967 resultados para traduzione editoriale letteratura russa contemporanea prosa femminile


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La tesi è incentrata sull'analisi dell'organizzazione retorica della prosa di Giorgio Manganelli, indagando il sistema ritmico attraverso il quale l'autore è in grado di creare un fluire sintattico che sfugge alle classificazioni di genere. Per Manganelli, infatti, il linguaggio è solamente organizzazione di se stesso, e perciò la scrittura ruota attorno a un centro narrativo vuoto, dissimulando l'assenza di necessità. Egli è un retore puntuale dotato di una straordinaria abilità compositiva, che gli consente di mettere in scena l'ambiguità insita nella retorica. Per affrontare questa analisi è stato opportuno avvalersi della critique du rythme ideata da Henri Meschonnic, a partire dalle riflessioni di Emile Benveniste sul concetto eracliteo di ritmo, poiché essa fornisce una prospettiva duttile, dinamica e svincolata da pregiudizi critici. Meschonnic infatti considera il ritmo non come schema metrico ma in quanto organizzazione del senso nel discorso, volto alla signifiance del testo. In quest'ottica si è tentato di costruire un percorso attraverso le opere di Manganelli per descrivere il sistema retorico su cui si fonda la sua scrittura, a partire dai materiali del suo laboratorio (poesie, prose, appunti di diario, scambi epistolari) fino all'ideazione di discorsi pseudo-teologici che si presentano come allegoria stessa della scrittura. Si sono analizzati in particolare la trasposizione letteraria della tecnica musicale della variazione in Nuovo commento (1969), e il ritmo del periodo ipotetico in Rumori o voci (1987), testo emblematico della ricerca di Manganelli sulle potenzialità del linguaggio. Infine la prosa manganelliana è stata messa a confronto con quella di altri importanti autori italiani del Novecento (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), al fine di comparare tra loro diverse organizzazioni ritmiche del linguaggio, e ricollocando così Manganelli al centro del panorama letterario italiano con tutta la sua eversiva marginalità.

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Il presente elaborato è una proposta di traduzione del racconto «Legkie miry» [Mondi leggeri] della scrittrice contemporanea russa Tat’jana Tolstaja. Il racconto venne pubblicato sul sito della rivista «Snob» nel maggio 2013. Il libro di cui fa parte il racconto, invece, è stato presentato nelle maggiori librerie di Mosca e San Pietroburgo nel giugno 2014. «Legkie miry» esce dopo qualche anno dall’ultima pubblicazione dell’autrice e intende, in chiave ironica e non, mostrare la realtà americana degli anni Novanta vista con gli occhi di un’insegnante dell’epoca sovietica. Avventure dolceamare con la casa appena comprata, stanze magiche e mondi leggeri, molteplici sfaccettature di due studenti in particolare, operai che sistemano la casa, o fanno finta. Ma anche lunghi viaggi verso nord dell’America, per raggiungere il posto di lavoro, cantautori russi irrinunciabili compagni di viaggio, mirtilli raccolti e regalati, e l’appena percettibile nostalgia di casa, di Mosca.

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La città di São Paulo è la più grande megalopoli dell’emisfero sud. Alle sue dimensioni esagerate corrisponde una complessità sociale che è difficile afferrare e comprendere nella sua interezza. Questo lavoro analizza come la letteratura brasiliana contemporanea affronti il problema della rappresentazione della megalopoli. Allo stesso tempo, ci si propone di indagare in che modo la scrittura risenta del contesto in cui viene prodotta mettendo in relazione la forma caotica e dispersiva della città con la frammentazione riscontrata nelle opere letterarie. In particolare, sono state analizzate le opere di João Antônio e Luiz Ruffato in cui la città appare non solo come scenario delle vicende narrate, ma come protagonista della narrazione. Nei primi due capitoli sono stati affrontati temi di carattere urbanistico, politico, economico e sociale per descrivere alcune delle dinamiche che nel secolo scorso hanno interessato São Paulo, trasformando la città da piccolo centro di provincia in enorme megalopoli. Privilegiando un approccio di tipo culturale, nel descrivere il processo storico sono stati presi in considerazione testi letterari, film e documenti fotografici oltre che contributi provenienti dalla sociologia e da altre aree delle scienze umane. Quando sono state trattate questioni che hanno interessato l’intero Brasile, come l’abolizione della schiavitù e l’insorgere negli ultimi decenni del preoccupante fenomeno della violenza urbana, è stato necessario uscire dalla dimensione locale per accennare al Paese come Stato nazionale. In questi casi, si è cercato di non cadere nella trappola di un discorso che rappresenti la realtà brasiliana come omogenea. Piuttosto, attraverso una prospettiva critica, si è cercato di far emergere alcune delle molteplici sfaccettature del Brasile, dando particolare rilievo a quelle voci che nel discorso ufficiale sono state emarginate. Lo stesso vale per São Paulo. La tesi sostenuta in questo lavoro è che non esista una São Paulo unica né unitaria; esiste una città diversa a seconda dell’angolo da cui la si osserva. Ciò diventa evidente nelle opere letterarie analizzate nel III capitolo: i racconti di João Antônio, il romanzo di Luiz Ruffato, le mini cronache raccolte per strada di Fernando Bonassi. Senza ambire a un’impossibile visione d’insieme, ognuna di queste opere mette in scena frammenti della realtà paulistana e crea una cartografia propria della città.

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This dissertation intends to present and analyse the translation from English into Italian of the first twenty-five chapters of Habibi, a teenager and young adult’s novel written by the Palestinian-American author Naomi Shihab Nye. It has been necessary to present the theoretical approach to the literary translation studies, in order to focus the attention on the translation problems and provide suitable solutions and strategies. The first chapter gives an historical perspective on children’s literature from the end of the Nineteenth century till today, distinguishing the Italian and the American contexts. The description of the evolution process of this literary genre, which developed to satisfy the needs of the educational system, is its central issue. At the end of the chapter, we outline the main traits characterizing children’s literature and the image of the ideal reader. The second chapter provides an overview on Palestinian literature, especially on the features of the contemporary novel and the Diaspora literature. Afterwards, we present the author Naomi Shihab Nye and the book Habibi. In the third chapter we analyze the novel, focusing the attention on the rhythm of the narration, on the linguistic registers and the textual peculiarities found during the reading stage, according to the features of the children’s literature. The fourth chapter consists of the translation of the first twenty-five chapters of the novel. The fifth chapter begins with a section about the translation theory, the literary translation studies, focusing on the translation of children’s literature. Finally, there is the translation analysis. Here we present the strategies and the choices of the translation process, along with some practical examples with reference to theoretical studies. Special attention is paid to culture-specific items, lexicon and syntax.The source text can be found in appendix.

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Questa tesi si pone come scopo quello di studiare la scena teatrale contemporanea russa, utilizzando come pretesto la traduzione della piéce “Žara” dell’autrice Natalija Mošina. Mošina fa parte del movimento teatrale chiamato ‘novaja drama’, che si è sviluppato in Russia a partire da fine anni Novanta. Nel primo capitolo tratteremo brevemente la storia del teatro russo del Novecento, per osservare come si è giunti alla formazione di questo nuovo movimento. Passeremo poi ad analizzare il movimento vero e proprio, concentrandoci sulle posizioni artistiche dei suoi membri e sul tipo di innovazione che vogliono portare al teatro russo. Proporremo poi una selezione dei luoghi che rinnovano la scena teatrale moscovita. Il secondo capitolo è interamente dedicato ad uno di questi luoghi, il Teatr Praktika, primo teatro statale ad occuparsi esclusivamente di testi contemporanei, di cui vedremo la storia dalla sua fondazione ai giorni nostri e analizzeremo il repertorio vedendo come gli spettacoli messi qui in scena riflettano le posizioni del novaja drama. Nel capitolo conclusivo parleremo più approfonditamente della pièce da noi tradotta vedendo come si colloca all’interno della produzione dell’autrice e del novaja drama, analizzandone la messa in scena al Praktika. Proporremo poi delle riflessioni sulla traduzione di testi teatrali facendo riferimento alla traduzione da noi svolta, che proporremo di seguito.

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Tale lavoro di ricerca ha indagato l’opera di sette scrittrici immigrate in Italia o nate da genitori immigrati che hanno composto in lingua italiana. Esse sono: Christiana de Caldas Brito, Cristina Ubax Ali Farah, Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiayi, Ornela Vorpsi, Laila Wadia, Jarmila Očkayová. La tesi consta di una premessa, un primo capitolo in cui sono riportate le interviste fatte alle scrittrici, un secondo capitolo di analisi dei loro testi, un terzo di riflessioni di teoria letteraria ed un quarto conclusivo. In appendice sono riportate integralmente le interviste.

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La tesi ha per oggetto i tre copioni danteschi di Edoardo Sanguineti, Mario Luzi e Giovanni Giudici, traspositori, rispettivamente, di Inferno, Purgatorio e Paradiso, nell’ambito del progetto di drammaturgia della Commedia ideato e commissionato dai Magazzini negli anni 1989-1991. L’analisi dei copioni si basa sulle teorie espresse da Genette in Palinsesti, e si sviluppa come lettura comparativa fra ipotesto (Commedia) e ipertesti (riscritture). Contestualmente, viene approfondito il tema della ricezione di Dante nel Novecento, specie nelle forme della traduzione in immagini, e fornita un'interpretazione − alla luce delle acquisizioni della critica dantesca novecentesca e della narratologia − della duplice natura del poema, materia prima oscillante tra vocazione e resistenza alla trasposizione drammatica.

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In questo lavoro si conduce un’indagine sulle relazioni tra letteratura, diritto e scienze mediche all’interno del romanzo cosiddetto "giudiziario", sviluppatosi in Italia nel periodo compreso tra l’Unità e i primi anni del XX secolo. La nostra analisi si concentra in particolare sulla costruzione della figura del delinquente, intesa come prodotto specifico della suddetta relazione interdisciplinare. In questa prospettiva, abbiamo rilevato che la caratterizzazione di tale figura costituisce il principale tra i procedimenti narrativi osservabili in vari romanzi del periodo postunitario. Concentrandoci inoltre sulla definizione del genere, abbiamo affrontato l’ormai annoso dibattito sulla nascita (quando non sull’esistenza stessa) del poliziesco italiano, dimostrando come solo all’interno di una stretta relazione tra letteratura, diritto e scienze mediche sia possibile cogliere a pieno il valore di questi romanzi nel processo di costruzione dell’identità nazionale. Il lavoro è diviso in due parti. Nella prima, di carattere storico, si propone una nuova definizione del genere "giudiziario", dopo aver vagliato e discusso le ipotesi sino ad ora avanzate dalla critica. Nella seconda parte si affrontano due casi di studio esemplari: La colonia felice di Carlo Dossi e Il romanzo di Misdea di Edoardo Scarfoglio. Su ognuno di essi abbiamo condotto un’accurata analisi testuale, che ci ha permesso di esaminare la caratterizzazione delle diverse figure delinquenti dimostrando l’efficacia del metodo interdisciplinare adottato con particolare riguardo alle teorie di Cesare Lombroso.

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L'elaborato analizza i neologismi autoriali creati nella saga di Harry Potter, dapprima nella loro versione originale studiando i meccanismi di formazione di neologismi più utilizzati. In seguito, i neologismi originali vengono messi a confronto con le loro traduzioni in italiano e spagnolo, studiando le strategie traduttive messe in atto dai rispettivi team di traduttori. I dati analizzati vengono poi ricondotti alla teoria della traduzione della letteratura per l'infanzia e ai distinti filoni individuabili nei due Paesi.

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Il documento contiene la traduzione di alcuni racconti brevi del libro per bambini "Antes, cuando Venecia no existía" della scrittrice e illustratrice Victoria Pérez Escrivá. La proposta di traduzione è preceduta da una panoramica su genere letterario, struttura, stile e temi presenti nei testi. I sei racconti tradotti sono poi seguiti da un commento con analisi degli elementi più significativi che si presentano al traduttore nell'ambito della traduzione di letteratura per l'infanzia; rapporto con le illustrazioni e con il font, musicalità, aspetti inerenti alla cultura e difficoltà traduttive affrontate con relative soluzioni. Ognuno di essi è stato analizzato in un’ottica sia generale che rapportata specificamente ai racconti tradotti. Vi è infine una riflessione sul ruolo del traduttore di narrativa per bambini e ragazzi.

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La poetessa Sofija Jakovlevna Parnok (1885 - 1933) ha attraversato anni che per la Russia sono stati travagliati e intensi, sia dal punto di vista storico che da quello culturale (e quindi letterario): percorrendo i primi decenni del XX secolo, da una parte raccolse tracce di quel periodo nella propria opera, dall’altra vi lasciò un segno indelebile e unico. Pochi sono tuttavia coloro che hanno deciso di ripercorrere il segno lasciato dalla poetessa. In questo elaborato si è voluto riportare alla luce il nome di Sofija Parnok, spesso sconosciuto ai più, attraverso la traduzione di alcune poesie scelte, attraverso la loro analisi e, contemporaneamente, attraverso il racconto della sua vita: la vita della cosiddetta “Saffo russa”.

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Il lavoro si propone come un’indagine sulla letteratura italiana del primo decennio del XXI secolo, in una prospettiva non di semplice ricognizione ma di individuazione di linee interpretative capaci di ripercorrere un archivio di materiali molto vasto e non ancora chiuso. La prima parte affronta questioni relative a condizioni produttive, ricezione e valutazione critica della letteratura contemporanea. Il primo capitolo è dedicato alla discussione di problemi relativi allo studio della narrativa italiana del XXI secolo a partire dalla definizione utilizzata per riferirsi ad essa, quella di “anni zero”. Il secondo capitolo situa la narrativa contemporanea nelle linee di sviluppo della letteratura italiana degli ultimi trent’anni, a partire da un mutamento del rapporto dello scrittore con la tradizione umanistica che risale all’inizio degli anni ottanta. Il terzo capitolo approfondisce uno dei generi maggiormente praticati: il romanzo storico. Considerato negli anni ottanta e novanta un genere d'evasione e intrattenimento, negli anni zero è divenuto veicolo di punti di vista critici nei confronti delle narrazioni dominanti. La seconda parte è dedicata all’approfondimento di romanzi che raccontano, da un’ottica non testimoniale, gli anni settanta italiani, periodo complesso non solo sul piano evenemenziale, ma anche su quello della rielaborazione artistica. I romanzi su cui si concentra l’indagine offrono un racconto degli anni settanta italiani a partire da un’idea di storia plurale, ricostruita attraverso una molteplicità di voci, che muta a seconda della prospettiva da cui viene affrontata. Le storie false dei romanzi sugli anni settanta non chiedono di essere lette come vere, ma dicono comunque qualcosa di vero sulle modalità attraverso le quali si va costruendo il rapporto con il passato recente, nel più ampio contesto dei percorsi della letteratura italiana di inizio millennio, tra spinte che vanno nella direzione del mantenimento dell’autonomia da parte degli autori e pressioni del mercato editoriale.

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Quest'elaborato si concentra nella traduzione dallo spagnolo all'italiano di due capitoli di un libro per bambini: El árbol de los sueños di Fernando Alonso. L'elaborato è preceduto da un'introduzione nella quale spiego la struttura generale dello stesso e le ragioni per cui ho deciso di dedicarmi a questo libro ed è seguito da una conclusione che ne ricapitola il contenuto. Poi, si compone di quattro capitoli: nel primo presento l'autore, importante scrittore di letteratura per bambini in Spagna, e le sue opere in generale. Nel secondo propongo un'analisi generale del testo di partenza, la trama e i personaggi. Il terzo capitolo presenta la mia proposta di traduzione del terzo e del sesto capitolo del libro, con alcune illustrazioni incluse. L'ultimo è un commento alla traduzione, nel quale spiego le difficoltà incontrate, le soluzioni e le strategie adottate.

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Proposta di traduzione dei brani "A First Kiss" di Darren Aronofsky e "Baby Lust" di Janice Eidus, tratti dalla raccolta 110 Stories. New York Writes After September 11 a cura di Ulrich Baer.