105 resultados para architetture, TDC


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Nell'era di Internet e della digitalizzazione, anche la telefonia ha avuto la possibilità di evolversi, e grazie alle tecnologie Voice-over-IP è stato possibile realizzare servizi di comunicazione avanzata su reti di dati. Anche se la comunicazione vocale è l'aspetto chiave di questi sistemi, le reti VoIP supportano altri tipi di servizi, tra cui video, messaggistica istantanea, condivisione di file, ecc. Il successo di questa nuova tipologia di rete è dovuto ad una migliore flessibilità rispetto ai vecchi sistemi analogici, grazie ad architetture aperte e implementazioni a livello software, e soprattutto ad un minor costo legato alle apparecchiature ed ai collegamenti utilizzati, ed ai nuovi modelli di business e di consumo sempre più orientati allo sfruttamento della connettività a banda larga. Tuttavia, l'implementazione dei sistemi VoIP rappresenta anche un grado di complessità maggiore in termini di architetture di rete, di protocolli, e di implementazione, e con questo ne segue un incremento delle possibili vulnerabilità. Una falla nella sicurezza in questi sistemi può portare a disservizi e violazione della privacy per gli utenti con conseguenti ripercussioni economiche per i relativi gestori. La tesi analizza la sicurezza delle reti VoIP concentrandosi sul protocollo che sta alla base dei servizi multimediali, il protocollo SIP. SIP è un protocollo di livello applicativo realizzato per creare, modificare e terminare delle sessioni multimediali tra due o più utenti. Dopo un'introduzione alle generalità del protocollo, vengono esaminate le classi di vulnerabilità delle reti VoIP e gli attacchi a SIP, e vengono presentate alcune contromisure attuabili. Viene mostrato un esempio di come vengano attuati alcuni dei principali attacchi a SIP tramite l'utilizzo di appositi strumenti. L'eborato conclude con alcune considerazioni sulle minacce al protocollo e sugli obiettivi futuri che la comunità scientifica dovrebbe perseguire.

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Abbiamo più volte ribadito all’interno di questa tesi che una delle più importanti azioni che Borges compie con la sua scrittura è quella di riportare in vita, attraverso le memorie passate, la città di Buenos Aires, e in particolare il sobborgo. Il poeta si riappropria della sua città d’infanzia con un processo di allontanamento da quei tratti che oggi contraddistinguono Buenos Aires (come ad esempio la rumorosità assordante della vita metropolitana) a favore di quei connotati che un tempo rendevano la città mitica. Questo è il tentativo di elevare e recuperare l’aspetto autoctono del “suo” quartiere, valorizzando gli elementi caratterizzanti il sobborgo, che portano alla scoperta delle bellezze dei “quartieri amici” come scritto nel prologo di Fervore di Buenos Aires. Un altro elemento fondamentale che ha guidato questo lavoro è il tango. Borges opera in un‘epoca in cui non esiste un’identità argentina chiara e definita. Il processo di immigrazione ha fatto sì che la mescolanza di culture provenienti dall’estero, soprattutto dall’Europa, frammentasse quelli che erano le abitudini e i costumi primordiali del paese. Dunque Borges affronta questo tema facendo del tango il mezzo per la riconquista di un’identità che con il tempo si è perduta; questo perché il tango è uno dei pochi elementi, forse l’unico, che permane nella cultura argentina, nonostante le diverse vicissitudini che il paese attraversa nel corso della sua storia. Sono numerose le questioni che Borges tratta all’interno delle sue opere, come ad esempio il tema del sobborgo, del recinto, del patio e del rapporto che le architetture domestiche hanno con la luce e con lo spazio esterno ad esse. Nella sua opera più matura intervengono temi quali il labirinto, lo specchio e il sogno, che avvicinano la sua dimensione letteraria più ad un immaginario idealizzato che alla realtà percepita. Lo scopo di questo lavoro è quello di fare una trasposizione di tutti questi elementi attraverso un processo di trasfigurazione della letteratura in un progetto architettonico-compositivo. Un punto fermo e imprescindibile è la ricerca dell’identità, dunque, si è cercato di arrivare ad un progetto di architettura chiaro e riconoscibile per Buenos Aires; un edificio nel quale il cittadino possa identificare sé stesso e la città che egli abita. Il sistema con il quale si intende affrontare questo processo è quello di legare la cultura letteraria argentina e la cultura del tango in un complesso architettonico, affinché il sobborgo, tanto amato da Borges, possa essere “riconquistato”.

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La modulazione a durata d'impulso (PWM) è utilizzata soprattutto perchè permette di ottenere alta efficenza energetica. In ambito accademico è stato proposto un modulatore PWM che sfrutta la tecnica di noise shaping, Sigma Delta, per avere elevata fedeltà. Il lavoro di questa tesi è stato l'implementazione su FPGA del modulatore Sigma DeltaDigitale utilizzato: quarto ordine, con quantizzatore a 4 bit e SNR in banda di 60 dB. Il dimensionamento è stato fatto determinando l'effetto che la lunghezza delle parole dei segnali ha sul rumore prodotto dal sistema. Questo studio è stato svolto con analisi euristiche ed algoritmi di ricerca implementati in ambiente MATLAB. Lo studio fatto è di carattere generale ed estendibile a generiche architetture Sigma Delta.

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In questa tesi sulla forma collettiva, argomento molto dibattuto dagli studiosi, prendo in considerazione alcuni fra i più importanti testi teorici sull’architettura. Nel mio percorso di studio il libro di Fumihiko Maki “Ricerca sulla forma collettiva” è il punto di partenza. Dopo averlo letto, studiato e tradotto ho scelto di concentrarmi sull’interessante classificazione che Maki fa a proposito delle forme in architettura. Questa vuole cercare di essere quanto mai universale e funzionale alla comprensione del progetto di architettura. Si parla di forma compositiva, megastruttura e forma a gruppo, e in queste rientrano le architetture del passato come quelle del presente. Per ognuna di queste tre forme ho scelto un trattato o libro che descrivesse ciascuna di esse in modo diverso o più ampio. Per la forma compositiva “Architettura della città” di Aldo Rossi; per la megastruttura “Le tentazioni dell’architettura: Megastruttura” di Reyner Banham; per la forma a gruppo “Architettura senza architetti” di Bernard Rudofsky. Ho letto, studiato questi libri e ne riporto qui una relazione ragionata corredata da citazioni. Infine, nelle conclusioni, affianco il materiale fino ad ora accumulato ai miei progetti di architettura svolti durante gli anni di studio in questa facoltà, spiegandoli brevemente alla luce della classificazione di Maki e delle letture sopra menzionate.

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La popolarita` dei giochi online e` in crescita, ma allo stesso tempo le architetture proposte dagli sviluppatori e le connessioni di cui sono dotati gli utenti sembrano restare non adeguate a questo. Nella tesi si descrive un'architettura peer-to-peer che riesce ad effettuare una riduzione nella perdita dei pacchetti grazie al meccanismo del Network Coding senza effetti collaterali per la latenza.

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La tesi "La custodia del paesaggio.Il parco delle arti di Jesolo" rileva nel luogo del progetto una forte connotazione simbolica. La connotazione simbolica è legata alla presenza del Piave, "Fiume Sacro alla Patria". La proposta del Parco delle arti di Jesolo individua quale ragion d'essere di questo luogo e della sua trasformazione quel particolare livello di realtà che possiamo chiamare metafisico attraverso la riappropriazione della sua dimensione simbolica. Dimensione oggi di fatto solo latente. Il modo in cui, attraverso il progetto, viene prefigurata questa riappropriazione e rappresentazione simbolica dei luoghi attinge al mito delle acque originarie per dare forma a quei luoghi e a quelle architetture in cui sono favoriti i riti, gli eventi e i fatti dell'arte e dello spettacolo. Natura e destino sono i termini con cui è possibile rammemorare un'origine e reimmaginare un futuro e nuovi valori a cui ancorare il progetto per il Parco delle arti di Jesolo. A partire dal mutuo intreccio tra natura e destino il progetto riflette sul tema della natura in quanto sorgente nativa e sull'archetipo della circolarità. Facciamo riferimento alla circolarità mitica, attraverso le forme che evocano la presenza e la custodia delle acque primigenie; alla circolarità ritmica, attraverso i luoghi che celebrano e favoriscono l'esperienza e la custodia di un tempo del gioco e dell'arte; alla circolarità spirituale, attraverso le forme che richiamano i temi originari di emersione/immersione come vuoto custodente (forma uterina) e del rito come inizio e acquisizione della coscienza della natura dei luoghi (teatralità dei luoghi e delle architetture).

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L'elaborato affronta la progettazione di un'intelligenza artificiale per giochi strategici real-time in cui viene descritta la suddivisione dei livelli di astrazione e vengono prese in considerazione due architetture specifiche, SORTS ed EISBot, facendo particolare attenzione sulle problematiche riscontrate nell'ambiente di gioco.

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Dopo un’approfondita analisi strutturale e morfologica della metropoli di Bogotà, si affronta il progetto per la costruzione di una nuova chiesa e complesso parrocchiale in una delle localidad più povere della città: Usme. Nella relazione si illustra il progetto nel dettaglio, descrivendo tutto il processo metodologico. Il sistema del complesso parrocchiale, situato sulla sommità di un piccolo declivio, è stato concepito come luogo collettivo e prende spunto dai sistemi abbaziali e monastici, organizzati attorno alle corti, vero fulcro della vita comunitaria. Il progetto si struttura su tre elementi principali: la chiesa, la casa del sacerdote con il patio e la corte su cui affacciano gli edifici per la vita parrocchiale. La chiesa, centro della composizione, si organizza come un edificio essenziale, povero, muto, silenzioso, con uno stretto riferimento alle architetture e al corpus teorico di Paolo Zermani e Rudolph Schwarz.

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Selvabella è un’area agricola appartenente a Finale Emilia, nella bassa modenese. Anticamente era un bosco, poi trasformato in terreno per coltivare la canapa tessile, attualmente una distesa di campi agricoli senza alcuna vegetazione, caratterizzata da architetture parzialmente e totalmente crollate a seguito del terremoto del 2012. L'obiettivo è quello di riportare l'antico bosco a Selvabella, e rifunzionalizzare l'intera area anche attraverso nuove architetture come un museo della canapa e un agriturismo, con un progetto che possa dare una identità a questo luogo, sempre dialogando con la natura e con il contesto.

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Ravenna è una città che porta nel suo costruito le tracce di un vissuto antico e moderno. Questo rapporto, di simbiosi o di contrasto, è direttamente leggibile nelle architetture del centro storico e nel rapporto fra edifici antichi ed edifici moderni. Questo rapporto diventa più complesso quando il resto archeologico, come nel caso del Palazzo di Teoderico, si trova a dover dialogare con la città che gli è cresciuta sopra e intorno. Fra archeologia e città si crea un rapporto spesso conflittuale che deve divenire sinergico. Il momento conoscitivo dello scavo si deve trasformare in un momento di valorizzazione della città. I resti archeologici sono come un taglio nel ventre della storia della città, un grande scavo urbano che, portato alla luce, ha bisogno di essere inquadrato in un progetto urbano. Ravenna necessita quindi di un progetto che faccia di tutte queste centralità un polo di attrazione, di vita, di scambio, di integrazione e conoscenza. La salvaguardia del bene archeologico deve divenire parte di un progetto più complessivo, di attenzione alla qualità del vivere, rispetto alla quale l’archeologia deve saper conciliare la salvaguardia con gli interessi più generali della collettività. L’intervento di creazione del Parco Archeologico del Palazzo di Teoderico, che ingloba al suo interno anche la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo e la chiesa di San Salvatore ad Calchi, deve diventare momento di valorizzazione dell’intera città.

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Il progetto presentato si basa sulla ridefinizione dell’isolato storico dell’ex-convento dei gesuiti di Mirandola posto a nord-est del centro e che nel corso del XVI secolo ha definito l’ampliamento orientale della città. Attualmente l’isolato si trova in uno stato di perdita di definizione, situazione molto pericolosa in vista del periodo di ricostruzione post-sisma che potrebbe portare ad una perdita dell’intero sistema dei gesuiti e di conseguenza ad un perdita di comprensione del sistema urbano. Il progetto quindi si pone l’obiettivo di chiarire l’assetto urbano dell’isolato attraverso la demolizione dell’edificato incongruo e forviante del ‘900 e l’aggiunta minimale, rispetto alle dimensioni totali del complesso , di architetture funzionalmente utili ad una ripresa della città ed in particolare modo del centro storico. Da un punto di vista prettamente architettonico l’idea che è stata portata avanti è stata quella di un continuo lavoro di comprensione ed elaborazione, generando così differenti sistemi architettonici al variare delle condizioni che si presentavano.

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Questa tesi di laurea curriculare si propone come una lettura critica del percorso personale formativo universitario, attraverso l’analisi di tre specifiche e diverse esperienze progettuali, che hanno affrontato con varie accezioni il tema del “Riciclaggio” in architettura. Perché questa ricerca? Il riuso e la rivitalizzazione di materiali, edifici e intere parti di città si pone in stretta connessione con i principi di sviluppo sostenibile, perché concretizza un approccio conservativo di risorse, materiali o ambientali che hanno concluso un loro ciclo di vita; questi devono essere reinventati per essere re-immessei in un nuovo ciclo, producendo nuovo valore e vantaggi importanti in termini di risparmio e sostenibilità per la collettività. La notevole quantità di edifici e aree costruite non utilizzate presenti sul nostro territorio, insieme all’avanzamento della cultura del riciclo e delle tecnologie di recupero, impongono ad un architetto di ripensare un futuro per edifici e porzioni di città che hanno esaurito una fase del loro ciclo di vita, trovando un punto di equilibrio fra conservazione della memoria, adeguamento delle funzioni e innovazione delle tecniche. Oggi tutti i processi di produzione, tra cui quello dell’edilizia, sono tenuti al rispetto di norme e disposizioni per la riduzione dell’impatto ambientale, il risparmio e il recupero delle risorse: per questo i progettisti che nella scena mondiale hanno affrontato nelle loro opere la pratica del riciclo e del riuso si pongono come importanti riferimenti. La prima parte della tesi si compone di tre capitoli: nel primo viene introdotto il tema del consumo delle risorse. A questo proposito il riciclaggio di risorse, che in passato è stato considerato solo un modo per attenuare gli effetti negativi indotti dal nostro modello di sviluppo consumistico, oggi si presenta come un’opportunità di riflessione per molte attività di progettazione di oggetti, da quelli di consumo alle architetture, impegnate nella ricerca di soluzioni più sostenibili; nel secondo capitolo viene delineato il concetto di riciclo delle risorse come risposta allo sviluppo incontrollato e alla insostenibilità dello stile di vita indotto da un modello economico basato sulla pratica “usa e getta”. Nel terzo capitolo verrà esaminato il concetto di riciclo a varie scale d’intervento, dal riuso e riordino del territorio e della città, al riciclo degli edifici fino al riciclaggio di materiale. Saranno presentati alcuni casi studio significativi nel panorama mondiale. Nella seconda parte la tesi si propone una lettura critica di tre progetti realizzati durante la carriera universitaria, tutti caratterizzati dalla necessità di rapportarsi con importanti preesistenze, mediante strategie di rivitalizzazione dell’edificio o della porzione di città interessata dal progetto.

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La nostra ricerca si è focalizzata sul tema dell’identità di Cavezzo, risorsa preziosa che la catastrofe ha distrutto in un attimo, insieme alle vite umane e ai beni materiali. La perdita di identità comporta infatti negli abitanti la percezione di vivere la propria quotidianità in una sorta di “non luogo”. Poiché il nostro progetto non può essere in grado di risolvere il dolore umano provocato da questo evento, abbiamo agito sulla città per quella che è o che dovrebbe essere, ovvero un agglomerato di architetture, spazi pubblici e privati, capaci di restituire riconoscibilità, e dunque senso di appartenenza, ai suoi cittadini. L’obiettivo principale è stato quindi quello di dare agli abitanti un’immagine diversa ma chiara del proprio paese. L’evento del terremoto non viene infatti congelato, musealizzato o usato come pretesto per ricostruire “com’era dov’era”, ma diventa l’occasione per ripensare la città nella sua interezza e per affrontare riflessioni sulla gerarchia fra spazi collettivi e individuali, e sulla capacità di questi elementi di tenere insieme la comunità. Abbiamo deciso di chiamare la nostra tesi “Cavezzo, isola di pietra. Percorsi di identità urbana” innanzitutto perché il nostro progetto si è focalizzato su uno degli isolati urbani maggiormente sedimentati di Cavezzo, uno dei pochi luoghi radicati nella storia della città. Esso conserva il nucleo originario, nato a partire dalla chiesa di Sant’Egidio, attorno al quale si è poi sviluppato tutto l’aggregato urbano, e detiene una forte e radicata relazione con gli elementi naturali della Bassa, in quanto l’acqua del canalino che vi sorgeva è generatrice di forme e il verde instaura relazioni con la campagna limitrofa. Questi segni casuali di una natura che agisce incontrollata e plasma la forma di queste terre diventano il pretesto iniziale che dà vita a tutto il nostro progetto, sia per la sua forma, sia per la sua collocazione ed il significato che esso assume all’interno della città. Questo progetto, radicato nella storia, si snoda in diversi percorsi paralleli che vedono il susseguirsi di tre interventi che, nonostante la loro diversità, possono essere comunque letti in modo unitario. Queste tre operazioni vengono infatti tenute insieme da alcuni principi condivisi che rafforzano la leggibilità dell’intervento complessivo; in particolare una relazione rimane sempre imprescindibile per tutti: quella con la città e con le preesistenze. Tutti e tre i progetti lavorano sulla gerarchia tra spazi pubblici e privati, indagando tematiche diverse, seppur legate, come quelle della casa e del teatro.

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È impossibile implementare sorgenti autenticamente casuali su hardware digitale. Quindi, storicamente, si è fatto ampio uso di generatori di numeri pseudo-casuali, evitando così i costi necessari per la progettazione di hardware analogico dedicato. Tuttavia, le sorgenti pseudo-casuali hanno proprietà (riproducibilità e periodicità) che si trasformano in vulnerabilità, nel caso in cui vengano adottate in sistemi di sicurezza informatica e all’interno di algoritmi crittografici. Oggi la richiesta di generatori di numeri autenticamente casuali è ai suoi massimi storici. Alcuni importanti attori dell’ICT sviluppato proprie soluzioni dedicate, ma queste sono disponibili solo sui sistemi moderni e di fascia elevata. È quindi di grande attualità rendere fruibili generatori autenticamente casuali per sistemi già esistenti o a basso costo. Per garantire sicurezza e al tempo stesso contenere i costi di progetto è opportuno pensare ad architetture che consentano di riusare parti analogiche già disponibili. Particolarmente interessanti risultano alcune architetture che, grazie all’utilizzo di dinamiche caotiche, consentono di basare buona parte della catena analogica di elaborazione su ADC. Infatti, tali blocchi sono ampiamente fruibili in forma integrata su architetture programmabili e microcontrollori. In questo lavoro, si propone un’implementazione a basso costo ed elevata flessibilità di un architettura basata su un ADC, inizialmente concepita all’Università di Bologna. La riduzione di costo viene ottenuta sfruttando il convertitore già presente all’interno di un microcontrollore. L’elevata flessibilità deriva dal fatto che il microcontrollore prescelto mette a disposizione una varietà di interfacce di comunicazione, tra cui quella USB, con la quale è possibile rendere facilmente fruibili i numeri casuali generati. Quindi, l’intero apparato comprende solo un microcontrollore e una minima catena analogica di elaborazione esterna e può essere interfacciato con estrema facilità ad elaboratori elettronici o sistemi embedded. La qualità della proposta, in termini di statistica delle sequenze casuali generate, è stata validata sfruttando i test standardizzati dall’U.S. NIST.

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I moderni sistemi computazionali hanno reso applicazioni e dispositivi sempre più complessi e versatili, integrando in essi un numero crescente di funzioni. Da qui si avverte la necessità di un design d’interfaccia utente efficace e pratico che renda il rapporto uomo/macchina semplice ed intuitivo. Negli ultimi anni questo proposito è stato accolto da sviluppatori e progettisti che si sono affacciati nel mondo della “Realtà Aumentata”, una nuova visione d’insieme nel rapporto tra mondo reale e virtuale. Augmented Reality (AR), propone infatti di sviluppare nuove interfacce uomo-computer, che invece di mostrare le informazioni digitali su display isolati, immergano i dati stessi nell’ambiente concreto. Sfuma così una distinzione marcata tra il reale e il virtuale, ma anzi si cerca di combinare in modo naturale la coesistenza di quest’ultimi, permettendo la creazione di interfacce utente semplici e intuitive anche per applicazioni complesse. Il proposito che la tesi vuole andare ad affrontare è proprio quello di indagare lo sviluppo di nuove applicazioni basate su questa tecnologia. Nel primo capitolo verrà analizzatala storia, i campi di applicazione, i device più importanti sui quali è implementata e le varie tecniche di Tracciamento. Nella seconda parte della tesi andremo a interessarci del sistema vero e proprio sul quale regge questa tecnologia. Quindi nel successivo capitolo vedremo esempi di architetture e di piattaforme che offrono questa realtà di sviluppo, soffermandoci su un particolare caso di studio: Metaio; di cui nel terzo e ultimo capitolo indagheremo framework, SDK e API messe a disposizione.