6 resultados para sudden death
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Lo scopo di questo studio è di valutare il significato prognostico dell'elettrocardiogramma standard in un'ampia casistica di pazienti affetti da cardiomiopatia ipertrofica. In questo studio multicentrico sono stati considerati 841 pazienti con cardiomiopatia ipertrofica (66% uomini, età media 48±17 anni) per un follow-up di 7.1±7.1 anni, per ognuno è stato analizzato il primo elettrocardiogramma disponibile. I risultati hanno dimostrato come fattori indipendentemente correlati a morte cardiaca improvvisa la sincope inspiegata (p 0.004), il sopraslivellamento del tratto ST e/o la presenza di onde T positive giganti (p 0.048), la durata del QRS >= 120 ms (p 0.017). Sono stati costruiti due modelli per predire il rischio di morte improvvisa: il primo basato sui fattori di rischio universalmente riconosciuti (spessore parietale >= 30 mm, tachicardie ventricolari non sostenute all'ECG Holter 24 ore, sincope e storia familiare di morte improvvisa) e il secondo con l'aggiunta delle variabili sopraslivellamento del tratto ST/onde T positive giganti e durata del QRS >= 120 ms. Entrambi i modelli stratificano i pazienti in base al numero dei fattori di rischio, ma il secondo modello risulta avere un valore predittivo maggiore (chi-square da 12 a 22, p 0.002). In conclusione nella cardiomiopatia ipertrofica l'elettrocardiogramma standard risulta avere un valore prognostico e migliora l'attuale modello di stratificazione per il rischio di morte improvvisa.
Resumo:
Obesity often predisposes to coronary heart disease, heart failure, and sudden death. Also, several studies suggest a reciprocal enhancing interaction between obesity and sleep curtailment. Aim of the present study was to go deeper in the understanding of sleep and cardiovascular regulation in an animal model of diet-induced obesity (DIO). According to this, Wake-Sleep (W-S) regulation, and W-S dependent regulation of cardiovascular and metabolic/thermoregulatory function was studied in DIO rats, under normal laboratory conditions and during sleep deprivation and the following recovery period, enhancing either wake or sleep, respectively. After 8 weeks of the delivery of a hypercaloric (HC) diet, treated animals were heavier than those fed a normocaloric (NC) diet (NC: 441 ±17g; HC: 557±17g). HC rats slept more than NC ones during the activity period (Dark) of the normal 12h:12h light-dark (LD) cycle (Wake: 67.3±1.2% and 57.2 ±1.6%; NREM sleep (NREMS): 26.8±1.0% and 34.0±1.4%; REM sleep (REMS): 5.7±0. 6% and 8.6±0.7%; for NC and HC, respectively; p<0.05 for all). HC rats were hypertensive throughout the W-S states, as shown by the mean arterial blood pressure values across the 24-h period (Wake: 90.0±5.3 and 97.3±1.3; NREMS: 85.1±5.5 and 92.2±1.2; REMS: 87.2±4.5 and 96.5±1.1, mmHg for NC and HC, respectively; p<0.05 for all). Also, HC rats appeared to be slightly bradycardic compared to NC ones (Wake: 359.8±9.3 and 352.4±7.7; NREMS: 332.5±10.1 and 328.9±5.4; REMS: 338.5±9.3 and 334.4±5.8; bpm for NC and HC, respectively; p<0.05 for Wake). In HC animals, sleep regulation was not apparently altered during the sleep rebound observed in the recovery period following sleep deprivation, although REMS rebound appeared to be quicker in NC animals. In conclusion, these results indicate that in the rat obesity interfere with W-S and cardiovascular regulation and that DIO rats are suitable for further studies aimed at a better understanding of obesity comorbidities.
Resumo:
Scopo dello studio: la cardiomiopatia aritmogena (CA) è conosciuta come causa di morte improvvisa, la sua relazione con lo scompenso cardiaco (SC) è stata scarsamente indagata. Scopo dello studio è la definizione della prevalenza e incidenza dello SC, nonché della fisiopatologia e delle basi morfologiche che conducono i pazienti con CA a SC e trapianto di cuore. Metodi: abbiamo analizzato retrospettivamente 64 pazienti con diagnosi di CA e confrontato i dati clinici e strumentali dei pazienti con e senza SC (NYHA III-IV). Abbiamo analizzato i cuori espiantati dei pazienti sottoposti a trapianto presso i centri di Bologna e Padova. Risultati: la prevalenza dello SC alla prima osservazione era del 14% e l’incidenza del 2,3% anno-persona. Sedici pazienti (23%) sono stati sottoposti a trapianto. I pazienti con SC erano più giovani all’esordio dei sintomi (46±16 versus 37±12 anni, p=0.04); il ventricolo destro (VD) era più dilatato e ipocinetico all’ecocardiogramma (RVOT 41±6 versus 37±7 mm, p=0.03; diametro telediastolico VD 38±11 versus 28±8 mm, p=0.0001; frazione di accorciamento 23%±7 versus 32%±11, p= 0.002). Il ventricolo sinistro (VS) era lievemente più dilatato (75±29 ml/m2 versus 60±19, p= 0.0017) e globalmente più ipocinetico (frazione di eiezione = 35%±14 versus 57%±12, p= 0.001). Il profilo emodinamico dei pazienti sottoposti a trapianto era caratterizzato da un basso indice cardiaco (1.8±0.2 l/min/m2) con pressione capillare e polmonare tendenzialmente normale (12±8 mmHg e 26±10 mmHg). L’analisi dettagliata dei 36 cuori dei pazienti trapiantati ha mostrato sostituzione fibro-adiposa transmurale nel VD e aree di fibrosi nel VS. Conclusioni: Nella CA lo SC può essere l’unico sintomo alla presentazione e condurre a trapianto un rilevante sottogruppo di pazienti. Chi sviluppa SC è più giovane, ha un interessamento del VD più severo accanto a un costante interessamento del VS, solo lievemente dilatato e ipocinetico, con sostituzione prevalentemente fibrosa.
Resumo:
La distrofia muscolare di Emery-Dreifuss (EDMD) è una miopatia degenerativa ereditaria caratterizzata da debolezza e atrofia dei muscoli senza coinvolgimento del sistema nervoso. Individui EDMD presentano, inoltre, cardiomiopatia con difetto di conduzione che provoca rischio di morte improvvisa. Diversi studi evidenziano un coinvolgimento di citochine in diverse distrofie muscolari causanti infiammazione cronica, riassorbimento osseo, necrosi cellulare. Abbiamo effettuato una valutazione simultanea della concentrazione di citochine, chemochine, fattori di crescita, presenti nel siero di un gruppo di 25 pazienti EDMD. L’analisi effettuata ha evidenziato un aumento di citochine quali IL-17, TGFβ2, INF-γ e del TGFβ1. Inoltre, una riduzione del fattore di crescita VEGF e della chemochina RANTES è stata rilevata nel siero dei pazienti EDMD rispetto ai pazienti controllo. Ulteriori analisi effettuate tramite saggio ELISA hanno evidenziato un aumento dei livelli di TGFβ2 e IL-6 nel terreno di coltura di fibroblasti EDMD2. Per testare l’effetto nei muscoli, di citochine alterate, abbiamo utilizzato terreno condizionante di fibroblasti EDMD per differenziare mioblasti murini C2C12. Una riduzione del grado di differenziamento è stata osservata nei mioblasti condizionati con terreno EDMD. Trattando queste cellule con anticorpi neutralizzanti contro TGFβ2 e IL-6 si è avuto un miglioramento del grado di differenziamento. In C2C12 che esprimevano la mutazione H222P del gene Lmna,non sono state osservate alterazioni di citochine e benefici di anticorpi neutralizzanti. I dati mostrano un effetto patogenetico delle citochine alterate come osservato in fibroblasti e siero di pazienti, suggerendo un effetto sul tessuto fibrotico di muscoli EDMD. Un effetto intrinseco alla mutazione della lamina A è stato rilevato sul espressione di caveolina 3 in mioblasti differenziati EDMD. I risultati si aggiungono a dati forniti sulla patogenesi dell' EDMD confermando che fattori intrinseci ed estrinseci contribuiscono alla malattia. Utilizzo di anticorpi neutralizzanti specifici contro fattori estrinseci potrebbe rappresentare un approccio terapeutico come mostrato in questo studio.
Resumo:
Background: Balloon pulmonary angioplasty (BPA) has recently been developed as an alternative and less- invasive treatment strategy for chronic thromboembolic pulmonary hypertension (CTEPH), but therapeutic efficacy and technical safety of the technique have to be established. Aim: effects of BPA on patients with inoperable disease or residual pulmonary hypertension (PH) after pulmonary endarterectomy (PEA). Methods: From June 2015 to September 2019 we enrolled symptomatic (NYHA ≥ II) inoperable CTEPH patients and patients with residual PH after PEA. At baseline, immediately before the first BPA session and 3-6 months after last BPA session all patients underwent clinical evaluation, six-minute walking distance and right heart catheterization. For comparisons Friedman test (with Bonferroni post-hoc pairwise analysis) was used. Survival curves were done with Kaplan Meier method. Results: Forty-seven patients [male 45%, median age 68 (51-74) years, 40 inoperable and 7 with residual PH after PEA] were treated for a total of 136 sessions (median number of sessions for each patient: 2); during each session we treated 2 (2-3) vessels; BPA significantly improved symptoms (NYHA III-IV from 85 to 42%), exercise capacity (from 425 to 446 m) and hemodynamic profile (reduction of mean pulmonary arterial pressure from 41 to 35 mmHg and of pulmonary vascular resistance from 7.1 to 4.7 WU). Five pulmonary artery dissection and 2 hemoptysis with clinical impairment were documented; 33 patients had lung injury (radiographic opacity with/without hemoptysis and/or hypoxemia), 7 patients had access site complications. Five patients died during follow-up (none within 30 days from the procedure) because of sepsis (1), heart failure (1), cancer (1), arrhythmic storm (1) and sudden death in a patient with severe coronary atherosclerosis (1). Conclusions: BPA is a safe and effective treatment able to improve symptoms and hemodynamic profile in inoperable CTEPH patients and in patients with residual PH after PEA.
Resumo:
Introduction: A higher frequency of sleep and breathing disorders in Multiple System Atrophy (MSA) populations is documented in literature. The analysis of disease progression and prognosis in patients with sleep and breathing disorders could shed light on specific neuropathology and pathophysiology of MSA. Objective: To characterize sleep disorders and their longitudinal modifications during disease course in MSA patients, and to determine their prognostic value. Methods: This is a retrospective and prospective cohort study including 182 MSA patients (58.8% males). Type of onset was defined by the first reported motor or autonomic symptom/sign related to MSA. The occurrence of symptoms/signs and milestones of disease progression and their latency were collected. REM sleep behaviour disorder (RBD) and stridor were video-polysomnography (VPSG)-confirmed. VPSG recordings were analysed in a standardized fashion during the disease course. Survival data were based on time to death from the first symptom of disease. Results: Isolated RBD represented the first MSA symptom in 30% of patients, preceding disease onset according to international criteria with a median of 3(1–5) years. Patients developing early stridor or presenting with RBD at disease onset showed a more rapid and severe disease progression. These features had independent negative prognostic value for survival. Sleep architecture was characterized by peculiar features which could represent negative markers in MSA prognosis. Patients with stridor treated with tracheostomy showed a reduced risk of death. Conclusions: This is one of the first studies focusing on longitudinal progression of sleep in MSA. Sleep disorders are key features of disease, playing a role in presentation, prognosis and progression. In our MSA cohort, RBD represented the most frequent mode of disease presentation. Moreover, some specific clinical and instrumental sleep features could represent a hallmark of MSA and could be involved in prognosis and, in particular, in sudden death and death during sleep.