968 resultados para forza vendita, android, java, raccolta ordini, tablet
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ser. 1-3
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The ability to view and interact with 3D models has been happening for a long time. However, vision-based 3D modeling has only seen limited success in applications, as it faces many technical challenges. Hand-held mobile devices have changed the way we interact with virtual reality environments. Their high mobility and technical features, such as inertial sensors, cameras and fast processors, are especially attractive for advancing the state of the art in virtual reality systems. Also, their ubiquity and fast Internet connection open a path to distributed and collaborative development. However, such path has not been fully explored in many domains. VR systems for real world engineering contexts are still difficult to use, especially when geographically dispersed engineering teams need to collaboratively visualize and review 3D CAD models. Another challenge is the ability to rendering these environments at the required interactive rates and with high fidelity. In this document it is presented a virtual reality system mobile for visualization, navigation and reviewing large scale 3D CAD models, held under the CEDAR (Collaborative Engineering Design and Review) project. It’s focused on interaction using different navigation modes. The system uses the mobile device's inertial sensors and camera to allow users to navigate through large scale models. IT professionals, architects, civil engineers and oil industry experts were involved in a qualitative assessment of the CEDAR system, in the form of direct user interaction with the prototypes and audio-recorded interviews about the prototypes. The lessons learned are valuable and are presented on this document. Subsequently it was prepared a quantitative study on the different navigation modes to analyze the best mode to use it in a given situation.
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Questa tesi ha come obiettivo la sperimentazione del nuovo sistema operativo Windows 10 IoT Core su tecnologia Raspberry Pi 2, verificandone la compatibilita con alcuni sensori in commercio. Tale studio viene poi applicato in un contesto di Home Intelligence al fine di creare un agente per la gestione di luci LED, in prospettiva della sua integrazione nel sistema prototipale Home Manager.
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Negli ultimi decenni, le tecnologie e i prodotti informatici sono diventati pervasivi e sono ora una parte essenziale delle nostre vite. Ogni giorno ci influenzano in maniera più o meno esplicita, cambiando il nostro modo di vivere e i nostri comportamenti più o meno intenzionalmente. Tuttavia, i computer non nacquero inizialmente per persuadere: essi furono costruiti per gestire, calcolare, immagazzinare e recuperare dati. Non appena i computer si sono spostati dai laboratori di ricerca alla vita di tutti i giorni, sono però diventati sempre più persuasivi. Questa area di ricerca è chiamata pesuasive technology o captology, anche definita come lo studio dei sistemi informatici interattivi progettati per cambiare le attitudini e le abitudini delle persone. Nonostante il successo crescente delle tecnologie persuasive, sembra esserci una mancanza di framework sia teorici che pratici, che possano aiutare gli sviluppatori di applicazioni mobili a costruire applicazioni in grado di persuadere effettivamente gli utenti finali. Tuttavia, il lavoro condotto dal Professor Helal e dal Professor Lee al Persuasive Laboratory all’interno dell’University of Florida tenta di colmare questa lacuna. Infatti, hanno proposto un modello di persuasione semplice ma efficace, il quale può essere usato in maniera intuitiva da ingegneri o specialisti informatici. Inoltre, il Professor Helal e il Professor Lee hanno anche sviluppato Cicero, un middleware per dispositivi Android basato sul loro precedente modello, il quale può essere usato in modo molto semplice e veloce dagli sviluppatori per creare applicazioni persuasive. Il mio lavoro al centro di questa tesi progettuale si concentra sull’analisi del middleware appena descritto e, successivamente, sui miglioramenti e ampliamenti portati ad esso. I più importanti sono una nuova architettura di sensing, una nuova struttura basata sul cloud e un nuovo protocollo che permette di creare applicazioni specifiche per smartwatch.
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L’oggetto dell’elaborato è la proposta di traduzione della prefazione e di alcuni aneddoti della raccolta Hitǎr Petǎr dell’autore bulgaro Veličko Vǎlčev. Hitar Petar è un personaggio del folklore bulgaro molto popolare e i suoi aneddoti sono ambientati nel territorio dell’attuale Bulgaria durante l’occupazione ottomana. Con i suoi scherzi e i suoi inganni, diretti soprattutto agli esponenti del potere politico e spirituale della sua epoca, Hitar Petar sfida e sovverte l’ordine sociale vigente e le sue gesta lo rendono un simbolo dell’identità bulgara contro l’oppressione straniera e non solo. L’elaborato è strutturato in tre capitoli. Nel primo si presentano l’opera di Veličko Vǎlčev, il protagonista Hitar Petar, con un focus sulle caratteristiche che lo hanno reso un trickster di grande fama e sul genere letterario degli aneddoti di cui è protagonista. Nel secondo capitolo si introducono i testi selezionati e si presenta la proposta di traduzione. Infine, nel terzo capitolo, si descrive il percorso traduttivo a partire dall’approccio e dalle risorse utilizzate, si approfondiscono le scelte di resa dei nomi parlanti, le peculiarità stilistiche dei testi selezionati e la risoluzione di alcuni problemi traduttivi.
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L’elaborato si divide in tre capitoli. Il primo presenta l’autore, le correnti letterarie underground sviluppatesi dopo il 1976 e una breve presentazione della raccolta. Il secondo capitolo contiene la mia proposta di traduzione del racconto "Li Ying, la moglie del sonnambulo" e il terzo capitolo contiene il commento traduttologico, nel quale sono analizzate le problematiche riscontrate durante la traduzione, e alcune espressioni storiche e religiose che si è ritenuto necessario approfondire.
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La tesi ha l'obiettivo di analizzare e tradurre in un modello di simulazione il processo di evasione di ordini dal sito di stoccaggio di un’azienda di e-commerce al fine di valutarne le possibili evoluzioni. In prima analisi sono stati evidenziati i principali motivi che spingono i clienti a preferire gli store online rispetto a quelli fisici e come alcuni dei vantaggi siano il frutto dell’efficienza della gestione dell’outbound. Si è passati, quindi, all’esame del caso di studio, alla scomposizione delle singole fasi di lavorazione degli ordini e alla loro traduzione in linguaggio Arena. Il modello ottenuto è stato valutato grazie alla comparazione dei risultati di statistiche automatiche e manuali, frutto della simulazione, con i dati reali. La fase finale ha riguardato, invece, la valutazione in termini di efficienza di una possibile evoluzione del sistema che consiste nell’introduzione di un robot addetto al packing: il modello è stato modificato e le statistiche del caso as-is sono state confrontate con quelle frutto della nuova simulazione. Con i dati utilizzati è stato dimostrato come un unico robot garantisca prestazioni superiori rispetto allo stato attuale e risulti più che sufficiente per la mole di lavoro di una giornata tipo. Nei periodi dell’anno caratterizzati da un aumento esponenziale degli acquisti, tuttavia, potrebbe essere necessario affiancare alla soluzione automatica quella manuale.
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Subtype polymorphism is a cornerstone of object-oriented programming. By hiding variability in behavior behind a uniform interface, polymorphism decouples clients from providers and thus enables genericity, modularity and extensi- bility. At the same time, however, it scatters the implementation of the behavior over multiple classes thus potentially hampering program comprehension. The extent to which polymorphism is used in real programs and the impact of polymorphism on program comprehension are not very well understood. We report on a preliminary study of the prevalence of polymorphism in several hundred open source software systems written in Smalltalk, one of the oldest object-oriented programming languages, and in Java, one of the most widespread ones. Although a large portion of the call sites in these systems are polymorphic, a majority have a small number of potential candidates. Smalltalk uses polymorphism to a much greater extent than Java. We discuss how these findings can be used as input for more detailed studies in program comprehension and for better developer support in the IDE.
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We analyzed foraminiferal and nannofossil assemblages and stable isotopes in samples from ODP Hole 807A on the Ontong Java Plateau in order to evaluate productivity and carbonate dissolution cycles over the last 550 kyr (kilo year) in the western equatorial Pacific. Our results indicate that productivity was generally higher in glacials than during interglacials, and gradually increased since MIS 13. Carbonate dissolution was weak in deglacial intervals, but often reached a maximum during interglacial to glacial transitions. Carbonate cycles in the western equatorial Pacific were mainly influenced by changes of deep-water properties rather than by local primary productivity. Fluctuations of the estimated thermocline depth were not related to glacial to interglacial alternations, but changed distinctly at ~280 kyr. Before that time the thermocline was relatively shallow and its depth fluctuated at a comparatively high amplitude and low frequency. After 280 kyr, the thermocline was deeper, and its fluctuations were at lower amplitude and higher frequency. These different patterns in productivity and thermocline variability suggest that thermocline dynamics probably were not a controlling factor of biological productivity in the western equatorial Pacific Ocean. In this region, upwelling, the influx of cool, nutrient-rich waters from the eastern equatorial Pacific or of fresh waters from rivers have probably never been important, and their influence on productivity has been negligible over the studied period. Variations in the inferred productivity in general are well correlated with fluctuations in the eolian flux as recorded in the northwestern Pacific, a proxy for the late Quaternary history of the central East Asian dust flux into the Pacific. Therefore, we suggest that the dust flux from the central East Asian continent may have been an important driver of productivity in the western Pacific.