14 resultados para myth

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Se il lavoro dello storico è capire il passato come è stato compreso dalla gente che lo ha vissuto, allora forse non è azzardato pensare che sia anche necessario comunicare i risultati delle ricerche con strumenti propri che appartengono a un'epoca e che influenzano la mentalità di chi in quell'epoca vive. Emergenti tecnologie, specialmente nell’area della multimedialità come la realtà virtuale, permettono agli storici di comunicare l’esperienza del passato in più sensi. In che modo la storia collabora con le tecnologie informatiche soffermandosi sulla possibilità di fare ricostruzioni storiche virtuali, con relativi esempi e recensioni? Quello che maggiormente preoccupa gli storici è se una ricostruzione di un fatto passato vissuto attraverso la sua ricreazione in pixels sia un metodo di conoscenza della storia che possa essere considerato valido. Ovvero l'emozione che la navigazione in una realtà 3D può suscitare, è un mezzo in grado di trasmettere conoscenza? O forse l'idea che abbiamo del passato e del suo studio viene sottilmente cambiato nel momento in cui lo si divulga attraverso la grafica 3D? Da tempo però la disciplina ha cominciato a fare i conti con questa situazione, costretta soprattutto dall'invasività di questo tipo di media, dalla spettacolarizzazione del passato e da una divulgazione del passato parziale e antiscientifica. In un mondo post letterario bisogna cominciare a pensare che la cultura visuale nella quale siamo immersi sta cambiando il nostro rapporto con il passato: non per questo le conoscenze maturate fino ad oggi sono false, ma è necessario riconoscere che esiste più di una verità storica, a volte scritta a volte visuale. Il computer è diventato una piattaforma onnipresente per la rappresentazione e diffusione dell’informazione. I metodi di interazione e rappresentazione stanno evolvendo di continuo. Ed è su questi due binari che è si muove l’offerta delle tecnologie informatiche al servizio della storia. Lo scopo di questa tesi è proprio quello di esplorare, attraverso l’utilizzo e la sperimentazione di diversi strumenti e tecnologie informatiche, come si può raccontare efficacemente il passato attraverso oggetti tridimensionali e gli ambienti virtuali, e come, nel loro essere elementi caratterizzanti di comunicazione, in che modo possono collaborare, in questo caso particolare, con la disciplina storica. La presente ricerca ricostruisce alcune linee di storia delle principali fabbriche attive a Torino durante la seconda guerra mondiale, ricordando stretta relazione che esiste tra strutture ed individui e in questa città in particolare tra fabbrica e movimento operaio, è inevitabile addentrarsi nelle vicende del movimento operaio torinese che nel periodo della lotta di Liberazione in città fu un soggetto politico e sociale di primo rilievo. Nella città, intesa come entità biologica coinvolta nella guerra, la fabbrica (o le fabbriche) diventa il nucleo concettuale attraverso il quale leggere la città: sono le fabbriche gli obiettivi principali dei bombardamenti ed è nelle fabbriche che si combatte una guerra di liberazione tra classe operaia e autorità, di fabbrica e cittadine. La fabbrica diventa il luogo di "usurpazione del potere" di cui parla Weber, il palcoscenico in cui si tengono i diversi episodi della guerra: scioperi, deportazioni, occupazioni .... Il modello della città qui rappresentata non è una semplice visualizzazione ma un sistema informativo dove la realtà modellata è rappresentata da oggetti, che fanno da teatro allo svolgimento di avvenimenti con una precisa collocazione cronologica, al cui interno è possibile effettuare operazioni di selezione di render statici (immagini), di filmati precalcolati (animazioni) e di scenari navigabili interattivamente oltre ad attività di ricerca di fonti bibliografiche e commenti di studiosi segnatamente legati all'evento in oggetto. Obiettivo di questo lavoro è far interagire, attraverso diversi progetti, le discipline storiche e l’informatica, nelle diverse opportunità tecnologiche che questa presenta. Le possibilità di ricostruzione offerte dal 3D vengono così messe a servizio della ricerca, offrendo una visione integrale in grado di avvicinarci alla realtà dell’epoca presa in considerazione e convogliando in un’unica piattaforma espositiva tutti i risultati. Divulgazione Progetto Mappa Informativa Multimediale Torino 1945 Sul piano pratico il progetto prevede una interfaccia navigabile (tecnologia Flash) che rappresenti la pianta della città dell’epoca, attraverso la quale sia possibile avere una visione dei luoghi e dei tempi in cui la Liberazione prese forma, sia a livello concettuale, sia a livello pratico. Questo intreccio di coordinate nello spazio e nel tempo non solo migliora la comprensione dei fenomeni, ma crea un maggiore interesse sull’argomento attraverso l’utilizzo di strumenti divulgativi di grande efficacia (e appeal) senza perdere di vista la necessità di valicare le tesi storiche proponendosi come piattaforma didattica. Un tale contesto richiede uno studio approfondito degli eventi storici al fine di ricostruire con chiarezza una mappa della città che sia precisa sia topograficamente sia a livello di navigazione multimediale. La preparazione della cartina deve seguire gli standard del momento, perciò le soluzioni informatiche utilizzate sono quelle fornite da Adobe Illustrator per la realizzazione della topografia, e da Macromedia Flash per la creazione di un’interfaccia di navigazione. La base dei dati descrittivi è ovviamente consultabile essendo contenuta nel supporto media e totalmente annotata nella bibliografia. È il continuo evolvere delle tecnologie d'informazione e la massiccia diffusione dell’uso dei computer che ci porta a un cambiamento sostanziale nello studio e nell’apprendimento storico; le strutture accademiche e gli operatori economici hanno fatto propria la richiesta che giunge dall'utenza (insegnanti, studenti, operatori dei Beni Culturali) di una maggiore diffusione della conoscenza storica attraverso la sua rappresentazione informatizzata. Sul fronte didattico la ricostruzione di una realtà storica attraverso strumenti informatici consente anche ai non-storici di toccare con mano quelle che sono le problematiche della ricerca quali fonti mancanti, buchi della cronologia e valutazione della veridicità dei fatti attraverso prove. Le tecnologie informatiche permettono una visione completa, unitaria ed esauriente del passato, convogliando tutte le informazioni su un'unica piattaforma, permettendo anche a chi non è specializzato di comprendere immediatamente di cosa si parla. Il miglior libro di storia, per sua natura, non può farlo in quanto divide e organizza le notizie in modo diverso. In questo modo agli studenti viene data l'opportunità di apprendere tramite una rappresentazione diversa rispetto a quelle a cui sono abituati. La premessa centrale del progetto è che i risultati nell'apprendimento degli studenti possono essere migliorati se un concetto o un contenuto viene comunicato attraverso più canali di espressione, nel nostro caso attraverso un testo, immagini e un oggetto multimediale. Didattica La Conceria Fiorio è uno dei luoghi-simbolo della Resistenza torinese. Il progetto è una ricostruzione in realtà virtuale della Conceria Fiorio di Torino. La ricostruzione serve a arricchire la cultura storica sia a chi la produce, attraverso una ricerca accurata delle fonti, sia a chi può poi usufruirne, soprattutto i giovani, che, attratti dall’aspetto ludico della ricostruzione, apprendono con più facilità. La costruzione di un manufatto in 3D fornisce agli studenti le basi per riconoscere ed esprimere la giusta relazione fra il modello e l’oggetto storico. Le fasi di lavoro attraverso cui si è giunti alla ricostruzione in 3D della Conceria: . una ricerca storica approfondita, basata sulle fonti, che possono essere documenti degli archivi o scavi archeologici, fonti iconografiche, cartografiche, ecc.; . La modellazione degli edifici sulla base delle ricerche storiche, per fornire la struttura geometrica poligonale che permetta la navigazione tridimensionale; . La realizzazione, attraverso gli strumenti della computer graphic della navigazione in 3D. Unreal Technology è il nome dato al motore grafico utilizzato in numerosi videogiochi commerciali. Una delle caratteristiche fondamentali di tale prodotto è quella di avere uno strumento chiamato Unreal editor con cui è possibile costruire mondi virtuali, e che è quello utilizzato per questo progetto. UnrealEd (Ued) è il software per creare livelli per Unreal e i giochi basati sul motore di Unreal. E’ stata utilizzata la versione gratuita dell’editor. Il risultato finale del progetto è un ambiente virtuale navigabile raffigurante una ricostruzione accurata della Conceria Fiorio ai tempi della Resistenza. L’utente può visitare l’edificio e visualizzare informazioni specifiche su alcuni punti di interesse. La navigazione viene effettuata in prima persona, un processo di “spettacolarizzazione” degli ambienti visitati attraverso un arredamento consono permette all'utente una maggiore immersività rendendo l’ambiente più credibile e immediatamente codificabile. L’architettura Unreal Technology ha permesso di ottenere un buon risultato in un tempo brevissimo, senza che fossero necessari interventi di programmazione. Questo motore è, quindi, particolarmente adatto alla realizzazione rapida di prototipi di una discreta qualità, La presenza di un certo numero di bug lo rende, però, in parte inaffidabile. Utilizzare un editor da videogame per questa ricostruzione auspica la possibilità di un suo impiego nella didattica, quello che le simulazioni in 3D permettono nel caso specifico è di permettere agli studenti di sperimentare il lavoro della ricostruzione storica, con tutti i problemi che lo storico deve affrontare nel ricreare il passato. Questo lavoro vuole essere per gli storici una esperienza nella direzione della creazione di un repertorio espressivo più ampio, che includa gli ambienti tridimensionali. Il rischio di impiegare del tempo per imparare come funziona questa tecnologia per generare spazi virtuali rende scettici quanti si impegnano nell'insegnamento, ma le esperienze di progetti sviluppati, soprattutto all’estero, servono a capire che sono un buon investimento. Il fatto che una software house, che crea un videogame di grande successo di pubblico, includa nel suo prodotto, una serie di strumenti che consentano all'utente la creazione di mondi propri in cui giocare, è sintomatico che l'alfabetizzazione informatica degli utenti medi sta crescendo sempre più rapidamente e che l'utilizzo di un editor come Unreal Engine sarà in futuro una attività alla portata di un pubblico sempre più vasto. Questo ci mette nelle condizioni di progettare moduli di insegnamento più immersivi, in cui l'esperienza della ricerca e della ricostruzione del passato si intreccino con lo studio più tradizionale degli avvenimenti di una certa epoca. I mondi virtuali interattivi vengono spesso definiti come la forma culturale chiave del XXI secolo, come il cinema lo è stato per il XX. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di suggerire che vi sono grosse opportunità per gli storici impiegando gli oggetti e le ambientazioni in 3D, e che essi devono coglierle. Si consideri il fatto che l’estetica abbia un effetto sull’epistemologia. O almeno sulla forma che i risultati delle ricerche storiche assumono nel momento in cui devono essere diffuse. Un’analisi storica fatta in maniera superficiale o con presupposti errati può comunque essere diffusa e avere credito in numerosi ambienti se diffusa con mezzi accattivanti e moderni. Ecco perchè non conviene seppellire un buon lavoro in qualche biblioteca, in attesa che qualcuno lo scopra. Ecco perchè gli storici non devono ignorare il 3D. La nostra capacità, come studiosi e studenti, di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio che il 3D porta con sè, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Una ricostruzione storica può essere molto utile dal punto di vista educativo non sono da chi la visita ma, anche da chi la realizza. La fase di ricerca necessaria per la ricostruzione non può fare altro che aumentare il background culturale dello sviluppatore. Conclusioni La cosa più importante è stata la possibilità di fare esperienze nell’uso di mezzi di comunicazione di questo genere per raccontare e far conoscere il passato. Rovesciando il paradigma conoscitivo che avevo appreso negli studi umanistici, ho cercato di desumere quelle che potremo chiamare “leggi universali” dai dati oggettivi emersi da questi esperimenti. Da punto di vista epistemologico l’informatica, con la sua capacità di gestire masse impressionanti di dati, dà agli studiosi la possibilità di formulare delle ipotesi e poi accertarle o smentirle tramite ricostruzioni e simulazioni. Il mio lavoro è andato in questa direzione, cercando conoscere e usare strumenti attuali che nel futuro avranno sempre maggiore presenza nella comunicazione (anche scientifica) e che sono i mezzi di comunicazione d’eccellenza per determinate fasce d’età (adolescenti). Volendo spingere all’estremo i termini possiamo dire che la sfida che oggi la cultura visuale pone ai metodi tradizionali del fare storia è la stessa che Erodoto e Tucidide contrapposero ai narratori di miti e leggende. Prima di Erodoto esisteva il mito, che era un mezzo perfettamente adeguato per raccontare e dare significato al passato di una tribù o di una città. In un mondo post letterario la nostra conoscenza del passato sta sottilmente mutando nel momento in cui lo vediamo rappresentato da pixel o quando le informazioni scaturiscono non da sole, ma grazie all’interattività con il mezzo. La nostra capacità come studiosi e studenti di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio sottinteso al 3D, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Le esperienze raccolte nelle pagine precedenti ci portano a pensare che in un futuro non troppo lontano uno strumento come il computer sarà l’unico mezzo attraverso cui trasmettere conoscenze, e dal punto di vista didattico la sua interattività consente coinvolgimento negli studenti come nessun altro mezzo di comunicazione moderno.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Nowadays licensing practices have increased in importance and relevance driving the widespread diffusion of markets for technologies. Firms are shifting from a tactical to a strategic attitude towards licensing, addressing both business and corporate level objectives. The Open Innovation Paradigm has been embraced. Firms rely more and more on collaboration and external sourcing of knowledge. This new model of innovation requires firms to leverage on external technologies to unlock the potential of firms’ internal innovative efforts. In this context, firms’ competitive advantage depends both on their ability to recognize available opportunities inside and outside their boundaries and on their readiness to exploit them in order to fuel their innovation process dynamically. Licensing is one of the ways available to firm to ripe the advantages associated to an open attitude in technology strategy. From the licensee’s point view this implies challenging the so-called not-invented-here syndrome, affecting the more traditional firms that emphasize the myth of internal research and development supremacy. This also entails understanding the so-called cognitive constraints affecting the perfect functioning of markets for technologies that are associated to the costs for the assimilation, integration and exploitation of external knowledge by recipient firms. My thesis aimed at shedding light on new interesting issues associated to in-licensing activities that have been neglected by the literature on licensing and markets for technologies. The reason for this gap is associated to the “perspective bias” affecting the works within this stream of research. With very few notable exceptions, they have been generally concerned with the investigation of the so-called licensing dilemma of the licensor – whether to license out or to internally exploit the in-house developed technologies, while neglecting the licensee’s perspective. In my opinion, this has left rooms for improving the understanding of the determinants and conditions affecting licensing-in practices. From the licensee’s viewpoint, the licensing strategy deals with the search, integration, assimilation, exploitation of external technologies. As such it lies at the very hearth of firm’s technology strategy. Improving our understanding of this strategy is thus required to assess the full implications of in-licensing decisions as they shape firms’ innovation patterns and technological capabilities evolution. It also allow for understanding the so-called cognitive constraints associated to the not-invented-here syndrome. In recognition of that, the aim of my work is to contribute to the theoretical and empirical literature explaining the determinants of the licensee’s behavior, by providing a comprehensive theoretical framework as well as ad-hoc conceptual tools to understand and overcome frictions and to ease the achievement of satisfactory technology transfer agreements in the marketplace. Aiming at this, I investigate licensing-in in three different fashions developed in three research papers. In the first work, I investigate the links between licensing and the patterns of firms’ technological search diversification according to the framework of references of the Search literature, Resource-based Theory and the theory of general purpose technologies. In the second paper - that continues where the first one left off – I analyze the new concept of learning-bylicensing, in terms of development of new knowledge inside the licensee firms (e.g. new patents) some years after the acquisition of the license, according to the Dynamic Capabilities perspective. Finally, in the third study, Ideal with the determinants of the remuneration structure of patent licenses (form and amount), and in particular on the role of the upfront fee from the licensee’s perspective. Aiming at this, I combine the insights of two theoretical approaches: agency and real options theory.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

«Fiction of frontier». Phenomenology of an open form/voice. Francesco Giustini’s PhD dissertation fits into a genre of research usually neglected by the literary criticism which nevertheless is arousing much interest in recent years: the relationship between Literature and Space. In this context, the specific issue of his work consists in the category of the Frontier including its several implications for the XX century fiction. The preliminary step, at the beginning of the first section of the dissertation, is a semantic analysis: with precision, Giustini describes the meaning of the word “frontier” here declined in a multiplicity of cultural, political and geographical contexts, starting from the American frontier of the pioneers who headed for the West, to the exotic frontiers of the world, with whose the imperialistic colonization has come into contact; from the semi-uninhabited areas like deserts, highlands and virgin forests, to the ethnic frontiers between Indian and white people in South America, since the internal frontiers of the Countries like those ones between the District and the Capital City, the Centre and the Outskirts. In the next step, Giustini wants to focus on a real “ myth of the frontier”, able to nourish cultural and literary imagination. Indeed, the literature has told and chosen the frontier as the scenery for many stories; especially in the 20th Century it made the frontier a problematic space in the light of events and changes that have transformed the perception of space and our relationship with it. Therefore, the dissertation proposes a critical category, it traces the hallmarks of a specific literary phenomenon defined “ Fiction of the frontier” ,present in many literary traditions during the 20th Century. The term “Fiction” (not “Literature” or “Poetics”) does not define a genre but rather a “procedure”, focusing on a constant issue pointed out from the texts examined in this work : the strong call to the act of narration and to its oral traditions. The “Fiction of the Frontier” is perceived as an approach to the world, a way of watching and feeling the objects, an emotion that is lived and told through the story- a story where the narrator ,through his body and his voice, takes the rule of the witness. The following parts, that have an analytic style, are constructed on the basis of this theoretical and methodological reflection. The second section gives a wide range of examples into we can find the figure and the myth of the frontier through the textual analysis which range over several literary traditions. Starting from monographic chapters (Garcia Marquez, Callado, McCarthy), to the comparative reading of couples of texts (Calvino and Verga Llosa, Buzzati and Coetzee, Arguedas and Rulfo). The selection of texts is introduced so as to underline a particular aspect or a form of the frontier at every reading. This section is articulated into thematic voices which recall some actions that can be taken into the ambiguous and liminal space of the frontier (to communicate, to wait, to “trans-culturate”, to imagine, to live in, to not-live in). In this phenomenology, the frontier comes to the light as a physical and concrete element or as a cultural, imaginary, linguistic, ethnic and existential category. In the end, the third section is centered on a more defined and elaborated analysis of two authors, considered as fundamental for the comprehension of the “Fiction of the frontier”: Joseph Conrad and João Guimarães Rosa. Even if they are very different, being part of unlike literary traditions, these two authors show many connections which are pointed by the comparative analysis. Maybe Conrad is the first author that understand the feeling of the frontier , freeing himself from the adventure romance and from the exotic nineteenthcentury tradition. João Guimarães Rosa, in his turn, is the great narrator of Brazilian and South American frontier, he is the man of sertão and of endless spaces of the Centre of Brazil. His production is strongly linked to that one belonged to the author of Heart of Darkness.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

The irrigation scheme Eduardo Mondlane, situated in Chókwè District - in the Southern part of the Gaza province and within the Limpopo River Basin - is the largest in the country, covering approximately 30,000 hectares of land. Built by the Portuguese colonial administration in the 1950s to exploit the agricultural potential of the area through cash-cropping, after Independence it became one of Frelimo’s flagship projects aiming at the “socialization of the countryside” and at agricultural economic development through the creation of a state farm and of several cooperatives. The failure of Frelimo’s economic reforms, several infrastructural constraints and local farmers resistance to collective forms of production led to scheme to a state of severe degradation aggravated by the floods of the year 2000. A project of technical rehabilitation initiated after the floods is currently accompanied by a strong “efficiency” discourse from the managing institution that strongly opposes the use of irrigated land for subsistence agriculture, historically a major livelihood strategy for smallfarmers, particularly for women. In fact, the area has been characterized, since the end of the XIX century, by a stable pattern of male migration towards South African mines, that has resulted in an a steady increase of women-headed households (both de jure and de facto). The relationship between land reform, agricultural development, poverty alleviation and gender equality in Southern Africa is long debated in academic literature. Within this debate, the role of agricultural activities in irrigation schemes is particularly interesting considering that, in a drought-prone area, having access to water for irrigation means increased possibilities of improving food and livelihood security, and income levels. In the case of Chókwè, local governments institutions are endorsing the development of commercial agriculture through initiatives such as partnerships with international cooperation agencies or joint-ventures with private investors. While these business models can sometimes lead to positive outcomes in terms of poverty alleviation, it is important to recognize that decentralization and neoliberal reforms occur in the context of financial and political crisis of the State that lacks the resources to efficiently manage infrastructures such as irrigation systems. This kind of institutional and economic reforms risk accelerating processes of social and economic marginalisation, including landlessness, in particular for poor rural women that mainly use irrigated land for subsistence production. The study combines an analysis of the historical and geographical context with the study of relevant literature and original fieldwork. Fieldwork was conducted between February and June 2007 (where I mainly collected secondary data, maps and statistics and conducted preliminary visit to Chókwè) and from October 2007 to March 2008. Fieldwork methodology was qualitative and used semi-structured interviews with central and local Government officials, technical experts of the irrigation scheme, civil society organisations, international NGOs, rural extensionists, and water users from the irrigation scheme, in particular those women smallfarmers members of local farmers’ associations. Thanks to the collaboration with the Union of Farmers’ Associations of Chókwè, she has been able to participate to members’ meeting, to education and training activities addressed to women farmers members of the Union and to organize a group discussion. In Chókwè irrigation scheme, women account for the 32% of water users of the familiar sector (comprising plot-holders with less than 5 hectares of land) and for just 5% of the private sector. If one considers farmers’ associations of the familiar sector (a legacy of Frelimo’s cooperatives), women are 84% of total members. However, the security given to them by the land title that they have acquired through occupation is severely endangered by the use that they make of land, that is considered as “non efficient” by the irrigation scheme authority. Due to a reduced access to marketing possibilities and to inputs, training, information and credit women, in actual fact, risk to see their right to access land and water revoked because they are not able to sustain the increasing cost of the water fee. The myth of the “efficient producer” does not take into consideration the characteristics of inequality and gender discrimination of the neo-liberal market. Expecting small-farmers, and in particular women, to be able to compete in the globalized agricultural market seems unrealistic, and can perpetuate unequal gendered access to resources such as land and water.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

The dissertation regards The memory on the Italian Risorgimento in “Justice and Freedom”(1929-1940) a theoretical core point in the history of the Movement, which so far has not been granted due attention. The work herewith presented is therefore aimed at filling a storiographical gap, analysing the historical events which continue to operate as traditions, raising feelings and passions and hence operating in politics, although as secondary factors. The point made is that the Justice and Freedom Movement, an antifascist political movement born in Paris in October 1929, bases its strength on the heroic choice of the antifascism movement to fight a Second Risorgimento, connecting the fight against the regime to the battles previously fought for the justice and the freedom, an entirely isolated event in the political opposition’s panorama. The dissertation, thus, attempts to explain how and why Justice and Freedom is so tightly interconnected in its political action to the Risorgimento tradition. The first chapter sets the cultural background of the foundation of the Justice and Freedom Movement. The centre of such foundation was Florence, where Gaetano Salvemini, along with a group of young people, would later on carry out some cultural experiences that ideally prepare the ground for the movement’s birth. In the second chapter are found the sites of the memory where the passage of the Risorgimento tradition between the generations takes place. The work therefore shifts from a public to a private level, concentrating on biographical paths. The choice made was for Nello Rosselli, a man very close to the Justice and Freedom Movement but who, as opposed to his comrades-in-arms, did not chose the political way to express his ethical choice, but rather the theoretical one, becoming a Risorgimento historian. The third chapter concentrates on the birth of the Justice and Freedom Movement in France, trying to reconstruct the cultural ties and the confrontation places and sites where the members of the Movement could interact with the French intellectual milieu, bringing back to light the propagandistic usage of the Risorgimento myth carried out by the Movement. Lastly, the fourth chapter focuses on the cultural debate on the Risorgimento, which took place on the press organs of the Movement, pointing out and periodizing the theoretical passages and the propagandistic uses of the myth as related to the stages of the Movement and the political needs.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Questo progetto intende indagare il rapporto privilegiato che Derek Walcott intesse con gli scrittori che lo hanno preceduto, e in particolare con T.S.Eliot. Attraverso l ‘analisi di un percorso mitografico letterario emerge la rilevanza che per entrambi i poeti assumono sia il paesaggio che il mito. La ricerca svolta si focalizza prevalentemente su The Waste Land di T.S.Eliot e Mappa del Nuovo Mondo di Derek Walcott.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Questa ricerca mostra l’evoluzione della letteratura mitologica per ragazzi in Italia. Il primo libro italiano di mitologia per bambini è stato pubblicato nel 1911 (lo stesso anno di un’importante e violenta guerra coloniale tra l’Italia e la Libia): la scrittrice italiana Laura Orvieto pubblicò allora “Storie della storia del mondo”, in cui riunì antichi racconti greci per giovani lettori. Queste storie erano ispirate al libro mitologico per bambini “Il libro delle meraviglie” di Hawthorne (titolo originale “A Wonder Book for Girls and Boys”). In seguito molti scrittori italiani scrissero libri mitologici per giovani lettori: serie importanti di libri di mitologia per bambini furono pubblicate durante il regime mussoliniano – talvolta per diffondere l’ideologia fascista della superiorità romana. Durante questo periodo, i libri mitologici spesso mostravano uno stile letterario solenne. Dopo la seconda guerra mondiale, la letteratura mitologica per bambini cambiò lentamente prospettiva: gli scrittori italiani cominciarono ad usare il mito per parlare di problemi sociali (p.e. Gianni Rodari descriveva re Mida come un capitalista) e per spiegare le diverse condizioni umane (p.e. Beatrice Masini fa riferimento alle dee e alle eroine greche per descrivere la condizione femminile). La ricerca analizza anche la relazione tra mito e scuola in Italia: i racconti mitologici hanno sempre fatto parte dei programmi scolastici italiani per bambini dagli 8 agli 11 anni. Le riforme scolastiche – deliberate negli anni ’20 e ’40 – fissarono pratiche didattiche sui miti ancora oggi in uso. I racconti mitologici erano soprattutto un supporto per gli studi storici e letterari. Tuttavia, negli ultimi decenni, i miti sono divenuti un importante aiuto per gli insegnamenti scientifici e artistici.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Starting from an original assumption that Ovid is one of the most influential and studied European mythographers from ancient times till at least the end of the XVII century, my research is about rediscovering Medusa's myth which has been brought to us from Metamorphosis during the period of time between the mid XVI and the last years of the XVII century. The main thread that leads the research trough English, French, Spanish and Italian Literatures gets particularly clarified in the crucial crux that binds the image of Gorgon, the protector of hight mysteries, tightly correlated to the goddess of knowledge, Minerva, and the attraction/dismay for knowing so far considered inaccessible but now perceived as possible (so more attractive than before) thanks to the scientific and geographic discoveries of the Renaissance.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

The thesis deals with the notion of "barbarian/barbarism" from Greek and Roman antiquity to the European Renaissance history and theatre. From a methodological point of view, though the notion of "barbarian" is analysed from an interdisciplinary perspective, the hermeneutic approach of the history of ideas and New Historicism are privileged. The main idea of the thesis is that during the XVIth century in Europe the interpretation of barbarism as a historical and cultural event has shifted from a negative position to a more positive one. The idea of “glorious barbarism” tries to explain such a change in European thought. The thesis is divided into four chapters. In the first chapter the notion of barbarism is analysed from Greek and Roman antiquity to the Renaissance. The second chapter deals with the development of cartography during the XVIth century in Europe and its relation to the redefinition of Europe’s borders. This chapter also deals with the study of some European political treatises developing a reflection on the barbaric past of Europe. The third chapter deals with the analysis of European XVIth century theatre and its relation to the representation of barbarism, with particular attention to Italian, English and Spanish plays staging a conflict between civilization and barbarism. Finally, the forth chapter deals with the analysis of the myth of Amazons during the XVIth century both in the arts and in literature. The Amazons are interpreted as the female translation of the figure of the barbarian. This cultural, artistic and political process emerges particularly in representation of female characters in European XVIth century theatre.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Entre les années 1950 et 1980, émerge une nouvelle forme de labyrinthe chez des romanciers européens comme Michel Butor, Alain Robbe-Grillet, Italo Calvino, Patrick Modiano et Alasdair Gray : un labyrinthe insaisissable et non cartographiable. Pour en rendre compte nous avons recours au modèle du rhizome, issu de la philosophie de Gilles Deleuze et de Félix Guattari, aussi bien qu'au concept d'hétérotopie de Michel Foucault. La spatialité de nos romans nous pousse à prendre en compte également les réécritures ironiques du mythe de Thésée, Ariane, le Minotaure, Dédale. Les citations et les allusions au mythe nous font remarquer la distance d'avec le modèle traditionnel et les effets de ce qu'on peut considérer comme un « bricolage mythique », dans le cadre d'un regard ironique, parodique ou satirique. La représentation romanesque du labyrinthe accentue d'un côté l'absence d'un centre, et de l'autre côté l'ouverture extrême de cet espace qu'est la ville contemporaine. En même temps, la présence de nombreux « espaces autres », les hétérotopies de Foucault, définit l'égarement des protagonistes des romans. Au fur et à mesure que les écrivains acquièrent conscience des caractéristiques « labyrinthiques » de ces espaces, celles-ci commencent à informer l'œuvre romanesque, créant ainsi un espace métafictionnel. Entre les années Cinquante et le début des années Soixante-dix, les Nouveaux romanciers français accentuent ainsi l'idée de pouvoir jouer avec les instruments de la fiction, pour exaspérer l'absence d'un sens dans la ville comme dans la pratique de l'écriture. Calvino reformule cette conception du roman, remarquant l'importance d'un sens, même s'il est caché et difficile à saisir. Pour cette raison, à la fin de l'époque que nous analysons, des auteurs comme Modiano et Gray absorbent les techniques d'écriture de ces prédécesseurs, en les faisant jouer avec la responsabilité éthique de l'auteur.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

A partire da una ricognizione storica sull’ultimo impero coloniale portoghese, la tesi intende analizzare come il mito dell’impero abbia contribuito a definire l’identità nazionale del Portogallo e il suo patrimonio culturale e letterario. Il mito viene indagato in particolar modo nella sua componente linguistica e discorsiva, come modalità peculiare di costruire “costellazioni” di immagini. In questo contesto la letteratura assume una rilevanza specifica, poiché le sue risorse formali le permettono di contrapporre alla fissità del mito una potente articolazione in grado di scardinare gli automatismi legati ad una translatio imperii volta a reiterare l’immaginazione del centro. L’analisi di un corpus letterario afferente a quella che potremmo chiamare la letteratura “dei retornados”, che si concentra soprattutto sulla definizione della focalizzazione narrativa e sulla rielaborazione delle figure narrative, intende ricercare le diverse forme di assumere criticamente il canone imperiale e di oltrepassarlo.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Oggetto della ricerca è il museo Wilhelm Lehmbruck di Duisburg, un'opera dell'architetto Manfred Lehmbruck, progettata e realizzata tra il 1957 e il 1964. Questa architettura, che ospita la produzione artistica del noto scultore Wilhelm Lehmbruck, padre di Manfred, è tra i primi musei edificati ex novo nella Repubblica Federale Tedesca dopo la seconda guerra mondiale. Il mito di Wilhelm Lehmbruck, costruito negli anni per donare una identità culturale alla città industriale di Duisburg, si rinvigorì nel secondo dopoguerra in seno ad una più generale tendenza sorta nella Repubblica di Bonn verso la rivalutazione dell'arte moderna, dichiarata “degenerata” dal nazionalsocialismo. Ricollegarsi all'arte e all'architettura moderna degli anni venti era in quel momento funzionale al ridisegno di un volto nuovo e democratico del giovane stato tedesco, che cercava legittimazione proclamandosi erede della mitica e gloriosa Repubblica di Weimar. Dopo anni di dibattiti sulla ricostruzione, l'architettura del neues Bauen sembrava l'unico modo in cui la Repubblica Federale potesse presentarsi al mondo, anche se la realtà del paese era assai più complessa e svelava il “doppio volto” che connotò questo stato a partire dal 1945. Le numerose dicotomie che popolarono presto la tabula rasa nata dalle ceneri del conflitto (memoria/oblio, tradizione/modernità, continuità/discontinuità con il recente e infausto passato) trovano espressione nella storia e nella particolare architettura del museo di Duisburg, che può essere quindi interpretato come un'opera paradigmatica per comprendere la nuova identità della Repubblica Federale, un'identità che la rese capace di risorgere dopo l' “anno zero”, ricercando nel miracolo economico uno strumento di redenzione da un passato vergognoso, che doveva essere taciuto, dimenticato, lasciato alle spalle.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

La publication de nombreuses œuvres, à la fois littéraires et picturales, entre 1870 et 1914, inspirées par l’épisode biblique du meurtre de Jean Baptiste par Salomé, s’inscrit dans une crise qui touche à cette époque, en Europe, aussi bien le sujet que la notion de représentation. Le mythe de Salomé permet de poursuivre une réflexion de nature littéraire, historique et esthétique concernant le processus d’autonomisation de l’art. À partir des sources bibliques et antiques, dans lesquelles Salomé et Jean Baptiste incarnent respectivement le monde païen en conflit avec le monde chrétien, ces deux personnages font graduellement leur entrée dans l’univers de la fiction. Ils sont au cœur de la transition d’une lecture transcendante — reliée particulièrement à la tradition catholique — de l’épisode tragique qui les unit, à une lecture immanente qui en fait deux instances purement esthétiques. La danseuse et le dernier des prophètes émergent dans la littérature et dans l’art occidentaux comme deux pôles symboliques, liés l’un à l’autre par différents types de relation, susceptibles d’être librement réinvestis par de nouvelles significations et à l’écart des conventions. Si, dans la première partie du XIXe siècle, Salomé et Jean Baptiste sont encore liés à leur sens orthodoxe, au tournant du siècle ils finissent par s’autonomiser de l’Écriture et donnent lieu à de multiples récritures et à des adaptations inattendues. Celles-ci ressortissent alors moins du blasphème à proprement parler que d’un témoignage emblématique d’une transformation du rapport que l’artiste entretient avec son œuvre. Celui-ci, en s’identifiant avec le prophète décollé, se mesure à l’œuvre d’art, qui est incarnée par Salomé. La relation entre Salomé et Jean Baptiste, dans ces diverses représentations, exprime et reflète le moment où art et littérature se reconnaissent comme fictions.

Relevância:

10.00% 10.00%

Publicador:

Resumo:

Nel 1932 Ernst Robert Curtius pubblica il pamphlet politico culturale Deutscher Geist in Gefahr nel quale chiarisce il suo pensiero di fronte alla grave crisi in cui versa la Germania. Egli si schiera contro le posizioni di destra del suo tempo, delle quali critica apertamente la boria nazionalista, il rozzo antisemitismo e la creazione di un mito nazionale elaborato come strumento di manipolazione dell’opinione pubblica. Ritiene inoltre inaccettabili le posizioni rivoluzionarie, tanto di destra quanto di sinistra, che vogliono liberarsi della tradizione umanistica europea e disprezzano la Zivilisation francese; allo stesso modo rifiuta l’ideale di un germanesimo eroico avulso dalla storia europea e respinge infine tutte le forme di nichilismo che si risolvono in un atteggiamento di indifferenza nei confronti della realtà, dei valori e della storia. Curtius accetta il sistema democratico come unica soluzione e ritiene che le decisioni politiche debbano mirare al bene di tutti i ceti sociali indipendentemente dagli interessi di partiti e di singoli gruppi. Rifiuta qualunque forma, anche culturale, di supremazia della Germania, aspira a un’Europa cosmopolita, le cui nazioni siano valorizzate nelle loro caratteristiche specifiche, ed è convinto che per la costruzione della pace gli europei debbano vivere, studiare e lavorare insieme imparando gli uni le lingue degli altri. Per Curtius l’Umanesimo della tradizione classica e la letteratura del Medioevo sono parte integrante della vita di ogni europeo e fonte di energie spirituali per affrontare in modo creativo il presente e il futuro.