913 resultados para Sviluppo, innovazione, riabilitazione, neurologia, collaborazione
Resumo:
Il monopolio statale si rompe in Italia già nel 1976 e le piccole antenne private sono nate come funghi. Talvolta gli studiosi hanno ipotizzato che questo settore radiofonico fiorisca e sia in continua crescita in Italia, comparato particolarmente alla situazione finlandese. Tra i radioascoltatori internazionali l'Italia è considerata il paradiso delle antenne locali per la gran quantità degli impianti radiofonici in ambito locale. Si ipotizza anche che la gran quantità delle stazioni di radio garantisca automaticamente l'obiettività dell'informazione, o almeno la polifonia della radio. Invece in Finlandia lo Stato ha limitato il diritto di impiantare una stazione radio e il numero delle stazioni in rete con una legge abbastanza rigida a livello europeo per controllare la privatizzazione del settore e la diffusione della nuova ideologia di radiofonia libera. Con la mia ricerca vorrei affermare la correttezza di tali ipotesi e, allo stesso tempo, verificare se l'Italia sia tuttora un paradiso di radiofonia locale. Uno degli scopi di questa ricerca è far capire che la formazione e la struttura del campo radiofonico dipende spesso della società intorno a sé. Dal momento che l'analisi si basa parzialmente sui metodi quantitativi, diamo un'occhiata ai numeri delle stazioni statali, reti nazionali e seminazionali e radio locali e provinciali nella provincia di Parma e in Finlandia Propria. Inoltre in questa tesi di laurea vorrei ricercare quali potrebbero essere i motivi storici, legislativi, culturali ed economici che hanno influito sul precoce sviluppo italiano nel campo della radiofonia locale. Per dare una più ampia visione della situazione italiana, ho fatto delle osservazioni sulla struttura del campo radiofonico in questi due paesi, sulle differenze essenziali tra Finlandia e Italia e sui motivi che influiscono nella nascita della radiofonia privata in ambito locale paragonando i fatti italiani con quelli finlandesi. Questa ricerca può dare un contributo importante agli appassionati del radioascolto ed essere utile come inizio di una più vasta valutazione di radiofonia locale per coloro che sono interessati ai mass media come mezzi di comunicazione, di potere e di democrazia. Contrariamente agli articoli anteriori e alle ricerche fatte, ormai la radiofonia provinciale non ha più molta importanza in Italia. Possiamo dire che non ci sia più un modello italiano da ammirare, perché le reti nazionali dominano le frequenze e raccolgono ormai un pubblico di dimensioni ragguardevoli e in continua crescita. Anche se il numero delle emittenti locali è diminuito notevolmente nella provincia di Parma, non possiamo concludere che la radiofonia locale in Italia sia morta basandosi su una sola ricerca che riguarda il cambiamento della struttura radiofonica in una località italiana.
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L'obbiettivo principale di questa tesi è la creazione di un particolare strumento capace di calcolare, dati in input le coordinate geografiche in latitudine e longitudine dei vari gates di passaggio del velivolo e delle caratteristiche principali di quest'ultimo, la traiettoria ottimale, ovvero la più veloce, restando pur sempre nei limiti strutturali e in quelli stabiliti dal regolamento, oltre che ad una serie di valori utili per effettuare tale percorso, quali la variazione di potenza, di coefficiente di portanza, di velocità, ecc. Dopo una prima fase di raccolta delle informazioni (regolamento della competizione, dati tecnici dei velivoli usati, del motore e dell'elica) ne è seguita una seconda in cui, partendo dall'analisi dei risultati ottenuti da un precedente tool di calcolo in Excel, si è provveduto a scriverne uno nuovo operante in ambiente MatLab.
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La Tesi tratta di un caso di studio di un magazzino ricambi in ottima di ottimizzazione e riprogettazione. Dall'analisi della situazione attuale in termini di scorte, processo e indice di saturazione volumetrico si evince come una nuova soluzione di magazzino sia l'unica strada da percorrere per fronteggiare l'attesa crescita del business. L'incremento delle vendite e allo stesso tempo il mantenimento dell'alto livello di servizio da garantire al cliente in termini di disponibilità dei codici e puntualità della consegna, sono due condizione che richiedono un innovazione di tipo radicale. Da un progetto a livello di Gruppo si arriva a definire la configurazione ideale del nuovo magazzino e si lascia ad uno sviluppo futuro l'effettiva gestione del tender per definire l'operatore logistico che porterà avanti il lavoro.
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Tutti coloro che lavorano su appuntamento hanno una clientela da gestire. Per farlo, possono avvalersi di due opzioni: o utilizzano una buona parte del loro tempo per rispondere direttamente alle chiamate e ai messaggi dei clienti, oppure assumono una persona che si faccia carico personalmente dell’agenda del negozio, piuttosto che dello studio, a seconda dei casi. Gli aspetti negativi di queste due scelte non mancano. Nel primo caso, il diretto interessato può trovarsi interrotto da una chiamata nel pieno di un appuntamento. Il cliente lì presente deve attendere pazientemente che la conversazione finisca, ma la pazienza, giustamente, inizia a vacillare nel momento in cui le chiamate diventano numerose. Oltretutto la situazione può creare disagio al professionista in prima persona. In alcuni casi, inoltre, il cliente a casa è costretto ad aspettare tempi troppo lunghi prima di ricevere una risposta. Nel secondo caso, si ha un lavoro più fluido e senza interruzioni. Questo è ovviamente un fattore positivo, tuttavia l’assunzione di un addetto a rispondere al telefono, piuttosto che a messaggi o mail, ha un costo non indifferente. Analizzando i vari vantaggi e svantaggi dei metodi di prenotazione esistenti, è stata progettata una nuova soluzione che, tramite l'utilizzo dei bot e delle app di messaggistica, permette di prendere gli appuntamenti rimanendo il più fedeli possibile ai metodi classici, come i messaggi, ma con tutti i vantaggi dei metodi più tecnologici.
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Questa Tesi prende in esame tutte le fasi che portano alla realizzazione di un generico videogioco applicandole per creare, dal principio, un gioco 3D con Unity. Se ne analizzerà l'ideazione, la progettazione degli ambienti ma anche degli algoritmi implementati, la produzione e quindi la scrittura del codice per poi terminare con i test effettuati.
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Lo scopo della presente tesi è lo studio e la progettazione di un sistema Hands-Free applicato in ambito Healthcare, volto ad aiutare il personale sanitario nello svolgimento delle mansioni lavorative. Il progetto, denominato Trauma Tracker, ha avuto origine grazie alla collaborazione con medici ed infermieri dell'ospedale Maurizio Bufalini di Cesena. In particolare, il sistema in prodotto si prende carico della compilazione del report finale contenente tutte le operazioni svolte sui pazienti nell'ambito del Pronto Soccorso, riducendo così notevolmente le possibilità di errori dovuti a fattori umani. Durante le fasi di sviluppo e progettazione sono state aggiunte ulteriori funzionalità al sistema, fino a farlo diventare vero e proprio oggetto incantato, in grado di esibire proprietà finora inimmaginabili in questo campo di applicazione. Trauma Tracker, almeno in queste prime fasi, non si propone come uno strumento immediatamente utilizzabile sul campo e pronto ad affiancare i medici, poiché necessiterebbe subito di qualità come robustezza ed affidabilità a livelli estremamente elevati. Per questo motivo il progetto è stato trattato come un "Proof of Concept", ossia un prototipo che ha lo scopo di dimostrare la fattibilità di tale sistema nella realtà, e di verificarne l'utilità una volta applicato in uno scenario concreto. L'argomento trattato ha quindi una grande importanza, poiché getta le basi di una tecnologia che un giorno potrà aiutare medici ed infermieri a svolgere al meglio l'impegnativo compito di salvare vite. In questa tesi, è stato approfondito in particolare il sottosistema utilizzato per il riconoscimento dei parametri vitali dal monitor multi-parametrico posto nei diversi reparti ospedalieri. Esso ha richiesto lunghe fasi di implementazione e collaudo per ottenere dei risultati soddisfacenti, che alla fine sono stati raggiunti.
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In questa tesi è descritto il lavoro svolto presso un'azienda informatica locale, allo scopo di ricerca ed implementazione di un algoritmo per individuare ed offuscare i volti presenti all'interno di video di e-learning in ambito industriale, al fine di garantire la privacy degli operai presenti. Tale algoritmo sarebbe stato poi da includere in un modulo software da inserire all'interno di un applicazione web già esistente per la gestione di questi video. Si è ricercata una soluzione ad hoc considerando le caratteristiche particolare del problema in questione, studiando le principali tecniche della Computer Vision per comprendere meglio quale strada percorrere. Si è deciso quindi di implementare un algoritmo di Blob Tracking basato sul colore.
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Lo scopo del presente lavoro è la realizzazione e l'ottimizzazione di un software che, tramite l'utilizzo di un controllo automatico Proporzionale-Integrativo-Derivativo: PID, gestisca la temperatura di un fornetto in camera a vuoto. È necessario che il sistema sia in grado di eseguire rampe regolari di temperatura di diversa pendenza scelta dall'utente, in modo che possa essere utilizzato in futuro per esperimenti di Desorbimento Termico da parte di vari materiali. La tesi è così suddivisa, nel primo capitolo sono illustrati i concetti teorici di base utilizzati nello sviluppo dei controlli automatici. Nel secondo capitolo è descritta la parte hardware: sono mostrate le diverse sezioni che compongono il fornetto e la camera a vuoto, è inoltre illustrato il cablaggio che permette l'interfaccia del forno alla scheda Arduino ed al software LabVIEW. La terza sezione è dedicata agli studi svolti per la realizzazione del sistema di controllo PID e per la sua ottimizzazione. Il quarto capitolo è invece dedicato alla descrizione del software creato per la gestione del fornetto. Nel quinto capitolo sono infine mostrati i metodi utilizzati per il calcolo delle costanti operative del PID ed i risultati sperimentali ottenuti.
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Secondo il Report IFAD sulla povertà rurale, nel 2008, circa due terzi della popolazione africana viveva nelle aree rurali ed era in qualche modo coinvolta in attività agricole commerciali o di sussistenza (IFAD, 2011). L’agricoltura rappresenta il più importante settore economico per la popolazione africana e le donne risultano cruciali per la produzione agricola: rappresentano infatti il 62,8 per cento della forza lavoro (FAO, 2014). Dopo la crisi alimentare del 2007-2008 si è andato intensificando il fenomeno delle acquisizione di terre su larga scala in paesi del Sud del mondo, in particolare nel continente africano, da parte di multinazionali, governi, aziende nazionali e singoli soggetti privati. Questo processo è stato denominato anche land grabbing dalle principali organizzazioni internazionali e della società civile e ha avuto grande impatto mediatico a livello internazionale. L'intensificarsi del fenomeno ha portato a una progressiva perdita di controllo e accesso ad ampie porzioni di territorio da parte delle comunità locali, che non possono più disporre delle risorse naturali collegate alla terra. La cessione di ampi terreni avviene in molti casi senza trasparenza informativa, con violazione dei diritti umani e senza il consenso delle comunità che vi abitano e che coltivano tali aree, e a cui viene imposto un cambio radicale di vita. La terra è una risorsa centrale per l'identità, il sostentamento e la sicurezza alimentare di una comunità, dunque le conseguenze sono molteplici a livello sociale, culturale, economico e politico. Gli impatti sulle relazioni di genere e in particolare sulle donne delle comunità rurali risultano essere cruciali nel discorso sullo sviluppo. L’obiettivo di questo lavoro è indagare come le relazioni di genere, a seguito delle trasformazioni nella gestione della terra, si modificano amplificando squilibri già esistenti e creando conseguenze sulle logiche di potere delle comunità rurali e sulle vite delle persone che ne fanno parte.
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La comprensione del contesto funerario rappresenta per l’archeologo uno degli aspetti più complessi da interpretare della società antica a causa dell’interazione tra numerosi, diversi fattori culturali. È quindi fondamentale condurre un’attenta e accurata analisi che tenga conto di tutti gli aspetti inerenti la sepoltura e il corredo. La riapertura nel 2011 degli scavi sul sito di Karkemish da parte della missione turco-italiana del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, in collaborazione con le Università di Istanbul e Gaziantep, ha reso necessaria una rilettura dei dati di scavo emersi durante le precedenti missioni organizzate dal British Museum, condotte tra il 1913 e il 1914 nella necropoli di Yunus, per metterli in correlazione anche con i dati inediti ottenuti nelle nuove campagne di scavo all’interno del sito di Karkemish e Yunus. Lo scopo finale di questo progetto consiste in una nuova analisi dei contesti funerari databili all’Età del Ferro volta a definire, ove possibile, lo sviluppo sia della necropoli, sia della cultura materiale con l'intenzione di apportare un significativo contributo alla ricostruzione e alla comprensione di una delle più importanti necropoli dell’Età del Ferro
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The outcome of the successfully resuscitated patient is mainly determined by the extent of hypoxic-ischemic cerebral injury, and hypothermia has multiple mechanisms of action in mitigating such injury. The present study was undertaken from 1997 to 2001 in Helsinki as a part of the European multicenter study Hypothermia after cardiac arrest (HACA) to test the neuroprotective effect of therapeutic hypothermia in patients resuscitated from out-of-hospital ventricular fibrillation (VF) cardiac arrest (CA). The aim of this substudy was to examine the neurological and cardiological outcome of these patients, and especially to study and develop methods for prediction of outcome in the hypothermia-treated patients. A total of 275 patients were randomized to the HACA trial in Europe. In Helsinki, 70 patients were enrolled in the study according to the inclusion criteria. Those randomized to hypothermia were actively cooled externally to a core temperature 33 ± 1ºC for 24 hours with a cooling device. Serum markers of ischemic neuronal injury, NSE and S-100B, were sampled at 24, 36, and 48 hours after CA. Somatosensory and brain stem auditory evoked potentials (SEPs and BAEPs) were recorded 24 to 28 hours after CA; 24-hour ambulatory electrocardiography recordings were performed three times during the first two weeks and arrhythmias and heart rate variability (HRV) were analyzed from the tapes. The clinical outcome was assessed 3 and 6 months after CA. Neuropsychological examinations were performed on the conscious survivors 3 months after the CA. Quantitative electroencephalography (Q-EEG) and auditory P300 event-related potentials were studied at the same time-point. Therapeutic hypothermia of 33ºC for 24 hours led to an increased chance of good neurological outcome and survival after out-of-hospital VF CA. In the HACA study, 55% of hypothermia-treated patients and 39% of normothermia-treated patients reached a good neurological outcome (p=0.009) at 6 months after CA. Use of therapeutic hypothermia was not associated with any increase in clinically significant arrhythmias. The levels of serum NSE, but not the levels of S-100B, were lower in hypothermia- than in normothermia-treated patients. A decrease in NSE values between 24 and 48 hours was associated with good outcome at 6 months after CA. Decreasing levels of serum NSE but not of S-100B over time may indicate selective attenuation of delayed neuronal death by therapeutic hypothermia, and the time-course of serum NSE between 24 and 48 hours after CA may help in clinical decision-making. In SEP recordings bilaterally absent N20 responses predicted permanent coma with a specificity of 100% in both treatment arms. Recording of BAEPs provided no additional benefit in outcome prediction. Preserved 24- to 48-hour HRV may be a predictor of favorable outcome in CA patients treated with hypothermia. At 3 months after CA, no differences appeared in any cognitive functions between the two groups: 67% of patients in the hypothermia and 44% patients in the normothermia group were cognitively intact or had only very mild impairment. No significant differences emerged in any of the Q-EEG parameters between the two groups. The amplitude of P300 potential was significantly higher in the hypothermia-treated group. These results give further support to the use of therapeutic hypothermia in patients with sudden out-of-hospital CA.
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Stroke is the second leading cause of death and the leading cause of disability worldwide. Of all strokes, up to 80% to 85% are ischemic, and of these, less than 10% occur in young individuals. Stroke in young adults—most often defined as stroke occurring under the age of 45 or 50—can be particularly devastating due to long expected life-span ahead and marked socio-economic consequences. Current basic knowledge on ischemic stroke in this age group originates mostly from rather small and imprecise patient series. Regarding emergency treatment, systematic data on use of intravenous thrombolysis are absent. For this Thesis project, we collected detailed clinical and radiological data on all consecutive patients aged 15 to 49 with first-ever ischemic stroke between 1994 and 2007 treated at the Helsinki University Central Hospital. The aims of the study were to define demographic characteristics, risk factors, imaging features, etiology, and long-term mortality and its predictors in this patient population. We additionally sought to investigate, whether intravenous thrombolysis is safe and beneficial for the treatment of acute ischemic stroke in the young. Of our 1008 patients, most were males (ratio 1.7:1), who clearly outnumbered females after the age of 44, but females were preponderant among those aged <30. Occurrence increased exponentially. The most frequent risk factors were dyslipidemia (60%), smoking (44%), and hypertension (39%). Risk factors accumulated in males and along aging. Cardioembolism (20%) and cervicocerebral artery dissection (15%) were the most frequent etiologic subgroups, followed by small-vessel disease (14%), and large-artery atherosclerosis (8%). A total of 33% had undetermined etiology. Left hemisphere strokes were more common in general. Posterior circulation infarcts were more common among those aged <45. Multiple brain infarcts were present in 23% of our patients, 13% had silent infarcts, and 5% had leukoaraiosis. Of those with silent brain infarcts, majority (54%) had only a single lesion, and most of the silent strokes were located in basal ganglia (39%) and subcortical regions (21%). In a logistic regression analysis, type 1 diabetes mellitus in particular predicted the presence of both silent brain infarcts (odds ratio 5.78, 95% confidence interval 2.37-14.10) and leukoaraiosis (9.75; 3.39-28.04). We identified 48 young patients with hemispheric ischemic stroke treated with intravenous tissue plasminogen activator, alteplase. For comparisons, we searched 96 untreated control patients matched by age, gender, and admission stroke severity, as well as 96 alteplase-treated older controls aged 50 to 79 matched by gender and stroke severity. Alteplase-treated young patients recovered more often completely (27% versus 10%, P=0.010) or had only mild residual symptoms (40% versus 22%, P=0.025) compared to age-matched controls. None of the alteplase-treated young patients had symptomatic intracerebral hemorrhage or died within 3-month follow-up. Overall long-term mortality was low in our patient population. Cumulative mortality risks were 2.7% (95% confidence interval 1.5-3.9%) at 1 month, 4.7% (3.1-6.3%) at 1 year, and 10.7% (9.9-11.5%) at 5 years. Among the 30-day survivors who died during the 5-year follow-up, more than half died due to vascular causes. Malignancy, heart failure, heavy drinking, preceding infection, type 1 diabetes, increasing age, and large-artery atherosclerosis causing the index stroke independently predicted 5-year mortality when adjusted for age, gender, relevant risk factors, stroke severity, and etiologic subtype. In sum, young adults with ischemic stroke have distinct demographic patterns and they frequently harbor traditional vascular risk factors. Etiology in the young is extremely diverse, but in as many as one-third the exact cause remains unknown. Silent brain infarcts and leukoaraiosis are not uncommon brain imaging findings in these patients and should not be overlooked due to their potential prognostic relevance. Outcomes in young adults with hemispheric ischemic stroke can safely be improved with intravenous thrombolysis. Furthermore, despite their overall low risk of death after ischemic stroke, several easily recognizable factors—of which most are modifiable—predict higher mortality in the long term in young adults.
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Rest tremor, rigidity, and slowness of movements-considered to be mainly due to markedly reduced levels of dopamine (DA) in the basal ganglia-are characteristic motor symptoms of Parkinson's disease (PD). Although there is yet no cure for this illness, several drugs can alleviate the motor symptoms. Among these symptomatic therapies, L-dopa is the most effective. As a precursor to DA, it is able to replace the loss of DA in the basal ganglia. In the long run L-dopa has, however, disadvantages. Motor response complications, such as shortening of the duration of drug effect ("wearing-off"), develop in many patients. In addition, extensive peripheral metabolism of L-dopa by aromatic amino acid decarboxylase and catechol-O-methyltransferase (COMT) results in its short half-life, low bioavailability, and reduced efficacy. Entacapone, a nitrocatechol-structured compound, is a highly selective, reversible, and orally active inhibitor of COMT. It increases the bioavailability of L-dopa by reducing its peripheral elimination rate. Entacapone extends the duration of clinical response to each L-dopa dose in PD patients with wearing-off fluctuations. COMT is important in the metabolism of catecholamines. Its inhibition could, therefore, theoretically lead to adverse cardiovascular reactions, especially in circumstances of enhanced sympathetic activity (physical exercise). PD patients may be particularly vulnerable to such effects due to high prevalence of cardiovascular autonomic dysfunction, and the common use of monoamine oxidase B inhibitor selegiline, another drug with effects on catecholamine metabolism. Both entacapone and selegiline enhance L-dopa's clinical effect. Their co-administration may therefore lead to pharmacodynamic interactions, either beneficial (improved L-dopa efficacy) or harmful (increased dyskinesia). We investigated the effects of repeated dosing (3-5 daily doses for 1-2 weeks) of entacapone 200 mg administered either with or without selegiline (10 mg once daily), on several safety and efficacy parameters in 39 L-dopa-treated patients with mild to moderate PD in three double-blind placebo-controlled, crossover studies. In the first two, the cardiovascular, clinical, and biochemical responses were assessed repeatedly for 6 hours after drug intake, first with L-dopa only (control), and then after a 2 weeks on study drugs (entacapone vs. entacapone plus selegiline in one; entacapone vs. selegiline vs. entacapone plus selegiline in the other). The third study included cardiovascular reflex and spiroergometric exercise testing, first after overnight L-dopa withdrawal (control), and then after 1 week on entacapone plus selegiline as adjuncts to L-dopa. Ambulatory ECG was recorded in two of the studies. Blood pressure, heart rate, ECG, cardiovascular autonomic function, cardiorespiratory exercise responses, and the resting/exercise levels of circulating catecholamines remained unaffected by entacapone, irrespective of selegiline. Entacapone significantly enhanced both L-dopa bioavailability and its clinical response, the latter being more pronounced with the co-administration of selegiline. Dyskinesias were also increased during simultaneous use of both entacapone and selegiline as L-dopa adjuncts. Entacapone had no effect on either work capacity or work efficiency. The drug was well tolerated, both with and without selegiline. Conclusions: the use of entacapone-either alone or combined with selegiline-seems to be hemodynamically safe in L-dopa-treated PD patients, also during maximal physical effort. This is in line with the safety experience from larger phase III studies. Entacapone had no effect on cardiovascular autonomic function. Concomitant administration of entacapone and selegiline may enhance L-dopa's clinical efficacy but may also lead to increased dyskinesia.
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Carotid atherosclerotic disease is a major cause of stroke, but it may remain clinically asymptomatic. The factors that turn the asymptomatic plaque into a symptomatic one are not fully understood, neither are the subtle effects that a high-grade carotid stenosis may have on the brain. The purpose of this study was to evaluate brain microcirculation, diffusion, and cognitive performance in patients with a high-grade stenosis in carotid artery, clinically either symptomatic or asymptomatic, undergoing carotid endarterectomy (CEA). We wanted to find out whether the stenoses are associated with diffusion or perfusion abnormalities of the brain or variation in the cognitive functioning of the patients, and to what extent the potential findings are affected by CEA, and compare the clinically symptomatic and asymptomatic subjects as well as strictly healthy controls. Coagulation and fibrinolytic parameters were compared with the rate microembolic signals (MES) in transcranial Doppler (TCD) and the macroscopic appearance of stenosing plaques in surgery. Patients (n=92) underwent CEA within the study. Blood samples pertaining to coagulation and fibrinolysis were collected before CEA, and the subjects underwent repeated TCD monitoring for MES. A subpopulation (n= 46) underwent MR imaging and repeated neuropsychological examination (preoperative, as well 4 and 100 days after CEA). In MRI, the average apparent diffusion coefficients were higher in the ipsilateral white matter (WM), and altough the interhemispheric difference was abolished by CEA, the levels remained higher than in controls. Symptomatic stenoses were associated with more sluggish perfusion especially in WM, and lower pulsatility of flow in TCD. All patients had poorer cognitive performance than healthy controls. Cognitive functions improved as expected by learning effect despite transient postoperative worsening in a few subjects. Improvement was greater in patients with deepest hypoperfusion, primarily in executive functions. Symptomatic stenoses were associated with higher hematocrit and tissue plasminogen activator antigen levels, as well as higher rate of MES and ulcerated plaques, and better postoperative improvement of vasoreactivity and pulsatility. In light of the findings, carotid stenosis is associated with differences in brain diffusion, perfusion, and cognition. The effect on diffusion in the ipsilateral WM, partially reversible by CEA, may be associated with WM degeneration. Asymptomatic and symptomatic subpopulations differ from each other in terms of hemodynamic adaptation and in their vascular physiological response to removal of stenosis. Although CEA may be associated with a transient cognitive decline, a true improvement of cognitive performance by CEA is possible in patients with the most pronounced perfusion deficits. Mediators of fibrinolysis and unfavourable hemorheology may contribute to the development of a symptomatic disease in patients with a high-grade stenosis.
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Ischemic stroke (IS) is a heterogeneous disease in which outcome is influenced by many factors. The hemostatic system is activated in association with cerebral ischemia, and thus, markers measuring coagulation, fibrinolysis, and vasoactivity could be useful tools in clinical practice. We investigated whether repeated measurements of these markers reveal patterns that might help in evaluating IS patients, including the early diagnosis of stroke subtypes, in estimating prognosis and risk of recurrence, and in selecting a treatment for secondary prevention of stroke. Vasoconstrictor peptide endothelin-1 (ET-1), homocysteine (Hcy), indicators of thrombin formation and activation (prothrombin fragment 1+2/F1+2, thrombin-antithrombin complex/TAT), indicators of plasmin formation and fibrinolysis (tissue plasminogen activator/t-PA, plasminogen activator inhibitor-1/PAI-1, and D-dimer), and natural anticoagulants (antithrombin/AT, protein C/PC, and protein S/PS) were measured in 102 consecutive mild to moderate IS patients on four occasions: on admission and at 1 week, 1 month, and 3 months after stroke, and once in controls. All patients underwent neurological examination and blood sampling in the same session. Furthermore, 42 IS patients with heterozygous factor V Leiden mutation (FVLm) were selected from 740 IS patients without an obvious etiology, and evaluated in detail for specific clinical, laboratory, and radiological features. Measurements of ET-1 and Hcy levels did not disclose information that could aid in the diagnostic evaluation of IS patients. F1+2 level at 3 months after IS had a positive correlation with recurrence of thromboembolic events, and thus, may be used as a predictive marker of subsequent cerebral events. The D-dimer and AT levels on admission and 1 week after IS were strongly associated with stroke severity, outcome, and disability. The specific analysis of IS patients with FVLm more often revealed a positive family history of thrombosis, a higher prevalence of peripheral vascular disease, and multiple infarctions in brain images, most of which were `silent infarcts´. Results of this study support the view that IS patients with sustained activation of both the fibrinolytic and the coagulation systems and increased thrombin generation may have an unfavorable prognosis. The level of activation may reflect the ongoing thrombotic process and the extent of thrombosis. Changes in these markers could be useful in predicting prognosis of IS patients. A clear need exists for a randomized prospective study to determine whether a subgroup of IS patients with markers indicating activation of fibrinolytic and coagulation systems might benefit from more aggressive secondary prevention of IS.