986 resultados para Lydgate manuscripts


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La tesi è dedicata alla personalità artistica dell’Illustratore, tra i protagonisti della miniatura bolognese degli anni trenta e quaranta del Trecento, così felicemente soprannominato da Roberto Longhi. Dopo un capitolo dedicato alla vicenda critica dell’artista, la tesi affronta il percorso artistico dell’Illustratore nell’ambito della decorazione libraria bolognese del secondo quarto del XIV secolo. Ho trattato le opere attribuite al’Illustratore insieme agli esempi contemporanei della miniatura bolognese, in modo da far emergere il ruolo di questo maestro nelle relazioni con il contesto cittadino. Nella successione cronologica dei manoscritti, emerge un nuovo sconvolgimento caotico che scardina l’ordine spaziale e compositivo delle opere iniziali debitrici del giottismo del Maestro del 1328. Il capitolo si conclude con alcune osservazioni sui rapporti tra il maestro e i suoi aiuti e sul rapporto con Buffalmacco. In questo capitolo sono inoltre presentate due nuove attribuzioni. Gli ultimi due capitoli sono un approfondimento sull’interazione tra il linguaggio figurativo dell’artista e la funzione dell’immagine quale forma di comunicazione visiva in stretta relazione con i testi scritti che accompagnano e sui caratteri della committenza, là dove è possibile definirli. La prima parte del terzo capitolo è dedicata all’illustrazione dei libri legales, mentre nella seconda parte si tratta di un caso particolare, le iniziali istoriate dell’Inferno e del Purgatorio di Dante Alighieri della Biblioteca Riccardiana di Firenze (ms. 1005), per molti aspetti riconducibili all’illustrazione giuridica. La mia intenzione in questo capitolo è di verificare come il caratteristico linguaggio narrativo espressivo e diretto dell’Illustratore abbia risposto alla funzione delle immagini dipinte nei codici giuridici di offrire una struttura materiale alla memorizzazione visiva per via di luoghi e figure dei contenuti di studio del diritto comune. In appendice alla tesi si trova un catalogo dei manoscritti decorati da miniature dell’Illustratore, comprensivo anche di una sezione per le opere di dubbia o erronea attribuzione.

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Im Mittelpunkt der Studie "The Sound of Democracy - the Sound of Freedom". Jazzrezeption in Deutschland (1945 - 1963) steht ein Korpus von 16 Oral-History-Interviews mit Zeitzeugen der deutschen Jazzszene. Interviewt wurden Musiker ebenso wie bildende Künstler, Journalisten, Clubbesitzer und Jazzfans, die die Jazzszene in den 1950ern bildeten. Die Interviews werden in einen Kontext zeitgenössischer Quellen gestellt: Zeitschriftenartikel (hauptsächlich aus dem "Jazz Podium" ebenso wie Radiomanuskripte des Bayerischen Rundfunks.rnDie Ausgangsüberlegung ist die Frage, was der Jazz für sein Publikum bedeutete, mit anderen Worten, warum wählte eine studentische, sich selbst als elitär wahrnehmende Schicht aus dem großen Fundus an kulturellen Ausdrucksformen, die nach dem Zweiten Weltkrieg aus den USA nach Deutschland strömten, ausgerechnet den Jazz als persönliche Ausdrucksform? Worin bestand seine symbolische Strahlkraft für diese jungen Menschen?rnIn Zusammenhang mit dieser Frage steht die Überlegung: In welchem Maße wurde Jazz als dezidiert amerikanische Ausdrucksform wahrgenommen und welche Amerikabilder wurden durch den Jazz transportiert? Wurde Jazz bewusst als Werkzeug der Besatzer zur demokratischen Umerziehung des deutschen Volkes eingesetzt und wenn ja, in welcher Form, beziehungsweise in welchem Maß? Wie stark war die Symbolleistung und metaphorische Bedeutung des Jazz für das deutsche Publikum und in welchem Zusammenhang steht die Symbolleistung des Jazz mit der Symbolleistung der USA als Besetzungs- bzw. Befreiungsmacht? rn

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The focus of this study is the relationship among three different manuscripts (Modena, Bibl. Estense, MS α.R.4.4; Firenze, Bibl. Laurenziana MS Rediano 9; and London, BL, MS Harley, 2253) and the poetry they transmit. The aim of this research is to show the ways that the Bible was used in the transmission of the lyric poetry in the three literatures that they represent: Occitan (primarily through Marcabru’s songs), Italian (through the love poetry of Guittone d’Arezzo), and Middle English (through the Harley love lyrics and the MS.’s primary scribe), in a medieval European context.

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L'inno dedicato ai sette Amesha Spəṇta è parte della produzione avestica recenziore, e si compone in gran parte di porzioni testuali riprese da altri testi avestici a loro volta di formazione tardiva. Lo Yašt si divide in tre parti principali: le stanze 0-10; 11-14; e infine la stanza 15 che comprende la formula di chiusura tipica degli inni avestici. La prima sezione (2.0-10) è composta dalla formula di apertura, incompleta rispetto a quelle dei restanti inni, seguita dai primi sette capitoli di entrambi i Sīh-rōzag compresi i Gāh. Le stanze centrali (11-14) si caratterizzano per l'assenza di passi gemelli, un elevato numero di hapax e di arcaismi formali e inoltre, una grande variabilità nella tradizione manoscritta. Si tratta di una formula magica per esorcizzare/allontanare demoni e stregoni, che doveva essere recitata per sette volte. Tale formula probabilmente rappresentava in origine un testo autonomo che veniva recitato assieme ad altri testi avestici. La versione a noi pervenuta comprende la recitazione di parte di entrambi i Sīh-rōzag, ma è molto probabile che tale arrangement sia soltanto una sequenza recitativa che doveva coesistere assieme ad altre. Attualmente la formula magica viene recitata principalmente assieme allo Yasna Haptaŋhāiti, senza le restanti stanze dell'inno nella sua versione geldneriana. Il testo sembra nascere come formula magica la quale venne recitata assieme a diversi testi avestici come per esempio parti dello Sīh-rōzag. In un periodo impossibile da stabilire con certezza la versione viene fissata nella forma a noi pervenuta nella maggior parte dei manoscritti e per la sua affinità formale probabilmente interpretato come inno e perciò incluso nell'innario avestico.

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Agostino Mitelli (1609-1660) è una figura centrale nella vicenda artistica bolognese. Rinnova profondamente la quadratura, genere in cui opera maggiormente, e diventa il principale riferimento per le generazioni successive. Infatti ha un grande numero di allievi che si fanno interpreti del suo stile e le sue opere continuano ad essere studiate fino a Settecento inoltrato. Nel suo lavoro accorda una grande importanza al mezzo grafico, in cui eccelle e che considera strumento di verifica ed esercizio. Questa predilezione influenza anche i suoi seguaci: dopo la sua morte i suoi disegni diventano molto ricercati e vengono impiegati come repertori di soluzioni di quadratura ed elementi decorativi. Sono essi stessi strumento di studio e infatti ci è pervenuto un grande numero di copie ed esercizi in stile mitelliano. L'analisi sistematica di questo materiale anonimo e poco studiato mi ha permesso di individuare alcune delle personalità di maggiore spicco tra i suoi seguaci, quali Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini e Marc'Antonio Chiarini. Per valutare l'influenza dell'opera di Agostino presso le generazioni successive è centrale anche la produzione calcografica che analizzo a partire dalle quattro serie di elementi di ornato che egli stesso dà alle stampe e che riscuotono molto successo, come provano le numerose ristampe, anche francesi. Dopo la sua morte vengono incise diverse imprese che si riallacciano al suo operato: la prima è quella del figlio Giuseppe Maria Mitelli che pubblica alcuni suoi disegni. Seguono le serie di Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini e diversi altri che comprendono anche quadratura e veduta e che spesso sono state riassemblate da editori e collezionisti. Anche le fonti affrontano la questione della dipendenza delle successive generazioni dagli stilemi di Agostino Mitelli, oltre a quelle a stampa ho studiato approfonditamente i manoscritti inediti dell'altro figlio di Agostino, Giovanni Mitelli, che forniscono molte nuove notizie.

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La ricerca consiste nell’edizione e traduzione del trattato ‘Practica musice’ di Franchino Gaffurio corredata da apparati critici e storico-contestuali. Si inizia con la biografia dell’autore redatta secondo gli ultimi dati disponibili e si presenta una esposizione del contenuto del trattato con proposte di chiarimenti dei passi più oscuri. Segue quindi uno studio dei cambiamenti intercorsi tra le parti del trattato come trasmesse nei manoscritti preparatori e la sua versione finale a stampa, seguito da una indagine sulle edizioni successive all’editio princeps, con tabelle sulle varianti tra le edizioni. Vengono quindi offerte la trascrizione interpretativa del testo latino del trattato (che può essere considerata la più corretta attualmente disponibile ed è l’unica a riportare numeri di partizione testuale) seguita dalla sua traduzione in italiano, con trascrizione degli esempi musicali. Il trattato, diviso in quattro libri, ha per argomenti rispettivamente il cantus planus e le scale modali gregoriane, la musica misurata e le figure della notazione, l’arte del contrappunto e la più ampia casistica disponibile sulle proporzioni ritmiche.

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Oggetto di questa tesi è l’analisi delle modalità di rappresentazione del trauma nel romanzo del Novecento e, in particolare, nelle opere di Samuel Beckett, Georges Perec e Agota Kristof. Fondamento dello studio sarà una disamina dei procedimenti linguistici e narrativi di rappresentazione del trauma nelle prose degli autori citati, al fine tracciare le linee di un’estetica in grado di descrivere le caratteristiche peculiari delle narrazioni in cui la dimensione antinarrativa della memoria traumatica assume il ruolo di principio estetico guida. L’analisi si soffermerà sulla cruciale relazione esistente, in tutti e tre gli autori, tra rappresentazione del trauma e sviluppo di strategie narrativi definibili come “denegative”. L’analisi dei testi letterari è condotta sulla base del corpus critico dei Trauma Studies, dell’ermeneutica della narrazione di stampo ricœuriano e della teoria del linguaggio psicoanalitica e affiancata, ove possibile, da uno studio filologico-genetico dei materiali d’autore. Alla luce di tali premesse, intendo rivalutare il carattere rappresentativo e testimoniale della letteratura del secolo scorso, in contrasto con la consuetudine a vedere nel romanzo novecentesco il trionfo dell’antimimesi e il declino del racconto. Dal momento che le narrazioni traumatiche si costruiscono intorno e attraverso i vuoti di linguaggio, la tesi è che siano proprio questi vuoti linguistici e narrativi (amnesie, acronie, afasie, lapsus, omissioni e mancanze ancora più sofisticate come nel caso di Perec) a rappresentare, in modo mimetico, la realtà apparentemente inaccessibile del trauma. Si tenterà di dimostrare come questi nuovi canoni di rappresentazione non denuncino l’impossibilità del racconto, bensì una sfida al silenzio, celata in più sottili e complesse convenzioni narrative, le quali mantengono un rapporto di filiazione indiretto − per una via che potremmo definire denegativa − con quelle del romanzo tradizionale.

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La tesi ha per oggetto la cultura ebraica cretese nei secoli XIV-XVI e, in particolare, l’influsso esercitato su di essa dalla cultura e dalle tradizioni degli ebrei sefarditi e ashkenaziti che cominciarono a stabilirsi sull’isola a partire dalla metà del Trecento. La tesi si basa da un lato su fonti amministrative e notarili e, dall’altro, sui manoscritti ebraici prodotti o portati a Candia nel periodo considerato. Il primo capitolo tratta della comunità ebraica nel primo Cinquecento e porta nuove notizie a proposito della geografia della zudeca, delle sue sinagoghe, della sua composizione sociale, dell’entità della sua popolazione e della biografia del principale leader spirituale e culturale attivo a Candia a quell’epoca: Elia Capsali. Il secondo capitolo offre una panoramica sull’immigrazione ebraica a Candia nei secoli XIV-XV. Il terzo capitolo esplora alcune particolarità della liturgia sinagogale elaborata dagli ebrei candioti sotto l’influsso della tradizione ashkenazita. Il quarto capitolo tratta di due liste di libri databili alla seconda metà del Quattrocento (Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 3574 B) e suggerisce di considerarle come indicative del peso che ebbero alcuni immigrati ebrei catalani nella diffusione della cultura medica sefardita a Candia. Il quinto capitolo è dedicato al medico, filosofo e astronomo Mosheh ben Yehudah Galiano, il quale visse a Candia tra la seconda metà degli anni Venti del Cinquecento e il 1543. L’ultimo capitolo tratta degli effetti provocati dall’epidemia di peste del 1592-95 all’interno della zudeca di Candia.

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With advances in pediatric cardiology and cardiac surgery, the population of adults with congenital heart disease (CHD) has increased. In the current era, there are more adults with CHD than children. This population has many unique issues and needs. They have distinctive forms of heart failure and their cardiac disease can be associated with pulmonary hypertension, thromboemboli, complex arrhythmias and sudden death. Medical aspects that need to be considered relate to the long-term and multisystemic effects of single ventricle physiology, cyanosis, systemic right ventricles, complex intracardiac baffles and failing subpulmonary right ventricles. Since the 2001 Canadian Cardiovascular Society Consensus Conference report on the management of adults with CHD, there have been significant advances in the field of adult CHD. Therefore, new clinical guidelines have been written by Canadian adult CHD physicians in collaboration with an international panel of experts in the field. Part III of the guidelines includes recommendations for the care of patients with complete transposition of the great arteries, congenitally corrected transposition of the great arteries, Fontan operations and single ventricles, Eisenmenger's syndrome, and cyanotic heart disease. Topics addressed include genetics, clinical outcomes, recommended diagnostic workup, surgical and interventional options, treatment of arrhythmias, assessment of pregnancy risk and follow-up requirements. The complete document consists of four manuscripts, which are published online in the present issue of The Canadian Journal of Cardiology. The complete document and references can also be found at www.ccs.ca or www.cachnet.org.

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With advances in pediatric cardiology and cardiac surgery, the population of adults with congenital heart disease (CHD) has increased. In the current era, there are more adults with CHD than children. This population has many unique issues and needs. They have distinctive forms of heart failure, and their cardiac disease can be associated with pulmonary hypertension, thromboemboli, complex arrhythmias and sudden death.Medical aspects that need to be considered relate to the long-term and multisystemic effects of single-ventricle physiology, cyanosis, systemic right ventricles, complex intracardiac baffles and failing subpulmonary right ventricles. Since the 2001 Canadian Cardiovascular Society Consensus Conference report on the management of adults with CHD, there have been significant advances in the understanding of the late outcomes, genetics, medical therapy and interventional approaches in the field of adult CHD. Therefore, new clinical guidelines have been written by Canadian adult CHD physicians in collaboration with an international panel of experts in the field. The present executive summary is a brief overview of the new guidelines and includes the recommendations for interventions. The complete document consists of four manuscripts that are published online in the present issue of The Canadian Journal of Cardiology, including sections on genetics, clinical outcomes, recommended diagnostic workup, surgical and interventional options, treatment of arrhythmias, assessment of pregnancy and contraception risks, and follow-up requirements. The complete document and references can also be found at www.ccs.ca or www.cachnet.org.

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The widespread use of artificial nestboxes has led to significant advances in our knowledge of the ecology, behaviour and physiology of cavity nesting birds, especially small passerines Nestboxes have made it easier to perform routine monitoring and experimental manipulation of eggs or nestlings, and also repeatedly to capture, identify and manipulate the parents However, when comparing results across study sites the use of nestboxes may also Introduce a potentially significant confounding variable in the form of differences in nestbox design amongst studies, such as their physical dimensions, placement height, and the way in which they are constructed and maintained However, the use of nestboxes may also introduce an unconsidered and potentially significant confounding variable clue to differences in nestbox design amongst studies, such as their physical dimensions, placement height, and the way in which they are constructed and maintained Here we review to what extent the characteristics of artificial nestboxes (e g size, shape, construction material, colour) are documented in the 'methods' sections of publications involving hole-nesting passerine birds using natural or excavated cavities or artificial nestboxes for reproduction and roosting Despite explicit previous recommendations that authors describe in detail the characteristics of the nestboxes used, we found that the description of nestbox characteristics in most recent publications remains poor and insufficient We therefore list the types of descriptive data that should be included in the methods sections of relevant manuscripts and justify this by discussing how variation in nestbox characteristics can affect or confound conclusions from nestbox studies We also propose several recommendations to improve the reliability and usefulness of research based on long-term studies of any secondary hole-nesting species using artificial nestboxes for breeding or roosting.

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Many global amphibian declines have been linked to the fungal pathogen Batrachochytrium dendrobatidis (Bd). The knowledge on Bd distribution provides a fundamental basis for amphibian conservation planning. Yet, such Bd distribution information is currently insufficient, in particular at a regional scale. The college classroom provides an excellent opportunity to expand the knowledge of Bd distribution. Here we provide an example of such research projects to detect Bd prevalence among local amphibians in a college course setting and present the results of work conducted in central Pennsylvania, USA. We collected toe clips and conducted PCR assays of six species, Plethodon cinereus, Desmognathus fuscus, Notophthalmus viridescens, Lithobates catesbeianus, L. clamitans, and L. sylvaticus (59 individuals). Four groups of students independently conducted entire projects, orally presented their findings, and submitted manuscripts to the professor at the end of the semester. This example demonstrates that it is feasible for an undergraduate class to complete a Bd-detection project within a single semester. Such a project not only contributes to Bd research but also promotes conservation education among students through hands-on research experiences. We found Bd infection in only one sample of N. viridescens, but no sign of infection in the rest of the samples. As a relatively high prevalence of Bd has been reported in surrounding areas, our results suggest spatial heterogeneity in Bd occurrence at a regional scale and thus, the need for continued efforts to monitor Bd prevalence.

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The availability of new topical preparations for the treatment of left sided ulcerative colitis ulcerosa offers a therapy optimization for many patients. Rectal application of steroids and 5-aminosalicylic acid (5-ASA) is associated with fewer side effects and has a higher therapeutic efficacy in mild to moderate-active left-sided colitis as compared to a systemic therapy. Often it is argued that the patients' compliance is insufficient with a rectal therapy. However, with sufficient information on the proven advantages this is usually not the case. The rectal application of drugs in distal ulcerative colitis is suitable also for the maintenance of remission. Therefore the new therapy guidelines recommend topical therapy more than in former times. Subsequently, these manuscripts focussed specifically on the topical therapy of distal colitis, to elucidate that clear treatment advantages are present in daily practice.

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The objective of this study was to develop a criteria catalogue serving as a guideline for authors to improve quality of reporting experiments in basic research in homeopathy. A Delphi Process was initiated including three rounds of adjusting and phrasing plus two consensus conferences. European researchers who published experimental work within the last 5 years were involved. A checklist for authors provide a catalogue with 23 criteria. The “Introduction” should focus on underlying hypotheses, the homeopathic principle investigated and state if experiments are exploratory or confirmatory. “Materials and methods” should comprise information on object of investigation, experimental setup, parameters, intervention and statistical methods. A more detailed description on the homeopathic substances, for example, manufacture, dilution method, starting point of dilution is required. A further result of the Delphi process is to raise scientists' awareness of reporting blinding, allocation, replication, quality control and system performance controls. The part “Results” should provide the exact number of treated units per setting which were included in each analysis and state missing samples and drop outs. Results presented in tables and figures are as important as appropriate measures of effect size, uncertainty and probability. “Discussion” in a report should depict more than a general interpretation of results in the context of current evidence but also limitations and an appraisal of aptitude for the chosen experimental model. Authors of homeopathic basic research publications are encouraged to apply our checklist when preparing their manuscripts. Feedback is encouraged on applicability, strength and limitations of the list to enable future revisions.