884 resultados para Industrial policy - Italy - 1955-1960
Resumo:
La ricerca punta a ricostruire il complesso e travagliato processo decisionale che porta alla realizzazione del quarto centro siderurgico di Taranto. Il grande stabilimento viene progettato nel 1955, approda sui tavoli del comitato di Presidenza della Finsider nel settembre del 1956 e dopo quasi quattro anni di dibattiti e dietrofront ottiene il via libera dal consiglio dei Ministri il 9 giugno del 1959. La prima pietra del centro verrà posta il 10 luglio del 1960, il primo settore (un tubificio) inaugurato nel 1961, mentre il resto del complesso entrerà in funzione nel 1964. Ispiratore del centro è Pasquale Saraceno e gli uomini dell'associazione Svimez, convinti sostenitori dell'industrializzazione dell'Italia Meridionale. Il progetto sostenuto apertamente dalla Democrazia Cristiana a partire dal 1956 e in seguito da tutte le forze politiche, viene convintamente osteggiato dall'Impresa Pubblica, Finsider in testa, che vede messa a repentaglio l'autonomia imprenditoriale del gruppo e i propri equilibri economici. Il centro meridionale è considerato strategicamente penalizzante ed economicamente sconveniente, dato che i maggiori centri industriali italiani del tempo si trovano nell'Italia Settentrionale (quindi una localizzazione meridionale comporterebbe un aggravio di costi per le operazioni di trasporto dell'acciaio). L'Impresa pubblica opterebbe su una politica imprenditoriale più prudente, incentrata sul potenziamento graduale dei centri già esistenti. Non così la Politica decisa ad attuare una svolta in grado di realizzare evidenti progressi nell'economia meridionale. La nostra ricerca ha cercato di ricostruire l'impegno e le manovre dei principali partiti politici e parallelamente le strategie e le ragioni dell'Impresa pubblica tenendo anche conto del grande dibattito sorto sulla stampa nazionale tra favorevoli e contrari al progetto e al coinvolgimento dell'opinione pubblica meridionale in particolare pugliese. La ricerca si divide in tre parti (dedicate alle origini del progetto (1954-1955), gli sviluppi della vicenda (1957-1958), il via libera al centro (1959-1960) e si articola in sei capitoli (Meridione e industrializzazione: verso il quarto centro siderurgico; La siderurgia italiana verso il boom: il progetto del IV centro a ciclo integrale; La polemica Iri – Dc: uno scontro istituzionale; Il Pci e il centro siderurgico di Taranto; La vicenda Vado Ligure e la posizione dell'impresa privata; L'approvazione del progetto). La tesi cerca di mettere a fuoco la posizione della Politica (Dc e Pci su tutti), della Tecnica (Iri e Finsider ma anche progetti e impegno dei privati, quali la Fiat e la Falck) e della società civile (soprattutto quella tarantina dedicando una certa attenzione al mondo cattolico). La ricerca si è svolta su più livelli. Nel primo anno si è compiuta un'approfondito studio presso l'archivio dell'Iri (conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato a Roma), della Dc (Istituto Sturzo, Roma), del Pci (Istituto Gramsci Roma). Il secondo ha permesso di soffermarsi sulle vicende di Taranto (Archivio dell'Arcidiocesi, Archivio del Comune, Biblioteca Comunale). Il terzo è stato focalizzato ancora su vicende politiche e finanziarie (Archivio Storico Banca d'Italia, Archivio Giulio Andreotti, Archivio storico del Senato, tutti con sede a Roma). L'esame dei verbali dei Comitati esecutivi della Finsider per gli anni 1954 -1959 rivela una chiara direzione: la Finsider studia con grande rigore la situazione del mercato italiano, delle varie aziende e dei centri produttivi del Gruppo. Un rigore finalizzato alla chiusura dei centri ritenuti antiquati e poco funzionali e al potenziamento di quelli più moderni e dalle dimensioni imponenti. Un'azione tesa ad incrementare la produzione, essere competitivi sul mercato internazionale e salvaguardare il vero faro dell'azienda in quegli anni: l'economicità. Cioè ottenere il più possibile tutelando gli equilibri finanziari del Gruppo. E' per questo che per ben due anni, i funzionari dell'azienda avanzano progetti complementari, come quello del piccolo centro di Apuania, ma il Comitato esecutivo pur considerando l'investimento indispensabile e conveniente, decide di rinviarne la realizzazione. Gli elementi più rilevanti sono emersi per l'anno 1957. E' noto come il centro siderurgico meridionale fosse messo a rischio da un altro progetto avanzato dalla Fiat, decisa a realizzare un proprio stabilimento nell'Italia settentrionale, a Vado Ligure. Il centro avrebbe dovuto rifornire di acciaio gli stabilimenti della casa automobilistica rendendola indipendente dall'Industria di Stato. Nel caso si fosse realizzato il centro di Vado (al quale la Fiat rinuncerà nel 1957) sarebbe risultato impossibile realizzarne un altro nel Meridione (a quel punto la produzione avrebbe superato i consumi). Dai dati esaminati emerge una trattativa finora inedita che vede il coinvolgimento della Finsider e di privati stranieri.
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There is renewed interest in the state's role in the economic sphere but a lack of research on the viability and employment effects of alternative economic models, in particular from a ‘liberal market economy’ perspective. This article addresses this gap in the human resource management literature by undertaking a detailed case study of industrial policy in the Irish pharmaceutical sector. The proactive and resource-intensive industrial policy adopted by the Irish government and development agencies is found to have underpinned a significant strategic upgrading in this sector of the Irish economy. In turn this has facilitated the growth of high-wage, high-skill jobs. The findings highlight the potential for an active industrial policy to promote employment upgrading in liberal market economies.
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This thesis aims to study how product relatedness to the current pattern of specialization influences the success of industrial policies in underdeveloped sectors. Drawing from Hausmann and Klinger (2006), this work extends the existing literature on the importance of proximity spillovers to explain economic development by focusing on underdeveloped sectors. We find that investment's success in an underdeveloped sector is more likely if it is highly related to the current pattern of specialization. However, heterogeneity amongst sectors is remarkable. Moreover, industrial policy cases are sometimes successful despite the bad odds provided by this criterion, suggesting further factors should be considered.
From Fordism to neoconservatism : free trade and Canadian industrial policy in an era of globalism /
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Nothing today affects the lives of people in countries throughout the industrialized and developing world as much as international trade. Nowhere is this more true than in Canada. Canada's involvement in international trade has a long history dating back to 1854 when it was a British colony. As a major trading country, Canada has always adopted a proactive industrial policy which has been largely responsible for its relative economic prosperi ty. But, wi th businesses now free to invest and divest under the terms of the CUFTA and the NAFTA, the most fundamental concerns for Canadians, in a borderless world, are what powers will the Canadian government have to shape industrial policy, and to what extent can Canada continue as a viable nationstate if it can no longer control its national economy? These are important concerns because, in world without borders, the adjustment process becomes more volatile and more difficult to manage. The CUFTA and the NAFTA not only create the rules for conducting trade, but they also establish a set of new rules for the Canadian government that will diminish its power. As a member of a new North American trading bloc, Canada will find itself subject to a set of forces requiring analysis beyond participation in a conventional free trade area. Because many of the traditional levers of government will now be subject to external control imposed by these agreements, Canada will not be able to mount certain policies in the future that it has relied on in the past. This reality limits the pro-active role of the Canadian state to use policies and programmes for the country's immediate national development. What this thesis attempts is an examination of the evolution of Canadian industrial policy, in effect, the transi tion from Fordism to Neoconservatism, and an assessment of Canada's future as a nation-state as it tries to find security and improved access in a free trade arrangement. Unless Canada takes steps to neutralize the asymmetry of power between itself and the United States through adjustment programmes, it is the contention of this thesis that its economic future is anything but stable.
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Ontario Editorial Bureau (O.E.B.)
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This paper analyzes the main features and historical factors that played a central role for the industrialization process in Colombia during the twentieth century. The document surveys the legislation and policy instruments used in the programs of import substitution industrialization, nontraditional export promotion, and economic openness
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Resumen basado en el de la publicaci??n
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