997 resultados para educazione sostenibile riqualificazione ponte pietra cesena
Resumo:
L’elaborato presenta lo sviluppo di un’applicazione web che unisce il con- cetto di crowdsourcing, ovvero un paradigma in cui una colletività esegue una mansione per il raggiungimento di un obiettivo; e il concetto di crowd- sensing, paradigma nel quale un gruppo di persone, utilizzando il proprio dispositivo mobile, condivide dati, che possono essere successivamente stu- diati. SmartCrowd si pone come intermediario tra questi due modelli, e la sua implementazione permette di raccogliere dati da una “folla” che faccia uso dei dispositivi mobili, usufruendo di una piattaforma di crowdsourcing. Con SmartCrowd vengono create le campagne, ovvero insieme di attività svol- te dagli utenti finali; esiste un sistema di interazione con la piattaforma di crowdsourcing di Microworkers, volta al reclutamento delle persone; la con- divisione dei dati tramite smartphone, usando il sensore GPS, eseguita dagli utenti ed infine, tramite SmartCrowd è possibile analizzare i dati ricevuti e fare una valutazione positiva o negativa.
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Nel seguente lavoro di tesi sperimentale è stato svolto uno studio su film di poli(esametilen furanoato) additivato con filler antiossidanti estratti da una materia prima lignocellulosica, la corteccia di betulla. Tale studio ha lo scopo di incrementare le proprietà meccaniche e soprattutto conservative dei film di PHF per applicazioni nel campo del packaging alimentare. Il poli(esametilen furanoato) è un poliestere i cui monomeri di sintesi possono essere ottenuti da fonti rinnovabili, tale caratteristica lo rende completamente bio-based e di elevato interesse per l’ottenimento di materiali sostenibili. Nella fase iniziale dello studio è stato sintetizzato il polimero in esame tramite una sintesi di tipo solvent-free, in accordo con le attuali strategie sintetiche che mirano a ridurre l’impatto del solvente. Tale polimero è stato quindi caratterizzato tramite NMR e GPC. Sono state poi preparate quattro miscele di polimero additivato, due differenti composizioni per ciascuno dei due filler disponibili. Le miscele sono state preparate tramite solvent casting e in seguito stampate tramite pressofusione per ottenere dei film. È stata svolta una caratterizzazione dei film ottenuti, di tipo morfologica (SEM), termica (TGA e DSC), meccanica, comportamento barriera e con analisi antiossidanti. I filler hanno mostrato una buona miscibilità con l’omopolimero e non hanno causato interferenze nel comportamento termico. È stato osservato un miglioramento nella flessibilità dei film in tutte le miscele studiate e un aumento dell’allungamento a rottura nelle composizioni con quantità di filler pari al 5%. Le proprietà barriera si sono mantenute in linea con quelle dell’omopolimero e ancora migliori dei poliesteri attualmente in commercio. Infine, l’aggiunta del filler ha reso il film attivo per lo scavenging di radicali, valutato attraverso il test con DPPH, confermando il trasferimento delle proprietà antiossidanti dei filler alle miscele polimeriche.
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Nel cuore della Sicilia, a mille metri d’altezza, svetta, la città di Enna. Dalla storia millenaria, questa roccaforte naturale, ha dato protezione alle differenti dominazioni che si sono susseguite. In questa cittadina, dalla delicata armonia, si è attivato un processo di modernizzazione iniziato con il regime fascista, quando divenne da comune a provincia. Uno sviluppo controllato, anche se con relazioni urbane non proporzionate alla città, a completamento dell’acrocoro del monte. Con il dopoguerra, questa questa crescita futto della speculazione edilizia, che ha portato alla costruzione di grandi e alti edifici residenziali, andando a sgretolare la delicata bellezza della città, che piano piano è stata soppiantata da quella contemporanea. Negli anni ‘70, per un adeguamento funzionale della viabilità, è stato costruito un viadotto, nello storico accesso alla città: questo ha generato una ferita in essa, negando alla città tutto lo spazio al di sotto. La sfida progettuale è stata quindi, da una parte, quella di ridare un volto, un’aspetto urbano a questa parte di città che adesso vuol sembrare uno svincolo autostradale, dall’altra, quella di riappropriarsi dello spazio pubblico. L’intervento trasforma l’infrastruttura, in un’architettura generata dalla città e dalle sue giaciture, frammentando e delimitando lo spazio sotto il ponte, che si configura come una sequenza di spazi concatenati da un percorso. Osservando il viadotto come una struttura incompleta fatta di solo scheletro di pilastri e copertura, il progetto ne costituisce il tamponamento composto dai servizi: l’intervento rafforza e aumenta le funzioni di collegamento pedonale, connettendo le parti di città che in quest’area si trovano a quote differenti, portando il visitatore verso il centro storico.
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Lo sviluppo della forma di una città nel corso dei secoli è dettato dall’interazione tra ambiente, uomo e il soddisfacimento dei bisogni del tempo. Non sempre, però, queste tre cose si equilibrano e quelli che ne risultano sono spazi privi di caratteristiche proprie. Ne è esempio l’ingresso nord della stazione di Cesena: nonostante la sua posizione centrale all’interno della città e il numero di pendolari che tutti giorni la attraversano, non è ancora riuscito a definire una forma capace di affermarsi all’interno del tessuto urbano. Compreso tra la ferrovia e il parco novello, il progetto si propone la realizzazione di un nuovo complesso pubblico che possa al tempo stesso connettere le due parti di città e stabilire una relazione concreta con il grande corridoio verde. L’area ospiterà nuovi servizi per i viaggiatori e spazi polifunzionali aperti alla cittadinanza al fine di restituire una nuova immagine alla stazione ferroviaria capace di giocare un ruolo attivo nella dinamica urbana diventando polo attrattore del quartiere.
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La ricerca oggetto del presente elaborato di tesi persegue fini di lotta ai cambiamenti climatici e promozione delle energie rinnovabili, in linea con i diciassette Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2015 a causa dell’incombente emergenza ambientale in atto; inoltre individua risorse che possono risultare utili in situazioni di crisi energetica come quella iniziata nel 2022. L’obiettivo dell’elaborato è l’individuazione dei bare soils o “suoli nudi”, ovvero terreni lasciati senza copertura nei mesi che intercorrono tra un raccolto e la semina successiva, presenti nella parte pianeggiante dell’Emilia Romagna nell’anno 2021. È stata eseguita una ricerca introduttiva sulle politiche agricole inerenti i cambiamenti climatici e sull’uso del suolo nell’area di studio. Nel procedimento seguente sono stati utilizzati immagini e dati satellitari a libero accesso, rilevati dai satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus dell’Unione Europea. Per mezzo di software open source, sono state identificate le superfici di suolo nudo tramite calcolo degli indici di vegetazione Normalized Difference Vegetation Index (NDVI) e selezione delle aree con valori dell’indice idonei per 4 mesi consecutivi; sono state create mappe tematiche con le posizioni dei terreni, sono state ricavate statistiche sulla loro estensione e sono state effettuate validazioni dei risultati. Secondo i calcoli, nei 2 periodi più promettenti i suoli nudi coprivano rispettivamente circa il 4% e il 25% dell’area di studio. I terreni individuati sono stati poi utilizzati come input per una simulazione di un loro utilizzo sostenibile. Infatti, quando abbastanza estesi e liberi per un tempo sufficiente, possono essere utilizzati per colture intercalari come il sorgo, volte ad ottenere biomasse adatte alla produzione di biocarburanti.
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Posto che le attuali scelte di produzione e consumo legate alle diete a livello globale hanno evidenziato numerosi impatti ambientali negativi, l’obiettivo di questa tesi è, dopo aver illustrato quali sono le strategie nate e che stanno nascendo a livello di governance globale, internazionale, nazionale e locale per contrastare il problema, analizzare il possibile ruolo della figura del dietista nelle politiche e nelle strategie alimentari urbane.
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In questo lavoro di tesi,è stato descritto come le tecniche di pesca che da sempre consentono l’approvvigionamento di risorse da mari, laghi e fiumi siano state sempre più sviluppate nel tempo ed adattate per soddisfare le esigenze sempre più crescenti dei consumatori di tutto il mondo; è stato fatto un inquadramento generali sulle varie tecniche ed è stato descritto anche come però spesso tali tecniche siano dannose per l’ambiente circostante e arrechino spesso danni irreparabili ad interi ecosistemi, è stato poi riportato come abbiano causato un impoverimento delle risorse e come, se non opportunamente gestite potrebbero negli anni causare il collasso e l’estinzione di intere specie di animali. Sono state riportate le pratiche della pesca sostenibile e le soluzioni attualmente attuate per tutelare le varie specie, con riferimento particolare al caso del Tonno Rosso. È stato poi descritto come l’acquacoltura sia una pratica che tenta di contrastare, in maniera seppur marginale, il destino a cui sembrano essere condannati ambienti marini, fluviali e lacustri, è stato descritto come anche tale pratica abbia avuto un’evoluzione costante fin da tempi antichissimi e come sia stata migliorata per andare incontro alle richieste dei consumatori senza però venir meno ai principi morali e umani nei confronti degli animali, sono state illustrate le varianti di questa pratica mettendone singolarmente in luce pregi e difetti. Sostanzialmente è infine stato concluso che acquacoltura e pesca sostenibile sono le uniche pratiche che potrebbero di fatto permettere di proseguire con l’approvvigionamento di materie prime ittiche senza necessariamente rimodulare completamente le abitudini alimentari, permettendo una collaborazione tra gli habitat marini, fluviali e lacustri e le nostre necessità.
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Negli ultimi anni la competitività nei mercati è notevolmente cresciuta, la complessità dei prodotti industriali è considerevolmente aumentata e quest’ultimi devono ora essere accuratamente ottimizzati sotto ogni aspetto. I prodotti, oltre ad avere dei cicli di vita più brevi, sono soggetti a un’alta personalizzazione e a una domanda variabile. Per rimanere competitive, le aziende manifatturiere devono possedere nuovi tipi di sistemi di produzione che siano convenienti e molto reattivi a tutti questi cambiamenti del mercato, quali i Sistemi di produzione riconfigurabili (Reconfigurable Manufacturing System - RMS). La particolarità di tali sistemi risiede nella capacità di cambiare rapidamente le loro strutture hardware e software, aspetto che li renda idonei a soddisfare la produzione moderna. Oltre agli aspetti produttivi, l’attenzione odierna è incentrata anche sulle tematiche ambientali legate al risparmio energetico durante i processi produttivi, alla riduzione delle quantità di CO2 emesse e alla sostenibilità ambientale. L’obiettivo di questa tesi è quello di proporre un modello di ottimizzazione multi-obiettivo che tenga conto sia della minimizzazione del tempo complessivo necessario alla movimentazione dei prodotti e alla riconfigurazione delle macchine, e sia della minimizzazione del consumo energetico. Tale modello è stato applicato ad un caso studio realistico che ha permesso di individuare un trade-off tecnico-ambientale individuando la frontiera di Pareto con punto di ottimo (134.6 min; 9346.3 kWh) che si discosta del 57% dal valore trovato ottimizzando la funzione tempo, e dello 0.76% dal valore ottenuto ottimizzando la funzione energia.
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In questa tesi si è sviluppata la progettazione di un impalcato da ponte a sezione mista acciaio-calcestruzzo dal punto di vista statico in accordo con le normative vigenti. In particolare, è stato studiato il caso di impalcato bitrave, secondo uno schema di ponte a travata continua. La progettazione ha riguardato le principali componenti di un impalcato misto, a partire dal primo elemento di trasmissione dei carichi, ovvero la soletta di calcestruzzo, per poi proseguire con le travi longitudinali principali, gli irrigidimenti, i connettori a taglio, i collegamenti e i traversi. Per ognuno di essi, sono state effettuate le verifiche secondo il metodo semiprobabilistico agli stati limite descritto negli Eurocodici.
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Il presente elaborato di tesi espone uno studio scientifico che ha come obbiettivo quello di valutare un metodo sostenibile per il recupero della frazione fenolica presente nella sansa d’oliva vergine, il sottoprodotto solido dell’industria olearia. L’attività di ricerca ha riguardato prove sperimentali di estrazione di tali composti minori polari da sanse d’oliva vergini successivamente caratterizzate con metodi analitici (Folin-Ciocâlteu, UHPLC-DAD). Lo scopo finale di questo studio è l’ottenimento di un estratto idroalcolico caratterizzato per il contenuto in componenti polari ad attività riducente, quali le molecole fenoliche; si intende quindi ottenere un semilavorato ad alto valore aggiunto che possa essere conferito successivamente all’industria alimentare, cosmetica, farmaceutica, per la produzione di prodotti funzionali con proprietà bioattive. Questo studio è orientato verso un concetto di innovazione di metodi efficaci per la valorizzazione di questi scarti. Il lavoro compiuto ha confermato la possibilità di valorizzare la sansa d’oliva in maniera sostenibile in un’ottica di economia circolare, con ottenimento di estratti idro-alcolici interessanti in termini di contenuto in composti ad attività riducente riconducibili, con molta probabilità, soprattutto a molecole a struttura fenolica. Gli studi preliminari sulle sanse hanno permesso di individuare il campione ideale da sottoporre al processo di valorizzazione, ovvero la sansa trifasica ma, salvo un costo maggioritario in termini energetici durante la fase di evaporazione dell’estratto filtrato, grazie al metodo messo a punto, possono essere valorizzate sanse sia bifasiche che trifasiche denocciolate. Le tecnologie considerate, quali ad esempio presse, sistemi di centrifugazione ed evaporazione e solventi “green’’ quali l’etanolo, suggeriscono la possibilità di uno scale-up a livello industriale per la produzione di estratti caratterizzati per il contenuto in composti riducenti e fenolici.
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In un contesto in cui, le informazioni, le abitudini e le relazioni mutano a velocità sempre più elevata e l’individualismo è diventato la norma all’interno della nostra società, nasce la necessità di andare alla riscoperta dei valori legati alla comunità e al senso di appartenenza nei contesti sociali e privati. Per quanto questo bisogno sia di carattere universale, in questa Tesi, si sono voluti analizzare i cambiamenti, le debolezze e i vantaggi del ritorno ad un approccio comunitario nel contesto abitativo e cittadino. Partendo dai fattori scatenanti che hanno portato a una concezione elevata ed esclusiva del sé, si è potuto enunciare come, l’allontanamento e l’isolamento generato dal distacco con la comunità, non abbia fatto altro che incentivare le persone a riconsiderare la necessità di un ritorno alla collettività. È all’interno della casa che è possibile sperimentare e analizzare i nuovi metodi dell’abitare. Le numerose politiche che si stanno attuando per il raggiungimento del Welfare abitativo sono solo uno una parte delle numerose pratiche applicabili. Da azioni semplici come, incentivare la condivisione negli appartamenti fino alla realizzazione di edifici dedicati al Co-Housing e al Social-Housing, è intorno alla dimora che si sta delineando sempre di più il bisogno di spostare il focus sull’individuo verso una collettività, a vantaggio di tutti e della società stessa. Quando le persone comprenderanno veramente che unite hanno più opportunità allora, solo in quel momento, la società potrà considerarsi effettivamente evoluta e paritaria. L’obiettivo primario che s’intende raggiungere con il servizio proposto è quello di soddisfare alcune delle caratteristiche fondamentali del Welfare abitativo nel contesto condominiale, ovvero, incentivare i rapporti sociali, attuare modifiche strutturali per l’efficientamento energetico e creare una comunità sostenibile e attenta alle risorse.
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O objetivo deste trabalho foi propor ações interventivas para enfrentar a baixa adesão dos hipertensos ao tratamento medicamentoso,um dos principais problemas que atinge 9,70% da população do município de São João da Ponte, no norte de Minas Gerais. Identificou-se como determinantes do problema o etilismo, a falta de cooperação da família, a ausência da medicação na UBS, a falta de entendimento sobre o uso correto da medicação e o pouco conhecimento sobre os riscos da não adesão à prescrição médica. A metodologia constou de elaboração de um estudo descritivo, de revisão de literatura de artigos científicos relacionado à quatro eixos do objeto de estudo: epidemiologia da população hipertensa local, complicações da hipertensão não controlada, causas da levam a não adesão ao tratamento, medidas educativas aplicadas ao problema. As principais complicações são: hipertrofia ventricular esquerda, doença arterial coronariana, insuficiência cardíaca, doença vascular periférica, nefropatia hipertensiva, ataque isquêmico transitório, acidente vascular cerebral e retinopatia hipertensiva. Verificou-se que a educação em saúde proposta é eficaz no incentivo à adesão ao tratamento da hipertensão arterial. Evidenciou-se a relevância da adoção de estratégias educacionais pelos profissionais de saúde que considerem a mudança no paradigma hegemônico de cuidar da doença para cuidar da pessoa. Obtêm assim uma maior aderência ao tratamento medicamentoso. Concluiu-se que embora se deva considerar o indivíduo como o foco central do processo, a ocorrência da adesão não depende unicamente dele, mas do conjunto de elementos constituintes do processo paciente, família, profissional de saúde, sistema de saúde.
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Instituído em 2008, o Núcleo de Apoio à Saúde da Família (NASF) se configura como equipe multiprofissional composta por profissionais de diferentes campos do conhecimento, com finalidade de atuar em conjunto com os profissionais das equipes de Saúde da Família, através do apoio e do compartilhamento de práticas em saúde no território. O objetivo do presente estudo é propor intervenção na atuação da equipe do NASF no município de Ponte Nova - MG, a partir da elaboração de um Plano de Ação com a proposta de intervenção no processo de trabalho do NASF, reorganizando a agenda dos profissionais, vinculando a equipe do NASF ao número máximo de Equipes de Saúde da Família (ESF) definidas pela portaria 3.124/98, e separação destas em núcleos de acordo com a proximidade geográfica. Tais mudanças irão propiciar maior integração, entre os profissionais da equipe e, destes com a equipe de saúde da família.
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Os molares que nascem aos seis anos de idade são os primeiros dentes permanentes a irromper no arco, formando a primeira e mais importante das dez chaves de oclusão propostas por Angle e Andrews (chave de oclusão molar de Angle). Sendo assim, o primeiro molar permanente é muito importante no período de transição da dentição decídua para a dentição permanente, fazendo-se necessário um levantamento da prevalência da perda precoce desse dente. Após revisão de literatura, realizada em Bibliotecas Virtuais disponíveis na internet (Scielo, Biblioteca Virtual em Saúde (BVS), Google Acadêmico e Biblioteca Virtual da Plataforma Ágora) utilizando as seguintes palavras chaves: "perda do primeiro molar permanente", "extração do primeiro molar permanente", "perda precoce do primeiro molar permanente", analisou-se prontuários odontológicos (dados secundários) de crianças na faixa etária dos 06 a 10 anos, atendidas no período 2003 a 2010, na UBS "Por Amor a São João da Ponte" do município de São João da Ponte/MG, que tiveram perda do primeiro molar inferior permanente. A perda precoce dos primeiros molares permanentes poderia indicar uma ineficácia na promoção e controle da doença cárie na área de abrangência, além de provocar alteração da função mastigatória, continuidade da erupção dos dentes antagonistas (levando a uma extrusão dos mesmos) e rotação dos molares adjacentes. O maior índice de extração do Primeiro Molar Permanente Inferior, encontrado ao serem analisados os prontuários da Equipe de Saúde Bucal -Por amor a São João da Ponte foi na faixa etária dos 10 anos. A inserção da ESB na ESF tem como objetivo a diminuição dos índices epidemiológicos odontológicos e ampliar o acesso da população as ações de Saúde Bucal. Existem várias consequências, como na função mastigatória, na harmonia oclusal, quando ocorre perda precoce do Primeiro Molar Permanente. A perda precoce do Primeiro Molar Permanente indica ineficácia na promoção e controle da doença cárie.
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Introdução: O parco empoderamento da população usuária da UBS Pacheco, em Ponte Nova - MG, prejudica a co-responsabilização no cuidado em saúde, sobrecarregando os profissionais de saúde da unidade. A estratégia de cuidado e vínculo solidário denominada Terapia Comunitária (TC) contribui para ampliação do conceito de saúde e recuperação de sofrimento emocional, físico, social e mental. Justificativa:A justificativa para o trabalho surgiu da observação de uma dependência no "pensar" em saúde ainda centrada na figura do médico pela comunidadee pela cultura enraizada no modelo de atenção as condições agudas, sendo carente o uso de estratégias alternativas de promoção e proteção a saúde. Objetivo geral:O objetivo desse estudo é a implementação da TC como estratégia de promoção a saúde na localidade. Metodologia: A TC se estabelece em rodas, subdivididas em seis etapas, mediadas por terapeutas em processo de formação teórico-metodológico. Assim, os profissionais de saúde da UBS Pacheco e do NASF desempenharam os papéis de terapeutas em potencial, realizando revisão bibliográfica sistemática e, no mínimo, 10 rodas de terapia. Todas as rodas foram registradas e os discursos analisados qualitativamente quanto ao desenvolvimento de capacidades de resiliência e fortalecimentos de vínculos. Plano de intervenção: A proposta de intervenção visa atuar nos seguintes nós-críticos para enfrentamento do problema: 1) ferramentas de promoção à saúde insuficientes, 2) ausência de educação popular em saúde de forma sistêmica, 3) vínculos emocionais nocivos. Considerações finais: A TC demonstrou-se como um recurso promotor da saúde com inclusão social e prevencão do sofrimento psíquico viabilizada pela equipe de saúde da família, contribuindo para mudanças ocorridas no cotidiano dos colaboradores e voltadas para uma maior compreensão de si e do outro e para a capacidade de resiliência, bem como no fortalecimento dos vínulos sociais