208 resultados para Romanticismo
Resumo:
Los ejércitos españoles del siglo XVIII se encontraron con el problema estructural de las deserciones de los soldados. Las levas en las islas canarias fueron frecuentes en el siglo XVIII que tenía un alto rechazo en la población canaria. El estudio de la situación social de estos desertores, así como las medidas de los gobiernos para luchar contra esta práctica frecuente en los ejércitos españoles durante este períodos histórico.
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La ricerca si propone di analizzare una di quelle stagioni architettoniche controverse e lontane dalle internazionali strade maestre del nascente Neues Bauen: il romanticismo-nazionale svedese riletto attraverso l’esperienza del suo massimo esponente, Ragnar Östberg (1866-1945). L’obiettivo della tesi non è solamente quello di una revisione della critica storiografica, facendo così luce su una di quelle personalità considerate marginali, quanto quello di ricavare dalla lettura comparata di due tra i suoi progetti, fino ad ora mai indagati, quegli elementi che fanno dell’architettura un “fatto urbano” in cui la collettività può riconoscersi e parallelamente un fatto di rappresentazione della stessa. L’arcipelago di Stoccolma e quel processo di “renovatio urbis” a cui fu sottoposta proprio agli albori del XX secolo furono gli scenari in cui presero vita i due progetti: il complesso formato dallo Stockholms Stadshuset e la vicina parte mai realizzata del Nämndhuset, e villa Geber. Condensano due dimensioni che la città immersa nel paesaggio contiene: la natura urbana dell’edificio municipale e quella domestica della villa urbana isolata. La ricerca intesse un itinerario di disvelamento attraverso una matrice duale di lettura: “genius loci” e memorie urbane. I capitoli cercano di dimostrare come i due casi-studio siano espressione di quella pendolarità di ricerca tra lo spirito del luogo e le rimembranze delle forme urbane della tradizione. Questa analisi ci conduce in un viaggio alla ricerca dell’atlante delle “memorie urbane”, raccolte nei viaggi e nella formazione, comprendendo così il mondo analogico di riferimenti culturali con altre architetture europee della tradizione. I due progetti sorgono in opposte aree di espansione di Stoccolma e, pur nella loro diversità di scala, sono chiara espressione di appropriatezza al luogo e di strutture formali analoghe. Stockholm Stadshuset-Nämndhuset e villa Geber esprimono il metodo di Östberg, dove i riferimenti raccolti dall’imagination passive sono tramutati ed assemblati grazie alla imagination active.
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Questa tesi è dedicata alla traduzione dallo slovacco all’italiano di quattro fiabe popolari slovacche di Dobšinský in una versione per bambini adattatata da Elena Slobodová e pubblicata nel 2012 con il titolo Slovenské rozprávky [Fiabe slovacche]. L’adattamento si basa sull’opera Prostonárodné slovenské povesti [Leggende popolari slovacche] pubblicata da Dobšinský tra il 1880 e il 1883. Le fiabe di Dobšinský sono considerate la monumentalizzazione della fiaba popolare slovacca nella sua forma classica e costituiscono una componente importante del patrimonio culturale slovacco. Quindi, benché l’autrice abbia rimosso quegli elementi non adeguati per bambini, nelle fiabe adattate sono presenti molte tracce della lingua arcaica e molti realia relativi alla cultura slovacca. La tesi comprende un’introduzione, cinque capitoli e le conclusioni. Il primo capitolo è dedicato alla traduzione della letteratura per l’infanzia, in particolare delle fiabe. Il secondo capitolo riguarda la vita di Dobšinský e la genesi delle Prostonárodné slovenské povesti nel contesto storico-culturale del Romanticismo slovacco. Inoltre, in questo capitolo vengono analizzate le modalità in cui le fiabe popolari sono entrate a far parte della letteratura per l’infanzia e sono state adattate per la radio e la televisione. Il terzo capitolo consiste nell’analisi del testo di partenza non solo dal punto di vista della struttura delle fiabe, ma anche in relazione alle differenze tematiche e linguistiche che sussistono tra il testo originale di Dobšinský e la versione adattata. Del terzo capitolo fa parte anche un glossario con i termini arcaici, letterari, enfatici, dialettali e colloquiali, le espressioni idiomatiche e i realia. Il quarto capitolo contiene la proposta di traduzione in italiano delle fiabe Zlatovláska, O dvanástich mesiačikoch, Popolvár najväčší na svete a Nebojsa. Nel quinto capitolo vengono commentate le strategie e le difficoltà traduttive.
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Partendo dal concetto di 'regionalismo' oppure d' identità regionale nell'interpretazione che ne ha dato Fernand Braudel ci rendiamo conto che il modo di guardare Venezia e l'arte veneziana con una certa ottica si forma a partire del romanticismo. Sono autori quali John Ruskin e Hippolyte Taine che sulla base della teoria del 'milieu' hanno dato inizio a un metodo della storia dell'arte ottocentesca che identifica il carattere del luogo e della sua gente con l'arte che vi viene prodotta. Il concetto teorico che sta alla base di questo modo di interpretare la pittura, deriva però dal Vasari e si riferiva all'opposizione artistica tra Venezia e Firenze, e al loro antagonismo che secondo Vasari vedeva vincitore il disegno. Dopo Vasari questo concetto viene ripreso da altri teorici italiani, ma all'inizio del Settecento il dibattito si sposta in Francia dove de Piles sulla scia del 'debat des anciens et modernes' dando la palma a Rubens invece di Poussin, prende la parte del colore. Grazie alla diffusione del nuovo gusto per il colore che si diffonde dalla Francia per tutta l'Europa, l'arte veneziana acquista una grandissima riputazione dalla quale approfittano soprattutto i pittori moderni veneziani attivi all'estero, durante il Settecento. Davanti questo sfondo viene sottolineata l'importanza di Venezia per il giovane Mengs che deve il suo primo successo al 'ritratto a pastelli', seguendo il gusto del sovrano sassone Augusto III. A causa dell'incarico per il quadro della chiesa cattolica di Dresda il pittore si porta a Venezia dove studia l'Assunta di Tiziano che si rispecchia nel quadro per Dresda. Dall'incontro con l'arte di Tiziano nasce un intenso dialogo teorico con la sua pittura di modo che Tiziano viene incluso da Mengs nella 'trias' dei tre primi pittori della storia della pittura per la perfezione del suo colore. Tale rivalutazione di Tiziano, pubblicata nei suoi scritti, porta alla revisione generale dei pregiudizi accademici verso la scuola veneziana sul livello teorico e pratico. A Venezia è Andrea Memmo, basandosi sui scritti di Mengs, a dare con la sua 'Orazione' davanti l'Accademia nel 1787 una nuova visione quando abbandona la tradizionale gerarchia 'disegno, colore e chiaroscuro' e con essa anche la tradizionale classifica delle scuole. Angelika Kauffmann che ritrae Memmo durante il suo soggiorno veneziano rappresenta forse il tipo di pittura che Memmo intese come ideale ed è una pittura che riunisce le qualità dei grandi maestri del passato facendolo confluire in un gusto universale. Spetterà poi al Lanzi di introdurre l'idea di una nuova pittura di carattere nazionale che si verifica durante l'Ottocento con i 'Macchiaioli' che danno la prevalenza al colore e non al disegno.
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La crítica tradicionalmente ha sido muy severa con Réstif de la Bretonne, a quien ha relegado a un segundo plano durante más de cien años por considerarlo un autor marginal. A principios del siglo XX es rescatado de la oscuridad gracias a las teorías freudianas pero recién en los años sesenta se estudia su obra desde otros puntos de vista. Contribuyendo a esta línea, el presente artículo intenta aportar elementos que permitan devolver a Réstif de la Bretonne el lugar que le corresponde dentro de la historia de la literatura y del pensamiento político. A lo largo del siglo XVIII el espacio adquiere un valor fundamental porque se supone que debe ser conocido y dominado para poseer las leyes del mundo entero. Dentro de este marco la novela utópica de nuestro autor titulada El Descubrimiento Austral. Novela Filosófica, textualiza posturas aparentemente disímiles acerca del espacio que convierten a Réstif en uno de los símbolos del período de transición que representa. Las ideas vertidas en esta novela nos permiten afirmar que Réstif de la Bretonne se adelanta, sin duda, a movimientos del siglo XIX como el Socialismo Utópico, el Romanticismo y el Nacionalismo.
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Bernabé Demaría (1824-1910), escritor, político y pintor argentino, es autor de una única novela, Revelaciones de un manuscrito (1869). En sus páginas, el espacio geográfico -Europa en la primera parte; la Argentina, en la segunda- funciona como elemento estructurador, pues la novela está concebida como un Bildungsroman, donde el motivo del viaje articula tanto el desplazamiento horizontal (espacial) como el vertical (espiritual y social) del protagonista, Florencio Indarte. Junto a los tópicos del más definido romanticismo, se descubren rasgos realistas: una cuidadosa localización espacial de la acción, la acumulación de detalles tendientes a reforzar el efecto de realidad, el discurso didáctico, de registro aparentemente objetivo, portador de una copiosa enciclopedia científica. La olvidada novela de Bernabé Demaría debe ser tenida en cuenta muy especialmente en toda indagación de los orígenes del realismo en la novela argentina.
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En “De las alegorías a las novelas", Jorge Luis Borges ensayaba una distinción entre ambas y al mismo tiempo, trazaba una zona de ambigua coexistencia dejando así abierta la posibilidad de entrelazar aquello que “dicho de otro modo", que en el sentido etimológico de la alegoría (oscuro ingenio, en la concepción de Sir Edmond Spenser); con lo que se supone propio de la narrativa en relación con lo particular, en oposición a lo genérico o conceptual que suele adscribirse a la alegoría continuando la definición (negativa) del romanticismo. La revisión del término por parte de Walter Benjamin, Edward Honig o Arthur Fletcher, lo mismo el texto de Borges, incitan a una reconsideración de “lo alegórico" en sus posibilidades narrativas en la literatura contemporánea. Nos proponemos examinar esta cuestión tomando como texto paradigmático el Adán Buenosayres de Leopoldo Marechal en un análisis que al mismo tiempo que considera la función y sentido de lo alegórico en el texto de este último, examina los alcances de la categoría ampliando su marco según las nuevas perspectivas mencionadas y las posibilidades que ofrece el texto literario.
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Este trabajo gira en torno a algunos de los textos de Esteban Echeverría tales como La Cautiva, El Matadero y El Dogma Socialista, los cuales han sido considerados inaugurales en cuanto a la constitución de la literatura y el pensamiento argentinos, en el contexto de la teoría literaria y la historia de las ideas. A partir de un recorrido sobre algunas de las lecturas que se han hecho sobre nuestro autor durante el siglo XIX y el siglo XX se intenta bosquejar un retrato de Echeverría desde distintas perspectivas atravesadas por discusiones en torno a la originalidad, el plagio y la glosa. Conceptos, proyectos, deseos y acontecimientos tales como el desierto, la libertad, la igualdad y la democracia se encuentran en la configuración de signos que traza una escritura inacabada en la que todavía está presente la tensión entre lo dicho y lo no dicho.
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Con el fin de conocer las últimas interpretaciones acerca de nuestro pasado regional, los videos de la serie "Mendoza, crónica de nuestra identidad", pretenden llevar adelante la tarea constante de construir y reconstruir una identidad que se mantenga abierta a los valores del pasado, pero también a la inevitable reformulación crítica de los mismos principios. La propuesta es generar un proceso de actualización y perfeccionamiento en el campo de la historia regional. En el documental LA LITERATURA DE MENDOZA, se describen las tendencias literarias en la provincia desde la época de la colonia a la actualidad. Los temas abordados son: - Los cronistas - El siglo XVIII - El Siglo XIX - El regionalismo literario - Vanguardia en Mendoza - Las últimas tendencias
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Fil: Ciriza, Alejandra.
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Fil: Pró, Diego F..
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Fil: Molina, Hebe Beatriz. Universidad Nacional de Cuyo