933 resultados para Civilization, Semitic.


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The thesis deals with the notion of "barbarian/barbarism" from Greek and Roman antiquity to the European Renaissance history and theatre. From a methodological point of view, though the notion of "barbarian" is analysed from an interdisciplinary perspective, the hermeneutic approach of the history of ideas and New Historicism are privileged. The main idea of the thesis is that during the XVIth century in Europe the interpretation of barbarism as a historical and cultural event has shifted from a negative position to a more positive one. The idea of “glorious barbarism” tries to explain such a change in European thought. The thesis is divided into four chapters. In the first chapter the notion of barbarism is analysed from Greek and Roman antiquity to the Renaissance. The second chapter deals with the development of cartography during the XVIth century in Europe and its relation to the redefinition of Europe’s borders. This chapter also deals with the study of some European political treatises developing a reflection on the barbaric past of Europe. The third chapter deals with the analysis of European XVIth century theatre and its relation to the representation of barbarism, with particular attention to Italian, English and Spanish plays staging a conflict between civilization and barbarism. Finally, the forth chapter deals with the analysis of the myth of Amazons during the XVIth century both in the arts and in literature. The Amazons are interpreted as the female translation of the figure of the barbarian. This cultural, artistic and political process emerges particularly in representation of female characters in European XVIth century theatre.

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In the scenario of depleting fossil fuels, finding new energy technologies and conserving conventional energy resources have become essential to sustain modern civilization. While renewable energies are on the rise, considerable interest has been turned also to reduce energy consumption of conventional devices and appliances, which are often not yet optimized for this purpose. Modern nanotechnology provides a platform to build such devices by using nanomaterials showing exceptional physico-chemical properties. In particular, carbon materials (fullerenes, carbon nanotubes, graphene etc.), which show high thermal and electrical conductivity, aspect ratio, shear strength and chemical/mechanical resistance, are quite promising for a wide range of applications. However, the problem of solubility often hampers their handling and industrial utilization. These limitations can be mitigated by functionalizing carbon nanostructures, either covalently or non covalently, with organic or inorganic compounds. The exo- and endohedral functionalization of carbon nanotubes (CNTs) with organic/inorganic moieties to produce luminescent materials with desired properties are the main focus of this doctoral work. These hybrids have been thoroughly designed and characterized with chemical, microscopic and photophysical analyses. All the materials based on carbon nanostructures described in this thesis are innovative examples of photoactive and luminescent hybrids, and their morphological and photophysical properties help understanding the nature of interactions between the active units. This may prompt the design and fabrication of new functional materials for applications in the fields of optoelectronics and photovoltaics.

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Attraverso l’indagine di fonti altomedievali come le Leges dei barbari si è potuto valutare, da un punto di vista pragmatico e fattuale, l’intenzione umana – a volte incidentale e pure difficoltosa – di inquadrare e definire il rapporto con un animale domestico come il cane, che continua e si evolve tra Antichità ed Alto Medioevo e senza una cesura netta. Per completare il quadro culturale e storico-sociale della ricerca, oltre alla trattatistica antica e alla letteratura medievale sugli animali, si è passato in rassegna espressioni documentarie come i capitularia mundana ed ecclasiastica, che hanno destato ulteriore interesse in quanto in esse sussiste il riflesso di un’attenzione tutta “altomedievale” per il cane e per quell’attività che da millenni lega l’uomo a questo animale: la caccia. L’argomento venatorio presuppone l’associazione con il cane nella quasi totalità dei provvedimenti sulla caccia, trasmettendo testimonianze stimabili del connubio homo cum canibus. Ne risulta ora un’amicitia, ora un legame impedito come nelle continue interdizioni venatorie rivolte agli ecclesiastici, uomini – e donne – di Chiesa che andavano a caccia. Pur non fornendo le stesse informazioni minuziose sui cani delle Leggi dei barbari, i capitularia propongono suggestivi scorci di un mondo in cui la caccia, forse la sola attività attraverso cui uomo e cane condividono le medesime trepidazioni primordiali, non era violenza gratuita ma un fondamento della cultura, soprattutto, ma non solo, di ambito aristocratico.

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L’ucronia (Alternate History) è un fenomeno letterario ormai popolare e molto studiato, ma non lo sono altrettanto lo sue origini e i suoi rapporti con la storia “fatta con i se” (Counterfactual History), che risale a Erodoto e a Tito Livio. Solo nell’Ottocento alcuni autori, per vie largamente autonome, fecero della storia alternativa un genere di fiction: Louis Geoffroy con Napoléon apocryphe (1836), storia «della conquista del mondo e della monarchia universale», e Charles Renouvier con Uchronie. L’utopie dans l’histoire (1876), storia «della civiltà europea quale avrebbe potuto essere» se il cristianesimo fosse stato fermato nel II secolo. Questi testi intrattengono relazioni complesse con la letteratura dell’epoca di genere sia realistico, sia fantastico, ma altresì con fenomeni di altra natura: la storiografia, nelle sue forme e nel suo statuto epistemico, e ancor più il senso del possibile - o la filosofia della storia - derivato dall’esperienza della rivoluzione e dal confronto con le teorie utopistiche e di riforma sociale. Altri testi, prodotti in Inghilterra e negli Stati Uniti nello stesso periodo, esplorano le possibilità narrative e speculative del genere: tra questi P.s’ Correspondence di Nathaniel Hawthorne (1845), The Battle of Dorking di George Chesney (1871) e Hands Off di Edward Hale (1881); fino a una raccolta del 1931, If It Had Happened Otherwise, che anticipò molte forme e temi delle ucronie successive. Queste opere sono esaminate sia nel contesto storico e letterario in cui furono prodotte, sia con gli strumenti dell’analisi testuale. Una particolare attenzione è dedicata alle strategie di lettura prescritte dai testi, che subordinano i significati al confronto mentale tra gli eventi narrati e la serie dei fatti autentici. Le teorie sui counterfactuals prodotte in altri campi disciplinari, come la storia e la psicologia, arricchiscono la comprensione dei testi e dei loro rapporti con fenomeni extra-letterari.

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La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.

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En la sociedad europea crece la preocupación por el retorno de tendencias fascistas y neonazis y por la extensión de ideologías xenófobas y antisemitas, algunas de ellas alimentadas a partir de tesis de negacionistas de aquellos trágicos eventos de nuestra historia reciente. La lucha frente a los discursos negacionistas se ha llevado más allá del ámbito social y académico, y se ha propuesto la incorporación en los ordenamientos jurídicos europeos de tipos penales específicos que incriminan este tipo de discurso: negar, banalizar, o justificar el Holocausto u otros genocidios o graves crímenes contra la humanidad. Esta legislación, que encuentra su mayor expresión en la Decisión marco 2008/913/JAI, aunque castiga un discurso socialmente repugnante, sin embargo presenta dudas en cuanto a su legitimidad con un sistema de libertades erigido sobre el pilar del pluralismo propio de los Estados democráticos. Surge así la cuestión de si pueden estar surgiendo «nuevos» delitos de opinión y a ello se dedica entonces la presente tesis. El objetivo concreto de este trabajo será analizar esta política-criminal para proponer una configuración del delito de negacionismo compatible con la libertad de expresión, aunque se cuestionará la conveniencia de castigar penalmente a través de un específico delito este tipo de conductas. En particular se pretende responder a tres preguntas: en primer lugar, ¿el discurso negacionista debe ampararse prima facie por la libertad de expresión en un ordenamiento abierto y personalista y cuáles podrían ser las «reglas» que podrían servir como criterio para limitar este género de manifestaciones? La segunda pregunta sería entonces: ¿Cómo podría construirse un tipo penal respetuoso con los principios constitucionales y penales que específicamente incriminara este género de conductas? Y, como última pregunta: ¿Es conveniente o adecuada una política criminal que lleve a crear un específico delito de negacionismo?

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Lo studio analizza le svolte nel teatro di innovazione francese prodotte dalla rivolta sociale e dalla sua rivoluzione culturale del 1968. La ricerca si è concentrata su tre livelli di analisi: un'analisi – storica, politica, sociale, culturale – dell'anno-tournant; un'analisi delle reazioni nel mondo del teatro contemporanee alla rivolta; un'analisi delle prassi spettacolari di lunga durata originate dall'evento. Sono stati, quindi, esaminati criticamente i testi cardine degli intellettuali ispiratori, protagonisti e interpreti della breccia culturale, per poi rintracciare i valori emersi all'interno del mondo dello spettacolo. La contestazione sociale ha agito sul mondo del teatro producendo delle ripercussioni immediate – l'occupazione dell'Odéon, la contestazione al XXII Festival d'Avignon, la produzione della Déclaration de Villeurbanne – e delle prassi di lunga durata che hanno agito sui processi formativi e creativi delle compagnie francesi che, dalla fine degli anni Sessanta, hanno prodotto creazioni collettive (in particolare il Théâtre du Soleil e il Théâtre de l'Aquarium, ma anche la Nouvelle Compagnie d'Avignon, il Grand Magic Circus e il Théâtre Populaire di Lorraine) e sul corpus drammaturgico e teorico di Michel Vinaver. Sono state, quindi, analizzate le relazioni che si sono instaurate tra i protagonisti appena nominati e i differenziati contesti, sociali e teatrali, facendo emergere nuove istanze creative. Tali istanze hanno saputo rispondere alle spinte etiche ed estetiche del momento storico, le hanno declinate sul piano delle prassi teatrali e rilanciate verso modalità nuove che hanno favorito l'emersione di una nuova civiltà del testuale.

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« Dieu est mort » proclame à l’envi le fou nietzschéen. C’est sous l’égide inquiète de cette assertion paroxystique, traduisant ce «malaise de la culture» qu’évoquait Freud, que la pensée, la littérature et l’art du XXe siècle européen évoluent. Cependant, le christianisme dont ce cri signe l’extrême décadence, n’est pas seul à imprégner les productions artistiques de ce siècle, même les plus prétendument athées, mais avant tout la figure du Christ - autour de laquelle sont structurés tant cette religion que son système de croyance – semble, littéralement et paradoxalement, infester l’imaginaire du XXe siècle, sous des formes plus ou moins fantasmatiques. Ce travail se propose ainsi précisément d’étudier, dans une optique interdisciplinaire entre littérature, art et cinéma, cette dynamique controversée, ses causes, les processus qui la sous-tendent ainsi que ses effets, à partir des œuvres de trois auteurs : Artaud, Beckett et Pasolini. L’objectif est de fournir une clé de lecture de cette problématique qui mette en exergue comment « la conversion de la croyance », comme la définit Deleuze, à laquelle ces auteurs participent, n’engendre pas un rejet purement profanatoire du christianisme mais, à l’inverse, la mise en œuvre d’un mouvement aussi violent que libératoire qualifié par Nancy de « déconstruction du christianisme ». Ce travail entend donc étudier tout d’abord à la lumière de l’expérience intérieure de Bataille, l’imaginaire christique qui sous-tend leurs productions ; puis, d’en analyser les mouvements et les effets en les questionnant sur la base de cette dynamique ambivalente que Grossman nomme la « défiguration de la forme christique ». Les excès délirants d’Artaud, l’ironie tranchante de Beckett et la passion ambiguë de Pasolini s’avèrent ainsi participer à un mouvement commun qui, oscillant entre reprise et rejet, débouche sur une attitude tout aussi destructive que revitalisante des fondements du christianisme.

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Questa tesi comprende la ricerca sui materiali provenienti dagli scavi britannici, avvenuti fra il 1911 e il 1920, del sito di Karkemish (Gaziantep - Turchia). Vengono qui studiati gli oggetti (a eccezione delle sculture) databili all’Età del Bronzo e del Ferro, che sono nella quasi totalità inediti. Si sono prese in considerazione i reperti attualmente conservati al British Museum di Londra, nei Musei Archeologici di Istanbul e al Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara.

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Lo scritto ha l’obiettivo di definire dinamiche e cronologie di quel complesso processo espansionistico che portò Roma alla conquista dei territori dell’Ager Gallicus, partendo dall’analisi dettagliata della cultura materiale e dei rispettivi contesti di provenienza emersi dalle recenti indagini archeologiche realizzate dal Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università degli Studi di Bologna nella città di Senigallia. In armonia con quanto testimoniato dalle sequenze stratigrafiche documentate, si delineano quattro principali fasi di vita dell’abitato: la prima preromana, la seconda riferibile alla prima fase di romanizzazione del sito, la terza inerente allo sviluppo dell’insediamento con la fondazione della colonia romana e l’ultima riferibile all’età repubblicana. Emerge con chiarezza la presenza già dalla fine del IV-inizio III a.C., di un insediamento romano nel territorio della città, sviluppatosi con la fondazione di un’area sacra e la predisposizione di un’area produttiva. La scelta del sito di Sena Gallica fu strategica: un territorio idoneo allo sfruttamento agricolo e utile come testa di ponte per la conquista dei territori del Nord Italia. Inoltre, questo centro aveva già intrecciato rapporti commerciali con gli insediamenti costieri adriatici e mediterranei. La presenza di ceramica di produzione locale, il rinvenimento di elementi distanziatori e le caratteristiche geomorfologiche del sito, fanno ipotizzare la presenza in loco di un’officina ceramica. Ciò risulta di grande importanza dato che tutte le attestazioni ceramiche prodotte localmente e rinvenute nel territorio, fino ad oggi sono attribuite alle officine di Aesis e Ariminum. Dunque Sena Gallica sarebbe stata un centro commerciale e produttivo. La precoce presenza di ceramica a Vernice Nera di tipo romano-laziale prodotte localmente prima dell’istituzione ufficiale della colonia, che permette di ipotizzare uno stanziamento di piccoli gruppi di Romani in territori appena conquistati ma non ancora colonizzati, attestata a Sena Gallica, trova riscontro anche in altri centri adriatici come Ariminum, Aesis, Pisaurum, Suasa e Cattolica.

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Für alle fünf zentralasiatischen Teilrepubliken kam der Zusammenbruch der Sowjetunion im Jahr 1991 relativ plötzlich und eher unerwartet. Der Prozess der „Transformation“ beinhaltete für die neu entstandenen Staaten nun nicht nur die Umstellung politischer und wirtschaftlicher Systeme, sondern ebenso die Organisation von Erinnerung und die Konstruktion von Identität, bei der die staatliche Nationalisierungspolitik oft Paradebeispiele von invented traditions her-vorbrachte. rnIn Kasachstan, dem Land, das während der Sowjetzeit am stärksten russifiziert wurde und heute offiziell 120 Minderheiten zählt, stellt sich dabei die Frage, wie nationale Identitätsmus-ter konstruiert werden und wie Politik. Medien und Bevölkerung damit umgehen. Zwanzig Jahre nach der Unabhängigkeitserklärung des Landes und einer Phase, in der die Regierung mit einer Vielzahl von Maßnahmen versucht, den Identitätsfindungsprozess zu steuern, wurde im Rahmen dieser Arbeit erstmals eine empirische Studie zu der Frage durchgeführt, welche Bedeutungen bestimmte Identitätskonzepte für die lokale Bevölkerung haben. Während meh-rerer Forschungsaufenthalte von insgesamt vier Monaten in den Jahren 2010 und 2011 wurden in Hinblick auf die Fragestellung leitfadenorientierte Interviews und informelle Gespräche mit Teilen der kasachstanischen Bevölkerung geführt, teilnehmende Beobachtung, zwei Fragebo-genaktionen und eine Zeitungsanalyse durchgeführt sowie wissenschaftliche Studien und poli-tische Dokumente analysiert.rnDie Arbeit kommt zu dem Ergebnis, dass die Mehrheit der Befragten sich mehr oder weniger stark entweder über die Staatsbürgerschaft oder die ethnische Zugehörigkeit zur Titularnation mit dem Staat identifiziert. Auffällig ist die Bedeutung regionaler Identitäten für die Befrag-ten, die weder in der nationalen Identitätspolitik noch in der wissenschaftlichen Literatur von Wichtigkeit sind. Ethnische und religiöse Nivellierungen scheinen im Alltagsleben belanglos zu sein, aber in bestimmten anderen Kontexten eine entscheidende Rolle zu spielen. Starke Unterschiede in der Bedeutung verschiedener Identitätsmodelle lassen sich zwischen Stadt- und Landbevölkerung beziehungsweise zwischen sowjetisierten und nach der Wende repatri-ierten Kasachen ausmachen.rnEs ist anzunehmen, dass die Regierung der entscheidende Agent in der Identitätsfindung des Landes ist. Unter den Befragten zeigte sich, dass Identitätspolitik auf der pragmatischen Ebe-ne, beispielsweise in der Anerkennung von Russisch und Kasachisch als Staatssprachen, er-folgreicher ist als auf der emotionalen. rn

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The aim of this thesis was to attempt to explain the inexplicable, thus coming to some concrete rationale as to why Murray was able to persevere unlike so many unfortunate victims who perished. The findings of this research attribute Murray's survival to three distinct categories; (1) Murray's geographical location and relationship to his hometown of Wierchomla, Poland (2) rare level of low anti-Semitic activity encountered and (3) a number of miscellaneous personal factors that included but are not limited to his diet, gender, age, psychological composition, family connections, agency, etc.

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Sacha Baron Cohen is a British comedian who has garnered a great deal of controversy over the years. Through his characters, Ali G, Borat, and Bruno, he attempts to trick people into letting down their guards and revealing any prejudices (racism, anti-Semitism, homophobia, misogyny, et cetera) that they may have. In doing so, each of his three characters has sparked a debate concerning the different issues they bring up: with Ali G, it was whether the character was racist or exposed racism; with Borat, it was whether the character was anti-Semitic or revealed anti-Semitism; and with Bruno, it is whether the character reinforces homophobia or mocks it. I am concerned with the last of these three debates, specifically in relation to Baron Cohen's film Bruno. Many say the film reinforces gay stereotypes and is thus harmful for the gay community, while a seemingly equal number of people say it effectively mocks homophobia and is thus beneficial for the gay community. Using the data I collected from thirty-one interviews conducted after five separate screenings of the film, I argue that Bruno is not harmful for the gay community as audiences understood that the Bruno character is based on exaggerated stereotypes of homosexuals. That is, the film did not reinforce any negative stereotypes. But, I also explain that the film did not change any opinions on homosexuality either. Also in this work, I argue that within the world of cinema, Bruno fails to fit into any pre-existing genre, including the 'mock-documentary' genre where it is most commonly placed. Rather, I suggest the film is better categorized as what I call a Real Fake Mock-documentary. While 'mock-documentaries' are made up of fictional characters in fictional situations, this new term encompasses the fact that Bruno involves a fictional character placed into real situations. I conclude by noting that the content, release, and debate surrounding Bruno all reveal that it is still difficult to bring up the issue of homosexuality in American society, even forty years after the Civil Rights era.

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In this thesis, I examine the influences of westernization, the tension between Japanese modernity and tradition, and the stories of Hans Christian Andersen on Ogawa Mimei’s children’s stories. I begin the body of my thesis with a brief historical background of Japan, beginning with the start of the Meiji period in 1868. Within the historical section, I focus on societal and cultural elements and changes that pertain to my thesis. I also include the introduction of Hans Christian Andersen in Japan. I wrap up the historical section by a description of Ogawa’s involvement in the Japanese proletarian literature movement and the rise of the Japanese proletarian children’s literature movement. Then, I launch into an analysis of Ogawa’s works categorized by thematic elements. These elements include westernization, class conflict, nature and civilization, religion and morals, and children and childhood. When relevant, I also compare and contrast Ogawa’s stories with Andersen’s. In the westernization section, I show how some of Ogawa’s stories demonstrate contact between Japan and the West. In the Class Conflict section, I discuss how Ogawa views class through a socialist lens, whereas Andersen does not dispute class distinctions, but encourages his readers to attempt an upward social climb. In the nature and civilization section, I show how Ogawa and Andersen share common opinions on the impact of civilization on nature. In the religion and morals section, I show how Ogawa incorporates religion, including Christianity, into vii his works. Andersen utilizes religion in a more overt manner in order to convey morals to his audience. Both authors address religious topics like the concept of the afterlife. Finally, in children and childhood, I demonstrate how both Ogawa and Andersen treat their child protagonists and use them and their situations to instruct their readers. Through this case study, I show how westernization and the tensions between Japanese modernization and tradition led to the rise of the proletarian children’s literature movement, which is exemplified by Ogawa’s stories. The emergence of the proletarian children’s literature movement is an indication of the establishment of a new concept of childhood in Japan. Writers like Ogawa Mimei attempted to write children’s stories that represented the new Japanese culture that was a result of adapting Western ideals to fit Japanese society. Some of Ogawa’s stories are a direct commentary on his opinion of Japanese interaction with the West. By comparing Ogawa’s and Andersen’s stories, I demonstrate how Ogawa borrows certain Western elements and possibly responds directly to Andersen. Ogawa also addresses some of the same topics as Andersen, yet their reactions are not always the same. What I find in my analysis supports my thesis that Ogawa is able to maintain Japanese tradition while infusing his children’s stories with Western and modern elements. In doing so, he reflects a largely popular social and cultural practice of his time.

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Conflict has marked civilization from Biblical times to the present day. Each of us, with our different and competing interests, and our desires to pursue those interests, have over time wronged another person. Not surprisingly then, forgiveness is a concern of individuals and groups¿communities, countries, religious groups, races¿yet it is a complex idea that philosophers, theologians, political scientists, and psychologists have grappled with. Some have argued that forgiveness is a therapeutic means for overcoming guilt, pain, and anger. Forgiveness is often portrayed as a coping mechanism¿how often we hear the phrase, ¿forgive and forget,¿ as an arrangement to help two parties surmount the complications of disagreement. But forgiveness is not simply a modus vivendi; the ability to forgive and conversely to ask for forgiveness, is counted as an admirable trait and virtue. This essay will explore the nature of forgiveness, which in Christian dogma is often posited as an unqualified virtue. The secular world has appropriated the Christian notion of forgiveness as such a virtue¿but are there instances wherein offering forgiveness is morally inappropriate or dangerous? I will consider the situations in which forgiveness, understood in this essay as the overcoming of resentment, may not be a virtue¿when perhaps maintaining resentment is as virtuous, if not more virtuous, than forgiving. I will explain the various ethical frameworks involved in understanding forgiveness as a virtue, and the relationship between them. I will argue that within Divine Command Theory forgiveness is a virtue¿and thus morally right¿because God commands it. This ethical system has established forgiveness as unconditional, an idea which has been adopted into popular culture. With virtue ethics in mind, which holds virtues to be those traits which benefit the person who possesses them, contributing to the good life, I will argue unqualified forgiveness is not always a virtue, as it will not always benefit the victim. Because there is no way to avoid wrongdoing, humans are confronted with the question of forgiveness with every indiscretion. Its limits, its possibilities, its relationship to one¿s character¿forgiveness is a concern of all people at some time if for no other reason than the plain fact that the past cannot be undone. I will be evaluating the idea of forgiveness as a virtue, in contrast to its counterpart, resentment. How can forgiveness be a response to evil, a way to renounce resentment, and a means of creating a positive self-narrative? And what happens when a sense of moral responsibility is impossible to reconcile with the Christian (and now, secularized imperative of) forgiveness? Is it ever not virtuous to forgive? In an attempt to answer that question I will argue that there are indeed times when forgiveness is not a virtue, specifically: when forgiveness compromises one¿s own self-respect; when it is not compatible with respect for the moral community; and when the offender is unapologetic. The kind of offense I have in mind is a dehumanizing one, one that intends to diminish another person¿s worth or humanity. These are moral injuries, to which I will argue resentment is a better response than forgiveness when the three qualifications cannot be met.