854 resultados para Poetry of places


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[ES]En el presente trabajo se ofrece una panorámica sobre el tema amoroso en la poesía de Horacio. El amor es un tema importante, aunque no nuclear, en su poesía. Se analizan todas las modalidades de amor que contempla Horacio, según la destinataria de la relación: amor conyugal a la esposa, amor adúltero con esposas ajenas, amor no adúltero con cortesanas y sexo con prostitutas vulgares. Horacio elogia idealmente el amor matrimonial tradicional y denuesta el adulterio, pero prefiere personalmente un amor donjuanesco con múltiples parejas. Esta inclinación tiene una base literaria (pues era el sesgo dominante en el epigrama griego de época helenística), pero también responde a los gustos personales de Horacio. Se concluye que los datos extraídos de su poesía son relevantes para comprender las preferencias eróticas del Horacio hombre.

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Abstract This PhD thesis focuses on two projects carried out by Oswald Mathias Ungers in the city of Trier. More specifi cally, this study focuses on the relationship between composition principles, architectural forms, historical context and the nature of the city where these buildings have been built. The works carried out by Ungers in Trier are unique experiences - if taken in this master’s works context - and each one of them refl ects - in its specifi c project and architectural composition theme - the results - in terms of design - of a complex research on the fundamentals of architecture carried out by Ungers in more than fi ve decades of his activity. The theoretical and compositional experiment aspect is one of the main subjects to defi ne these buildings in terms of architecture. This aspect is so crucial that it is possible to consider them as an example of radical and specifi c experiences, referred to a specifi c place and based on a specifi c theoretical corpus. More specifi cally, this study focuses on the design activity carried out by Ungers in this city, mainly between the 80s and 90s and in the fi rst decade of the 21st century. It puts forward an interpretation that does not only defi ne the essential features, elements and questions lying behind these two architectures, but fi rst and foremost analyzes the theoretical, methodological and compositional relationship between Ungers and Trier, his adopted city. An increasingly closer relationship between the architect and his city highlights the wider relationship network established between the place and the projects carried out by Ungers in this city and makes it possible to understand the importance of Trier in the work of this architect, in his education and in his way to see, think and make architecture. The projects analyzed - the Thermen am Forum Museum (1988-1996) and the Kaiserthermen entrance hall (2003-2007) - were analyzed in terms of their architectural composition in an attempt to highlight the poetry of these architectures and to fi nd out their progressive, rational - and therefore transmissible - character. This study is an attempt to assess and unveil the compositional themes characterizing these projects while detecting the compositional principles lying behind the works and verifying the design process through which such principles were translated into architecture. Looking at these works as architectural composition examples makes it possible to clarify Ungers’ hermeneutic relationship established with the city’s history and structure. More specifi cally, the main subject of this thesis is the relationship between the architect, his city and history in the architectural solutions offered by two exemplary case studies, which were both built and placed in the historical city center of Trier and both connected with the ancient core of the city. The Thermen am Forum Museum and the Kaiserthermen entrance hall projects are - though being developed at different times of Ungers’ architectural life and though being extremely different in terms of approach to their context, due to their architectural image - two works that can be compared with the historical heritage of the city and this makes them ideal examples of the relationship between architectural forms, history and environment.

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Il presente studio ha come obiettivo quello di chiarire le dinamiche culturali iscritte nella fine secolo portoghese a partire dall’analisi di alcune opere letterarie -in particolar modo poetiche - tra cui spicca il Só di António Nobre. L’Ultimatum inglese del 1890 mandando in frantumi il progetto imperiale in Africa, scatena un conflitto che si manifesta non solo a livello di un confronto con l’Altro, ma soprattutto, per le sue implicazioni simboliche, nei termini di un confronto interno proprio con l’immaginario nazionale. L’Ultimatum mette in crisi l’iperidentità descritta da Eduardo Lourenço come il frutto di una storia marcata da una deriva atlantica rispetto al resto d’Europa ed elaborata durante secoli di letteratura come il volto più autentico del Portogallo. Contemporaneamente segna inesorabilmente la distanza da quell’immaginario europeo e moderno che in stretto legame con il progetto imperiale ne costituiva le fondamenta. La poesia dell’epoca segue il paradigma apocalittico che associa al pianto e all’invettiva gli elementi di un’aspettativa messianica di riscatto: alla rabbia segue l’invito di riporre l’attenzione nelle glorie di un tempo in modo da rafforzare il Portogallo decaduto. La rivisitazione in chiave rigeneratrice del passato e dello spazio nazionale è una costante della letterautra neoromantica, l’opera di Antonio Nobre tuttavia non può essere affrontata secondo questa lettura: non si tratta qui di nessun recupero dell’età dell’oro, al contrario, la modernità dell’autore sta nel dichiarare l’impraticabilità di un immaginario che più che perduto non è mai esistito e si rivela dunque nella sua natura di feticcio.

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La presente dissertazione si pone come oggetto di analisi la produzione poetica di Robert Kroetsch (1927-2011), scrittore e critico letterario canadese nativo dell’Alberta (Canada), che tra il 1960 e il 2010 ha pubblicato un numero notevole di opere (nove romanzi, più di venti opere poetiche tra componimenti singoli e in raccolta, due volumi di saggi e diverse interviste). In particolare si è scelto di focalizzare l’attenzione sulle ultime tre raccolte di poesia – rispettivamente The Hornbooks of Rita K (2001), The Snowbird Poems (2004) e Too Bad: Sketches Toward a Self-Portrait (2010) – che, se confrontate con la produzione precedente, forniscono prova di alcuni elementi di novità all’interno della prospettiva poetica di Kroetsch. L’ipotesi dalla quale trae origine il presente studio è infatti che, a partire dalla raccolta The Hornbooks of Rita K, Kroetsch abbia imboccato un percorso di evoluzione stilistica che corre in parallelo con la formulazione di una nuova poetica. Nello specifico, si osserva che, negli ultimi dieci anni, da un punto di vista formale i componimenti si frammentano progressivamente, passando da una forma lunga – quella del long poem – a una breve – lo sketch, che risulta più adatta a rappresentare sul piano espressivo una mutata percezione dell’Io poetico. A un simile aspetto si aggiunge poi il fatto che la raffigurazione della propria vicenda umana diventa, con sempre maggiore evidenza, motivo di riflessione su una condizione universale dell’umano e sulla dimensione etica del suo agire.

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La società dei consumi ha reso ogni ambito vitale suscettibile di mercificazione. Il capitalismo ha da tempo svestito la prassi produttiva dei suoi elementi più pesanti per vestire i panni della dimensione simbolica e culturale. Il consumo fattosi segno, dimensione immateriale delle nostre vite materiali, ha finito per colonizzare l'ambito dell'esperienza e, quindi, della vita stessa. Il consumo diventa, innanzitutto, esperienza di vita. Una esperienza continuamente cangiante che ci permette di vivere numerose vite, ognuna diversa. Ciò che è stabile è il paradigma consumistico che investe la nostra stessa identità, l'identità dei luoghi, l'identità del mondo. Il nomadismo è la dimensione più tipica del consumo, così come la perenne mobilità della vita è la dimensione propria dell'epoca globale. Tuttavia, le nuove forme di consumerismo politico, etico e responsabile, conseguenti al montare dei rischi globali, investendo proprio l’ambito dell’esperienza e del consumo, contribuiscono a modificare i comportamenti in senso “riflessivo” e “glocale”. L’ambito turistico, rappresentando al contempo il paradigma esperienziale e quello della mobilità globale, può diventare allora l’osservatorio privilegiato per indagare queste stesse forme riflessive di consumo, le quali forniscono un significato del tutto nuovo tanto all’esperienza quanto al consumo stesso. Il lavoro di tesi vuole allora approfondire, attraverso lo studio di caso, il modo in cui nuove forme emergenti di turismo responsabile possano rappresentare una chiave d’accesso a nuove forme di sviluppo sostenibile dei territori locali in contesti di prima modernizzazione.

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La presente ricerca, L’architettura religiosa di Luis Moya Blanco. La costruzione come principio compositivo, tratta i temi inerenti l’edificazione di spazi per il culto della religione cristiana che l’architetto spagnolo progetta e realizza a Madrid dal 1945 al 1970. La tesi è volta ad indagare quali siano i principi alla base della composizione architettonica che si possano considerare immutati, nel lungo arco temporale in cui l’autore si trova ad operare. Tale indagine, partendo da una prima analisi riguardante gli anni della formazione e gli scritti da lui prodotti, verte in particolare sullo studio dei progetti più recenti e ancora poco trattati dalla critica. L’obbiettivo della presente tesi è dunque quello di apportare un contributo originale sull’aspetto compositivo della sua architettura. Ma analizzare la composizione significa, in Moya, analizzare la costruzione che, a dispetto del susseguirsi dei linguaggi, rimarrà l’aspetto principale delle sue opere. Lo studio dei manufatti mediante categorie estrapolate dai suoi stessi scritti – la matematica, il numero, la geometria e i tracciati regolatori - permette di evidenziare punti di contatto e di continuità tra le prime chiese, fortemente caratterizzate da un impianto barocco, e gli ultimi progetti che sembrano cercare invece un confronto con forme decisamente moderne. Queste riflessioni, parallelamente contestualizzate nell’ambito della sua consistente produzione saggistica, andranno a confluire nell’idea finale per cui la costruzione diventi per Luis Moya Blanco il principio compositivo da cui non si può prescindere, la regola che sostanzia nella materia il numero e la geometria. Se la costruzione è dunque la pietrificazione di leggi geometrico-matematiche che sottendono schemi planimetrici; il ricorso allo spazio di origine centrale non risponde all’intenzione di migliorare la liturgia, ma a questioni di tipo filosofico-idealista, che fanno corrispondere alla somma naturalezza della perfezione divina, la somma perfezione della forma circolare o di uno dei suoi derivati come l’ellisse.

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In this work, we have considered the theme of landscape in the poetry of Andrea Zanzotto, Philippe Jaccottet and Seamus Heaney within the perspective of a fragmentation of the aesthetics of nature. To that end, the most advanced theories of aesthetics applied to nature, such as environmental Aesthetics and Aesthetik der Natur (also known as ökologische Aesthetik) have been taken into account. The philosophical perspective of Paolo D’Angelo, insights from geography (in particular from the works of Franco Farinelli) and from ecology (considering the contributions of Gilles Clément to this discipline) have also been useful. We have argued that the poetic experiences of Zanzotto, Jaccottet and Heaney follow a similar path, each starting from the fusion between the poetic subject and landscape to reach a two-way relationship between them. In this interpretation, the concept of landscape has been considered, according to Michel Collot’s theory of pensée-paysage, as a phenomenon. The poetic texts have been analysed under the lenses of linguistic, stylistic and rhetorical approaches, consistent with the idea that every text must be studied within its context, as every poetic experience is constituted of three elements: the poetic subject, his language and his world, the latest being shaped by and shaping the subject’s position and the perspectives related to it: that is his discourse to the world and in this world.

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En este estudio se han investigado algunas líneas poéticas de la poesía chilena desde la vanguardia hasta los Ochenta. La perspectiva asumida ha dado relevancia a algunas de las obras que más claramente han instaurado una relación profunda con su propio tiempo y que han incorporado en su enunciación y retórica fenómenos vinculados con los eventos socio-culturales y con los procesos histórico-políticos. Se han analizado algunas obras poéticas y de carácter crítico de Vicente Huidobro, Nicanor Parra, Enrique Lihn, Juan Luis Martínez y Raúl Zurita. En su corpus textual se ha podido verificar la formulación de actos lingüísticos que connotan el sentido de la poesía como vehículo privilegiado para la producción de significantes y contenidos. La concepción de la poesía como testimonio y memoria escritural de una comunidad hablante, así como de desafío a la memoria del lector, son las premisas que articulan el trabajo: la relación entre escritura y realidad, entre escritura e ideología y entre las distintas declinaciones de la cuestión en torno al binomio arte-vida. La componente ética que caracteriza en particular las obras de Lihn y Zurita, surge de la urgencia de elaborar el trauma del golpe de Estado, de la violencia, de la pérdida y la marginación social.

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Higgins School of the Humanities/Difficult Dialogues: Video Recording from 12/1/2011 event featuring Katja Esson, Li- Young Lee and Alison Granucci titled "Creativity and Resilience" Event Description: To be creative is one of life’s most engaging and satisfying experiences. Can we insure that students trust those capacities and processes in themselves, and develop reliable paths toward them? Can we encourage the cultivation of the imagination in our students, as well as the resilience to weather discouragement, whether in their creative search or other aspects of life? Our guests for a conversation on creativity and resilience are filmmaker Katja Esson, poet Li-Young Lee, and co-producer Alison Granucci. They are collaborators on the new film Poetry of Resilience.

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The urban transition almost always involves wrenching social adjustment as small agricultural communities are forced to adjust rapidly to industrial ways of life. Large-scale in-migration of young people, usually from poor regions, creates enormous demand and expectations for community and social services. One immediate problem planners face in approaching this challenge is how to define, differentiate, and map what is rural, urban, and transitional (i.e., peri-urban). This project established an urban classification for Vietnam by using national census and remote sensing data to identify and map the smallest administrative units for which data are collected as rural, peri-urban, urban, or urban core. We used both natural and human factors in the quantitative model: income from agriculture, land under agriculture and forests, houses with modern sanitation, and the Normalized Difference Vegetation Index. Model results suggest that in 2006, 71% of Vietnam's 10,891 communes were rural, 18% peri-urban, 3% urban, and 4% urban core. Of the communes our model classified as peri-urban, 61% were classified by the Vietnamese government as rural. More than 7% of Vietnam's land area can be classified as peri-urban and approximately 13% of its population (more than 11 million people) lives in peri-urban areas. We identified and mapped three types of peri-urban places: communes in the periphery of large towns and cities; communes along highways; and communes associated with provincial administration or home to industrial, energy, or natural resources projects (e.g., mining). We validated this classification based on ground observations, analyses of multi-temporal night-time lights data, and an examination of road networks. The model provides a method for rapidly assessing the rural–urban nature of places to assist planners in identifying rural areas undergoing rapid change with accompanying needs for investments in building, sanitation, road infrastructure, and government institutions.

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Debris flows represent a widespread threat to villages and small towns in the Swiss Alps. For many centuries people “managed” such risks by trying to avoid hazardous areas. However, major debris flow and flood events in the last 25 years have revealed that the degree of freedom to engage in this type of risk management has substantially decreased. This became especially evident during the 1999 disasters in a number of places in Switzerland. The winter of that year was unusually wet. In February heavy snowfall triggered destructive avalanches. In May high temperatures caused heavy snowmelt, with excessive rainfall contributing more water to the already saturated soils. Landslides, debris flows and floods were triggered in many locations, including Sörenberg. Hazard prevention and disaster management have a long tradition in Switzerland, although an integrated approach to risk management is rather new. Only in recent years have methods and tools been developed to assess hazards, define protection goals, and implement disaster reduction measures. The case of Sörenberg serves as an example of how today's approaches to disaster reduction are implemented at the local level.

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En la línea de los estudios sobre el espacio iniciados por Arturo Ardao, el ensayo ..."Del espacio vivido al espacio del texto" prolonga esa reflexión gnoseológica desde una perspectiva latinoamericana. Los conceptos de punto de vista, horizonte, perspectiva, puntos cardinales configuran el "espacio que se es" construido tanto con el espacio exterior como interior, subjetividad inserta en una temporalidad histórica del "espacio vivido" en la que Ardao fundaba la tesis central de su obra Espacio e inteligencia. En la construcción del espacio latinoamericano propuesta en el presente ensayo, la literatura ha desempeñado un papel significativo al propiciar un pasaje del "espacio vivido" al "espacio del texto". Un texto eminentemente literario que ha incorporado el espacio y el paisaje como tema y motivo y donde los escenarios representativos de la historia latinoamericana "rezuman temporalidad",

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La obra crítica y la poesía de Edelweis Serra poseen un particular sentido en el contexto cultural argentino en el que se desarrollan. En una época de manifiesta secularización, su tentativa se orienta hacia el rescate de la dimensión sagrada de la realidad. El estudio ofrece un examen panorámico sobre la labor de Edelweis Serra. Dicho examen atiende especialmente a los principales temas y los rasgos estilísticos dominantes en su lírica. En lo que se refiere a este último punto, el interés se centra en los aspectos que resaltan la singularidad de su poesía: el arraigo de símbolos y figuras retóricas propias del lenguaje bíblico. Tales características guardan relación con su concepción de la poesía como don divino. Se propone, de este modo, la difusión de una labor importante, tanto crítica como de creación literaria, y el señalamiento de las claves interpretativas que favorecen su lectura.

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La utilización de la poesía costumbrista de contenido ético-social-poesía moralizante- durante el período de guerra civil entre unitarios y federales, tuvo en la región de Cuyo un representante en el periódico federal sanjuanino El Constitucional (1835). El otro tipo de poesía a la que apelaron los periódicos en aquellos años, fue la de carácter satírico-político. A partir de la minuciosa lectura y confrontación de fuentes periodísticas inéditas y del análisis bibliográfico necesario para la elaboración del marco teórico, se demuestra la intención de escribir literatura útil a la realidad político-social y de contribuir al desarrollo integral del hombre. Las composiciones literarias analizadas corresponden estrictamente al costumbrismo de contenido ético-social, motivada por la preocupación social y moral, la lucha contra los vicios, corrupciones y falacias del ser humano.

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Desde Eurípides y Séneca, sin olvidar a Racine y Garnier, el mito de Fedra ejerció una especial atracción sobre el arte, y su vigencia se ha visto renovada periódicamente. La poética de grandes sectores artísticos de finales del siglo XIX, articulada por la remisión al código clasicista y por el apartamiento de toda forma de arte vulgar o burgués, produjo una de las últimas versiones de la tragedia: la Fedra (1909) de Gabriele d’Annunzio. En este trabajo, voy a detenerme en algunas claves culturales del texto del dramaturgo italiano. En ellas se refleja una lectura del mito antiguo en clave nietzscheana, en virtud de la inclusión de dos personajes agregados por D’Annunzio al repertorio clásico.