978 resultados para Gruppi profiniti, estensioni di Galois, interi p-adici, limiti inversi


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Questa tesi si prefigge lo scopo di dimostrare il teorema di Igusa. Inizia introducendo algebricamente i numeri p-adici e ne dà una rappresentazione grafica. Sviluppa poi un integrale definito dalla misura di Haar, invariante per traslazione e computa alcuni esempi. Utilizza il blow up come strumento per la risoluzione di alcuni integrali ed enuncia un'applicazione del teorema di Hironaka sulla risolubilità delle singolarità. Infine usa questi risultati per dimostrare il teorema di Igusa.

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Lo scopo di questa tesi è lo studio della risolubilità per radicali di equazioni polinomiali nel caso in cui il campo dei coefficienti del polinomio abbia caratteristica zero. Nel primo capitolo vengono richiamati i principali risultati riguardanti la teoria di Galois. Nel secondo capitolo si introducono le nozioni di gruppo risolubile e gruppo semplice analizzandone le proprietà. Nel terzo capitolo si definiscono le estensioni di campi radicali e risolubili. Viene inoltre dimostrato il teorema di Galois che mette in evidenza il legame tra gruppi risolubili ed estensioni risolubili. Infine, nell'ultimo capitolo, si applicano i risultati ottenuti al problema della risolubilità per radicali delle equazioni polinomiali dando anche diversi esempi. In particolare viene analizzato il caso del polinomio universale di grado n.

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Sonetti e canzoni di M. Francesco Petrarca in vita e in morte di M. Laura (p.1-264) ; Trionfi di M. Francesco Petrarca (p.265-324) ; Giunta d'alcune composizioni del Petrarca (p.325-373)

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Il seguente lavoro di tesi è nato durante un’attività di stage della durata di 7 mesi svolto all’interno della divisione Tea&Coffe di IMA S.p.A., azienda leader mondiale nella produzione di macchine automatiche per il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffè. Le attività svolte si collocano all’interno di un progetto avviato da IMA per promuovere il passaggio ad un modello di industria necessariamente più evoluta, facendo leva sull’attitudine ad integrare e sviluppare nuove conoscenze e nuove tecnologie interdisciplinari e, allo stesso tempo, di massimizzare la sinergia tra le dimensioni tecnica ed economica, comportando una reale riduzione di sprechi nella filiera produttiva, commerciale ed ambientale. I moderni impianti di produzione devono infatti affrontare una sfida che li vede alla continua ricerca della produttività, ovvero di una produzione che remuneri velocemente e con ampi margini gli investimenti effettuati, della qualità dei prodotti e dei processi di produzione, ovvero della garanzia di soddisfacimento delle aspettative espresse ed inespresse del cliente, e della sicurezza per la salvaguardia della collettività e dell’ambiente. L’obiettivo di questo elaborato è stato quello di effettuare lo studio affidabilistico di una macchina automatica per la produzione di bustine di tè al fine di poterne studiare il suo comportamento al guasto e di elaborare in un secondo momento le politiche manutentive ottimizzate che ne permettano una gestione più efficiente. In questo ambito la macchina è stata scomposta in gruppi e sono stati esaminati tutti i pezzi di ricambio che sono stati richiesti in un arco temporale di durata pari a dieci anni, il fine è quello di poter individuare ed effettuare un’analisi affidabilistica dei componenti critici per poi procedere, attraverso l’uso di piattaforme software quali Weibull++ e Blocksim, col modellarne le distribuzioni statistiche e simulare il funzionamento del sistema nel suo complesso.

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La crescita normale di un individuo è il risultato dell’azione coordinata di molteplici ormoni e recettori codificati da geni e a tal proposito, discreto interesse è stato dato ai geni tipici dell’asse del GH. Tuttavia altri geni, più a monte di questi e responsabili dello sviluppo dell’ipofisi contribuiscono alla crescita normale o patologica. Alcuni geni studiati sono POU1F1, PROP1, LHX3, LHX4, HESX1, SOX3 e svariate loro mutazioni sono state identificate come causa di panipopituarismo (CPHD=Combined Pituitary Hormone Deficiency). In realtà la ricerca genetica non spiega ancora molte anomalie ipofisarie e molte mutazioni devono ancora essere identificate. Uno degli scopi del dottorato, svoltosi nel laboratorio di Genetica molecolare di Pediatria, è stata l’identificazione di mutazioni geniche da un gruppo di pazienti CPHD considerando in particolare i geni POU1F1, LHX3, SOX3, non ancora messi a punto presso il laboratorio. L’approccio sperimentale si è basato sulle seguenti fasi: prelievo delle informazioni di sequenza da GeneBank, progettazione di primers per amplificare le porzioni esoniche, messa a punto delle fasi della PCR e del sequenziamento, analisi della sequenza e confronto con le informazioni di sequenza depositate allo scopo di rintracciare eventuali mutazioni o varianti. La bassa percentuale di mutazioni in questi geni non ha permesso finora di rintracciare mutazioni nelle porzioni esoniche salvo che in un soggetto, nell’esone 6 di LHX3b (nuova mutazione, recessiva eterozigote, c.1248A>G implicata nella mutazione p.T377A della sequenza proteica). Un metodo di screening di questa mutazione impiegando l’enzima di restrizione SacII è stato usato, senza rilevare nessun altra occorrenza dell’allele mutato in 53 soggetti di controllo. Oltre alla messa a punto del sequenziamento e di alcune tecniche di analisi di singoli SNP o piccoli INDELs per i 3 geni, la ricerca svolta è stata orientata all’impiego di metodi di rilevamento di riarrangiamenti genetici comportanti ampie delezioni e/o variazioni del copy-number di esoni/interi geni detto MLPA (Multiplex Ligation-dependent Probe Amplification) e progettato da MRC-Holland. Il sequenziamento infatti non permette di rilevare tali alterazioni quando sono ampie ed in eterozigosi. Per esempio, in un’ampia delezione in eterozigosi, l’intervallo delimitato dai primers usati per la PCR può non includere totalmente la porzione interessata da delezione su un cromosoma cosicché la PCR ed il sequnziamento si basano solo sulle informazioni dell’altro cromosoma non deleto. Un vantaggio della tecnica MLPA, è l’analisi contemporanea di una quarantina di siti posti su svariati geni. Questa metodo tuttavia può essere affetto da un certo margine di errore spesso dipendente dalla qualità del DNA e dovrebbe essere affiancato e validato da altre tecniche più impegnativa dal punto di vista sperimentale ma più solide, per esempio la Real Time PCR detta anche PCR quantitativa (qPCR). In laboratorio, grazie all’MLPA si è verificata la condizione di delezione eterozigote di un paziente “storico” per il gene GH1 e la stessa mutazione è stata rilevata anche con la qPCR usando lo strumento Corbett Rotor Gene 6000 (Explera). Invece un’analisi solo con la qPCR di variazioni del copy-number (CNV) per SOX3 in pazienti maschili non ha ancora evidenziato anomalie. Entrambe le tecniche hanno aspetti interessanti, il miglior approccio al momento sembra un’analisi iniziale di pazienti con l’MLPA, seguita dalla verifica di un eventuale esito anomalo impiegando la real-time PCR.

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La prima parte dello studio riguarda la descrizione dell’origine e delle caratteristiche che differenziano la periodizzazione tradizionale e quella a blocchi per l’allenamento della forza. L’obiettivo della seconda parte del lavoro è stato quello di confrontare gli adattamento ormonali e prestativi ad un programma di allenamento della forza periodizzato secondo il modello tradizionale o secondo quello a blocchi in un campione di atleti di forza. Venticinque atleti maschi sono stati assegnati con procedura randomizzata al gruppo con programmazione tradizionale (TP) o a quello a blocchi (BP). Prelievi di saliva sono stati effettuati prima e dopo 6 diverse sedute di allenamento durante il programma al fine di rilevare i livelli di testosterone (T) e cortisolo (C). Le valutazioni dei parametri antropometrici e prestativi sono state effettuate prima e dopo le 15 settimane di allenamento previste. In nessuno dei due gruppi vi sono state variazioni significative nei livelli ormonali. I risultati indicano che il gruppo BP ha ottenuto incrementi superiori a quello TP riguardo alla forza massima (p = 0,040) ed alla potenza (p = 0,035) espressa alla panca piana. Nella terza parte dello studio, la periodizzazione tradizionale e quella a blocchi sono state confrontate riguardo agli effetti sulla forza massima e sull’ipertrofia in donne allenate di livello amatoriale. Diciassette donne hanno partecipato all’esperimento allenandosi 3 volte a settimana per 10 settimane. I risultati dimostrano che entrambe le periodizzazioni hanno portato a miglioramenti significativi di forza e potenza; il gruppo TP ha tuttavia ottenuto incrementi superiori di forza massima (p = 0,039) e ipertrofia degli arti inferiori (p = 0,004). La periodizzazione tradizionale quindi si è dimostrata più efficace per aumentare la forza massima e la sezione muscolare della coscia in partecipanti di genere femminile. I risultati contrastanti nei due generi potrebbero essere legati a rapporti diversi fra processi anabolici e catabolici.

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Scopo di questo elaborato è studiare la risolubilità per radicali di un polinomio a coefficienti in un campo di caratteristica zero attraverso lo studio del gruppo di Galois del suo campo di spezzamento. Dopo aver analizzato alcuni risultati su gruppi risolubili e gruppi semplici, vengono studiate le estensioni radicali e risolubili. Viene inoltre dimostrato su un campo K di caratteristica zero il Teorema di Galois, che caratterizza i polinomi risolubili per radicali f a coefficienti in K attraverso la risolubilità del gruppo di Galois G(L/K), dove L è il campo di spezzamento di f. La tesi contiene anche un'esposizione sintetica del metodo introdotto da Lagrange per la risoluzione di equazioni polinomiali di cui si conosca il gruppo di Galois.

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"Epistola Alberici monachi casinensis de visione sua ex miscellan. profanis mss. p. d. Constantini Caietani in Bibliotheca Alexandrina ad lyceum sapientiae cum versione italica Francisci Cancellieri" (text and tanslation on opposite pages): p. [131]-207.

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2000 Mathematics Subject Classification: 12F12, 15A66.

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I. The influence of N,N,N’,N’-tetramethylethylenediamine on the Schlenk equilibrium

The equilibrium between ethylmagnesium bromide, diethylmagnesium, and magnesium bromide has been studied by nuclear magnetic resonance spectroscopy. The interconversion of the species is very fast on the nmr time scale, and only an averaged spectrum is observed for the ethyl species. When N,N,N’,N’-tetramethylethylenediamine is added to solutions of these reagents in tetrahydrofuran, the rate of interconversion is reduced. At temperatures near -50°, two ethylmagnesium species have been observed. These are attributed to the different ethyl groups in ethylmagnesium bromide and diethylmagnesium, two of the species involved in the Schlenk equilibrium of Grignard reagents.

II. The nature of di-Grignard reagents

Di-Grignard reagents have been examined by nuclear magnetic resonance spectroscopy in an attempt to prove that dialkylmagnesium reagents are in equilibrium with alkylmagnesium halides. The di-Grignard reagents of compounds such as 1,4-dibromobutane have been investigated. The dialkylmagnesium form of this di-Grignard reagent can exist as an intramolecular cyclic species, tetramethylene-magnesium. This cyclic form would give an nmr spectrum different from that of the classical alkylmagnesium halide di-Grignard reagent. In dimethyl ether-tetrahydrofuran solutions of di-Grignard reagents containing N N,N,N’,N’-Tetramethylethylenediamine, evidence has been found for the existence of an intramolecular dialkylmagnesium species. This species is rapidly equilibrating with other forms, but at low temperatures, the rates of interconversion are reduced. Two species can be seen in the nmr spectrum at -50°. One is the cyclic species; the other is an open form.

Inversion of the carbon at the carbon-magnesium bond in di-Grignard reagents has also been studied. This process is much faster than in corresponding monofunctional Grignard reagents.

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UNLABELLED: Cyclic-di-GMP is a near-ubiquitous bacterial second messenger that is important in localized signal transmission during the control of various processes, including virulence and switching between planktonic and biofilm-based lifestyles. Cyclic-di-GMP is synthesized by GGDEF diguanylate cyclases and hydrolyzed by EAL or HD-GYP phosphodiesterases, with each functional domain often appended to distinct sensory modules. HD-GYP domain proteins have resisted structural analysis, but here we present the first structural representative of this family (1.28 Å), obtained using the unusual Bd1817 HD-GYP protein from the predatory bacterium Bdellovibrio bacteriovorus. Bd1817 lacks the active-site tyrosine present in most HD-GYP family members yet remains an excellent model of their features, sharing 48% sequence similarity with the archetype RpfG. The protein structure is highly modular and thus provides a basis for delineating domain boundaries in other stimulus-dependent homologues. Conserved residues in the HD-GYP family cluster around a binuclear metal center, which is observed complexed to a molecule of phosphate, providing information on the mode of hydroxide ion attack on substrate. The fold and active site of the HD-GYP domain are different from those of EAL proteins, and restricted access to the active-site cleft is indicative of a different mode of activity regulation. The region encompassing the GYP motif has a novel conformation and is surface exposed and available for complexation with binding partners, including GGDEF proteins.

IMPORTANCE: It is becoming apparent that many bacteria use the signaling molecule cyclic-di-GMP to regulate a variety of processes, most notably, transitions between motility and sessility. Importantly, this regulation is central to several traits implicated in chronic disease (adhesion, biofilm formation, and virulence gene expression). The mechanisms of cyclic-di-GMP synthesis via GGDEF enzymes and hydrolysis via EAL enzymes have been suggested by the analysis of several crystal structures, but no information has been available to date for the unrelated HD-GYP class of hydrolases. Here we present the multidomain structure of an unusual member of the HD-GYP family from the predatory bacterium Bdellovibrio bacteriovorus and detail the features that distinguish it from the wider structural family of general HD fold hydrolases. The structure reveals how a binuclear iron center is formed from several conserved residues and provides a basis for understanding HD-GYP family sequence requirements for c-di-GMP hydrolysis.

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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)

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The first search at the LHC for the extinction of QCD jet production is presented, using data collected with the CMS detector corresponding to an integrated luminosity of 10.7 fb-1 of proton-proton collisions at a center-of-mass energy of 8 TeV. The extinction model studied in this analysis is motivated by the search for signatures of strong gravity at the TeV scale (terascale gravity) and assumes the existence of string couplings in the strong-coupling limit. In this limit, the string model predicts the suppression of all high-transverse-momentum standard model processes, including jet production, beyond a certain energy scale. To test this prediction, the measured transverse-momentum spectrum is compared to the theoretical prediction of the standard model. No significant deficit of events is found at high transverse momentum. A 95% confidence level lower limit of 3.3 TeV is set on the extinction mass scale.