994 resultados para Edificio Space (Medellín)
Resumo:
The partial collapse of a building in Colombia caused severe damage to its structural components -- An implosion was realized to induce the collapse of 50% of the deteriorated building -- To evaluate the influence of the implosion on the remaining structure, a monitoring survey was realized using triaxial accelerometers -- Time signals associated with ambient, seismic and forced vibration were obtained -- A study of the records in the time and the frequency domain was made -- The analysis of the information allowed determining some structural properties that were useful to calibrate the analytical model of the structure
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This paper presents the assessment that inhabitants of some Colombian cities did on the conditions that contribute to the livability of public space. Seven hundred and forty people, inhabitants of Yopal, Villavicencio, Valledupar, Popayán, Pereira, Pasto, Neiva, Montería, Medellín, Fusagasugá, Cúcuta, Cartagena, Cali and Bogotá participated in the study. The assessment of the conditions that contribute to the livability of public space was carried out using an instrument composed of 48 items that inquired about the level of contribution that can have different conditions on the quality of public space, from a scale five points ranging from: Does not contribute at all (-2) to: Contribute significantly (+2). The results show the conditions that most affect the habitability of public space in Colombia, as well as the differences between cities according to the assessment made by participants about the general state of public space in cities. Multidimensional analysis (SSA) evidence a structure that reflects the function that public space plays in people’s assessment on Colombian cities. It is discussed the implications of the findings for urban planning and management and the designed instrument is proposed as a tool to assess the quality of urban public space.
Resumo:
A presente dissertação centra-se num estudo sobre, a conceção de um edifício lúdico, de utilização livre, sendo o projeto uma proposta atualizada e contemporânea de um edifício, relativamente utópico, que encontra no Fun Palace de Cedric Price o seu melhor antecedente. Apresenta-se uma breve referência a dois espaços sociais que sofreram influência deste anti edifício: o centro George Pompidou em Paris e Jaaga, na India. Os dois casos de estudo aqui apresentados, Downtowm Athletic Club em Nova Iorque e o pavilhão da Holanda em Xangai, revelam características relacionadas com o tema do dissertação – liberdade no espaço lúdico e enquanto locais onde o mote da sexualidade é integrado. O projeto resulta da análise das evoluções sofridas, desde 1960, no que diz respeito aos novos conhecimentos científicos que vieram contribuir para a geração de novas formas de apropriação de conceitos como é o caso do conceito da liberdade em espaços públicos e o da sexualidade. O conceito da sexualidade que evolui com os avanços que as neurociências atingem sobre o conhecimento do cérebro e das emoções e que se traduzem em novas demandas do viver contemporâneo
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La tesi individua alcune strategie di rigenerazione urbana e di riqualificazione edilizia, al fine di ottenere una serie di linee guida per l’intervento sul patrimonio di edilizia abitativa situata nelle periferie urbane. Tali principi sono stati poi applicati ad un edificio ACER collocato nella prima periferia di Forlì, per sperimentare l’efficacia delle strategie individuate. Dalla ricerca svolta sulle strategie di intervento volte alla riqualificazione sociale delle periferie, in particolare la teoria del “Defencible space” di Jacobs, si evidenzia l’importanza di accentuare nei residenti il sentimento di territorialità, ovvero la consapevolezza di far parte di una comunità specifica insediata in un particolare spazio, alimentata attraverso la frequentazione e l’appropriazione percettivo-funzionale degli spazi pubblici. Si è deciso quindi di allargare il campo di intervento alla rigenerazione dell’interno comparto, attraverso la riorganizzazione degli spazi verdi e la dotazione di attrezzature sportive e ricreative, in modo da offrire spazi specifici per le diverse utenze (anziani, giovani, bambini) e la definizione di un programma funzionale di servizi ricreativi e spazi destinati a piccolo commercio per integrare le dotazioni carenti dell’area. Dall’analisi approfondita dell’edificio sono emerse le criticità maggiori su cui intervenire: - l’intersezione dei percorsi di accesso all’edificio - la struttura portante rigida, non modificabile - la scarsa varietà tipologica degli alloggi - l’elevato fabbisogno energetico. La riqualificazione dell’edificio ha toccato quindi differenti campi: tecnologico, funzionale, energetico e sociale; il progetto è stato strutturato come una serie di fasi successive di intervento, eventualmente realizzabili in tempi diversi, in modo da consentire il raggiungimento di diversi obiettivi di qualità, in funzione della priorità data alle diverse esigenze. Secondo quest’ottica, il primo grado di intervento, la fase 1 - riqualificazione energetica, si limita all’adeguamento dello stato attuale alle prestazioni energetiche richieste dalla normativa vigente, in assenza di adeguamenti tipologici e spaziali. La fase 2 propone la sostituzione degli impianti di riscaldamento a caldaie autonome presenti attualmente con un impianto centralizzato con pompa di calore, un intervento invasivo che rende necessaria la realizzazione di un “involucro polifunzionale” che avvolge completamente l’edificio. Questo intervento nasce da tre necessità fondamentali : - architettonica: poter ampliare verso l’esterno le superfici degli alloggi, così da intervenire sulle unità abitative rendendole più rispondenti alle necessità odierne; - statica: non dover gravare in ciò sull’edificio esistente apportando ulteriori carichi, difficilmente sopportabili dalla struttura esistente, assicurando il rispetto della normativa antisismica in vigore; - impiantistica/tecnologica: alloggiare i condotti del nuovo impianto centralizzato per il riscaldamento, raffrescamento e acs; La fase 3 è invece incentrata sull’ampliamento dell’offerta abitativa, in modo da rispondere anche a necessità legate ad utenze speciali, come utenti disabili o anziani. L’addizione di nuovi volumi si sviluppa in tre direzioni: - un volume parassita, che aderisce all’edificio nel fronte sud/est, indipendente dal punto di vista strutturale, ruotato per sfruttare al meglio l’orientamento ottimale. - un volume satellite, indipendente, connesso all’edificio esistente tramite un elemento di raccordo, e nel quale sono collocati alcuni alloggi speciali. - un’addizione in copertura, che non appoggia direttamente sul solaio di copertura esistente, ma grava sull’elemento di chiusura del’involucro realizzato nella fase 2 Completano il progetto le addizioni volumetriche a piano terra, destinate a servizi quali un centro diurno, un micronido e un bar, i quali costituiscono la traduzione alla scala dell’edificio delle strategie applicate nel progetto di comparto. Questi interventi hanno consentito di trasformare un edificio costruito negli anni ’80 in un complesso residenziale moderno, dotato spazi accessori di grande qualità, tecnologie moderne che ne garantiscono il comfort abitativo, servizi alla persona disponibili in prossimità dell’edificio.
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The modal analysis of a structural system consists on computing its vibrational modes. The experimental way to estimate these modes requires to excite the system with a measured or known input and then to measure the system output at different points using sensors. Finally, system inputs and outputs are used to compute the modes of vibration. When the system refers to large structures like buildings or bridges, the tests have to be performed in situ, so it is not possible to measure system inputs such as wind, traffic, . . .Even if a known input is applied, the procedure is usually difficult and expensive, and there are still uncontrolled disturbances acting at the time of the test. These facts led to the idea of computing the modes of vibration using only the measured vibrations and regardless of the inputs that originated them, whether they are ambient vibrations (wind, earthquakes, . . . ) or operational loads (traffic, human loading, . . . ). This procedure is usually called Operational Modal Analysis (OMA), and in general consists on to fit a mathematical model to the measured data assuming the unobserved excitations are realizations of a stationary stochastic process (usually white noise processes). Then, the modes of vibration are computed from the estimated model. The first issue investigated in this thesis is the performance of the Expectation- Maximization (EM) algorithm for the maximum likelihood estimation of the state space model in the field of OMA. The algorithm is described in detail and it is analysed how to apply it to vibration data. After that, it is compared to another well known method, the Stochastic Subspace Identification algorithm. The maximum likelihood estimate enjoys some optimal properties from a statistical point of view what makes it very attractive in practice, but the most remarkable property of the EM algorithm is that it can be used to address a wide range of situations in OMA. In this work, three additional state space models are proposed and estimated using the EM algorithm: • The first model is proposed to estimate the modes of vibration when several tests are performed in the same structural system. Instead of analyse record by record and then compute averages, the EM algorithm is extended for the joint estimation of the proposed state space model using all the available data. • The second state space model is used to estimate the modes of vibration when the number of available sensors is lower than the number of points to be tested. In these cases it is usual to perform several tests changing the position of the sensors from one test to the following (multiple setups of sensors). Here, the proposed state space model and the EM algorithm are used to estimate the modal parameters taking into account the data of all setups. • And last, a state space model is proposed to estimate the modes of vibration in the presence of unmeasured inputs that cannot be modelled as white noise processes. In these cases, the frequency components of the inputs cannot be separated from the eigenfrequencies of the system, and spurious modes are obtained in the identification process. The idea is to measure the response of the structure corresponding to different inputs; then, it is assumed that the parameters common to all the data correspond to the structure (modes of vibration), and the parameters found in a specific test correspond to the input in that test. The problem is solved using the proposed state space model and the EM algorithm. Resumen El análisis modal de un sistema estructural consiste en calcular sus modos de vibración. Para estimar estos modos experimentalmente es preciso excitar el sistema con entradas conocidas y registrar las salidas del sistema en diferentes puntos por medio de sensores. Finalmente, los modos de vibración se calculan utilizando las entradas y salidas registradas. Cuando el sistema es una gran estructura como un puente o un edificio, los experimentos tienen que realizarse in situ, por lo que no es posible registrar entradas al sistema tales como viento, tráfico, . . . Incluso si se aplica una entrada conocida, el procedimiento suele ser complicado y caro, y todavía están presentes perturbaciones no controladas que excitan el sistema durante el test. Estos hechos han llevado a la idea de calcular los modos de vibración utilizando sólo las vibraciones registradas en la estructura y sin tener en cuenta las cargas que las originan, ya sean cargas ambientales (viento, terremotos, . . . ) o cargas de explotación (tráfico, cargas humanas, . . . ). Este procedimiento se conoce en la literatura especializada como Análisis Modal Operacional, y en general consiste en ajustar un modelo matemático a los datos registrados adoptando la hipótesis de que las excitaciones no conocidas son realizaciones de un proceso estocástico estacionario (generalmente ruido blanco). Posteriormente, los modos de vibración se calculan a partir del modelo estimado. El primer problema que se ha investigado en esta tesis es la utilización de máxima verosimilitud y el algoritmo EM (Expectation-Maximization) para la estimación del modelo espacio de los estados en el ámbito del Análisis Modal Operacional. El algoritmo se describe en detalle y también se analiza como aplicarlo cuando se dispone de datos de vibraciones de una estructura. A continuación se compara con otro método muy conocido, el método de los Subespacios. Los estimadores máximo verosímiles presentan una serie de propiedades que los hacen óptimos desde un punto de vista estadístico, pero la propiedad más destacable del algoritmo EM es que puede utilizarse para resolver un amplio abanico de situaciones que se presentan en el Análisis Modal Operacional. En este trabajo se proponen y estiman tres modelos en el espacio de los estados: • El primer modelo se utiliza para estimar los modos de vibración cuando se dispone de datos correspondientes a varios experimentos realizados en la misma estructura. En lugar de analizar registro a registro y calcular promedios, se utiliza algoritmo EM para la estimación conjunta del modelo propuesto utilizando todos los datos disponibles. • El segundo modelo en el espacio de los estados propuesto se utiliza para estimar los modos de vibración cuando el número de sensores disponibles es menor que vi Resumen el número de puntos que se quieren analizar en la estructura. En estos casos es usual realizar varios ensayos cambiando la posición de los sensores de un ensayo a otro (múltiples configuraciones de sensores). En este trabajo se utiliza el algoritmo EM para estimar los parámetros modales teniendo en cuenta los datos de todas las configuraciones. • Por último, se propone otro modelo en el espacio de los estados para estimar los modos de vibración en la presencia de entradas al sistema que no pueden modelarse como procesos estocásticos de ruido blanco. En estos casos, las frecuencias de las entradas no se pueden separar de las frecuencias del sistema y se obtienen modos espurios en la fase de identificación. La idea es registrar la respuesta de la estructura correspondiente a diferentes entradas; entonces se adopta la hipótesis de que los parámetros comunes a todos los registros corresponden a la estructura (modos de vibración), y los parámetros encontrados en un registro específico corresponden a la entrada en dicho ensayo. El problema se resuelve utilizando el modelo propuesto y el algoritmo EM.
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Este estudio ofrece una herramienta de aproximación al espacio morfológico-métrico en el que se formula la ciudad de alta densidad desde la vivienda colectiva. La vivienda colectiva es la célula básica de la ciudad. El estudio configurativo y dimensional del tejido urbano muestra la importancia del fondo edificatorio como parámetro clave a mitad de camino entre la vivienda y la ciudad. El fondo edificatorio traza el margen de la arquitectura en la ciudad y desde él se equipa y cuantifica el territorio urbano. Sus dinámicas van caracterizando los distintos entornos, mientras en su interior se formula el tipo en un ajuste de continua verificación y adaptación. La forma de la ciudad y sus distintas posibilidades configurativas —en cuanto masa construida y espacio público, pero sin perder de vista la relación entre ambos— depende en gran medida del fondo edificatorio. Se trata, por tanto, de un parámetro importante de relación entre las distintas configuraciones del espacio exterior e interior. Al proyectar, una vez establecido un fondo, algunas propiedades se adaptan con facilidad mientras que otras requieren un cierto grado de interpretación o deben ser descartadas. Dada una superficie, la especificación del fondo fuerza la dimensión del frente en las configuraciones posibles. Ambas dimensiones son vitales en el valor del factor de forma del continuo edificado y en su relación se produce el complejo rango de posibilidades. Partiendo de la ciudad, un gran fondo encierra y mezcla en su interior todo tipo de usos sin distinción, repercute un menor coste por unidad de superficie edificada y comparte su frente reduciendo los intercambios térmicos y lumínicos. Sin embargo la ciudad de fondo reducido ajusta la forma al uso y se desarrolla linealmente con repetitividad a lo largo de sus frentes exteriores. En ella, el fuerte intercambio energético se opone a las grandes posibilidades del espacio libre. En cambio desde la casa las distintas medidas del fondo se producen bajo determinados condicionantes: clima, compacidad, ocupación, hibridación, tamaño de casa, etc., mientras que el tipo se desarrolla en base a una métrica afín. Este trabajo parte de esta dialéctica. Estudia la relación de dependencia entre las condiciones del edificio de viviendas y su métrica. Jerarquiza edificios en base al parámetro “fondo” para constituir una herramienta que como un ábaco sea capaz de visibilizar las dinámicas relacionales entre configuración y métrica bajo la condición de alta densidad. Para ello en una primera fase se gestiona una extensa muestra de edificios representativos de vivienda colectiva principalmente europea, extraída de tres prestigiosos libros en forma de repertorio. Se ordenan y categorizan extrayendo datos conmensurables y temas principales que ligan la profundidad de la huella a la morfología y posteriormente, esta información se estudia en diagramas que ponen de manifiesto convergencias y divergencias, acumulaciones y vacíos, límites, intervalos característicos, márgenes y ejes, parámetros y atributos... cuya relación trata de factorizar el lugar morfológico y métrico de la casa como metavivienda y ciudad. La herramienta se establece así como un complejo marco relacional en el que posicionar casos concretos y trazar nexos transversales, tanto de tipo morfológico como cultural, climático o técnico, normativo o tecnológico. Cada nuevo caso o traza añadida produce consonancias y disonancias en el marco que requieren interpretación y verificación. De este modo este instrumento de análisis comparativo se tempera, se especializa, se completa y se perfecciona con su uso. La forma de la residencia en la ciudad densa se muestra así sobre un subsistema morfológico unitario y su entendimiento se hace más fácilmente alcanzable y acumulable tanto para investigaciones posteriores como para el aprendizaje o el ejercicio profesional. ABSTRACT This research study offers a tool to approach the morphometric space in which (multi-family) housing defines high-density cities. Multi-family housing is the basic cell of the city. The configuration and dimension studies of the urban fabric render the importance of building depth as a key parameter half way between the dwelling and the city. The building depth traces de limit of architecture in the city. It qualifies and quantifies the urban territory. Its dynamics characterize the different environments while in its essence, an adjustment process of continuous verification and adaption defines type. The shape of the city and its different configuration possibilities —in terms of built fabric and public space, always keeping an eye on the relationship between them— depend majorly on the building depth. Therefore, it is a relevant parameter that relates the diverse configurations between interior and exterior space. When designing, once the depth is established, some properties are easily adpated. However, others require a certain degree of interpretation or have to be left out of the study. Given a ceratin surface, the establishment of the depth forces the dimensions of the facade in the different configurations. Both depth and facade dimensions are crucial for the form factor of the built mass. Its relationship produces a complex range of possibilities. From an urban point of view, great depth means multiple uses (making no distinction whatsoever,) it presents a lower cost per unit of built area and shares its facade optimizing temperature and light exchange. On the contrary, the city of reduced depth adjusts its shape to the use, and develops linearly and repetitively along its facades. The strong energy exchange opposes to the great possibilities of free space. From the perspective of the dwelling, the different dimensions of depth are produced under certain determinants: climate, compactness, occupancy, hybridization, dwelling size, etc. Meanwhile, the type is developed based on a related meter (as in poetry). This work starts from the previous premise. It studies the dependency relation bewteen the conditions of the dwellings and their meter (dimensions). It organizes buildings hierarchically based on the parameter “depth” to create a tool that, as an abacus, is able to visibilise the relational dynamics between configuration and dimension in high density conditions. For this, in the first stage a large group of representative multi-family housing buildings is managed, mostly from Europe, picked from three prestigious books as a repertoir. They are categorized and ordered drawing commensurable data and key issues that link the depth of the fooprint to its morphology. Later, this information is studied deeply with diagrams that bring out connections and discrepancies, voids and accumulations, limits, charasteristic intervals, margins and axii, parameters, attributes, etc. These relationships try to create factors from a morphological and metrical point of view of the house as a metadwelling. This tool is established as a complex relation frame in which case studies are postitioned and cross-cutting nexii are traced. These can deal with morphology, climate, technique, law or technology. Each new case or nexus produces affinities and discrepancies that require interpretation and verification. Thus, this instrument of comparative analysis is fine-tuned, especialized and completed as its use is improved. The way housing is understood in high density cities is shown as a unitary metric subsystem and its understanding is easy to reach and accumulate for future researchers, students or practicing architects.
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EL FENÓMENO DE LAS GRAFÍAS EN LA CIUDAD ACTUAL. Este ensayo es resultado de una investigación de tesis doctoral acerca de las intervenciones gráficas en el espacio público en la ciudad de Medellín, Colombia. Nos hemos centrado en dos tipos de accionar: por una parte las intervenciones gráficas que se corresponden al ámbito comercial y, por la otra, las que se alejan de éste para introducirse en los campos del graffiti y sus variantes, pero donde todas tiene algo en común, el cerramiento arquitectónico y de infraestructuras como soporte. La metodología parte de un trabajo de campo donde se recopila en imágenes la variedad de tipologías gráficas encontradas en la ciudad, para a continuación problematizar sus resultados como conflictos por el uso del espacio público; las valoraciones han sido extraídas de los discursos de sus autores, construidas con el formato de entrevista. Los resultados son un viaje a través de las particularidades de los gestos estéticos, que difieren en cuanto técnicas, motivaciones, imágenes resultantes en un espacio público cargado de re-construcciones simbólicas, que nos llevan al establecimiento de nuevos espacios de comunicación social. Sus conclusiones van encaminadas a la concepción de un espacio público vital para los ciudadanos que, dentro o al margen de los dispositivos de control social, lo apropian para dotarlos de nuevos significados, a la vez que lo proveen de diversas, divergentes y a veces conflictivas configuraciones estéticas. Palabras claves: graffiti, publicidad, espacio público, ciudad, Medellín. ABSTRACT THE PHENOMENON OF THE WRITINGS IN THE CONTEMPORARY CITY. This essay is the result of a research done for my doctoral thesis on the graphic interventions in public spaces in the city of Medellin, Colombia. We focused on two types of actions: the first graphic interventions correspond to the commercial sector and, the second, to those that differ from it to get into the fields of graffiti and its variants, but they all have something in common, the architectural cladding and infrastructure as their support. The methodology begins as a field work where images are collected in a variety of graphic typologies found in the city, and then to problematize their results such as the conflicts over the use of public space; the assessment has been drawn from the speeches of their authors and built through interviews. The results are a journey all the way through the particularities of aesthetic gestures, which differ in techniques, motivations, resulting images in a public space full of symbolic re-building, that lead to the establishment of new spaces for social communication. The conclusions are aimed at conceiving a vital space for citizens that, whether they are within or outside the mechanisms of social control, take over to give it new meanings, as well as providing the public space with different, divergent and sometimes conflicting aesthetic configurations. Keywords: graffiti, advertising, public space, city, Medellin.
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La tesis aborda el estudio de la Central lechera CLESA, uno de los edificios industriales de Alejandro de la Sota más significativos de la década de los años cincuenta en España. Las centrales lecheras fueron abordadas por Sota en distintas ocasiones entre 1955 y 1969, siendo CLESA la única de todas ellas que llega a construirse. Se trata de uno de los exponentes más brillantes de la arquitectura moderna industrial española de la posguerra, incluido en "La arquitectura de la industria, REGISTRO DOCOMOMO IBÉRICO”1 entre la veintena de edificios seleccionados de la arquitectura madrileña de este periodo. Plantea una solución singular para alcanzar la diafanidad exigida en la implantación del proceso de producción. La estructura de las naves se realiza con hormigón pretensado, siendo uno de los pioneros en la utilización de esta técnica. La hipótesis de partida considera la realidad del proyecto construido como respuesta desde la arquitectura a un programa industrial resuelto con sencillez, que partiendo de una economía de recursos que le es inherente, consigue desde la coherencia del planteamiento, soluciones donde la complejidad espacial constituye una respuesta eficaz y del máximo interés. Los objetivos de esta tesis son contribuir a un conocimiento riguroso del edificio, que permita descubrir la particularidad de su entramado espacial y el interés de las soluciones adoptadas en su configuración final, en aras de contrastar su calidad arquitectónica. El edificio de la Central Lechera CLESA, si bien es un edificio muy conocido, lo es de una manera superficial. Aparece en numerosas publicaciones, en muchas ocasiones formando parte de un relato extenso de la obra de su autor. El libro monográfico publicado en 2007 por la Fundación Alejandro de la Sota, cuya edición está a cargo de Teresa Couceiro, es la única publicación específica sobre él. Tras una breve introducción, en la que se destaca la intensa dedicación de Sota a esta obra, reúne una colección de planos, fotografías y croquis, junto a la memoria del proyecto. Ofrece una visión fragmentada, que permite vislumbrar el interés de esta obra, pero no facilita comprenderla en su integridad. Es importante destacar la publicación de CLESA en el libro editado por Pronaos (1989), que incluye una selección, realizada por el autor, de plantas, alzados y secciones que corresponden al proyecto construido junto a fotografías de la obra terminada, además de un breve texto tan conciso como esclarecedor. Sobre Alejandro de la Sota se han escrito, tesis doctorales, numerosos artículos, varios libros así como realizado exposiciones que recogen su obra global, reflejados en este documento en las consiguientes bibliografías específicas. Cabe destacar la exposición realizada en la sede del COAM en 2014, con ocasión de su centenario, que el edificio CLESA protagoniza en cierto modo, por su riesgo de desaparición.2 La tesis se estructura en cuatro capítulos: descripción, análisis, síntesis y conclusiones. El primer capítulo contempla la descripción del edificio objeto de la tesis, con una introducción que nos sitúa en el contexto histórico, económico, cultural y social en el que se desarrolla el encargo, proyecto y obra de la central lechera. La descripción propiamente dicha del conjunto industrial, partiendo del encargo de la central lechera al autor del proyecto, pasando por el anteproyecto, el proyecto visado y llegando a la obra realizada. Se compara el proyecto visado, la obra terminada y la CLESA publicada, así como el devenir del edificio. La segunda parte corresponde al análisis, en primer lugar desde el programa como planteamiento general, estudiando las circulaciones, relaciones espaciales, geométricas, esqueléticas, geográficas -parte a parte- que integran el conjunto de la central. La estructura, introducción explicativa de las soluciones adoptadas por Alejandro de la Sota; análisis del sistema esquelético del edificio por partes, operaciones geométricas y espaciales. Construcción, análisis de la materialización de la obra, sistemas constructivos empleados en cerramientos, cubiertas, lucernarios; de lo general a lo particular, estudiando los sistemas. Finalmente a través de la pequeña escala se compendian elementos singulares que forman parte de sistemas complejos, como las múltiples escaleras, barandillas, carpinterías, miradores. Se recapitula en una síntesis que configura un todo con la suma de las partes, mediante la utilización de recursos de enlace de esa arquitectura aditiva, como es el módulo, los recorridos y los enlaces visuales. El capítulo final de Conclusiones contrasta la hipótesis de partida de la tesis en cuanto a una arquitectura de espacios máximos con recursos mínimos. Recoge también diversas reflexiones como la dialéctica entre el espacio fragmentado y el espacio único; crecimiento expansivo o inclusivo; imagen singular y representación; escala doméstica y escala industrial; renuncias estructurales o limitaciones de medios. Quizás, el mayor interés de esta tesis reside los dibujos realizados en axonométrica del complejo CLESA, que han permitido restituir y reconstruir idealmente la fábrica al inicio de su actividad. Teniendo en cuenta su posible desaparición total o parcial, esta restitución cobra relevancia como testimonio de lo que fue. ABSTRACT The thesis deals with the study of CLESA's Dairy Plant, one of the most significant industrial buildings of the Decade of the fifties in Spain, by Alejandro de la Sota. The Dairies were addressed by Sota at various occasions between 1955 and 1969, being the CLESA plant the only one that is has been built. This is one of the most brilliant exponents of Spanish industrial post-war modern architecture, included in "The architecture industry, IBERIAN DOCOMOMO RECORD"3 between the score of selected buildings of Madrid architecture of this period. It poses a singular solution to achieve the openness of the space required in the implementation of the manufacturing process. The structure of the nave is done with prestressed concrete, being one of the pioneers in the use of this technique. The initial hypothesis considers the reality of the project built from the architecture in response to an industrial program solved with simplicity, that from a resource economy that is inherent, gets from the consistency of the approach, solutions where the space complexity is an effective response of great interest. The objectives of this thesis are to contribute to a rigorous knowledge of the building, which allows to discover the particularity of its space lattice and the interest of the solutions adopted in its final configuration, in order to contrast its architectural quality. The building of the Central Lechera CLESA, despite it is a well known building, is in a superficial way. It appears in several publications, often as part of an extensive account of the work of its author. The monograph published in 2007 by the Foundation Alejandro de la Sota, whose edition is run by Teresa Couceiro, is the only specific publication about it. After a brief introduction, in which Sota's intense dedication to this work stands out, it brings together a collection of drawings, photographs and sketches, along with the project report. It offers a fragmented view, which enable to glimpse the interest of this work, but not helps to understand it in full. It is important to highlight the publication of CLESA in the book edited by Pronaos (1989), which includes a selection made by the author of plants, elevations and sections corresponding to the project built, next to photographs of the finished construction, in addition to a brief text as concise as enlightening. About Alejandro de la Sota have been written doctoral thesis, numerous articles, several books as well as held exhibitions collecting his global work, which have been reflected in this document in the resulting specific bibliographies. It should be noted the exhibition in COAM headquarters in 2014, on the occasion of its Centennial, where the building CLESA has a leading role, in a certain way, because of its risk of disappearance.4 The thesis is structured in four chapters: description, analysis, synthesis, and conclusions. The first chapter provides the description of the building object of this thesis. Includes an introduction that puts us in the historic, economic, cultural and social context in which it is developed the commission, the project and construction of the dairy building. The description itself of the industrial complex, starts with the order of the dairy to the author of the project, moves through the draft, the visa project and reaches the completion of the work. The visa project, CLESA's finished and published work, as well as the future of the building is compared. The second part corresponds to the analysis, first from the program as a general approach, studying the circulations, geometric, spatial, skeletal, geographical relations - bit by bit - comprising the manufacturing plant ("la central"). The structure, explanatory introduction of the solutions adopted by Alejandro de la Sota; analysis of the skeletal system of the building by parts, geometric and spatial operations. Construction, analysis of the realization of the work, constructive systems used in the building enclosures, roofs, skylights; from the general to the particular and studying the systems. Finally through small scale unique elements that are part of complex systems, such as multiple stairs, railings, carpentry, viewpoints are summarized. It is recapitulated in a synthesis which forms a whole with the sum of the parts, using linking resources that belongs to the additive architecture, such as the module, tours and visual links The final chapter of Conclusions contrast the hypothesis of the thesis regarding the maximum space architecture with minimal resources. It also includes various reflections as the dialectic between the fragmented space and the single space; expansive or inclusive growth; unique image and representation; domestic and industrial scale; structural abandonment or limitation of means. Perhaps the greatest interest of this thesis lies in the axonometric drawings made of the CLESA complex, which ideally have allowed to restore and rebuild the factory back to the beginning of its activity. Considering its potential full or partial disappearance, such recovery becomes relevant as a testimonial evidence of what it was.
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In this paper, a space fractional di®usion equation (SFDE) with non- homogeneous boundary conditions on a bounded domain is considered. A new matrix transfer technique (MTT) for solving the SFDE is proposed. The method is based on a matrix representation of the fractional-in-space operator and the novelty of this approach is that a standard discretisation of the operator leads to a system of linear ODEs with the matrix raised to the same fractional power. Analytic solutions of the SFDE are derived. Finally, some numerical results are given to demonstrate that the MTT is a computationally e±cient and accurate method for solving SFDE.