157 resultados para MITOLOGIA CAÑARI


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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)

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Questa ricerca mostra l’evoluzione della letteratura mitologica per ragazzi in Italia. Il primo libro italiano di mitologia per bambini è stato pubblicato nel 1911 (lo stesso anno di un’importante e violenta guerra coloniale tra l’Italia e la Libia): la scrittrice italiana Laura Orvieto pubblicò allora “Storie della storia del mondo”, in cui riunì antichi racconti greci per giovani lettori. Queste storie erano ispirate al libro mitologico per bambini “Il libro delle meraviglie” di Hawthorne (titolo originale “A Wonder Book for Girls and Boys”). In seguito molti scrittori italiani scrissero libri mitologici per giovani lettori: serie importanti di libri di mitologia per bambini furono pubblicate durante il regime mussoliniano – talvolta per diffondere l’ideologia fascista della superiorità romana. Durante questo periodo, i libri mitologici spesso mostravano uno stile letterario solenne. Dopo la seconda guerra mondiale, la letteratura mitologica per bambini cambiò lentamente prospettiva: gli scrittori italiani cominciarono ad usare il mito per parlare di problemi sociali (p.e. Gianni Rodari descriveva re Mida come un capitalista) e per spiegare le diverse condizioni umane (p.e. Beatrice Masini fa riferimento alle dee e alle eroine greche per descrivere la condizione femminile). La ricerca analizza anche la relazione tra mito e scuola in Italia: i racconti mitologici hanno sempre fatto parte dei programmi scolastici italiani per bambini dagli 8 agli 11 anni. Le riforme scolastiche – deliberate negli anni ’20 e ’40 – fissarono pratiche didattiche sui miti ancora oggi in uso. I racconti mitologici erano soprattutto un supporto per gli studi storici e letterari. Tuttavia, negli ultimi decenni, i miti sono divenuti un importante aiuto per gli insegnamenti scientifici e artistici.

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L’idea del presente elaborato nasce da due elementi principali: l’attualità del tema in Giappone ma anche in Europa, e l’esistenza nella lingua giapponese di strutture grammaticali e sintattiche propriamente “maschili”. L’analisi della figura della donna nella società giapponese moderna è trattata attraverso un breve excursus che va dalla mitologia alla Seconda Guerra Mondiale. Il mito presenta la femminilità come valore, e genera una società matriarcale. Tuttavia, l’influenza delle religioni e lo sviluppo del sistema feudale ben presto orientano la società verso un rigido patriarcato. Nonostante la Restaurazione Meiji abbia dato impulso ai primi movimenti di riforma in materia di diritti delle donne, è solo durante il periodo Taishō che la società assimila influenze progressiste e vedute più aperte, e lo status della donna diviene oggetto di riforme e conquiste. Nella seconda metà degli anni Trenta il clima oppressivo in vista della Seconda Guerra Mondiale predilige ancora una volta il ruolo femminile tradizionale plasmato dalla cultura patriarcale. Per la prima volta, durante l’Occupazione statunitense viene proposto un modello femminile alternativo, che sembra promuovere un’immagine diversa della donna. Tuttavia, tale fenomeno indietreggia non appena mutano le priorità degli Stati Uniti in Giappone. In seguito, lo studio della figura della donna nella società è trattata tramite l’analisi della Costituzione del 1946 e delle leggi in materia di famiglia, istruzione e occupazione. Tale analisi risulta interessante in quanto riflette l’andamento altalenante che caratterizza la società giapponese nell'ambito dell’eguaglianza di genere. Inoltre, è riportata l’analisi critica delle leggi in materia di eguaglianza di genere e pari opportunità in ambito lavorativo. L’analisi delle leggi permette di comprendere le tendenze delle nuove generazioni emerse negli ultimi anni, in particolare lo stile di vita della donna del Giappone contemporaneo.

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Contenido: La doble imagen de la moralidad de Augusto / Juan Luis Posadas -- La instrumentalización del mito : aspectos sobre el colapso de las oligarquías dorias en el Peloponeso arcaico / Dante Avalle -- Dioses griegos en tiempos cristianos : poemas-ofrendas de Agacias Escolástico en Antología Palatina 6 / Elbia Haydée Difabio -- Observaciones sobre el alcance de la stásis en la praxis y la teoría política griega antigua / Juan Pablo Ramis -- Reminiscências de Alexandria e Antônio : o percurso de Germánico César na provincia do Egito durante o Principado de Tibério César (14-34 d.c.) / Rafael da Costa Campos -- La construcción político-social del βάρβαρος en el mundo helénico : los símbolos y/o signos identitarios que condujeron a la construcción del "nosotros" helénico / Graciela Gómez Aso -- Reseñas bibliográficas

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El traductor fue Don Roque Valero Oquendo

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Resumen: Descripción: escena mitológica donde el dios Pan, recostado, toca la flauta junto a una ninfa y dos amorcillos, uno con flores y el otro con un carnero

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Resumen: Descripción: escena que representa una bacanal con varios personajes en el interior de una habitación

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Inscripción: "D'après le tableau du Titien qui est dans le cabinet de Mr. Crozat, Peint sur toile haut de 3 pieds 8 pouces, large de 5 pieds 9 pouces"

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Como estudar uma cultura ou uma comunidade perdida nos tempos bíblicos? Esta é um questão motriz para o autor. Foi dessa maneira que surgiu o seu interesse em discutir a possibilidade do uso do mito cosmogônico para o entendimento da comunidade dos cativos judaítas em Babilônia. É uma iniciativa, que precisava ser trilhada pelos pesquisadores que se dispusessem ao estudo das culturas do mundo bíblico. Assim se elegeu o tema Mito Cosmogônico no Primeiro Testamento como instrumento de aprofundamento da pesquisa bíblica. O mito é uma escolha mais ou menos óbvia, pela sua capacidade de funcionar como paradigma, pragmática e traditiva contra-hegemônica dentro de um contexto social interétnico. Estas eram ponderações vindas de matrizes como a do fenomenólogo Mircea Eliade, do Antropólogo Roger Bastide e do teólogo e fenomenólogo José Severino Croatto. É por isto que um paralelo é traçado entre o mito de Marduk e o texto de Isaías 51, 9-11, que fala de Javé como sendo criador do mundo e que luta contra as forças do caos. Isto é feito, com vistas à percepção da profecia do Isaías do exílio, como parentesco e sua justaposição com a mitologia babilônica, e ambos se aproximam bastante de forma sintagmática e histórico-social. Coube ainda saber se a profecia do Dêutero-Isaías atuava da mesma maneira que o poema Enuma elish funcionava para os babilônicos. Ou seja, fazia-se surgir modelos sociais às comunidades de escravos dentro do Império Neobabilônico; se com base nestes cânticos, os cativos conseguiam construir um ordenamento para as suas comunidades, que gozavam de uma relativa autonomia, tais como colônias e guetos ; se de posse dessa ousada profecia, os judeus da golah eram capazes de elaborar uma desobediência cívil nos termos de um nutrir nos corações, uma utopia que rompesse com o status quo do passado, comprometendo-os com a esperança no Javé criador.(AU)