Prof. Piero Secondini, ha portato ad un approfondimento di questi aspetti in una chiave di lettura ad ampio spettro. La ricerca si quindi articolata in 5 fasi: 1. Ricognizione della letteratura italiana e straniera in materia di logistica e di logistica urbana; 2. Studio delle pratiche nazionali ed europee 3. Analisi delle esperienze realizzate e delle problematiche operative legate ai progetti sostenuti dalla Regione Emilia Romagna 4. Il caso di studio di Reggio Emilia e redazione di pi proposte progettuali 5. Valutazione dei risultati e conclusioni Come prima cosa si quindi studiata la letteratura in materia di Logistica Urbana a livello nazionale. Data la relativamente recente datazione dei primi approcci nazionali ed europei al problema, non erano presenti molti testi in lingua italiana. Per contro, la letteratura straniera si riferisce generalmente a sistemi urbani di dimensione e configurazione non confrontabili con le realt nazionali. Ad esempio, una delle nazioni che hanno affrontato per prime tale tematica e sviluppato un certo numero di soluzioni stata il Giappone. Naturalmente, citt come Tokyo e Kyoto sono notevolmente diverse dalle citt europee ed hanno necessit ed esigenze assai diverse. Pertanto, soluzioni tecnologiche e organizzative applicate in questi contesti sono per la maggior parte inattuabili nei contesti del vecchio continente. Le fonti che hanno costituito maggiore riferimento per lo sviluppo del costrutto teorico della tesi, quindi, sono state i saggi che la Regione Emilia Romagna ha prodotto in occasione dello sviluppo del progetto City Ports di cui la Regione stessa era coordinatore di numerosi partners nazionali ed europei. In ragione di questo progetto di ricerca internazionale, lEmilia Romagna ha incluso il trattamento della logistica delle merci negli Accordi di Programma per il miglioramento della qualit dellaria con le province ed i capoluoghi. In Questo modo si posta lattenzione sulla sensibilizzazione delle Pubbliche Amministrazioni locali verso la mobilit sostenibile anche nellambito di distribuzione urbana delle merci. Si noti infatti che limpatto sulle esternalit dei veicoli leggeri per il trasporto merci, quelli cio che si occupano del cosiddetto ultimo miglio sono di due ordini di grandezza superiori rispetto a quelli dei veicoli passeggeri. Nella seconda fase, la partecipazione a convegni di ambito regionale e nazionale ha permesso di arricchire le conoscenze delle best-practice attuate in Italia per lo sviluppo di strumenti finalizzati ad condividere i costi esterni della mobilit delle merci con gli operatori logistici. In questi contesti stato possibile verificare la disponibilit di tre linee di azione sulle quali, allinterno del testo della tesi si far riferimento molto spesso: - linea tecnologica; - linea amministrativa; - linea economico/finanziaria. Nel discutere di questa tematica, allinterno di questi contesti misti in cui partecipavano esponenti della cultura accademica, delle pubbliche amministrazioni e degli operatori, ci si potuti confrontare con la complessit che il tema assume. La terza fase ha costituito la preparazione fondamentale allo studio del caso di studio. Come detto sopra, la Regione Emilia Romagna, allinterno degli Accordi di Programma con le Province, ha deliberato lo stanziamento di co-finanziamenti per lo sviluppo di progetti, integrati con le pratiche della mobilit, inerenti la distribuzione delle merci in citt. Inizialmente, per tutti i capoluoghi di provincia, la misura 5.2 degli A.d.P. prevedeva la costruzione di un Centro di Distribuzione Urbana e lindividuazione di un gestore dei servizi resi dallo stesso. Successive considerazioni hanno poi portato a modifiche della misura lasciando una maggiore elasticit alle amministrazioni locali. Tramite una esperienza di ricerca parallela e compatibile con quella del Dottorato finanziata da un assegno di ricerca sostenuto dallAzienda Consorziale Trasporti di Reggio Emilia, si potuto partecipare a riunioni e seminari presentati dalla Regione Emilia Romagna in cui si potuto prendere conoscenza delle proposte progettuali di tutte le province. Lesperienza di Reggio Emilia costituisce il caso di studio della tesi di Dottorato. Le molteplici problematiche che si sono affrontate si sono protratte per tempi lunghi che hanno visto anche modifiche consistenti nellassetto della giunta e del consiglio comunali. Il fatto ha evidenziato lennesimo aspetto problematico legato al mantenimento del patrimonio conoscitivo acquisito, delle metodiche adottate e di mantenimento della coerenza dellimpostazione in termini di finalit ed obiettivi da parte dellAmministrazione Pubblica. Essendo numerosi gli attori coinvolti, in un progetto di logistica urbana determinante per la realizzazione e la riuscita del progetto che ogni fattore sia allineato e ben informato dellevoluzione del progetto. In termini di programmazione economica e di pianificazione degli interventi, inoltre, la pubblica amministrazione deve essere estremamente coordinata internamente. Naturalmente, questi sono fattori determinanti per ogni progetto che riguarda le trasformazioni urbane e lo sviluppo delle citt. In particolare, i diversi settori (assessorati) coinvolti su questa tematica, fanno o possno fare entrare in situazioni critiche e rischiose la solidit politica dello schieramento di maggioranza. Basti pensare che la distribuzione delle merci in citt coinvolge gli assessorati della mobilit, del commercio, del centro storico, dellambiente, delle attivit produttive. In funzione poi delle filiere che si ritiene di coinvolgere, anche la salute e la sicurezza posso partecipare al tavolo in quanto coinvolte rispettivamente nella distribuzione delle categorie merceologiche dei farmaci e nella security dei valori e della safety dei trasporti. Lesperienza di Reggio Emilia stata una opportunit preziosissima da molteplici punti di vista. Innanzitutto ha dato modo di affrontare in termini pratici il problema, di constatare le difficolt obiettive, ad esempio nella concertazione tra gli attori coinvolti, di verificare gli aspetti convergenti su questo tema. Non ultimo in termini di importanza, la relazione tra la sostenibilit economica del progetto in relazione alle esigenze degli operatori commerciali e produttivi che ne configurano gli spazi di azione. Le conclusioni del lavoro sono molteplici. Da quelle gi accennate relative alla individuazione delle criticit e dei rischi a quelle dei punti di forza delle diverse soluzioni. Si sono affrontate, allinterno del testo, le problematiche pi evidenti cercando di darne una lettura costruttiva. Si sono evidenziate anche le situazioni da evitare nel percorso di concertazione e si proposto, in tal proposito, un assetto organizzativo efficiente. Si presentato inoltre un modello di costruzione del progetto sulla base anche di una valutazione economica dei risultati per quanto riguarda il Business Plan del gestore in rapporto con gli investimenti della P.A.. Si sono descritti diversi modelli di ordinanza comunale per la regolamentazione della circolazione dei mezzi leggeri per la distribuzione delle merci in centro storico con una valutazione comparativa di meriti ed impatti negativi delle stesse. Sono inoltre state valutate alcune combinazioni di rapporto tra il risparmio in termini di costi esterni ed i possibili interventi economico finanziario. Infine si analizzato il metodo City Ports evidenziando punti di forza e di debolezza emersi nelle esperienze applicative studiate.
Resumo:
La ricerca si pone come obbiettivo principale quello di individuare gli strumenti in grado di controllare la qualit di una progettazione specifica che risponde alle forti richieste della domanda turistica di un territorio. Parte dalle pi semplici teorie che inquadrano una costante condizione delluomo, il VIAGGIARE. La ricerca si pone come primo interrogativo quello definire una dimensione in cui le persone viaggiano, dove il concetto fisico di spazio dedicato alla vita si spostato come e quanto si sposta la gente. Esiste una sorta di macroluogo (destinazione) che comprende tutti gli spazi dove la gente arriva e da cui spesso riparte. Pensare all'architettura dellospitalit significa indagare e comprendere come la casa non pi il solo luogo dove la gente abita. La ricerca affonda le proprie tesi sullimportanza dei luoghi appartenenti ad un territorio e come essi debbano riappropriarsi, attraverso un percorso progettuale, della loro pi stretta vocazione attrattiva. Cos come si sviluppa unarchitettura dello stare, si manifesta unarchitettura dello spostarsi e tali architetture si confondono e si integrano ad un territorio che per sua natura esso stesso attrattivo. Lorigine terminologica di nomadismo passaggio necessario per la comprensione di una nuova dimensione architettonica legata a concetti quali mobilit e abitare. Si indaga pertanto allinterno della letteratura diasporica, in cui compaiono le prime configurazioni legate alla provvisoriet e alle costruzioni erranti. In sintesi, dopo aver posizionato e classificato il fenomeno turistico come nuova forma dellabitare, senza il quale non si potrebbe svolgere una completa programmazione territoriale in quanto fenomeno oramai imprescindibile, la ricerca procede con lindividuazione di un ambito inteso come strumento di indagine sulle relazioni tra le diverse categorie e tipologie turistiche. La Riviera Romagnola sicuramente molto famosa per la sua ospitalit e per le imponenti infrastrutture turistiche ma a livello industriale non meno famosa per il porto di Ravenna che costituisce un punto di riferimento logistico per lo scambio di merci e materie prime via mare, oltre che essere, in tutta la sua estensione, caso di eccellenza. La provincia di Ravenna mette insieme tutti i fattori che servono a soddisfare le Total Leisure Experience, cio esperienze di totale appagamento durante la vacanza. Quello che emerge dalle considerazioni svolte sul territorio ravennate che il turista moderno non va pi in cerca di una vacanza monotematica, in cui stare solo in spiaggia o occuparsi esclusivamente di monumenti e cultura. La richiesta quella di un piacere procurato da una molteplicit di elementi. Pensiamo ad un distretto turistico dove lofferta, oltre alla spiaggia o gli itinerari culturali, anche occasione per fare sport o fitness, per rilassarsi in luoghi sereni, per gustare o acquistare cibi tipici e, allo stesso tempo, godere degli stessi servizi che una persona pu avere a disposizione nella propria casa. Il percorso, finalizzato a definire un metodo di progettazione dellospitalit, parte dalla acquisizione delle esperienze nazionali ed internazionali avvenute negli ultimi dieci anni. La suddetta fase di ricerca tipologica si conclusa in una valutazione critica che mette in evidenza punti di forza e punti di debolezza delle esperienze prese in esame. La conclusione di questa esplorazione ha prodotto una prima stesura degli obbiettivi concettuali legati alla elaborazione di un modello architettonico. Il progetto di ricerca in oggetto converge sul percorso tracciato dai Fiumi Uniti in Ravenna. Tale scelta consente di prendere in considerazione un parametro che mostri fattori di continuit tra costa e citt, tra turismo balneare e turismo culturale, considerato quindi come potenziale strumento di connessione tra realt spesso omologhe o complementari, in vista di una implementazione turistica che il progetto di ricerca ha come primo tra i suoi obiettivi. Il tema dellarchitettura dellospitalit, che in questo caso si concretizza nellidea di sperimentare lALBERGO DIFFUSO, quello che permette di evidenziare al meglio la forma specifica della cultura locale, salvandone la vocazione universale. La proposta progettuale si articola in uno studio consequenziale ed organico in grado di promuovere una riflessione originale sul tema del modulo abitativo nei luoghi di prossimit delle emergenze territoriali di specifico interesse, attorno alle quali la crescente affluenza di unutenza fortemente differenziata evidenzia la necessit di nodi singolari che si prestino a soddisfare una molteplicit di usi in contesti di grande pregio.