806 resultados para LEALTAD A LA MARCA
Resumo:
Incluye Bibliografía
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
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Pós-graduação em Engenharia Elétrica - FEIS
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Os benefícios das empresas em manterem comunidades virtuais de marca próprias versus os provenientes das comunidades criadas pelos consumidores permanecem desconhecidos. Esse estudo testa o efeito moderador do tipo de gestão da comunidade no impacto da homogeneidade psicográfica percebida, da disponibilidade de avenidas virtuais e do relacionamento com a marca sobre as influências da comunidade e as intenções dos participantes da comunidade. Os dados provêm de 555 participantes ativos de duas grandes comunidades virtuais para o game XBOX no Brasil. Os resultados comprovam que a gestão da comunidade de origem é moderadora de todas as relações consideradas. Apontam, também, que alguns dos efeitos mais favoráveis para a empresa ocorrem na comunidade gerida pelos consumidores. A lealdade à marca, porém, é maior para membros da comunidade oficial. O estudo indica como as empresas podem se beneficiar de comunidades geridas por consumidores.
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A adoção de marcas próprias no mix de produtos de supermercados é uma ação estratégica que alguns varejistas estão utilizando para melhorar sua competitividade no setor. No Brasil, a participação de mercado das marcas próprias ainda é pouco representativa, o que reflete a atitude dos consumidores diante desses produtos. A proposta deste trabalho foi avaliar os fatores que influenciam no comportamento do consumidor em relação aos produtos de marcas próprias de supermercados. Foi desenvolvida uma pesquisa de campo de caráter exploratório com abordagem quantitativa, por meio de questionário auto-administrado, o que possibilitou a coleta de opiniões de uma amostra de 983 clientes de supermercados. Os resultados obtidos demonstram que os respondentes não possuem uma imagem positiva dos produtos de marcas próprias, devido: à grande variação na qualidade dos produtos dentro das categorias e entre as categorias ofertadas, ao risco percebido, à ausência de comunicação efetiva sobre os produtos e à imagem de inferioridade transmitida pelos atributos das marcas próprias como embalagem, forma de exposição e política de preços. Dos fatores obtidos, pode-se concluir que a imagem da loja, a comunicação e preço, a qualidade e preço destacaram-se como os mais importantes para os respondentes e que exerceram maior influência em seu comportamento.
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[ES] El trabajo presenta una recopilación de 189 análisis qUlmlcos (sólo especies mayoritarias) de aguas envasadas distribuidas por todo el territorio de la España peninsular, la mayoría de las cuales tienen la calificación de minero-medicinales y/o minerales naturales. Seleccionando 76 análisis, cada uno de una marca distinta, se compara la distribución de iones con los valores para aguas continentales potables dados por Davis y De Wiest (1966, pp.142). El resultado es que las aguas envasadas no difieren sustancialmente de la composición química de las aguas continentales: resultan ser un poco más salinas, predomina la facies bicarbonatada cálcica y parece que los procesos geoquímicos que controlan la salinidad son los misp10s que para las aguas continentales, salvo para un pequeño porcentaje (menor del 15 %) de agu~s de alta salinidad.
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[ES] La presente tesis doctoral se marca como objetivo principal realizar una primera evaluación, del grado de adecuación a las necesidades del mercado de trabajo, de los estudios en Formación Profesional Específica tras la implantación de la LOGSE. Para ello partimos de los historiales laborales de los titulados en Gran Canaria durante los cursos académicos 1997/98 a 1999/2000, para quienes observamos -a partir de la información obtenida mediante la realización de una encuesta telefónica propia- cómo ha sido su proceso de incorporación al mercado de trabajo, así como sus primeros episodios de movilidad laboral, poniendo especial énfasis en los posibles desajustes educativos, así como en la duración de dichos episodios de movilidad. En el primer capítulo hacemos una revisión de la evolución histórica de los estudios técnico-profesionales en España. En el segundo definimos la población objeto de estudio, el diseño muestral, el cuestionario y el trabajo de campo y realizamos el análisis descriptivo de la muestra. El capítulo tercero está dedicado al fenómeno de desajuste educativo, en donde introducimos como novedad la distinción entre desajuste de ‘conocimientos’ y de ‘habilidades’. En el capítulo cuarto realizamos una aproximación al proceso de búsqueda y duración de empleo, mediante la realización de análisis de supervivencia. Finalmente, en el quinto capítulo, recogemos las conclusiones, sugerencias y líneas de investigación futuras.
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Il lavoro di ricerca tenta di inquadrare sotto nuove prospettive una problematica ormai classica all’interno della semiotica della pubblicità: l’analisi dello spot. I punti chiave del lavoro – e la pretesa di una certa differenza rispetto a lavori con oggetti affini – consistono sostanzialmente in tre aspetti. Innanzitutto, vi è un ritorno alle origini flochiane nella misura in cui non solo il contesto complessivo e le finalità che la ricerca si propone sono fortemente ancorati all’interno di obiettivi di marketing, ma tutto lo studio nella sua interezza nasce dal dialogo concreto tra metodologia di analisi semiotica e prassi concreta all’interno degli istituti di ricerca di mercato. La tesi non presenta quindi una collezione di analisi di testi pubblicitari condotte in modo autoriferito, quanto piuttosto di “messe alla prova” della metodologia, funzionali alla definizione di disegni di ricerca per la marketing research. Questo comporta un dialogo piuttosto stretto con metodologie affini (sociologia qualitativa e quantitativa, psicologia motivazionale, ecc.) nella convinzione che la priorità accordata all’oggetto di analisi sia sovraordinata rispetto all’ortodossia degli strumenti metodologici. In definitiva, lo spot è sempre e comunque analizzato all’interno di una prospettiva brand-centrica che ha ben in mente la semiotica della situazione di consumo rispetto alla quale lo spot agisce da leva di valorizzazione per l’acquisto. In secondo luogo, gli oggetti analizzati sono piuttosto vari e differenziati: non solo lo spot nella sua versione audiovisiva definitiva (il “girato”), ma anche storyboard, animatic, concept (di prodotto e di comunicazione). La prospettiva generativa greimasiana va a innestarsi su problematiche legate (anche) alla genesi dello spot, alla sua progettazione e riprogettazione/ottimizzazione. La tesi mostra quindi come una semiotica per le consulenze di marketing si diriga sul proprio oggetto ponendogli domande ben circoscritte e finalizzate a un obiettivo specifico, sostanzialmente derivato dal brief contenente le intenzioni comunicazionali del cliente-azienda. Infine, pur rimanendo all’interno di una teoria semiotica generativa (sostanzialmente greimasiana e post greimasiana), la ricerca adotta una prospettiva intrinsecamente multidisciplinare che se da un lato guarda a problematiche legate al marketing, al branding e alla comunicazione pubblicitaria e d’impresa tout court, dall’altro ritorna alle teorie dell’audiovisivo, mostrando affinità e differenze rispetto a forme audiovisive standard (il “film”) e a mutuazioni da nuove estetiche (la neotelevisione, il videoclip, ecc). La tesi si mostra solidamente convinta del fatto che per parlare di efficacia discorsiva sia imprescindibile approfondire le tematiche riguardanti il sincretismo espressivo e le specifiche modalità di manifestazione stilistica. In questo contesto, il lavoro si compone di quattro grandi aree tematiche. Dopo una breve introduzione sull’attualità del tema “spot” e sulla prospettiva analiticometodologica adottata (§ 1.), nel secondo capitolo si assume teoreticamente che i contenuti dello spot derivino da una specifica (e di volta in volta diversa) creolizzazione tra domini tematici derivanti dalla marca, dal prodotto (inteso tanto come concept di prodotto, quanto come prodotto già “vestito” di una confezione) e dalle tendenze socioculturali. Le tre dimensioni vengono valutate in relazione all’opposizione tra heritage, cioè continuità rispetto al passato e ai concorrenti e vision, cioè discontinuità rispetto alla propria storia comunicazionale e a quella dei concorrenti. Si esplorano inoltre altri fattori come il testimonial-endorser che, in quanto elemento già intrinsecamente foriero di elementi di valorizzazione, va a influire in modo rilevante sul complesso tematico e assiologico della pubblicità. Essendo la sezione della tesi che prende in considerazione il piano specificatamente contenutistico dello spot, questa parte diventa quindi anche l’occasione per ritornare sul modello delle assiologie del consumo di Jean-Marie Floch, approntando alcune critiche e difendendo invece un modello che – secondo la prospettiva qui esposta – contiene punti di attualità ineludibili rispetto a schematizzazioni che gli sono successive e in qualche modo debitrici. Segue una sezione (§ 3.) specificatamente dedicata allo svolgimento e dis-implicazione del sincretismo audiovisivo e quindi – specularmente alla precedente, dedicata alle forme e sostanze del contenuto – si concentra sulle dinamiche espressive. Lo spot viene quindi analizzato in quanto “forma testuale” dotata di alcune specificità, tra cui in primis la brevità. Inoltre vengono approfondite le problematiche legate all’apporto di ciascuna specifica sostanza: il rapporto tra visivo e sonoro, lo schermo e la sua multiprospetticità sempre più evidente, il “lavoro” di punteggiatura della musica, ecc. E su tutto il concetto dominante di montaggio, intrinsecamente unito a quello di ritmo. Il quarto capitolo ritorna in modo approfondito sul rapporto tra semiotica e ricerca di mercato, analizzando sia i rapporti di reciproca conoscenza (o non conoscenza), sia i nuovi spazi di intervento dell’analisi semiotica. Dopo aver argomentato contro un certo scetticismo circa l’utilità pragmatica dell’analisi semiotica, lo studio prende in esame i tradizionali modelli di valutazione e misurazione dell’efficacia pubblicitaria (pre- e post- test) cercando di semiotizzarne il portato. Ne consegue la proposta di disegni di ricerca semiotici modulari: integrabili tra loro e configurabili all’interno di progetti semio-quali-quantitativi. Dopo aver ridefinito le possibilità di un’indagine semiotica sui parametri di efficacia discorsiva, si procede con l’analisi di un caso concreto (§ 5.): dato uno spot che si è dimostrato efficace agli occhi dell’azienda committente, quali possono essere i modi per replicarne i fattori di successo? E come spiegare invece quelli di insuccesso delle campagne successive che – almeno teoricamente – erano pensate per capitalizzare l’efficacia della prima? Non si tratta quindi di una semiotica ingenuamente chiamata a “misurare” l’efficacia pubblicitaria, che evidentemente la marketing research analizza con strumenti quantitativi assodati e fondati su paradigmi di registrazione di determinati parametri sul consumatore (ricordo spontaneo e sollecitato, immagine di marca risultante nella mente di user e prospect consumer, intenzione d’acquisto stimolata). Piuttosto l’intervento qui esposto si preoccupa più funzionalmente a spiegare quali elementi espressivi, discorsivi, narrativi, siano stati responsabili (e quindi prospetticamente potranno condizionare in positivo o in negativo in futuro) la ricezione dello spot. L’analisi evidenzia come elementi apparentemente minimali, ancorati a differenti livelli di pertinenza siano in grado di determinare una notevole diversità negli effetti di senso. Si tratta quindi di un problema di mancata coerenza tra intenzioni comunicative e testo pubblicitario effettivamente realizzato. La risoluzione di tali questioni pragmatiche conduce ad approfondimenti teoricometodologici su alcuni versanti particolarmente interessanti. In primo luogo, ci si interroga sull’apporto della dimensione passionale nella costruzione dell’efficacia e nel coinvolgimento dello spettatore/consumatore. Inoltre – e qui risiede uno dei punti di maggior sintesi del lavoro di tesi – si intraprende una proficua discussione dei modelli di tipizzazione dei generi pubblicitari, intesi come forme discorsive. Si fanno quindi dialogare modelli diversi ma in qualche misura coestensivi e sovrapponibili come quelli di Jean Marie Floch, Guido Ferraro, Cosetta Saba e Chiara Giaccardi. Si perviene così alla costruzione di un nuovo modello sintetico, idealmente onnipervasivo e trasversale alle prospettive analizzate.
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En el presente estudio se aborda un tema, el del régimen jurídico de la renuncia a la acción social de responsabilidad, que ha sido objeto de un escaso tratamiento por parte de la doctrina española. Estamos ante una institución controvertida, que regula la posibilidad de que una sociedad de capital abandone voluntariamente las pretensiones indemnizatorias que pudiera ostentar frente a alguno de sus administradores por los daños que éstos hubieran ocasionado en el patrimonio social como consecuencia del incumplimiento sus deberes de diligencia y lealtad. El hecho de que una sociedad de capital pueda acordar esta renuncia es un claro indicio del carácter dispositivo de las normas que regulan la responsabilidad de los administradores frente a la sociedad. Después de abordar de los antecedentes y evolución histórica de la renuncia a la acción social, la primera parte del estudio se centra en el análisis del ámbito material y temporal de su régimen jurídico, concluyendo que éste regula no sólo la renuncia o la transacción procesal, sino que se aplica cualquier acuerdo de la junta general que tenga como efecto una exoneración total o parcial de los administradores. La segunda parte del estudio profundiza en el régimen jurídico de la renuncia, haciendo hincapié en el derecho de veto que la Ley española y el Codice civile reconocen a la minoría y que se configura como una auténtica excepción al principio mayoritario que rige, con carácter general, la formación de la voluntad social. En el último capítulo se analizan los efectos de la renuncia acordada por la junta sobre la legitimación extraordinaria que ostentan los socios minoritarios y los acreedores sociales para el ejercicio de la acción social.
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La historia de las fronteras nacionales que se configuran alrededor de la provincia de Misiones posee un complejo devenir de tensi ones ideológicas y políticas. Desde la colonización española y la instalación de la orden jesuita hasta la actual etapa de “integración regional”, pasando por la constitución del Estado Nacional, la llegada de los colonos europeos y la doctrina de segurida d nacional, la frontera que la provincia mantiene con Paraguay y Brasil se ha constituido como un espacio de tensiones político - ideológicas permanentes. Simultáneamente, la frontera ha sido un tópico continuo en los relatos sustentados por diversas instit uciones, entre las que se destacan la educación, la historiografía oficial y los medios masivos de comunicación. La narración sobre la frontera se desplegó en diversos campos del saber que interrelacionados privilegiaron un relato oficial que justificó la intervención central sobre los devenires fronterizos: la escuela, la academia, los medios de comunicación dispusieron una narrativa de héroes y épicas donde el conflicto de las mixturas quedaba, la mayoría de las veces, solapado por una ética de la armoní a y el crisol de razas o melting pot. El proceso histórico de configuración de la frontera dispone un relato sobre su construcción y su necesidad como también una genealogía del territorio cartografiado, pero también otro tipo de relato, más sutil, que ins erta la necesidad del límite en los imaginarios cotidianos de los sujetos que viven en esta semiosfera . Sin embargo, mientras las políticas del Estado promovieron la fijación de identidades en ciertos objetos y prácticas culturales, en especial en la educa ción, en la vida cotidiana las pertenencias se inscriben en imaginarios heterogéneos y paradójicos: las narraciones de la vida cotidiana en la frontera desarticulan los paradigmas fundantes del relato oficial y los lugares comunes de la cultura massmediáti ca para establecer continuidades entre las vidas de los habitantes del borde político, cultural y semiótico. El locus ubi de los relatos es la frontera, esa estancia desde la cual pensamos la vida cotidiana con extrema paradoja. La narración articula ese universo fronterizo de conexiones heterogéneas donde nada está definido de antemano como explica el relato oficial y donde surgen las aporías de un proyecto político e ideológico, el Estado - Nación, que nunca se puede sentirse seguro y acabado. Ante la asep sia homogénea de las narraciones oficiales, el narrar fronterizo es un contar entre lenguas (Daviña, 2003; Bhabha, 2002), una escenificación de la vida cotidiana - porque ese entre lenguas significa entre mundos : hábitos, creencias, rituales, etc. - , que art icula los sentidos y revitaliza un dialecto de la supervivencia. Por estas circunstancias, nos interesa el multiacentuado relato de la vida cotidiana en la frontera, narración que enfatiza un modo de vivir en el límite, plagado de pasajes y comercios semi óticos y lingüísticos. En este sentido, destacamos dos dimensiones de nuestro problema: la representación de la frontera a través de la producción discursiva de la práctica narrativa y la propia fronteridad de los relatos de la vida cotidiana en el límite. ¿Cómo se configura la fronteridad en esos relatos? ¿Qué procedimientos retóricos o estrategias narrativas características del discurso entre lenguas circulan en esas narraciones? ¿Qué estereotipos de la vida en la frontera se establecen en los relatos o s on explotados por los discursos que los citan e interpretan? ¿Cuáles son los valores semióticos con respecto a la concepción del tiempo, el espacio y los hábitos culturales que circulan en esas narrativas? Estos interrogantes dan cuenta de un dispositivo c omplejo que circula con extrema fluidez en la semiosfera fronteriza misionera y que instala en los umbrales escolares posibles rupturas o continuidades entre los universos semióticos de los niños, caracterizados por mestizajes culturales y lingüísticos, y la dinámica de la vida escolar que propone la enseñanza de una lengua estandarizada y una serie de hábitos culturales en ocasiones reñidos con los procesos semióticos de la vida cotidiana de los sujetos en situación de umbralidad. Teniendo en cuenta las c aracterísticas de esta semiosfera fronteriza y las tensiones que atraviesan su relación con las políticas y los discurso del centro del Estado nacional, nos interesa explorar las narrativas de la vida cotidiana en la frontera y analizar su importancia en el umbral de la alfabetización escolar, espacio de fricción entre una política educativa e institucional que dispone un relato homogéneo y una práctica cultural que despliega una serie heterogénea de narraciones donde el mestizaje semiótico se presenta com o una marca fundacional. Emprender la investigación nos permitirá resaltar que el relato, mediante sus tópicos y recursos retóricos y narrativos constituye un dispositivo (semiótico y cultural) que estructura y semiotiza nuestra cotidianeidad fronteriza . C onsideramos que el juego tensionante entre memoria y olvido produce narraciones que permiten establecer relaciones dialógicas, heterogéneas y políticas en las que emergen representaciones de la identidad y la otredad en la frontera. Existirían múltiples y contradictorios relatos de la experiencia cotidiana de la frontera que destacarían el carácter complejo y paradójico de la vida en el borde . Por otra parte, no podemos soslayar la tensión constante entre los discursos y relatos mediáticos y las redes semió ticas del universo local misionero caracterizado, en muchos casos, por el despliegue de prácticas, hábitos, creencias y modos de relacionarse propios de la ruralidad. En la semiosfera escolar emergen las fricciones entre los discursos mediáticos globales y las experiencias cotidianas de los niños. En las múltiples semiosferas locales - entre ellas la educativa - se presentaría una compleja y tensa fricción entre un modelo narrativo hegemónico, articulado por el discurso mediático, y la heterogeneidad de relat os que los propios protagonistas de la comunidad despliegan. De esta forma, en el umbral escolar alfabetizador, los niños desplegarían relatos de la experiencia cotidiana donde la presencia de lo ficcional, lo mítico y lo fantástico no funcionaría como neg adora del carácter empírico de la experiencia, sino que potenciaría simbólicamente su propia vida.
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Eduardo Aliverti visitó nuestra universidad, es locutor, periodista y profesor universitario. Condujo algunos de los programas de radio con mayor impacto de las últimas dos décadas, tales como: Anticipos -poco menos que la única voz periodística de oposición a la dictadura, por Radio Continental-; Sin Anestesia -por Radio Belgrano, en los primeros años de la transición democrática- y Protagonistas, en varias emisoras porteñas desde 1988 hasta 1996. Actualmente dirige y conduce Marca de Radio, por Rivadavia, durante la mañana de los sábados. Es ganador de 7 premios Martín Fierro. En el año 2002 recibe el Galardón Susini como reconocimiento a su trayectoria en radio, otorgado por Argentores. Dirigió tres videos de periodismo documental: Tango de un Lagarto, sobre la realidad cubana; Volviendo a Washington, acerca de la historia de la moneda argentina, y Malajunta, en torno de la última dictadura militar. Esta última realización fue galardonada en los festivales internacionales de Nueva York, Ginebra, San Salvador de Bahía, La Habana, San Francisco y Houston. Además de innumerables premios en el ámbito nacional, la proyección de Malajunta, en Suiza, motivó el surgimiento en Europa de la agrupación HIJOS, integrada por los descendientes de detenidos-desaparecidos exiliados en el Viejo Continente. Fue productor ejecutivo de Sol de Noche, largometraje testimonial que refleja la relación entre el poder económico y la última dictadura militar. Esta película participó de festivales en Alemania, España, Francia, Italia y Buenos Aires, entre otros. Aliverti efectuó coberturas periodísticas en Estados Unidos, Rusia, América Latina, Europa y la península de Corea. En Buenos Aires fundó, dirige y es docente de ETER, Escuela Terciaria de Estudios Radiofónicos (la primera escuela de radio de Latinoamérica). Hace 18 años es titular del taller radiofónico en la carrera de Ciencias de la Comunicación de la Universidad Nacional de Buenos Aires y es dueño del que está considerado como uno de los archivos periodísticos personales más importantes del país.
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Con su obra y con su acción Esteban Echeverría marca un hito en el desarrollo y afianzamiento de la identidad político social y cultural argentina. Formula expresamente un programa de construcción identitaria y toda su obra se encuentra teñida por la voluntad de crear una literatura propia y original, en una lengua castellana enriquecida por el uso americano, con temas provenientes de la realidad del país y con la finalidad de contribuir, trascendiendo lo estético, al engrandecimiento de su patria. Subyace en cada página de Echeverría la necesidad de crear una sociedad democrática que continúe el pensamiento anticolonial de la Revolución de Mayo. Su “Apología del matambre" condensa ejemplarmente estas características.
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El espacio público, atravesado por lugares de tránsito e interacción comunes de los individuos, constituye un terreno fundamental de la comunicación de todas las épocas. Este espacio mantiene a través de la historia del hombre significante su fuerza instrumental como espacio de difusión de significaciones. Éstas se producen ubicando mensajes, señales, símbolos en un segmento visual apropiado y de acceso público. En la construcción de este espacio visual público de comunicación intervienen sujetos comunicativos - locutores- que interpelan a las sociedades colaborando en la conformación de sus identidades y reproducen o trastocan sus representaciones, sus creencias, sus valores, sus conocimientos. Los mensajes son heterogéneos en sus formas, intenciones y lenguajes. El conjunto de estas marcas en el espacio varía, apareciendo y desapareciendo, reemplazándose, tomando nuevas formas y actualizándose necesariamente con el tiempo. Es un espacio continuamente mutante en sus formas y contenidos. Para el analista cultural representan una valiosa fuente de información para el acercamiento a la comprensión de la(s) identidad(es) de una sociedad. Cada texto existente en un momento y lugar determinado funciona entonces como un mensaje para los intervinientes en el proceso comunicativo del signo y además como una marca cultural de la época en la que se produce.
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Argentina es el principal productor de aceite de oliva de América del Sur, industria que, actualmente, se encuentra en franca expansión. En la década del '70, este sector ingresó en un período de crisis que duró más de dos décadas. Entre las razones, pueden señalarse el crecimiento de la producción de aceites de semillas - de costos más económicos y de excelente calidad - sumado al supuesto de considerar al aceite de oliva como producto poco saludable debido al alto contenido de colesterol. Pero a principios de la última década, la realidad volvió a cambiar y el olivo pasó a ser nuevamente una actividad rentable. El aumento de los precios internacionales, el descubrimiento de importantes beneficios para la salud y la belleza de la piel, el auge de la cocina gourmet, la posibilidad de aplicar la ley de diferimiento impositivo -que contempla que las empresas de cualquier sector puedan diferir el pago de impuestos nacionales para realizar inversiones en el sector agropecuario- son algunas de las razones que ubicaron al olivo en una situación de privilegio. La provincia de Mendoza lideró la producción hasta 1997, momento en el que La Rioja asumió dicho rol. De este modo, la provincia de Mendoza ofrece un escenario alentador para la instalación de pequeñas empresas dedicadas a la industria oleícola. El interés del presente trabajo se centra en la problemática de la escasa presencia del Marketing en las pequeñas empresas, al menos, sin la rigurosidad que esta disciplina implica. Esta situación tiene un importante componente de cultura empresarial ya que la orientación estratégica del negocio, en la mayoría de los casos, está relacionada con aspectos económicos más que a planteamientos de marketing estratégico. Muchas veces este plan se improvisa según el estado de las ventas. Curiosamente si las mismas se mantienen por los senderos deseados el presupuesto relacionado con el marketing se vea drásticamente afectado. Posiblemente, lo formulado se deba a que esta es una disciplina relativamente nueva para muchas empresas y la mayoría no vincula un Plan de Marketing con el incremento de las ventas y la participación en el mercado, y con la imagen de una marca. Por ello, un buen número de empresas no dispone de un departamento o persona encargada de esta área porque no considera prioritario este servicio. Así como no se cuestionan los servicios contables, laborales o jurídicos de la empresa, la comunicación y el marketing entran en la índole de las llamadas preocupaciones secundarias.