155 resultados para Invetebrata (Sistematica)


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Background: La fibromialgia è una sindrome cronica caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico associato ad altri sintomi quali stanchezza, depressione, ansia e disturbi del sonno. Questa patologia colpisce tra il 2% ed il 4% della popolazione mondiale, con un’incidenza maggiore nel sesso femminile. Chi ne è affetto riferisce un significativo peggioramento delle relazioni sociali e della qualità di vita. Il resistance training, di cui sono noti i molteplici benefici sulla salute fisica e mentale dell’individuo, è stato di recente proposto come strategia terapeutica in questa tipologia di pazienti. Obiettivo: Ricercare in letteratura prove dell’efficacia di un approccio terapeutico basato sul resistance training per ridurre il dolore e migliorare la qualità di vita nei pazienti affetti da fibromialgia. Materiali e metodi: Sono state indagate le banche dati PubMed, PEDro e Cochrane Library utilizzando quattro diverse stringhe di ricerca, ottenute combinando le parole chiave con gli operatori booleani. Per la selezione degli studi è stato impiegato il diagramma di flusso PRISMA. Sono stati inclusi solo gli RCT che proponevano un programma di resistance training non combinato con altre metodiche riabilitative. Risultati: Dei 327 articoli inizialmente individuati sono stati inclusi 3 studi che mettevano a confronto il resistance training con altre metodiche riabilitative. Tutti e tre gli studi hanno dimostrato una riduzione statisticamente significativa dell’intensità del dolore e un miglioramento, seppur non sempre significativo, della qualità di vita. Conclusioni: Gli studi selezionati hanno evidenziato un effetto benefico del resistance training, se effettuato con regolarità e costanza, nel ridurre l’intensità del dolore e migliorare la qualità di vita nei pazienti affetti da fibromialgia. Tuttavia, visto il numero ancora limitato di studi sull’argomento, è auspicabile lo svolgimento di ulteriori trials per poter acquisire maggiori prove di efficacia.

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Background: Negli ultimi anni si è verificato un significativo aumento dell’aspettativa di vita che ha portato ad un incremento dell’età media della popolazione e di conseguenza un maggior rischio di cadere. Ricercare una strategia per promuovere il mantenimento della propria salute e ridurre le cadute risulta quindi di fondamentale importanza. Nasce così il programma LiFE basato sull’integrazione di attività di forza, equilibrio e PA all’interno della quotidianità. Obiettivo: Ricercare una strategia efficace a lungo termine ed economicamente sostenibile per ridurre le cadute nell’anziano e le conseguenze ad esse correlate. Materiali e metodi: Per la realizzazione di questa revisione sistematica è stato seguito il PRISMA Statement. Sono stati ricercati Trial Clinici Randomizzati che confrontassero la versione originale di LiFE a quella di gruppo gLiFE all’interno del sito dello studio e alcune banche dati. Il rischio di Bias di ogni articolo incluso è stato valutato tramite la PEDro scale. Risultati: Sono stati inclusi 3 articoli tramite i quali si è studiata l’efficacia, l’aderenza ed il costo dei due programmi analizzati. Non sono state dimostrate differenze statisticamente significative né per efficacia né per aderenza. Il costo economico totale per ogni partecipante al gruppo gLiFE è risultato inferiore in entrambi gli studi che lo hanno analizzato rispetto ai partecipanti a LiFE. Dividendo il costo totale in spesa a carico del partecipante e spesa a carico della società, risulta essere conveniente l’applicazione di gruppo per il singolo ma non per la società. Conclusioni: Il protocollo gLiFE è comparabile al protocollo LiFE in termini di efficacia, aderenza e costo. Si dovrebbe dare la possibilità agli anziani di poter scegliere il programma più adatto a loro in base alle loro caratteristiche ed esigenze. Non essendoci valutazioni a lungo termine sono necessari ulteriori studi per confrontare il costo-efficacia fra LiFE e gLiFE ma anche fra altri protocolli.

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Introduzione: In seguito ad una distorsione di caviglia, circa il 40% dei soggetti tende a sviluppare sintomi ricorrenti e persistenti, come dolore, gonfiore, alterazione della percezione o recidive, che a lungo termine potrebbero portare ad una instabilità cronica di caviglia. Questa problematica potrebbe limitare i soggetti nelle varie attività della vita quotidiana e nelle attività sportive, riducendo la loro qualità della vita. Solitamente, il trattamento in seguito ad una distorsione o in soggetti affetti da instabilità cronica di caviglia è il training propriocettivo. Obiettivi: Confrontare gli studi raccolti e i risultati ottenuti da essi e valutare se il training propriocettivo potrebbe essere efficace o meno nei soggetti che presentano l’instabilità cronica di caviglia. Metodi di ricerca: Le ricerche per questa revisione sistematica sono state fatte sulle banche dati “PubMed”, “PEDro” e “Cochrane Library”. Le parole chiave utilizzate sono “ankle sprains”, “chronic ankle instability”, “ankle injuries”, “proprioceptive training”, “proprioception”, “pain”, “disability” e “quality of life”. Sono stati inclusi soltanto RCTs inerenti al quesito di ricerca (PICOS) e conformi ai criteri di eleggibilità. Risultati: In questa revisione sistematica sono stati inclusi 4 RCTs, che mettono a confronto il training propriocettivo con altre metodiche riabilitative. Si sono osservati miglioramenti per quanto riguarda la disabilità, la qualità di vita, l’equilibrio dinamico, l’equilibrio statico e gli outcome riportati dai partecipanti. Conclusioni: Il training propriocettivo risulta essere efficace nel migliorare la sintomatologia data dall’instabilità cronica di caviglia e anche la stabilità e propriocezione dell’articolazione. Si dovrebbero eseguire ulteriori studi per approfondire l'efficacia di questo trattamento sul dolore e anche la sua efficacia a lungo termine.

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Background. I disturbi temporomandibolari sono una serie di condizioni cliniche che colpiscono l’ATM, la muscolatura masticatoria e le strutture annesse ad esse. I TMD hanno come sintomo principale il dolore e possono condurre a limitazioni della mobilità articolare, diminuendo la qualità della vita. Il trattamento è multidisciplinare e il primo intervento è quello conservativo. Le tecniche di terapia manuale rappresentano uno dei metodi conservativi di cui ci si può avvalere per il trattamento di pazienti affetti da TMD. Obiettivi. Valutare l’efficacia delle tecniche di terapia manuale nel miglioramento di outcome, quali: dolore, disabilità, range di movimento e qualità della vita. Metodi. La ricerca è stata condotta nel periodo tra Maggio 2022 e Settembre 2022, su tre banche dati: PubMed, PEDro e Chocrane Library. Sono stati selezionati esclusivamente RCT in lingua inglese, con partecipanti adulti affetti da TMD. La qualità metodologica degli studi è stata valutata tramite l’utilizzo della PEDro Scale. Risultati. Sono stati inclusi sei studi. Nei singoli studi, le tecniche di terapia manuale sono state confrontate o meno con altri approcci conservativi. In cinque RCT su sei, è stata rilevata un’alta qualità metodologica, con un punteggio medio di 7/10 nella PEDro Scale. Discussione. Nei sei studi inclusi, c’è stato un miglioramento degli outcome indagati, ad eccezione del ROM che in uno studio non ha mostrato miglioramenti post-trattamento manuale. In quattro studi su sei la valutazione finale degli outcome è avvenuta al termine delle settimane di trattamento, permettendo una visione esclusiva degli effetti a breve termine. La limitata indagine degli effetti a lungo termine e l’elevata eterogeneità tra gli studi denotano la necessità di ulteriori ricerche riguardanti l’argomento. Conclusioni. Le tecniche di terapia manuale sembrerebbero avere un effetto positivo nei pazienti affetti da TMD, se inserite all’interno di un programma riabilitativo multimodale.

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Background. Il dolore da arto fantasma ha un forte impatto su benessere e stile di vita dei soggetti amputati. Obiettivi. Valutare l’efficacia del trattamento con mirror therapy in termini di miglioramento del dolore da arto fantasma nei pazienti amputati rispetto ad altre tipologie di trattamento o al trattamento placebo. Disegno dello studio. Revisione sistematica di efficacia. Criteri di eleggibilità. Sono stati inclusi i Trial Clinici Randomizzati in lingua inglese e italiana, che indagassero l’efficacia del trattamento con mirror therapy confrontandolo con il trattamento placebo o altri trattamenti in termini di intensità del dolore. L’outcome primario doveva essere misurato con scala NRS, VAS o altra scala specifica. Fonti di ricerca. PUBMED, PEDro, Embase, Scopus. La letteratura grigia è stata valutata tramite ricerca in Google Scholar. Risultati. Sono stati analizzati 149 articoli e al termine dell’iter di selezione 9 sono stati inclusi nella presente revisione, di cui 7 sono stati utilizzati per la metanalisi. In 7 studi, la mirror therapy produceva miglioramenti statisticamente significativi a breve termine sull’intensità del dolore. Tuttavia, i risultati della metanalisi evidenziano come sia impossibile giungere a conclusioni di certezza, a seguito dell’alta eterogeneità riscontrata nelle analisi. Alla sottoanalisi condotta con gli studi di maggior qualità metodologica l’eterogeneità diminuiva, ma il risultato di efficacia per la mirror therapy non era statisticamente significativo. Conclusioni. Sebbene la mirror therapy mostri in più studi risultati incoraggianti, la metanalisi suggerisce cautela nell’analisi di tali dati, mostrando un’elevata eterogeneità e risultati non statisticamente significativi. Ulteriori studi sono necessari per approfondire i risultati ottenuti, con campioni più ampi, una metodologia più rigorosa e modalità di erogazione del trattamento maggiormente standardizzate.

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Background: La lombalgia (o Low Back Pain -LBP) è una condizione multifattoriale e complessa che rappresenta una delle principali cause di disabilità al mondo. Si definisce “cronica” quando persiste per più di 12 settimane e “aspecifica” quando non risultano identificabili i meccanismi eziologici alla base della patologia. La Rieducazione Posturale Globale (RPG) è una metodica fisioterapica il cui scopo è quello di allungare i muscoli accorciati, migliorare la contrazione dei muscoli antagonisti e controllare la respirazione, migliorando la morfologia corporea. Obiettivo: Valutare, nei soggetti con LBP cronico aspecifico, l’efficacia della RPG rispetto a dolore, disabilità, articolarità, forza muscolare, qualità della vita, prevenzione delle recidive. Metodi: Sono state consultate le seguenti banche dati biomediche: PubMed, Cochrane Library, Scopus, SportDiscus e PEDro, nel periodo tra il 1° maggio e il 30 settembre 2022. Sono stati inclusi studi randomizzati controllati (RCTs) e studi sperimentali non randomizzati (NRSI) in lingua italiana, inglese o francese, senza restrizione inerente all’anno di pubblicazione. Un solo autore indipendente ha estratto i dati. Per valutare il rischio di bias degli studi inclusi sono stati impiegati il Cochrane Rob2 tool per gli RCT e il ROBINS-I per i NRSI. Risultati: 7 studi (5 RCT e 2 NRSI) hanno soddisfatto i criteri di eleggibilità e sono stati inclusi. Si è riscontrata una bassa qualità metodologica: cinque studi con alto rischio di bias e due studi con moderato rischio di bias. In tutti i trials la metodica RPG si è mostrata efficace nel ridurre dolore e disabilità, soprattutto a breve termine; tuttavia non ci sono sufficienti prove per affermarne la superiorità rispetto ad altre terapie. Conclusioni: La RPG è in grado di ridurre il dolore e la disabilità in soggetti con LBP cronico aspecifico nel breve termine. Studi futuri con maggiore validità interna sono necessari per conferire maggior certezza alle evidenze.

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Background: Attualmente, diversi approcci riabilitatavi vengono proposti per il miglioramento del dolore e della funzione a seguito di intervento chirurgico alla spalla. La teleriabilitazione si è rivelata una valida alternativa per l’erogazione dei servizi riabilitativi a distanza: grazie all’utilizzo delle tecnologie di telecomunicazione, è possibile fornire consulenza, valutazione, monitoraggio, intervento e educazione, superando le barriere geografiche, temporali, sociali ed economiche. Obiettivo: Lo scopo della revisione è valutare le prove di efficacia presenti in letteratura in merito all’utilizzo della teleriabilitazione per il miglioramento funzionale dei pazienti operati di spalla. Metodi: La revisione è stata redatta secondo la checklist del PRISMA statement. La ricerca è stata condotta da aprile a settembre 2022, consultando le banche dati Cochrane Library, PubMed e PEDro. La ricerca è stata limitata a studi primari sperimentali e quasi, con full-text reperibile in lingua italiana o inglese e senza limiti temporali, inerenti soggetti operati alla spalla trattati con diverse modalità di teleriabilitazione. Come elemento di confronto è stato incluso qualsiasi tipo di intervento riabilitativo convenzionale. La qualità metodologica è stata valutata con la PEDro scale. Risultati: sono stati inclusi 4 RCT e 1 CCT, che hanno indagato misure di outcome relative a: dolore, mobilità articolare, forza, abilità funzionale e qualità della vita. Dall’analisi qualitativa dei risultati degli studi si è osservato che in tutti i gruppi sperimentali si sono ottenuti miglioramenti significativi negli outcome d’interesse; in due studi è stata evidenziata una superiorità statisticamente significativa della teleriabilitazione. Conclusioni: Nonostante la revisione non sia giunta a risultati generalizzabili e di validità assoluta, la teleriabilitazione ha dimostrato di essere una modalità sicura ed efficace nel miglioramento clinico e funzionale dei soggetti operati alla spalla.

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Background: Il dolore pelvico cronico viene definito dall’associazione europea di urologia (EAU) come un dolore persistente, non ciclico, percepito nelle strutture connesse alla pelvi che dura più di 6 mesi. Nella maggior parte dei casi si parla di un dolore non specifico per cui è raccomandato un approccio bio-psico-sociale. Obiettivo: L’obiettivo di questa revisione sistematica è quello di individuare l’efficacia del trattamento fisioterapico nel dolore pelvico cronico femminile. Metodi: Per rispondere al quesito diagnostico è stata effettuata una ricerca nelle banche dati PubMed e PEDro. I criteri di inclusione sono stati i seguenti: incluse tutte le donne, tutte le varie tipologie e tecniche fisioterapiche, il PICOS è soddisfatto dall’articolo, il full-text dell’articolo è reperibile, la lingua di pubblicazione è in italiano o inglese, non ci sono limiti sulla data di pubblicazione ed infine vengono inclusi RCT con qualità metodologica medio-alta. Il rischio di bias è stato valutato tramite l’applicazione della PEDro Scale. Risultati: Dalla selezione degli studi sono stati trovati 11 articoli eleggibili. Il campione negli studi varia da 22 a 212 partecipanti; le dimensioni dei gruppi variano da 11 a 107 pazienti; l’età media varia da 22 a 52 anni. I gruppi di intervento prevedono differenti opzioni di tecniche fisioterapiche (educazione, PFME, rilascio miofasciale, terapia manuale, TENS, IVES, biofeedback, laser, esercizi di rilassamento, desensibilizzazione con focus sul pavimento pelvico, manipolazione dei tessuti e massaggio full body). Tutti gli studi hanno almeno un gruppo di controllo. I risultati ottenuti analizzando l’outcome principale (dolore) e gli outcome secondari (qualità del dolore, qualità di vita e indice delle funzioni sessuali) mostrano un cambiamento positivo in tutti gli studi. Conclusione: Il trattamento fisioterapico si è rivelato efficace nell’approccio al dolore pelvico cronico femminile.

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Background: Il termine “disturbi associati al colpo di frusta” indica l’insieme di sintomi che insorgono in seguito ad un trauma con accelerazione-decelerazione del rachide cervicale durante un incidente automobilistico. Un anno dopo l’infortunio, circa il 50% degli individui riferisce ancora la presenza di cervicalgia. Sono state proposte diverse strategie di intervento per la gestione conservativa di questa condizione, fra cui l’esercizio terapeutico, ma le prove a sostegno sono ancora incerte. Obiettivo: Valutare l’efficacia dell’esercizio terapeutico nel trattamento dei disturbi cronici associati al colpo di frusta rispetto ad altri interventi o a nessun trattamento, in termini di miglioramento del dolore, disabilità e kinesiofobia. Materiali e metodi: È stata condotta una revisione sistematica della letteratura seguendo la checklist del PRISMA Statement 2020. La ricerca è stata effettuata su tre banche dati: PubMed, PEDro, Cochrane Library. Sono stati selezionati solo Trial Clinici Randomizzati Controllati che includessero pazienti adulti con disturbi cronici associati al colpo di frusta di grado I-III. Risultati: Sono stati inclusi 6 studi. Il rischio di bias è stato valutato con la PEDro Scale, ottenendo per tutti un punteggio ≥ 6, che riflette un’alta qualità metodologica. L’esercizio terapeutico si è rivelato significativamente più efficace nel migliorare gli outcome indagati, sia nel breve che nel lungo termine, rispetto all’attività fisica prescritta, all’educazione e a nessun trattamento, ma non alla terapia di base per la consapevolezza del corpo. Conclusioni: I risultati suggeriscono che l’esercizio terapeutico potrebbe rappresentare un approccio riabilitativo efficace per gli individui con dolore e disabilità cronici dopo un trauma da colpo di frusta. Tuttavia, non è possibile affermare che esso costituisca la scelta più valida. Pertanto, sono necessari ulteriori studi per determinare quale tipologia di pazienti possa effettivamente beneficiarne.

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Background. La sclerosi multipla (SM) è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. I sintomi si manifestano prima dei 55 anni di età, possono essere molto diversi tra loro. Al momento non esiste una cura definitiva, ma sono disponibili tecniche riabilitative che modificano il suo andamento, tra cui la riabilitazione equestre, che consiste in attività svolte con l'aiuto del cavallo a fini di cura. Obiettivi. Lo scopo di questo studio è quello di indagare l’efficacia della riabilitazione equestre sui parametri funzionali del cammino e la qualità della vita in persone con SM. Metodi. Le banche dati visionate per questo studio sono state PUBMED, PEDro, Cochrane Central Register of Controlled Trial, Web of Science e Scopus. Nella revisione sono stati inclusi i Randomized Controlled Trial (RCT) che indagavano i parametri funzionali del cammino e la qualità della vita; articoli che esaminavano soggetti con sclerosi multipla senza limiti di età e sesso, in lingua inglese, pubblicati tra il 2010 e il 2020 e di cui era reperibile il full text. Risultati. Gli studi inclusi sono stati quattro RCT. Gli outcome indagati sono stati i parametri funzionali del cammino e la qualità della vita. In ogni studio esaminato si osserva un miglioramento significativo per ogni misura di outcome, in particolare la qualità della vita. Conclusioni. Ogni studio ha evidenziato come la riabilitazione equestre abbia influito positivamente sul decorso della SM. Riguardo i trial clinici esaminati, il numero esiguo dei partecipanti ai singoli studi, la durata eterogenea delle sessioni, l’impossibilità di disporre della descrizione della seduta, l’utilizzo di scale differenti per ogni studio e l’aver considerato parametri diversi per valutare uno stesso outcome non permettono di avere risultati estendibili a tutta la popolazione. Risulta necessario un ulteriore approfondimento in merito per comprendere la reale efficacia della riabilitazione equestre.

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Background: il groin pain è un dolore riferito in un’area che è delimitata medialmente dalla sinfisi pubica, superiormente dal basso addome, lateralmente dalla spina iliaca antero-superiore e inferiormente dalla porzione mediale della coscia. Una sindrome composta da patologie multiple e, per quanto sia diffusa a livello di casistica di infortunio, si tratta di una delle lesioni meno comprese e poco spiegate in chirurgia generale e ortopedia. In questo scenario, colpisce prevalentemente il giovane sportivo causando dolore e interruzione della pratica sportiva. Obiettivi: valutare l’efficacia della gestione conservativa su dolore e ritorno all’attività sportiva in pazienti con problematiche e lesioni nella zona pubico- inguinale. Materiali e metodi: la ricerca è stata condotta su due banche dati: PubMed e Cochrane Library. Non è stato impostato il filtro lingua; sono stati inclusi studi di trattamento in atleti con dolore all’inguine, studi randomizzati controllati, studi clinici controllati e serie di casi. Risultati: il trattamento conservativo si è rivelato sicuro ed efficace nella gestione del dolore all’inguine con un buon numero di atleti che è riuscito a tornare all’attività sportiva. Tuttavia secondo gli studi presi in considerazione, il trattamento chirurgico risulta più efficace in termini di tempi di recupero; per cui spesso viene utilizzato dopo il fallimento della terapia conservativa nell’atleta. Conclusioni: nella gestione dei pazienti affetti da groin pain come primo approccio si deve sempre preferire l’approccio conservativo rispetto al chirurgico, in quanto meno invasivo e comunque riporta buone evidenze scientifiche per quanto riguarda l’efficacia. Qualora questo non riportasse miglioramenti evidenti al termine di un periodo di cura di qualche settimana, si può procedere all’operazione chirurgica secondo la tecnica (chirurgica) giudicata più idonea alla situazione.

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Background:La gonartrosi è una patologia degenerativa che colpisce l’articolazione del ginocchio. Rappresenta un grave problema di salute pubblica mondiale e comporta dolore e riduzione della funzionalità. Sono presenti studi che confrontano l’uso di iniezioni intra articolari con la fisioterapia per ridurre il dolore, ma ad oggi non vi è ancora un gold standard per la gestione della malattia. Scopo della ricerca:Valutare l’efficacia della fisioterapia rispetto all’uso di iniezioni intra articolari in pazienti affetti da gonartrosi, sul dolore e sulla qualità di vita. Disegno dello studio:Revisione Sistematica della Letteratura effettuata seguendo il PRISMA Statement. Metodi:La ricerca è stata condotta nelle banche dati PubMed, PEDro, Cochrane Library. Sono stati inclusi trial randomizzati controllati (RCT) in lingua inglese e italiana, che confrontavano l’efficacia del trattamento fisioterapico rispetto all’utilizzo di iniezioni intra articolari, con outcome relativi a riduzione del dolore e al miglioramento della qualità di vita. La qualità metodologica e il rischio di bias sono stati valutati utilizzando la PEDro Scale. Risultati:Cinque studi sono stati inclusi in questa Revisione Sistematica. Ci sono stati due studi che hanno dimostrato la maggiore efficacia di altri trattamenti rispetto alla fisioterapia. Altri due trials hanno confrontato il trattamento fisioterapico con l’uso di iniezioni di acido ialuronico e si sono osservati risultati pressoché uguali tra i gruppi. Solo uno studio ha dimostrato la superiorità del trattamento combinato di iniezioni e programma riabilitativo nella gestione della gonartrosi, rispetto al solo utilizzo di iniezioni intra articolari. Conclusioni:I risultati contrastanti che si sono osservati non permettono di affermare con certezza la superiorità della fisioterapia rispetto all’utilizzo di iniezioni intra articolari, sebbene rappresenti una valida scelta terapeutica grazie al suo basso costo e alla sua ridotta invasività.

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ABSTRACT Background: L’ictus è una delle prime cause di morte e disabilità nel Mondo: in Europa il numero dei sopravvissuti ad ictus è circa 6 milioni. Tra gli esiti di questa patologia troviamo l’iperestensione di ginocchio, una deformità progressiva e invalidante che compromette il cammino e può essere associata a dolore. La riabilitazione dei soggetti colpiti può essere complessa, a causa della variabilità delle possibili eziologie. Ad oggi non esiste ancora un unico protocollo riabilitativo per il trattamento di questa patologia. L’obiettivo di questa revisione sistematica è quello di valutare l’efficacia dei trattamenti fisioterapici sull’iperestensione di ginocchio in soggetti colpiti da ictus. Metodi: Banche dati: PUBMED, PEDro, Cochrane. Studi inclusi: Trial clinici randomizzati sull’efficacia degli interventi fisioterapici sull’iperestensione di ginocchio in soggetti colpiti da ictus. Questa revisione è stata redatta seguendo la checklist del PRISMA statement. Risultati: Sono stati inclusi 4 studi (3RCT,1CCT), con identificazione di due tipi di intervento: trattamento propriocettivo e con ortesi. Tutti gli interventi hanno prodotto miglioramenti sul cammino dei partecipanti, nel breve termine. L’outcome che ha riportato un miglioramento significativo in seguito agli interventi effettuati è quello riguardante i gradi di iperestensione di ginocchio. Per quanto riguarda la velocità del cammino, è stato riscontrato un miglioramento significativo soltanto in uno dei quattro studi inclusi. Conclusioni: Sono state trovate evidenze in favore dell’allenamento propriocettivo abbinato alla normale fisioterapia nel trattamento dell’iperestensione di ginocchio in soggetti con esiti di ictus e iperestensione di ginocchio, nel breve termine. Questo approccio potrebbe migliorare la qualità del cammino e quindi anche l’autonomia e la qualità di vita di questi pazienti.

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La fibromialgia (FMS) è una sindrome reumatica non infiammatoria, caratterizzata da dolore diffuso, presenza di “punti sensibili” alla palpazione (“tender points”, TP), affaticamento, disturbi del sonno e cognitivi, sintomi che comportano aumento del livello di disabilità ed effetti negativi sulla qualità della vita (QoL). L’idrokinesiterapia è l’esercizio aerobico assistito svolto in acqua, preferibilmente riscaldata, che sfrutta le proprietà dell’acqua per il recupero di condizioni patologiche. Indagare l’efficacia dell’idrokinesiterapia (HKT) su dolore, faticabilità e qualità di vita nelle persone affette da sindrome fibromialgica. E' stata condotta una ricerca sulle banche dati di soli studi primari inerenti all’efficacia dell’HKT sulla FMS. Sono stati ricercati studi di alta qualità (con valore ≥ a 6/10 alla PEDro scale) che includessero persone adulte con diagnosi di FMS, che prevedessero l’HKT come trattamento isolato e che misurassero dolore, fatigue e QoL. La qualità metodologica degli studi inclusi all’interno della revisione è stata valutata tramite la scala PEDro. I dati sono stati ricavati attraverso griglia di estrazione ed analizzati qualitativamente. Sono stati inclusi 6 studi che hanno soddisfatto i criteri d'eleggibilità, per un totale di 262 donne. 1 studio ha confrontato HKT con esercizio aerobico a secco 3 volte a settimana per 8 settimane, 1 studio con fisioterapia convenzionale 3 vt/sett per 3 settimane, 1 con HKT in mare 3 vt/sett per 12 settimane, 2 studi con gruppi di controllo 2 e 3 vt/sett per 16 e 32 settimane rispettivamente, 1 con programma educativo 1 vt/sett per 11 settimane. In tutti gli studi il gruppo sperimentale ha mostrato miglioramento degli outcome, ad eccezione dello studio con posologia di una vt/ sett che non ha registrato miglioramenti nei gruppi. Conclusioni: L’idrokinesiterapia può portare ad un miglioramento dei sintomi di dolore, fatica e della qualità della vita delle persone affette da fibromialgia.

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Background. La percezione di malattia gioca un ruolo importante nei disturbi del comportamento alimentare. Leventhal nel suo modello teorico dell’illness perception spiega che la rappresentazione di malattia si divide in diverse componenti, come la percezione di controllo e le aspettative di durata nel tempo. Obiettivo. L’obiettivo di questo elaborato è quello di realizzare una rassegna sistematica della letteratura sulle caratteristiche e le implicazioni della percezione di malattia nei disturbi del comportamento alimentare. Metodi. Per compiere la revisione sistematica della letteratura si è fatto riferimento a due banche dati: Pubmed e Scopus. Sono stati individuati articoli inerenti all’argomento trattato attraverso l’incrocio di diverse parole chiave, poi, sono stati esclusi diversi articoli non inerenti. Infine, sono stati approfonditi e confrontati tra loro i risultati dei 13 studi inclusi. Risultati. Nell’anoressia nervosa spesso il paziente non riesce a ricondurre i propri sintomi a un disturbo del comportamento alimentare e la malattia viene avvertita come parte integrante della propria vita. Questa percezione di malattia si traduce in una scarsa aderenza terapeutica. Nella bulimia nervosa si ha una scarsa identità di malattia, ma è più probabile che si riconosca di avere un problema e si cerchi un trattamento. Nel disturbo da binge-eating si ha una maggiore percezione di malattia rispetto all’anoressia nervosa. I disturbi del comportamento alimentare inoltre sono caratterizzati da una scarsa consapevolezza emotiva. Conclusioni. Prendere in considerazione questo tema è importante in quanto, in base alla percezione di malattia del paziente, lo specialista, in particolare il dietista, può modificare la terapia per adeguarla alle caratteristiche del caso specifico. Le rappresentazioni di malattia forniscono infatti al dietista informazioni utili sul livello di disagio e sulla fase di motivazione al cambiamento in cui si trova il paziente.