869 resultados para (p,0)forme, teorie di gauge, BRST, Batalin-Vilkovisky, azione efficace, heat kernel.
Resumo:
Scopo dello studio: la cardiomiopatia aritmogena (CA) è conosciuta come causa di morte improvvisa, la sua relazione con lo scompenso cardiaco (SC) è stata scarsamente indagata. Scopo dello studio è la definizione della prevalenza e incidenza dello SC, nonché della fisiopatologia e delle basi morfologiche che conducono i pazienti con CA a SC e trapianto di cuore. Metodi: abbiamo analizzato retrospettivamente 64 pazienti con diagnosi di CA e confrontato i dati clinici e strumentali dei pazienti con e senza SC (NYHA III-IV). Abbiamo analizzato i cuori espiantati dei pazienti sottoposti a trapianto presso i centri di Bologna e Padova. Risultati: la prevalenza dello SC alla prima osservazione era del 14% e l’incidenza del 2,3% anno-persona. Sedici pazienti (23%) sono stati sottoposti a trapianto. I pazienti con SC erano più giovani all’esordio dei sintomi (46±16 versus 37±12 anni, p=0.04); il ventricolo destro (VD) era più dilatato e ipocinetico all’ecocardiogramma (RVOT 41±6 versus 37±7 mm, p=0.03; diametro telediastolico VD 38±11 versus 28±8 mm, p=0.0001; frazione di accorciamento 23%±7 versus 32%±11, p= 0.002). Il ventricolo sinistro (VS) era lievemente più dilatato (75±29 ml/m2 versus 60±19, p= 0.0017) e globalmente più ipocinetico (frazione di eiezione = 35%±14 versus 57%±12, p= 0.001). Il profilo emodinamico dei pazienti sottoposti a trapianto era caratterizzato da un basso indice cardiaco (1.8±0.2 l/min/m2) con pressione capillare e polmonare tendenzialmente normale (12±8 mmHg e 26±10 mmHg). L’analisi dettagliata dei 36 cuori dei pazienti trapiantati ha mostrato sostituzione fibro-adiposa transmurale nel VD e aree di fibrosi nel VS. Conclusioni: Nella CA lo SC può essere l’unico sintomo alla presentazione e condurre a trapianto un rilevante sottogruppo di pazienti. Chi sviluppa SC è più giovane, ha un interessamento del VD più severo accanto a un costante interessamento del VS, solo lievemente dilatato e ipocinetico, con sostituzione prevalentemente fibrosa.
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La prima parte dello studio riguarda la descrizione dell’origine e delle caratteristiche che differenziano la periodizzazione tradizionale e quella a blocchi per l’allenamento della forza. L’obiettivo della seconda parte del lavoro è stato quello di confrontare gli adattamento ormonali e prestativi ad un programma di allenamento della forza periodizzato secondo il modello tradizionale o secondo quello a blocchi in un campione di atleti di forza. Venticinque atleti maschi sono stati assegnati con procedura randomizzata al gruppo con programmazione tradizionale (TP) o a quello a blocchi (BP). Prelievi di saliva sono stati effettuati prima e dopo 6 diverse sedute di allenamento durante il programma al fine di rilevare i livelli di testosterone (T) e cortisolo (C). Le valutazioni dei parametri antropometrici e prestativi sono state effettuate prima e dopo le 15 settimane di allenamento previste. In nessuno dei due gruppi vi sono state variazioni significative nei livelli ormonali. I risultati indicano che il gruppo BP ha ottenuto incrementi superiori a quello TP riguardo alla forza massima (p = 0,040) ed alla potenza (p = 0,035) espressa alla panca piana. Nella terza parte dello studio, la periodizzazione tradizionale e quella a blocchi sono state confrontate riguardo agli effetti sulla forza massima e sull’ipertrofia in donne allenate di livello amatoriale. Diciassette donne hanno partecipato all’esperimento allenandosi 3 volte a settimana per 10 settimane. I risultati dimostrano che entrambe le periodizzazioni hanno portato a miglioramenti significativi di forza e potenza; il gruppo TP ha tuttavia ottenuto incrementi superiori di forza massima (p = 0,039) e ipertrofia degli arti inferiori (p = 0,004). La periodizzazione tradizionale quindi si è dimostrata più efficace per aumentare la forza massima e la sezione muscolare della coscia in partecipanti di genere femminile. I risultati contrastanti nei due generi potrebbero essere legati a rapporti diversi fra processi anabolici e catabolici.
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In questa tesi si studia l'uso dell'invarianza di gauge e la sua applicazione alla fisica nello studio dell'Elettromagnetismo e della Gravità. In particolare si fa uso dell'invarianza di gauge per studiare le soluzioni in forma di onde piane delle equazioni di Maxwell e dell'equazione di campo di Einstein. Nella presente tesi si mostra dunque come sia possibile applicare uno stesso procedimento matematico a due fenomeni fisici distinti e trarne conclusioni simili.
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There is a world-wide trend for deteriorating water quality and light levels in the coastal zone, and this has been linked to declines in seagrass abundance. Localized management of seagrass meadow health requires that water quality guidelines for meeting seagrass growth requirements are available. Tropical seagrass meadows are diverse and can be highly dynamic and we have used this dynamism to identify light thresholds in multi-specific meadows dominated by Halodule uninervis in the northern Great Barrier Reef, Australia. Seagrass cover was measured at similar to 3 month intervals from 2008 to 2011 at three sites: Magnetic Island (MI) Dunk Island (DI) and Green Island (GI). Photosynthetically active radiation was continuously measured within the seagrass canopy, and three light metrics were derived. Complete seagrass loss occurred at MI and DI and at these sites changes in seagrass cover were correlated with the three light metrics. Mean daily irradiance (I-d) above 5 and 8.4 mol m(-2) d(-1) was associated with gains in seagrass at MI and DI, however a significant correlation (R = 0.649, p < 0.05) only occurred at MI. The second metric, percent of days below 3 mol m(-2) d(-1), correlated the most strongly (MI, R = -0.714, p < 0.01 and DI, R = -0.859, p = <0.001) with change in seagrass cover with 16-18% of days below 3 mol m(-2) d(-1) being associated with more than 50% seagrass loss. The third metric, the number of hours of light saturated irradiance (H-sat) was calculated using literature-derived data on saturating irradiance (E-k). H-sat correlated well (R = 0.686, p <0.01; and DI, R = 0.704, p < 0.05) with change in seagrass abundance, and was very consistent between the two sites as 4 H-sat was associated with increases in seagrass abundance at both sites, and less than 4 H-sat with more than 50% loss. At the third site (GI), small seasonal losses of seagrass quickly recovered during the growth season and the light metrics did not correlate (p > 0.05) with change in percent cover, except for I-d which was always high, but correlated with change in seagrass cover. Although distinct light thresholds were observed, the departure from threshold values was also important. For example, light levels that are well below the thresholds resulted in more severe loss of seagrass than those just below the threshold. Environmental managers aiming to achieve optimal seagrass growth conditions can use these threshold light metrics as guidelines; however, other environmental conditions, including seasonally varying temperature and nutrient availability, will influence seagrass responses above and below these thresholds. (C) 2012 Published by Elsevier Ltd.
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PURPOSE: It is unclear whether sociocultural and socioeconomic factors are directly linked to type 2 diabetes risk in overweight/obese ethnic minority children and adolescents. This study examines the relationships between sociocultural orientation, household social position, and type 2 diabetes risk in overweight/obese African-American (n = 43) and Latino-American (n = 113) children and adolescents. METHODS: Sociocultural orientation was assessed using the Acculturation, Habits, and Interests Multicultural Scale for Adolescents (AHIMSA) questionnaire. Household social position was calculated using the Hollingshead Two-Factor Index of Social Position. Insulin sensitivity (SI), acute insulin response (AIRG) and disposition index (DI) were derived from a frequently sampled intravenous glucose tolerance test (FSIGT). The relationships between AHIMSA subscales (i.e., integration, assimilation, separation, and marginalization), household social position and FSIGT parameters were assessed using multiple linear regression. RESULTS: For African-Americans, integration (integrating their family's culture with those of mainstream white-American culture) was positively associated with AIRG (β = 0.27 ± 0.09, r = 0.48, P < 0.01) and DI (β = 0.28 ± 0.09, r = 0.55, P < 0.01). For Latino-Americans, household social position was inversely associated with AIRG (β = -0.010 ± 0.004, r = -0.19, P = 0.02) and DI (β = -20.44 ± 7.50, r = -0.27, P < 0.01). CONCLUSIONS: Sociocultural orientation and household social position play distinct and opposing roles in shaping type 2 diabetes risk in African-American and Latino-American children and adolescents.
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The objective of the present study was to compare the in vitro and in vivo profile of frozen dog semen with Tris-bovine serum albumin (TB) and Tris-egg yolk (TE) extenders. Twenty dogs were used as donors. Each dog was stimulated by penile massage and only the sperm-rich fraction was collected weekly until 40 ejaculates were obtained. After macroscopic and microscopic analysis, equal parts of each ejaculate were diluted with TB and TE by the one-step method at 37 °C. The semen was added to 0.5-mL French straws which presented normal characteristics before freezing and after thawing. Acrosomal integrity was evaluated by double Trypan blue-Giemsa staining, in which alive intact (LI), alive reacted (LR), dead intact (DI) and dead reacted (DR) spermatozoa, were identified by the time of thawing and up to 4 h of incubation at 39 °C, the TE being significantly superior to TB (P<0,01) in the LI and LR variables. The TB being significantly superior to TE (P<0,01) in the DR variable. Female dogs in natural heat were submitted to artificial insemination, 20 receiving TE-semen and 20 receiving TB-semen with the Osiris probe (IMV, L'Aigle, France) and the numbers indicate that TE was significantly better than TB (P<0,01) to pregnancy rate and number of puppies/delivery. We concluded from this study, that TE was better than TB, because this, induced an eady acrossome reaction in dog's sperm.
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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
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In questa tesi presentiamo una descrizione autoconsistente della dualità Colore/Cinematica nelle teorie di gauge e al processo di Double Copy. Particolare attenzione viene data all'approccio alla dualità con il formalismo di cono-luce, in quanto semplifica notevolmente sia il calcolo sia l'interpretazione fisica: vengono indagati i settori duale e self-duale per poi passare al modello di Chalmers e Siegel per l'estensione alla teoria generale. Proponiamo quindi uno Scalar Matrix Model, che può essere un buon modello per generare ampiezze ottenibili da una Double Copy `inversa', e ne studiamo un'eventuale dualità a la Colore/Cinematica. Vengono illustrati alcuni casi particolari di rottura spontanea di simmetria. In appendice riportiamo un notebook di Mathematica per il calcolo di ampiezze tree level di puro gauge, utile per i calcoli necessari allo studio della dualità.
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Background e scopi dello studio. Il carcinoma renale rappresenta circa il 3% delle neoplasie e la sua incidenza è in aumento nel mondo. Il principale approccio terapeutico alla malattia in stadio precoce è rappresentato dalla chirurgia (nefrectomia parziale o radicale), sebbene circa il 30-40% dei pazienti vada incontro a recidiva di malattia dopo tale trattamento. La probabilità di recidivare può essere stimata per mezzo di alcuni noti modelli prognostici sviluppati integrando sia parametri clinici che anatomo-patologici. Il limite principale all’impiego nella pratica clinica di questi modelli è legata alla loro complessità di calcolo che li rende di difficile fruizione. Inoltre la stratificazione prognostica dei pazienti in questo ambito ha un ruolo rilevante nella pianificazione ed interpretazione dei risultati degli studi di terapia adiuvante dopo il trattamento chirurgico del carcinoma renale in stadio iniziale. Da un' analisi non pre-pianificata condotta nell’ambito di uno studio prospettico e randomizzato multicentrico italiano di recente pubblicazione, è stato sviluppato un nuovo modello predittivo e prognostico (“score”) che utilizza quattro semplici parametri: l’età del paziente, il grading istologico, lo stadio patologico del tumore (pT) e della componente linfonodale (pN). Lo scopo del presente studio era quello di validare esternamente tale score. Pazienti e Metodi. La validazione è stata condotta su due coorti retrospettive italiane (141 e 246 pazienti) e su una prospettica americana (1943 pazienti). Lo score testato prevedeva il confronto tra due gruppi di pazienti, uno a prognosi favorevole (pazienti con almeno due parametri positivi tra i seguenti: età < 60 anni, pT1-T3a, pN0, grading 1-2) e uno a prognosi sfavorevole (pazienti con meno di due fattori positivi). La statistica descrittiva è stata utilizzata per mostrare la distribuzione dei diversi parametri. Le analisi di sopravvivenza [recurrence free survival (RFS) e overall survival (OS)] sono state eseguite il metodo di Kaplan-Meier e le comparazioni tra i vari gruppi di pazienti sono state condotte utilizzando il Mantel-Haenszel log-rank test e il modello di regressione di Cox. Il metodo di Greenwood è stato utilizzato per stimare la varianza e la costruzione degli intervalli di confidenza al 95% (95% CI), la “C-statistic” è stata utilizzata per descrivere l’ accuratezza dello score. Risultati. I risultati della validazione dello score condotta sulle due casistiche retrospettive italiane, seppur non mostrando una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi di pazienti (gruppo favorevole versus sfavorevole), sono stati ritenuti incoraggianti e meritevoli di ulteriore validazione sulla casistica prospettica americana. Lo score ha dimostrato di performare bene sia nel determinare la prognosi in termini di RFS [hazard ratio (HR) 1.85, 95% CI 1.57-2.17, p < 0.001] che di OS [HR 2.58, 95% CI 1.98-3.35, p < 0.001]. Inoltre in questa casistica lo score ha realizzato risultati sovrapponibili a quelli dello University of California Los Angeles Integrated Staging System. Conclusioni. Questo nuovo e semplice score ha dimostrato la sua validità in altre casistiche, sia retrospettive che prospettiche, in termini di impatto prognostico su RFS e OS. Ulteriori validazioni su casistiche internazionali sono in corso per confermare i risultati qui presentati e per testare l’eventuale ruolo predittivo di questo nuovo score.
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Réalisé en collaboration avec l'équipe de l'Unité de jour de diabète de l'Hôtel-Dieu du CHUM: Hortensia Mircescu M.D., Françoise Desrochers, Michelle Messier et Stéphanie Chanel Lefort.
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An investigation was carried out to verify whether the heat stress hyperthermia response of broilers is prostaglandin-dependent. Male broiler chickens of the Hubbard-Petterson strain, aged 35-49 days, were used. Chickens were injected with indomethacin (1 mg/kg intraperitoneally) 15 min before or 2 h after heat exposure (at 35 degrees C for 4 h), and rectal temperature was measured before injection and up to 4 h thereafter. Birds were separated into two groups with and without access to water during heat stress. The increase in rectal temperature was lower (P<0.05) in birds with access to drinking water during heat exposure. All birds injected with indomethacin exhibited an increase in rectal temperature, irrespective of whether indomethacin was administered before or in the course of the rise in temperature. The results revealed that the increase in rectal temperature during heat exposure is not prostaglandin-dependent, and that the use of cyclooxigenase inhibitors is not recommended to attenuate heat stress hyperthermia in broiler chickens.
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Stress proteins represent a group of highly conserved intracellular proteins that provide adaptation against cellular stress. The present study aims to elucidate the stress protein-mediated effects of local hyperthermia and systemic administration of monophosphoryl lipid A (MPL) on oxygenation, metabolism and survival in bilateral porcine random pattern buttock flaps. Preconditioning was achieved 24h prior to surgery by applying a heating blanket on the operative site (n = 5), by intravenous administration of MPL at a dosage of 35 microg/kg body weight (n = 5) or by combining the two (n = 5). The flaps were monitored with laser Doppler flowmetry, polarographic microprobes and microdialysis until 5h postoperatively. Semiquantitative immunohistochemistry was performed for heat shock protein 70 (HSP70), heat shock protein 32 (also termed haem oxygenase-1, HO-1), and inducible nitrc oxide synthase (iNOS). The administration of MPL increased the impaired microcirculatory blood flow in the proximal part of the flap and partial oxygen tension in the the distal part by approximately 100% each (both P<0.05), whereas both variables remained virtually unaffected by local heat preconditioning. Lactate/pyruvate (L/P) ratio and glycerol concentration (representing cell membrane disintegration) in the distal part of the flap gradually increased to values of approximately 500 mmol/l and approximately 350 micromol/l, respectively (both P<0.01), which was substantially attenuated by heat application (P<0.01 for L/P ratio and P<0.05 for glycerol) and combined preconditioning (P<0.01 for both variables), whereas the effect of MPL was less marked (not significant). Flap survival was increased from 56% (untreated animals) to 65% after MPL (not significant), 71% after heat application (P<0.05) and 78% after both methods of preconditioning (P<0.01). iNOS and HO-1 were upregulated after each method of preconditioning (P<0.05), whereas augmented HSP70 staining was only observed after heat application (P<0.05). We conclude that local hyperthermia is more effective in preventing flap necrosis than systemic MPL administration because of enhancing the cellular tolerance to hypoxic stress, which is possibly mediated by HSP70, whereas some benefit may be obtained with MPL due to iNOS and HO-1-mediated improvement in tissue oxygenation.
Resumo:
Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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The aim of this work is to explore the chemistry of new heteroatomic molecular compounds never reported in the scientific literature so far: Ni-P carbonyl clusters. First, an attempt was made to illustrate the reasons which brought to the choice of this specific metal-pnictogen couple, such as the interesting properties of Ni-P binary phases, the difficulties related in obtaining structural data for this bulk compounds and the absence of references about nickel-phosphorus molecular compounds (e.g. carbonyl clusters) reported in literature. Then, the general criteria chosen for the reactions between precursors [Ni6(CO)12]2- and PCl3 or POCl3 have been reported. This work has permitted to individuate many new products, of which some have also been isolated and characterised: [Ni11P(CO)18]3-, [Ni23-xP2(CO)30-x]6- (x=0, 1), [HNi31P4(CO)39]5- e [H2Ni31P4(CO)39]4-. Except for the former, a reproducible synthetic path has been refined for all those new Ni-P carbonyl clusters; furthermore some chemical reactivity has been carried out in order to test their characteristics.