641 resultados para strutture fragili, joint, sequenza di deformazione, fronte reattivo, diffusione, avvezione
Resumo:
The present work consists of a detailed numerical analysis of a 4-way joint made of a precast column and two partially precast beams. The structure has been previously built and experimentally analyzed through a series of cyclic loads at the Laboratory of Tests on Structures (Laboratorio di Prove su Strutture, La. P. S.) of the University of Bologna. The aim of this work is to design a 3D model of the joint and then apply the techniques of nonlinear finite element analysis (FEA) to computationally reproduce the behavior of the structure under cyclic loads. Once the model has been calibrated to correctly emulate the joint, it is possible to obtain new insights useful to understand and explain the physical phenomena observed in the laboratory and to describe the properties of the structure, such as the cracking patterns, the force-displacement and the moment-curvature relations, as well as the deformations and displacements of the various elements composing the joint.
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Le relazioni tra carsismo e strutture tettoniche sono indubbiamente uno dei campi dell'indagine speleogenetica più interessanti per comprendere le relazioni dei sistemi carsici con la geologia di una determinata area. La struttura di un sistema carsico dipende infatti da molteplici fattori, il cui ruolo può essere sostanzialmente passivo (caratteristiche strutturali) o attivo (condizioni ambientali). Per quanto sia conosciuta l'indubbia relazione di controllo dei fattori passivi sullo sviluppo e l'evoluzione dei sistemi carsici, mancano ancora in letteratura dei testi dettagliati e focalizzati sul controllo che le strutture tettoniche hanno sul carsismo alla macro scala. L'obiettivo di questa tesi è analizzare l'area carsica dei Gessi bolognesi attraverso indagini di rilevamento sia in esterno che in grotta per: a) integrare e migliorare la già esistente cartografia geologica attraverso i dati reperibili direttamente dal sottosuolo; b) delineare dei modelli sui principali meccanismi di controllo strutturale sulla speleogenesi dell'area in esame.
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Nel presente elaborato vengono analizzate alcune delle più recenti tecniche per eseguire il monitoraggio e il collaudo delle strutture, con attenzione particolare ai ponti. In una prima parte viene spiegata l'importanza di realizzare un sistema di monitoraggio continuo per le opere al fine di evitare danni alle persone e ai beni materiali. In particolare vengono analizzate tre tecniche quali la fibra ottica, laser scanning e fotogrammetria mostrando per ognuna alcuni esempi applicativi al fine di evidenziarne i vantaggi e le condizioni di utilizzo
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In questa tesi è stato affrontato lo studio della valutazione delle proprietà meccaniche del calcestruzzo negli edifici esistenti, ponendo attenzione alle normative che regolano questa procedura, alle prove distruttive e non, che vengono eseguite in sito e in laboratorio, fino all'elaborazione dei risultati al fine di ottenere il valore desiderato della resistenza a compressione del cls. In particolare sono state affrontate le prove a compressione, trazione indiretta e di determinazione del modulo elastico che si eseguono in laboratorio, i carotaggi, la carbonatazione, la prova sclerometrica, ultrasonica, di aderenza, di estrazione e penetrazione eseguite in sito. Per la valutazione del calcestruzzo è stato introdotto il funzionamento delle curve di correlazione, la loro costruzione e valutazione, e le varie definizioni del calcestruzzo definite dalla NTC del 2008, dalle Linee Guida C.S. LL.PP. e dal metodo Holos.
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Come spesso accade, il tempo e le circostanze cambiano, e quella che fu ideata come città ideale, la città giardino all’italiana dove ville e villini si perdevano nella pineta, si troverà a fare i conti con le due guerre mondiali e con una società che cambia, dove gli abitanti stagionali di élite per i quali era stata ideata convivranno con i nuovi cittadini-turisti con hotel ed edifici multipiano. Di fronte al mare, un’infinita distesa di stabilimenti balneari realizzati in pochissimi anni senza alcuna regola se non quella di saturare al massimo la porzione di concessione data loro dall’Amministrazione Comunale inibiscono quasi completamente la visione del mare. Un piccolo spazio di risulta si frastaglia tra la netta recinzione delle strutture alberghiere e il caotico bordo creato dall’accostamento delle varie concessioni marittime con vuoti e pieni in costante disallineamento gli uni dagli altri. Da queste osservazioni, dalla necessità di ristabilire un contatto con il mare, quello che un tempo era un luogo di passeggiate, pubblico ed accessibile a tutti, nasce l’idea di questo progetto di tesi. Al di là del canalino, la prima parte del secondo arenile vede il costituirsi di una fascia tra città consolidata e spiaggia configurando uno spazio pubblico sopraelevato, una passeggiata lungomare, al di sotto della quale poter ripensare e ricollocare gli spazi per gli stabilimenti balneari. In connessione con la passeggiata, un anello infinito, una piazza circolare, inclinata fino a permetterci di arrivare a toccare l’acqua, configura un nuovo spazio per accogliere attività temporanee per la comunità. Nella seconda parte del secondo arenile, laddove l’erosione marina minaccia fortemente la porzione litoranea, viene proposta una rinaturalizzazione ristabilendo il sistema dunale, partendo dalla porzione ancora esistente in corrispondenza della ex Colonia Varese.
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L’interesse della ricerca scientifica sta crescendo sempre più tra i materiali a base tiofenica, spinta dalle loro sorprendenti proprietà funzionali e semiconduttive. Gli oligotiofeni trovano infatti applicazione in molti campi interdisciplinari, in particolare nei dispositivi fotovoltaici organici. In questo studio è stato sintetizzato un nuovo eptamero T7-Bz-TSO2 con sequenza D-A1-D-A-D-A1-D grazie alla reazione di cross-coupling Suzuki-Miyaura catalizzata da un complesso di palladio e assistita da microonde. Questo lavoro si è incentrato sull’introduzione di una nuova unità tiofenica S,S-diossidata lungo la catena oligomerica principale e sullo studio delle diverse proprietà ottiche ed elettrochimiche del nuovo materiale, utilizzato come strato fotattivo in una cella solare organica di tipo bulk heterojunction (BHJ). Lo studio dei parametri di cella ha rivelato una promettente natura ambipolare del T7-Bz-TSO2, non comune in questa classe di composti e di grande interesse per lo sviluppo di dispositivi fotovoltaici organici.
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Negli ultimi decenni i polimeri coniugati, grazie alla loro peculiarità di essere dei semiconduttori organici, hanno attirato l’attenzione della ricerca scientifica, e tra questi composti rientrano i politiofeni. Versatilità, robustezza chimica strutturale e fluorescenza sono alcune delle proprietà che caratterizzano tali composti e che hanno permesso di esplorare nuovi materiali da un punto di vista scientifico e tecnologico. Recentemente molto interessanti sono risultate essere le nanoparticelle politiofeniche poiché permettono di modulare le proprietà chimico-fisiche dei relativi polimeri, ampliandone le potenzialità a trovare applicazione in molteplici dispositivi elettronici, tra cui le celle solari (CS) organiche. Infatti, molto attivo è l’interesse della comunità scientifica per ottimizzare questi dispositivi ricercando nuovi prodotti che soddisfino diversi requisiti, come riduzione dell’impatto ambientale, la facilità di preparazione e compatibilità con substrati flessibili. In tale contesto, uno degli obiettivi della ricerca attualmente si focalizza sulla preparazione di nuovi accettori da usare in CS organiche alternativi ai derivati fullerenici, i quali presentano diversi svantaggi. Alla luce dei più recenti risultati si è visto che i politiofeni push-pull, caratterizzati dall’alternanza di gruppi accettori (A) e gruppi donatori (D), hanno una notevole potenzialità a rimpiazzare tali materiali e ad essere usati come accettori non-fullerenici. Infatti, questi hanno permesso di ottenere buoni risultati in termini di conversioni ed efficienze delle celle fotovoltaiche. Lo scopo di questo lavoro di tesi è sintetizzare sei nuovi polimeri a base tiofenica (quattro con sequenza A-D e due con sequenza A-A) per studiarne le possibili applicazioni come materiali accettori non-fullerenici e la loro organizzazione in strutture ordinate di nanoparticelle.
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A fronte dei numerosi eventi di perdita di servizio o crolli di ponti degli ultimi anni, il loro adeguamento e/o miglioramento è divenuto prioritario. Con questo spirito si è posta l’attenzione sui ponti Gerber, descrivendo dapprima le ragioni tecniche e storiche del loro sviluppo, i problemi di degrado, ed infine i modelli disponibili per il calcolo della portanza delle selle. Consapevoli della ridotta durabilità di queste opere, e del fatto che le cerniere Gerber sono state ufficialmente classificate come punti critici da attenzionare ai sensi delle nuove “Linee guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza ed il monitoraggio dei ponti esistenti” del 2020, sono stati approfonditi due scenari tipici di intervento su casi reali di ponti che presentassero giunti Gerber particolarmente ammalorati. La soluzione più conservativa e meno invasiva prevede il mantenimento in essere delle selle e si basa sul by-pass dei giunti stessi ottenuto attraverso il meccanismo “leva” che si instaura in un sistema di travi metalliche posto a sostegno delle travi d’impalcato. Quella di solidarizzare le travi rendendo il sistema iperstatico è invece la seconda soluzione analizzata. La chiusura delle selle consente di ottenere gli effetti benefici propri delle strutture iperstatiche, a spese comunque della nascita di sollecitazioni all’interno della trave originariamente compresa tra le cerniere. Si è infine accennato a ipotesi di miglioramento sismico dell’opera, trattato con la cucitura delle selle Gerber stesse, che hanno consentito all’impalcato di avere un comportamento monolitico. Il presente elaborato costituisce dunque un punto d’incontro tra i modelli teorici con cui si studiano i degradi e la capacità portante residua delle selle, e le soluzioni progettuali di intervento effettivamente utilizzate e disponibili per la messa in sicurezza di ponti con caratteristiche simili.
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Il Raytracing è una delle tecniche più utilizzate per generare immagini fotorealistiche. Introdotto nel mondo del rendering da più di 40 anni, col tempo si è evoluto, e ad oggi è considerato la tecnica standard in industrie come VFX e film d'animazione. Il problema del Raytracing risiede nel fatto che per essere applicato, bisogna effettuare dei test d'intersezione, raggio-primitiva, con tutti gli oggetti presenti nella scena da renderizzare. Sebbene queste operazioni siano tutto sommato semplici, tipicamente il numero degli oggetti su cui vanno effettuate è talmente elevato che l'applicazione di questa tecnica diventa impraticabile. Per questo si è pensato di raggruppare le primitive in speciali strutture dati chiamate Strutture di accelerazione spaziale. Esse hanno il compito di ridurre il numero di test da effettuare, abbassando il costo asintotico della ricerca da lineare a sub-lineare (o logaritmico) nel numero di primitive. Nel corso degli anni sono state introdotte diverse strutture di accelerazione spaziale per il Raytracing, ognuna con le sue peculiarità, i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi. In questa tesi verranno studiate alcune delle principali strutture di accelerazione spaziale (BVH, Uniform Grid ed Octree), concentrandosi in particolare sulle tecniche di costruzione ed attraversamento di ognuna di esse. Per farlo, verrà anche trattato tutto il background necessario sul Raytracing e Le strutture di accelerazione verranno anche implementate e messe a confronto su diverse scene. Il confronto permetterà di evidenziare come ognuna di esse porti dei vantaggi, e che non esiste una struttura di accelerazione assolutamente migliore delle altre.
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Lo scopo di questo lavoro è lo sviluppo, mediante il linguaggio di programmazione Python, di un applicativo per il calcolo e la visualizzazione di frequenze naturali per strutture e cavità. L’applicativo consiste di un’interfaccia grafica e di una libreria nella quale si trovano le diverse tipologie di strutture e cavità presenti in letteratura. I vari sistemi possono essere vincolati da diverse condizioni al contorno e sono inoltre costituiti da materiali isotropi, nel caso di strutture, e fluidi, nel caso di cavità. La prima parte del lavoro comprende la codifica delle soluzioni analitiche per l’analisi modale. La seconda fase è, invece, incentrata sulla validazione del codice, utilizzando un software commerciale per la comparazione di frequenze naturali e forme dei modi.
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L'utilizzo del Piano del Parto nelle strutture consultoriali e ospedaliere dell'area di Bologna. Analisi quali-quantitativa INTRODUZIONE: Il piano del parto è uno strumento di comunicazione scritto dalle donne in gravidanza in cui sono delineati i desideri e le preferenze della donna circa l’esperienza del travaglio e del parto. L’obiettivo di questa ricerca è quello di approfondire la conoscenza e il pensiero degli operatori, nella realtà dei consultori e delle sale parto dell’area di Bologna, in merito al piano del parto MATERIALI E METODI: Per rispondere alla domanda di ricerca sono stati realizzati due questionari online. Il primo questionario è stato somministrato alle ostetriche dei consultori per approfondire il momento della proposta e della redazione del piano del parto. Il secondo è stato somministrato alle ostetriche delle sale parto per comprendere le reazioni e il pensiero degli operatori in merito alla presentazione del piano del parto all’ingresso della donna in sala travaglio RISULTATI: Dalle risposte ai questionari è emerso che il piano del parto è uno strumento ampiamente utilizzato nei consultori, e che viene redatto in autonomia dalla donna. Le ostetriche delle sale parto tengono conto dei bisogni espressi nel piano del parto, ma non mancano delle critiche, legate principalmente alla disinformazione delle donne dovuta all’assenza di un professionista che funga loro da guida durante la sua stesura CONCLUSIONI: Da quanto è emerso dall’indagine si può affermare la necessità che le Ostetriche dedichino più tempo alla discussione del piano del parto con la donna durante il terzo trimestre. Un'altra riflessione può essere fatta rispetto agli incontri di accompagnamento alla nascita, anch’esso potrebbe essere un momento in cui una professionista ascolta e aiuta le donne a redigere un piano del parto consapevole. Sarebbe inoltre auspicabile diffondere l’importanza di questo strumento inserendolo, ad esempio, nella programmazione didattica del Corso di Laurea.
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Il presente caso di studio prende forma da una problematica su una metodologia di stampa 3D relativamente nuova, la tecnologia PolyJet. Nella tesi, si verificano ed osservano i limiti di fabbricazione dei modelli ottenuti da questo processo di stampa, dovuti al particolare materiale di supporto che utilizza la tecnologia medesima a differenza di altre tecnologie esistenti. Nei dettagli, si è deciso di stampare dei particolari provini costituiti da strutture porose interconnesse, ottenute tramite superfici TPMS (Triply Periodical Minimal Surfaces), caratterizzate da fori molto piccoli e profondi ed osservare la facilità o la difficoltà nel rimuovere il materiale di supporto da ognuno di essi attraverso le attrezzature disponibili in laboratorio. I risultati ottenuti dall’esperimento hanno mostrato che, riducendo sempre di più i fori delle strutture dei provini, si va a complicare l’azione di rimozione del materiale di supporto, rendendo il processo difficile da compiere come nell’ultimo provino realizzato. Si evince che, nei tre casi osservati, è possibile rimuovere tutto il materiale di supporto dalle strutture, anche nell’ultimo manufatto, con fori di dimensione di un millimetro.
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I tendini e i legamenti sono fondamentali per lo svolgimento dei movimenti e spesso sono soggetti a rotture o lesioni che rappresentano circa il 50% di tutto il sistema muscoloscheletrico. Il tessuto è poco cellularizzato per questo ad oggi non esistono dispositivi impiantabili, come protesi o innesti biologici in grado di riprodurre in maniera soddisfacente la struttura gerarchica e le proprietà meccaniche. Le tecniche attuali ossia quelle conservative e chirurgiche hanno significative limitazioni per questo i ricercatori stanno sviluppando strutture innovative, detti scaffold, per guidare le cellule nella rigenerazione del tessuto di interesse. Tra le varie tecnologie per produrre scaffold per i tendini e i legamenti, l’elettrofilatura è una delle più promettenti. Questa consente di produrre nanofibre dalle caratteristiche morfologiche e meccaniche simili alle fibrille di collagene di tendini e legamenti. Questo lavoro di tesi presenta la descrizione di procedure e metodi di produzione e caratterizzazione di strutture gerarchiche elettrofilate in acido poli-L-lattico e in acido poli-L-lattico e collagene. I bundles elettrofilati, in entrambi i materiali, sono in grado di replicare i fascicoli di collagene mentre gli scaffold gerarchici sono stati prodotti assemblando i bundles con una membrana elettrofilata, in grado di riprodurre fedelmente l’ epitenon/epiligament e l’endotenon/endoligament, riproducendo l’intera struttura gerarchica di tendini e legamenti. Gli scaffolds gerarchici sono stati prodotti assemblando i bundles con una membrana elettrofilata, in grado di riprodurre fedelmente l’epitenon/ epiligament e l’endotenon/endoligament. Tutte le strutture realizzate sono state analizzate e testate sia morfologicamente che meccanicamente per valutare la similitudine con i rispettivi tessuti biologici.
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Tesi in Storia dell'Architettura che si propone di analizzare il complesso architettonico che corona il colle dell'Osservanza a Bologna, descrivendone le stratificazioni per comprendere come si sia consolidato l'assetto odierno. La ricerca ricostruisce tutte le fasi storiche e si concentra sulla rilettura critica degli interventi passati al fine di trovare nuove funzioni compatibili per riqualificare l'area. Partendo dalla costruzione del primo nucleo, costituito dalla rotonda romanica, si è cercato di ipotizzare la struttura del Monastero di Santa Maria del Monte all'apice della sua estensione, arrivando alla successiva villa neoclassica ottocentesca e alla residenza per vedove di guerra edificata in epoca fascista. Tramite lo studio di piante, disegni e planimetrie conservate negli Archivi, si è cercato di ricostruire la scansione temporale dei numerosi progetti di rinascita che si sono succeduti fino ai giorni nostri, ma anche di rintracciare ogni segno delle demolizioni e le trasformazioni subite nel corso dei secoli dalle strutture, come quelli lasciati sulla villa dalla progettazione dell'enfatica cappella di Antonio Serra per una fallita riconversione in chiesa. La tesi prende in esame in particolare la delicata fase dei restauri della rotonda della Madonna del Monte ad opera di Guido Zucchini, intervento fortemente integrativo avvenuto tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, il cui approccio stilistico aderiva perfettamente alla concezione di restauro del Comitato per la Bologna Storica e Artistica di quegli anni e del suo maestro Alfonso Rubbiani. Da complesso sacro a vanto architettonico dell'Italia napoleonica, divenuto problema urbanistico e quasi dimenticato, il luogo si trova oggi di fronte a una nuova possibilità: riappropriarsi dei suoi più autentici valori storici, architettonico e simbolici come un moderno “Campidoglio felsineo”, ridefinendo la propria identità nel rispetto delle antiche memorie.
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Tra i temi di attualità, quello del risparmio energetico è tra i più dibattuti negli ultimi anni; tale tema è strettamente correlato al problema del riscaldamento globale, infatti, mentre sul prossimo esaurimento delle risorse energetiche tradizionali non vi sono ancora certezze assolute, per quanto riguarda l’azione nociva dei gas serra, la Comunità Scientifica Internazionale si ritrova d’accordo su una netta presa di posizione contro l’emissione di tali sostanze, provocata in larga parte dall’utilizzo dei combustibili fossili. In questo contesto, l’Unione Europea sta promuovendo la diffusione di tecnologie che non prevedano l’utilizzo di gas, petrolio o carbone, soprattutto per il settore dell’edilizia, ove una corretta progettazione e l’utilizzo di tecnologie non convenzionali può portare alla riduzione anche dell’80% dei consumi, con conseguente abbattimento delle emissioni. Tra questi interventi innovativi, il più comune e conosciuto è sicuramente quello del solare termico e fotovoltaico; ma ne esistono anche di altri, ancora non molto pubblicizzati in Italia, ma ampiamente conosciuti e utilizzati in altri paesi dell’Unione. Tra questi, vi è il sistema di riscaldamento analizzato in questa tesi: la pompa di calore geotermica. Tale sistema, come verrà spiegato nell’elaborato di laurea, ha indubbi vantaggi economici, energetici ed ambientali, a fronte di una non trascurabile spesa iniziale. Attualmente, nel Nord Italia, si incominciano a vedere impianti di questo tipo, sulla scia del successo riscontrato nei paesi confinanti (in particolare Austria e Svizzera). La progettazione si basa attualmente su modelli statici, sviluppati dall’Università Svizzera del Canton Ticino, per l’utilizzo della pompa di calore nel territorio alpino. Obiettivo della tesi, è la verifica di tali modelli, di cui si è venuto a conoscenza grazie alla collaborazione con l’Università SUPSI, sulle condizioni idrogeologiche della Pianura Padana, soffermandosi su alcuni parametri fondamentali della progettazione di una pompa di calore geotermica, quali la conduttività e la capacità termica volumetrica dei terreni incontrati, la presenza di falde, ed i parametri geometrici del pozzo, al fine di dare una valutazione tecnica ed economica dell’impianto. Tali analisi è stata infatti fino ad ora affrontata in maniera sommaria dai perforatori, che eseguono generalmente sempre lo stesso modello di pozzo geotermico, sulla base degli esempi consolidati di Svizzera e Germania. Alcune misure di temperatura in situ sono state rilevate in collaborazione con la società Geotermia SRL di Mantova, ditta specializzata nella perforazione di pozzi geotermici (tale esperienza è parte centrale dell’estratto “Laboratorio di Tesi Ls”), mentre la parte modellistica della tesi è stata sviluppata in collaborazione con lo studio di progettazione Studio Seta SRL di Faenza, il cui stabile è climatizzato in parte con una pompa di calore geotermica.