783 resultados para élites administratives


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La storiografia statunitense, a partire dagli anni Cinquanta, vide l’affermarsi di una nuova interpretazione della politica estera americana. Archiviata la storia diplomatica come storia dei trattati o storia delle interazioni delle élites dominanti, abbandonata una visione incentrata sull’equilibrio di potenza, il dibattito storiografico si arricchì della cosiddetta interpretazione «revisionista», antitetica rispetto a quella che, fino a quel momento, aveva predominato. Soggetto di analisi storica restava sempre lo Stato ma l’enfasi maggiore era posta sui fattori economici che ne influenzavano l’azione: si metteva in rilievo l’interazione tra l’interesse privato e il soggetto statale. Capofila di questa nuova scuola fu William Appleman Williams. Questa ricerca si pone l’obiettivo di delineare il contesto storiografico dal quale emersero gli studi di Williams e di cui egli ne roviesciò alcuni assunti fondamentali. Si intende tracciare il suo percorso intellettuale – storiografico e pubblico – al fine di restituire la complessità di un personaggio che divenne un vero e proprio «intellettuale pubblico». I quesiti, a cui questa ricerca vuole dar risposta riguardano l’evoluzione del percorso intellettuale di Williams tanto in ambito storiografico quanto, più in generale, in quello pubblico; il contributo alla ridefinizione dell’identità statunitense e del suo ruolo internazionale; il lascito della sua riflessione nella storiografia. Prendendo le mosse dall’idea di frontiera proposta da Turner, Williams sostenne che la fine dell’espansione territoriale «interna» aveva obbligato gli Stati Uniti a cercare nuovi mercati per il proprio surplus. Era stata tale necessità a catalizzare la Open Door Diplomacy, guidata da ragioni economiche, che presto identificarono l’interesse nazionale per trasformarsi in una vera e propria ideologia nel XX secolo.L’esito di tale politica estera fu la creazione di un impero non più territoriale ma frutto dell’espansione economica. E proprio questa riflessione sull’impero influenzò, negli anni Sessanta, la protesta studentesca che chiese un ripensamento del ruolo internazionale degli Stati Uniti.

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La tesi riguarda la concessione di spazi di proprietà pubblica a privati, intesi come singole persone o enti, quali ad esempio i collegi, da parte delle autorità cittadine. Le fonti a disposizione per indagare tale pratica burocratica sono quasi totalmente di natura epigrafica, per lo più attestanti l’espressione locus datus decreto decurionum, variamente abbreviata, o formule similari. Questo aspetto della vita civica è stata cursoriamente oggetto di studio in diversi contributi, ma si tratta di articoli che circoscrivono il tema, analizzandolo in relazione a ristrette aree geografiche, oppure considerandone determinati aspetti (ad esempio l’ambito sacro o quello funerario). Si è perciò ritenuto utile proseguire questa linea di ricerca affrontando uno studio di più ampio raggio, che comprenda la documentazione epigrafica dell’intero territorio italico (costituito dalle undici regioni augustee ad esclusione di Roma), per tutte le tipologie testuali (iscrizioni sacre, funerarie, onorarie, su opera pubblica, exempla decreti), allo scopo di formulare osservazioni più precise e puntuali sulla procedura burocratica in esame, pur con tutti i limiti noti a chi affronti questo genere di indagine. Tra le conclusioni raggiunte, è emerso come durante il I-II sec. d.C. vi fosse la tendenza a concedere, sporadicamente, dei loca sepulturae extraurbani a membri delle famiglie delle élites cittadine, anche donne e fanciulli, mentre il foro e le altre aree pubbliche interne alla città erano soprattutto utilizzate direttamente dai decurioni per l’elevazione di dediche e statue. Nel corso del II sec. d.C., con massima diffusione nell’età antonina e poi in quella severiana, prese invece piede l’uso privato a scopo onorario degli spazi pubblici siti all’interno delle città, ovvero in aree prima pressoché precluse all’intervento di singoli cittadini: familiari e liberti, collegi e altri organismi commissionavano statue dedicate prevalentemente agli amministratori locali, magistrati cittadini spesso divenuti anche cavalieri.

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Dans cet article, nous analysons les changements de l' Etat-providence suédois a l' exemple des services municipaux de soins pour personnes agées. On montre qu'il est possible de tracer des processus de transformation à trois niveaux. Analysées comme phénomènes complèmentaires cela montre à quelle envergure les pratiques administratives sont devenues le lieu primordial de la mise en forme de l' Etat-providence. L'incorporation du managérialisme, comme mode prévalent de gouvernance et d'organisation de services et des politiques sociales mène a la conclusion qu'on devient temoin d'une transformation d' un regime (d Etat-providence) moral et politique à un regime administratif. Dans le dernier paragraphe, nous argumentons que cette transformation affaiblit la citoyenneté sociale et transfère les valeurs et principes de la politique sociale a la sphère administrative. Nous argumentons dès lors que cette perspective analytique a des implications plus larges pour la charactérization des “Welfare regimes” et pour l'analyse des différences transnationales.

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Dans le contexte global actuel, les autorités judiciaires ou administratives sont régulièrement confrontées à des situations présentant des éléments d'extranéité pour lesquelles un acte en dehors de la juridiction saisie est souvent nécessaire. Le principe de droit international public de territorialité délimite toutefois les pouvoirs étatiques; ces limites peuvent être surmontées par le recours aux mécanismes de l'entraide. Dans la pratique, le contour des limites territoriales des activités de l'Etat pose de nombreuses questions et crée autant d'incertitudes. Cet ouvrage veut donner une réponse à ces questions, notamment par une analyse approfondie de l'article 271 CP appliqué dans le cadre d’une procédure civile internationale. L'ouvrage présente et explique en outre le fonctionnement de l'entraide internationale en matière civile, en particuliers celui des Conventions de La Haye de 1965 et de 1970. Les auteurs développent également les fondements de l'entraide internationale civile en matière de notification et d'obtention de preuves. Il s'agit ainsi d'un ouvrage qui présente tant les aspects pratiques que les aspects théoriques de l'entraide et qui s'adresse aux praticiens - avocats ou juges -, aux universitaires et aux étudiants.

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Con este trabajo sobre la nobleza de la ciudad de Quito, Christian Büschges amplía el campo de los estudios socio-económicos y políticos sobre las así llamadas élites coloniales, con un análisis que se enfoca de manera especial en las mentalidades y representaciones estamentales, que tan fuertemente marcaron las relaciones sociales del antiguo régimen colonial.

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Esta entrevista fue realizada durante el mes de mayo en Paris, en la oficina que Maurice Godelier dispone en el noveno piso de la Maison de Science del Homme, que alberga a gran parte de las élites de profesores e investigadores en ciencias sociales en Francia. Maurice Godelier es una de las personalidades de mayor peso en la antropología francesa. Desde sus primeros trabajos a mediados de los años sesenta se ha destacado por una amplia producción que ha girado sobre aspectos teóricos de la economía, las formas de dominación, los sistemas de intercambio y el parentesco. Aunque su trabajo de campo entre los Baruya de Nueva Guinea le ha proporcionado una inagotable fuente de datos empíricos, en la actualidad está especialmente interesado en los hallazgos arqueológicos y los avances en antropología biológica que le permiten obtener una visión más amplia de las diversas formas de dominación a lo largo de la historia en diferentes sociedades.

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Objetivo: Identificar abuso, dependencia, adicciones (tabaquismo, problemas con alcohol y alimentación) y automedicación en el personal de la salud de un Hospital de agudos.- Material y Métodos: Estudio protocolizado y observacional mediante. encuesta estructurada, autoadministrada y anónima. Se realizó el análisis en 4 grupos: Médicos (M) (MS: Staff y MF: en formación), NO M: enfermeros (E) y otros (O: administración, laboratorio, farmacia, servicios generales). Se realizó un estudio comparativo con una población encuestada en el año 2004. Resultados: Se incluyeron 373 personas: 195 M (73 MS y 122 MF), 83 E y 92 O; 225 mujeres (60,3%); edad promedio grupal: 36.1 años (DS± 9.98). El 77.5% con pareja estable, el 98.1% heterosexuales y 67,3% universitarios. El 67.3% se automedicaba, el 35.1% eran tabaquistas activos; el 28.4% presentaba problemas con el alcohol y el 36.2% con la alimentación. El tabaquismo fue más frecuente entre 40-50 años (42,5%) y en E: 56.6%; MS: 21,9%; MF: 27% y O: 36.9%(p<0.05). Se incrementó la intención de abandonar el cigarrillo comparado con el año 2004 (74.6 vs 56.3%)(p<0.05). Los problemas con el alcohol fueron frecuentes entre 20 y 30 años (47.2%), en personas con pareja inestable (73.6%), sin diferencias entre los grupos y en 51.8% coexistía con tabaquismo. Los problemas de alimentación ocurrieron significativamente en MF (46,9%) comparados con MS (22.5%) (p<0.05). Se detectó automedicación en el 68.3 del Grupo O y en 48.1% del Grupo M (p<0.05). Al comparar la automedicación en las encuestas del año 2004 y 2007, se comprobó una reducción en E (87.8 vs 52.4%) y en O (77.5 vs 48.1%)(p<0.05).- Conclusiones: Se detectó elevada prevalencia de tabaquismo, problemas con el alcohol, alimentación y automedicación en todo el personal hospitalario. El tabaquismo predominó en enfermeros, los trastornos alimentarios en médicos en formación y el alcoholismo en solteros con pareja inestable.

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Alegato en favor del concepto clásico de belleza y en contra de la concepción postmodernista de que todo puede ser arte y todos artistas. Se trata de rescatar la concepción de estética contenida en las obras de la Escuela de Frankfurt, especialmente de Theodor W. Adorno y Herbert Marcuse: el arte como lealtad a la promesa de felicidad. Se rescata la función crítica y anticipativa del gran arte y se pone en cuestión el carácter presumiblemente progresista y democrático del arte contemporáneo. Las élites actuales, legitimadas democráticamente, comparten las mismas inclinaciones estéticas de las masas, pero ejerciendo una función manipulativa en la configuración de la vida cotidiana.

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El presente trabajo se encuentra inmerso en un proyecto destinado a resignificar geopolíticamente a la región del Atlántico Sur. En tal sentido, resulta indispensable definir al Africa subsahariana y, más específicamente, a su frente suratlántico, tanto en lo que hace a su situación interna (social, económica, política, ambiental, cultural...) como a su relación con un mundo cada vez más globalizado y en transición hacia un escenario complejo y multipolar. En este marco, Africa sufre el más grande retroceso de su economía, con el abandono de sus débiles avances planificadores para el desarrollo, la instalación de élites tecnocráticas repetidoras de las recetas de los organismos multilaterales de crédito y comercio -FMI, Banco Mundial, OMC-, y la retirada de muchas de las inversiones extranjeras directas ante la opción de mayores beneficios en otras regiones más competitivas. Por otra parte, la situación en la que el impacto colonial y el posterior proceso de descolonización, condicionado por el mercado mundial, las antiguas metrópolis y la actual potencia hegemónica han dejado al continente negro en un nivel de preocupación extremo, tanto por las estructuras periféricas allí generadas como por las graves calamidades sociales y naturales que sufre en forma cotidiana. Nos proponemos aquí indagar en la hipótesis de Sylvie Brunel acerca de si la actual crisis africana representa un avance acelerado de su destrucción total o un indicio de su transición hacia un futuro esperanzador. Como los indicios más notorios parecen conducirnos hacia la primera de las respuestas, intentamos no sólo recordar las características de esa crisis, sino también avanzar en las características de su potencial, no sólo económico, sino también humano y político. Para ello, analizaremos, por un lado, las experiencias internas destinadas a afrontar la crisis y responder al desafío global y, por otro, las relaciones del continente negro con las actuales propuestas para una avanzada cooperación sur-sur y con sus principales protagonistas, las potencias emergentes

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Uno de los aspectos que caracterizaron al régimen liberal instaurado en España en 1810, y que proveyó un sustento ideológico fundamental a las elites criollas que encabezaron las guerras de Independencia en Hispanoamérica, fue la apelación al sistema de publicidad frente al secreto del régimen absolutista y, consecuentemente, a la figura de la 'opinión pública' como novedosa instancia de legitimidad pública. En ese marco, la creciente publicación de impresos periódicos contribuyó a perfilar una nueva concepción del espacio público, reflejada en los modernos parámetros del Estado-nación. Concluido el ciclo de las guerras de Independencia, la figura de la 'opinión pública' se expandió en Hispanoamérica e hizo visibles los proyectos literarios de las nuevas élites letradas, constituyendo un fenómeno peculiar en el lento proceso de institucionalización (y secularización) de la cultura letrada. Este trabajo se propone examinar el problema de la autoría literaria y sus vinculaciones con la nueva legitimidad pública a partir de una revisión teórica e historiográfica de las funciones de la prensa, el mercado y el campo letrado durante el siglo XIX en Sudamérica