Der rechtliche Status eines universellen Handelsrechts in den Rechtsordnungen Englands, Frankreichs und Deutschlands

Die Arbeit behandelt die Frage nach der Reichweite der Parteiautonomie und der Kompetenz des Schiedsgerichts zur Bestimmung des anwendbaren materiellen Rechts in einem internationalen Schiedsverfahren. Im Wege eines rechtsvergleichenden Ansatz wurden die Rechtsordnungen Englands (arbitration act 1996), Frankreichs (Art. 1492 ff. Nouveau Code de Procédure Civile)und Deutschlands (10. Buch der ZPO)untersucht, im Hinblick auf die Frage, wie nichtstaatliche Regeln (lex mercatoria) behandelt werden und unter welchen Voraussetzungen sie Anwendung finden können, sei es von Seiten der Parteien oder des Schiedsgerichts. Des Weiteren wollte die Arbeit zeigen, welche der genannten Rechtsordnungen die "wettbewerbsfähigste" ist, anders gesagt, welcher es gelingt, mit der Entwicklung eines sich wahrhaft globalisierenden, internationalen Markts mitzuhalten, indem der Weg für eine Anwendung solcher Regeln so weit wie möglich geebnet wird. Starre, nationale Vorschriften werden in diesem Zusammenhang als eine Minderung der Wettbewerbsfähigkeit eines nationalen Rechts angesehen, welches sich den vorgenannten Herausforderungen stellen möchte. Das französische Recht erwies sich hierbei als das "wettbewerbsfähigste" der drei größten europäischen Wirtschaftsnationen, indem es ein geeignetes rechtliches Regelwerk für internationale Wirtschaftsangelegenheiten verwickelte Parteien aufstellt.

L’autotutela collettiva tra ipotesi di revisione della disciplina nazionale e prospettive europee

Nel presente lavoro viene trattato il delicato tema dell’autotutela collettiva, nell’intersezione tra ipotesi di revisione nazionale e prospettive europee. Dapprima viene ricostruita l’evoluzione della valutazione del conflitto collettivo nell’ordinamento giuridico italiano ed effettuata una ricognizione delle diverse manifestazioni del conflitto collettivo ivi riscontrabili. Il tentativo è quello di superare i limiti di una trattazione ristretta allo sciopero e di verificare la perdurante validità della tradizionale nozione di sciopero, intesa esclusivamente come astensione collettiva dalle prestazioni di lavoro. In un secondo capitolo vengono esaminati i disegni di legge di riforma in materia di conflitto collettivo, presentati nel corso della XVI legislatura e le clausole, incidenti sulla medesima materia, rinvenibili nell’Accordo interconfederale del 28 giugno 2011 e negli accordi FIAT del 2010, relativi agli stabilimenti di Pomigliano D’Arco e Mirafiori. Alla luce di tali materiali, si riesaminano le tematiche della titolarità individuale del diritto di sciopero, delle clausole di tregua e delle procedure arbitrali e conciliative. Successivamente, viene esaminata la produzione legislativa e giurisprudenziale comunitaria in tema di conflitto collettivo. Il confronto con l’ordinamento nazionale consente di mettere criticamente in luce il diverso rapporto tra mercato e diritti d’azione collettiva e di rilevare che nell’ordinamento comunitario la giurisprudenza della Corte di giustizia abbia introdotto limiti eccessivi al dispiegarsi dei diritti sociali in esame. Da ultimo, vengono formulate alcune considerazioni conclusive. Criticamente viene rilevato come, in tempi di globalizzazione, non viene prestata sufficiente attenzione alla valorizzazione del conflitto collettivo, come motore dell’emancipazione e del progresso sociale.

Metodi di composizione stragiudiziale delle controversie individuali di lavoro

L’elaborato ha ad oggetto lo studio della conciliazione e dell’arbitrato con riferimento alle controversie individuali di lavoro privato e pubblico. Vengono trattati i diversi profili che caratterizzano gli strumenti di risoluzione delle liti alternativi al processo, al fine di comprenderne la disciplina e l’effettiva portata, e di evidenziarne le criticità. L’elaborato si occupa, in primo luogo, di ricostruire il percorso di sviluppo della disciplina legislativa dei due istituti, partendo dalla configurazione del quadro della sua evoluzione storica e affrontando, poi, approfonditamente le più recenti tappe di tale evoluzione. Nella ricostruzione della disciplina della conciliazione e dell’arbitrato viene dato conto dell’assetto delle fonti, legislativa e contrattuale, definendone i rispettivi ruoli e competenze in materia: la tesi si sofferma quindi sul ruolo che il legislatore attribuisce all’autonomia collettiva e sulle modalità con le quali questo ruolo viene concretamente esercitato in sede di contrattazione. Successivamente, viene compiuta una valutazione delle conciliazioni e dell’arbitrato diretta a comprenderne l’efficacia e l’effettività. L’analisi pone in rilievo taluni elementi che sono ritenuti indispensabili per lo sviluppo delle predette caratteristiche e, quindi, per l’opzione e per la fiducia delle parti verso gli strumenti di composizione stragiudiziale delle liti. L’attenzione viene poi focalizzata sui regimi di impugnazione dei provvedimenti con cui si concludono le procedure stragiudiziali, sulla base della riflessione per la quale la diffusione di uno strumento di composizione delle controversie postula necessariamente un certo grado di stabilità degli atti che esso genera. L’ultima parte dell’elaborato è dedicata alla disamina delle ipotesi applicative di successo nell’esperienza italiana di Alternative Dispute Resolution, ossia il tentativo obbligatorio di conciliazione nei licenziamenti economici introdotto dalla Riforma Fornero, la conciliazione monocratica e l’arbitrato per l’impugnazione delle sanzioni disciplinari, anche con l’intento di comprendere quali caratteristiche ne abbiano favorito la diffusione, in rapporto alle altre tipologie di conciliazione e arbitrato di lavoro.

Nonviolent factors: Variables associated with ethnic violence, and factors which are associated with nonviolent response to grievances toward members of other ethnic groups

Ethnic violence appears to be the major source of violence in the world. Ethnic hostilities are potentially all-pervasive because most countries in the world are multi-ethnic. Public health's focus on violence documents its increasing role in this issue.^ The present study is based on a secondary analysis of a dataset of responses by 272 individuals from four ethnic groups (Anglo, African, Mexican, and Vietnamese Americans) who answered questions regarding variables related to ethnic violence from a general questionnaire which was distributed to ethnically diverse purposive, nonprobability, self-selected groups of individuals in Houston, Texas, in 1993.^ One goal was psychometric: learning about issues in analysis of datasets with modest numbers, comparison of two approaches to dealing with missing observations not missing at random (conducting analysis on two datasets), transformation analysis of continuous variables for logistic regression, and logistic regression diagnostics.^ Regarding the psychometric goal, it was concluded that measurement model analysis was not possible with a relatively small dataset with nonnormal variables, such as Likert-scaled variables; therefore, exploratory factor analysis was used. The two approaches to dealing with missing values resulted in comparable findings. Transformation analysis suggested that the continuous variables were in the correct scale, and diagnostics that the model fit was adequate.^ The substantive portion of the analysis included the testing of four hypotheses. Hypothesis One proposed that attitudes/efficacy regarding alternative approaches to resolving grievances from the general questionnaire represented underlying factors: nonpunitive social norms and strategies for addressing grievances--using the political system, organizing protests, using the system to punish offenders, and personal mediation. Evidence was found to support all but one factor, nonpunitive social norms.^ Hypothesis Two proposed that the factor variables and the other independent variables--jail, grievance, male, young, and membership in a particular ethnic group--were associated with (non)violence. Jail, grievance, and not using the political system to address grievances were associated with a greater likelihood of intergroup violence.^ No evidence was found to support Hypotheses Three and Four, which proposed that grievance and ethnic group membership would interact with other variables (i.e., age, gender, etc.) to produce variant levels of subgroup (non)violence.^ The generalizability of the results of this study are constrained by the purposive self-selected nature of the sample and small sample size (n = 272).^ Suggestions for future research include incorporating other possible variables or factors predictive of intergroup violence in models of the kind tested here, and the development and evaluation of interventions that promote electoral and nonelectoral political participation as means of reducing interethnic conflict. ^

An electrophysiological investigation of emotional change: preliminary data

Many psychotherapy researchers agree that emotional change is critical to therapeutic progress. In emotion-focused and Gestalt therapy, one technique to foster emotional change is the empty chair dialogue. Psychotherapy research has yielded ample evidence that this technique helps to alleviate longstanding interpersonal grievances (‘unfinished business’) and facilitates emotional change. Until now, little is known about the neurophysiological correlates of such emotional change. The present study thus aims at adding a further level of analysis to psychotherapy research, and may enrich knowledge about mechanisms of change. Neurophysiological correlates of emotional change were investigated using multi-channel electroencephalography. Individuals experiencing ‘unfinished business’ were guided by experienced therapists to participate in an empty chair dialogue. Event-related brain potentials were recorded before and after the intervention while participants were viewing pictures of the person central to their interpersonal grievance as well as pictures of control persons. Event related potentials are compared regarding topography and overall signal strength. Preliminary results will be discussed regarding neurophysiological mechanisms of action potentially occurring during emotional change.

El Capítulo de Inversiones en el Acuerdo de Asociación Transpacífico:¿Una Posibilidad de Cambio y Convergencia?

Spanish Abstract: El presente trabajo analiza los posibles efectos que generaría en la regulación internacional de la inversión extranjera, el acuerdo de un capítulo de inversiones en el Acuerdo de Asociación Transpacífico (TPP), actualmente en negociaciones, sobre la base de la información disponible a la fecha. El artículo aborda cuatro aspectos que presentan especial importancia dada la divergencia de intereses entre algunos de los Estados negociadores: el ámbito de protección de la inversión extranjera; las normas sobre transparencia de los regímenes de inversión y sus disputas; la irrupción de entidades estatales como inversionistas extranjeros; y la solución de controversias a través del arbitraje inversionista-Estado. El autor concluye que en comparación a la actual fragmentación regulatoria de la que dan cuenta los acuerdos internacionales de inversión suscritos por los países negociadores del TPP, la incorporación de un capítulo de inversiones en ese Acuerdo es una oportunidad para avanzar en la convergencia de la regulación sobre inversión extranjera, tanto en materia de estándares sustantivos de protección de la inversión como en la mejora del arbitraje inversionista-Estado como mecanismo de solución de controversias.

A New Economic Analysis of the American Revolution

We offer an analysis of the American Revolution in which actors are modeled as choosing the sovereign organization that maximizes their net expected benefits. Benefits of secession derive from satisfaction of greed and settlement of grievance. Costs derive from the cost of civil war and lost benefit of Empire membership. When expected net benefits are positive for both secessionists and the Empire civil war ensues, otherwise it is settled or never begins in the first place. The novelty of our discussion is to show how diverse economic and non-economic factors (such as pamphleteering by Thomas Paine and the morale of the Revolutionary forces) can be integrated into a single economic model.