194 resultados para Fibroina, seta, terapie, neurorigenerative


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O estudo visa identificar as iniciativas de Divulgação Científica empreendidas pela Universidade Federal de Mato Grosso (UFMT) e Universidade do Estado de Mato Grosso (Unemat), com vistas à atualização e ao aperfeiçoamento da comunicação institucional, maior interação com interlocutores e fortalecimento da imagem do estado como produtor de CT&I. Foram empreendidas pesquisas bibliográficas e documentais, áreas prioritárias de fomento e difusão científica; entrevistas; auditoria de imagem na mídia estadual; diagnóstico dos principais produtos de jornalismo científico desenvolvidos pela UFMT e Unemat, assim como iniciativas conjuntas (revista Fapemat Ciência e Rede de Divulgação Científica). O método investigativo adotado pode ser caracterizado como Pesquisa Participante, concebido em estreita associação com resolução de problemas, tomada de consciência ou produção de novos conhecimentos (THIOLLENT, 1996, 1997). Tal estratégia agrega distintas técnicas de pesquisa social, definidas em função de cada fase do processo de investigação. A partir da análise dos conteúdos científicos publicados nos jornais estaduais, foi possível verificar que essas IES públicas ainda não ocupam lugar relevante em tais veículos, o que pode ser justificado pela inadequação de linguagem ou canais de relacionamento, assim como, pela necessidade de uma política de divulgação mais eficiente. O mapeamento dos portais e canais de mídias sociais institucionais evidenciou que a utilização desses veículos ainda pode ser mais bem dinamizada. Por fim, as conclusões apontam que diferenças culturais e institucionais entre as duas IES inviabilizam a adoção de uma Política de Comunicação Científica integrada, comum entre UFMT e Unemat. O que pode ser considerado, é o desenvolvimento de ações para a dinamização de divulgação dessas instituições, no âmbito do Sistema Estadual de CT&I.

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Negli ultimi anni, si sono diffusi nuove strategie per il trattamento delle malattie cardiovascolari, che possano supportare una terapia medica, o in alcuni casi, sostituirla. Infatti, l’abbandono delle terapie è il più importante problema di salute pubblica del mondo occidentale, soprattutto per le malattie croniche. Ciò è dovuto alla complessità delle terapie farmacologiche e ai numerosi e in alcuni casi gravi effetti collaterali dei farmaci somministrati. Di conseguenza, una riduzione di questi effetti migliorerebbe le condizioni di vita del paziente e quindi diminuirebbe il rischio di abbandono della terapia. Per ottenere ciò, è possibile affiancare al trattamento farmacologico una terapia nutraceutica, consistente nella somministrazione di complessi molecolari o microorganismi, provenienti da piante, latte o cibi funzionali. Lo scopo generale di questo studio è indagare le attività ipolipidemizzanti di un composto nutraceutico e di un ceppo batterio specifico nel modello animale che presenta elevati alti livelli plasmatici di colesterolo. Inoltre, sono stati analizzati gli effetti del trattamento nutraceutico sui meccanismi fisiologici che contrastano la creazione della placca aterosclerotica come l’efflusso di colesterolo dalle “foam cells” presenti nell’ateroma, o la riduzione dell’assorbimento intestinale di colesterolo. La presente tesi è divisa in due parti. Nella prima parte, abbiamo analizzato la capacità dei Bifidobacteria di ridurre i livelli di colesterolo nel medium di crescita. Dall’analisi, si è osservato che vari ceppi del genere Bifidobacteria presentano un’ampia capacità di assimilazione del colesterolo all’interno della cellula batterica, in particolare il Bifidobacterium bifidum PRL2010. Le analisi di trascrittomica del Bb PRL2010 incubato in presenza di colesterolo, hanno rivelato un significativo aumento dei livelli di trascrizione di geni codificanti trasportatori e riduttasi, responsabili del meccanismo di accumulo all’interno della cellula batterica e della conversione del colesterolo in coprostanolo. L’attività ipolipidemizzante del Bb PRL2010 è stata poi valutata nel modello murino, mostrando la modificazione del microbiota dei topi trattati dopo somministrazione del batterio in questione. Nella seconda parte del progetto di ricerca, abbiamo indagato sugli effetti di un composto coperto da brevetto, chiamato “Ola”, sull’efflusso di colesterolo di criceti trattati con questo composto nutraceutico. L’efflusso di colesterolo è il primo step del meccanismo fisiologico noto come Trasporto Inverso del Colesterolo, che consente l’eliminazione del colesterolo dalle placche aterosclerotiche, attraverso l’interazione fra le HDL, presenti nella circolazione sanguigna, e specifici trasportatori delle foam cells, come ABCA1/G1 e SR-BI. In seguito, le lipoproteine rilasciano il colesterolo alle cellule epatiche, dove è metabolizzato ed escreto attraverso le feci. Per valutare l’effetto dell’Ola sul profilo lipidico dei criceti, sono state condotte analisi in vitro. I risultati mostrano un aumento dell’efflusso di colesterolo in cellule che esprimono il trasportatore ABCA1, comparato con il gruppo controllo. Questi due studi mostrano come l’approccio nutraceutico può essere un importante modo per contrastare l’aterosclerosi. Come mostrato in letteratura, gli effetti dei composti nutraceutici sull’aterosclerosi e su altre malattie croniche, hanno portato a un ampio uso come supporto alle terapie farmacologiche, ed in alcuni casi hanno rimpiazzato la terapia farmacologica stessa.

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"February 1990."

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"March 1988."

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Translation of Dell'arte de governare i bachi da seta.

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"Escrita originariament en provençal o en llatí, aquesta producció degué veures transformada devers 1453 en la narració francesa que avuy coneixèm si hem de donar fe a lo qu'es declarat en una de les més antigues edicions en dita llengue, o sía la que donà a llum l'estamper de Lyó, Guillaume Le Roy; edició qui, per altra part, no té data, suposàntsela seta poch abans de 1483." -- p. [vii]

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Translation of: Religione e arte figurata.

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Le ultime ricerche in campo oncologico sulle cure antitumorali sono indirizzate verso una categoria definita target therapy. In particolare tra le più promettenti, le terapie antiangiogenetiche, il cui scopo primario è quello di limitare l’apporto di sangue al tumore. In questo contesto la Tomografia Computerizzata (TC) perfusionale rappresenta un’importante tecnica di imaging radiologico in grado, teoricamente, di fornire misure quantitative, che permettano una valutazione, anche precoce, della risposta alle terapie antiangiogenetiche. I principali problemi aperti in questo campo riguardano la standardizzazione dei protocolli di acquisizione e di elaborazione delle sequenze perfusionali, che determinano la scarsa riproducibilità dei risultati intra- ed inter-paziente, non consentendone l’uso nella pratica clinica. In letteratura sono presenti diversi studi riguardanti la perfusione dei tumori polmonari, ma vi sono pochi studi sull’affidabilità dei parametri perfusionali calcolati. Questa Tesi si propone di analizzare, quantificare e confrontare gli errori e l’affidabilità dei parametri perfusionali calcolati attraverso la TC perfusionale. In particolare, vengono generate delle mappe di errore ed effettuati dei confronti di diverse regioni del polmone sano. I risultati ottenuti dall’analisi dei casi reali sono discussi al fine di poter definire dei livelli di affidabilità dei parametri perfusionali e di quantificare gli errori che si commettono nella valutazione dei parametri stessi. Questo studio preliminare consentirà, quindi, un’analisi di riproducibilità, permettendo, inoltre, una normalizzazione dei valori perfusionali calcolati nella lesione, al fine di effettuare analisi intra- ed inter-paziente.

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La tecnica di Diffusion Weighted Imaging (DWI) si basa sullo studio del moto diffusivo delle molecole d’acqua nei tessuti biologici ed è in grado di fornire informazioni sulla struttura dei tessuti e sulla presenza di eventuali alterazioni patologiche. Il più recente sviluppo della DWI è rappresentato dal Diffusion Tensor Imaging (DTI), tecnica che permette di determinare non solo l’entità, ma anche le direzioni principali della diffusione. Negli ultimi anni, grazie ai progressi nella tecnica di risonanza magnetica, l’imaging di diffusione è stato anche applicato ad altri distretti anatomici tra cui quello renale, per sfruttarne le potenzialità diagnostiche. Tuttavia, pochi sono ancora gli studi relativi all’applicazione delle metodiche di diffusione per la valutazione della malattia policistica renale autosomica dominante (ADPKD). ADPKD è una delle malattie ereditarie più comuni ed è la principale causa genetica di insufficienza renale dell’adulto. La caratteristica principale consiste nella formazione di cisti in entrambi i reni, che progressivamente aumentano in numero e dimensioni fino a causare la perdita della funzionalità renale nella metà circa dei pazienti. Ad oggi non sono disponibili terapie capaci di arrestare o rallentare l’evoluzione di ADPKD; è possibile controllare le complicanze per evitare che costituiscano componenti peggiorative. Il lavoro di tesi nasce dalla volontà di indagare se la tecnica dell’imaging di diffusione possa essere utile per fornire informazioni sullo stato della malattia e sul suo grado di avanzamento. L’analisi di studio è concentrata sul calcolo del coefficiente di diffusione apparente (ADC), derivato dalle immagini DWI e valutato nella regione della midollare. L’obiettivo di questo lavoro è verificare se tale valore di ADC sia in grado di caratterizzare la malattia policistica renale e possa essere utilizzato in ambito clinico-diagnostico come indicatore prognostico nella progressione di questa patologia.

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1. Desmoscolecida from the continental slope and the deep-sea bottom (59-4354 m) off the Portuguese and Moroccan coasts are described. 18 species were identified: Desmoscolex bathyalis sp. nov., D. chaetalatus sp. nov., D. eftus sp. nov., D. galeatus sp. nov., D. lapilliferus sp. nov., D. longisetosus Timm, 1970, D. lorenzeni sp. nov., D. perspicuus sp. nov., D. pustulatus sp. nov., Quadricoma angulocephala sp. nov., Q. brevichaeta sp. nov., Q. iberica sp. nov., Q. loricatoides sp. nov., Tricoma atlantica sp. nov., T. bathycola sp. nov., T. beata sp. nov., T. incomposita sp. nov., T. meteora sp. nov., T. mauretania sp. nov. 2. The following new terms are proposed: "Desmos" (ring-shaped concretions consisting of secretion and concretion particles), "desmoscolecoid" and "tricomoid" arrangement of the somatic setae, "regelmaessige" (regular), "unregelmaessige" (irregular), "vollstaendige" (complete) and "unvollstaendige" (incomplete) arrangement of somatic seta (variations in the desmoscolecoid arrangement of the somatic setae). The length of the somatic setae is given in the setal pattern. 3. Desmoscolecida identical as to genus and species exhibit no morphological differences even if forthcoming from different bathymetrical zones (deep sea, sublitoral, litoral) or different environments (marin, freshwater, coastal subsoil water, terrestrial environment). 4. Lorenzen's (1969) contention that thearrangement of the somatic setae is more significant for the natural relationships between the different genera of Desmoscolecida than other characteristics is further confirmed. Species with tricomoid arrangement of somatic setae are regarded as primitive, species with desmoscolecoid arrangement of somatic setae are regarded as more advanced. 5. Three new genus are established: Desmogerlachia gen. nov., Desmolorenzenia gen. nov. and Desmofimmia gen. nov. - Protricoma Timm, 1970 is synonymized with Paratricoma Gerlach, 1964 and Protodesmoscolex Timm, 1970 is synonymized with Desmoscolex Claparede,1863. 6. Checklists of all species of the order Desmoscolecida and keys to species of the subfamilies Tricominae and Desmoscolecinae are provided. 7. The following nomenclatorial changes are suggested: Desmogerlachia papillifer (Gerlach, 1956) comb. nov., D .pratensis (Lorenz, 1969) comb. nov., Desmotimmia mirabilis (Timm, 1970) comb. nov., Paratricoma squamosa (Timm, 1970) comb. nov., Desmolorenzenia crassicauda (Timm, 1970) comb. nov., D. desmoscolecoides (Timm, 1970) comb. nov., D. eurycricus (Filipjev, 1922) comb. nov., D. frontalis (Gerlach, 1952) comb. nov., D. hupferi (Steiner, 1916) comb. nov., D. longicauda (Timm, 1970) comb. nov., D. parva (Timm, 1970) comb. nov., D. platycricus (Steiner, 1916) comb. nov., D. viffata (Lorenzen, 1969) comb. nov., Desmoscolex anfarcficos (Timm, 1970) comb. nov.

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The Dot/Icm type IV secretion system (T4SS) of Legionella pneumophila is crucial for the pathogen to survive in protozoa and cause human disease. Although more than 275 effector proteins are delivered into the host cell by the T4SS, the function of the majority is unknown. Here we have characterized the Dot/Icm effector LtpD. During infection, LtpD localized to the cytoplasmic face of the membrane of the Legionella-containing vacuole (LCV). In A549 lung epithelial cells, ectopically expressed LtpD localized to large vesicular structures that contained markers of endosomal compartments. Systematic analysis of LtpD fragments identified an internal 17-kDa fragment, LtpD471-626, which was essential for targeting ectopically expressed LtpD to vesicular structures and for the association of translocated LtpD with the LCV. LtpD471-626 bound directly to phosphatidylinositol 3-phosphate [PtdIns(3)P] in vitro and colocalized with the PtdIns(3)P markers FYVE and SetA in cotransfected cells. LtpD was also found to bind the host cell enzyme inositol (myo)-1 (or 4)-monophosphatase 1, an important phosphatase involved in phosphoinositide production. Analysis of the role of LtpD in infection showed that LtpD is involved in bacterial replication in THP-1 macrophages, the larvae of Galleria mellonella, and mouse lungs. Together, these data suggest that LtpD is a novel phosphoinositide- binding L. pneumophila effector that has a role in intracellular bacterial replication. © 2013, American Society for Microbiology.

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São apresentados os primeiros resultados das escavações arqueológicas no Cabeço da Velha (Vila Velha de Ródão, Beira Baixa). Detectou-se um único nível de ocupação, cuja fraca espessura parece corresponder a um estabelecimento de curta duração. As estruturas postas a descoberto ("empedrados de combustão", "cinzeiros" e "buracos de poste") são funcionalmente complementares e configuram uma unidade habitacional que se considerou integralmente escavada. Documentou-se uma zona de descanso (cabana-paravento), uma zona de actividade com estruturas de combustão e uma zona de acumulação de detritos. O espólio lítico forma um conjunto tipologicamente diversificado, mas em que cada grupo se encontra representado por escasso número de artefactos, sendo de destacar o predomínio dos relacionados com a caça (trapézio, triângulo, pontas de seta). A tipologia aponta para o Neolítico final. A cerâmica, tipo logicamente integrável no mesmo período, é dominada por formas simples, esféricas ou ovóides, sendo raros os exemplares pertencentes a formas consideradas especializadas (pratos, taças de bordo espessado, taças carenadas), o que parece reforçar a hipótese de nos encontrarmos em presença de um estabelecimento de curta duração e de vocação agrícola pouco acentuada. A decoração, incisa e plástica, ocorre numa frequência muito baixa.