978 resultados para Young, La Monte


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L’obiettivo della presente dissertazione è la valutazione della vulnerabilità sismica del nucleo storico del complesso di San Giovanni in Monte a Bologna, con i metodi indicati nelle “Linee Guida” del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, secondo i livelli di valutazione LV1 ed LV3. Gli edifici oggetto di studio si inseriscono all’interno di un aggregato storico unico nel suo genere che ha avuto come centro di sviluppo la Chiesa di San Giovanni in Monte e successivamente il complesso costituito da Chiesa e monastero adiacente.

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Scopo della tesi è la realizzazione di rilievi fitosociologici nel SIC “IT4080008 Balze di Verghereto, Monte Fumaiolo, Ripa della Moia” (provincia di Forlì-Cesena). Il gruppo montuoso del Monte Fumaiolo, posto al confine tra le Vallate del Savio e del Tevere, è stato proposto nel 1995 come Sito di Importanza Comunitaria. E' un'area colonizzata già nell'antichità dall'uomo e comprende una grande estensione di pascoli montani, con rupi calcaree e rilievi comprendenti faggete, abetine artificiali, rimboschimenti e prati pascoli. Nell'ambito di una ricerca sulla distribuzione degli habitat di maggior pregio in questo sito sono stati realizzati campionamenti, basati sul metodo Braun Blanquet, nel periodo tra Lunglio e Settembre 2013. I dati raccolti sono stati successivamente elaborati tramite software Matlab versione 7.10.0.282 creando due dendrogrammi allo scopo di descrivere sia la qualità naturale del SIC, sia dal punto di vista degli habitat. Dalle informazioni raccolte è stata possibile la definizione di due tipologie di vegetazione: le formazioni forestali e gli ambienti aperti. I risultati mostrano 57 rilievi inerenti ai boschi divisi in ulteriori sottogruppi rappresentanti boschi a faggio, situazioni miste con Fagus sylvatica e Abies alba, querceti misti e rimboschimenti a Pinus nigra. I 27 rilievi degli ambienti aperti mostrano invece una predominanza di prati-pascolo e pascoli con situazioni di evoluzione ad arbusteti a Cytisus scoparius e Juniperus communis. Sono state campionate anche le vegetazioni a succulente presenti su affioramenti rocciosi. Le informazioni ottenute ed elaborate possono essere utili per studi futuri e per la creazione di una carta fitosociologica sulla base dei rilievi effettuati e della pregressa carta della vegetazione su base fisionomica (Barlotti 2013).

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Il prodotto principale del lavoro è la Carta Geologica alla scala 1:5.000 che ha portato un avanzamento delle conoscenze nella zona in esame. Dal punto di vista stratigrafico il Gruppo dei Calcari Grigi è stato suddiviso nelle formazioni già distinte nei Fogli CARG Tione, Malè, Trento e Asiago: la Formazione di Monte Zugna, Fm. Di Loppio, Fm. Di Rotzo, Fm. Di Grigno. È stato possibile anche rilevare e cartografare l’Oolite di S. Vigilio, anche detta Encrinite di Monte Agaro, con uno spessore di circa 5 m sino alla zona di Sass de Falares, cioè più ad est di quanto noto in letteratura. E’ stato osservato che la Linea di Belluno non è un piano unico, ma comprende altre due faglie: la Linea di Monte Piad che consiste in una faglia inversa che taglia in cerniera l’Anticlinale del Monte Coppolo, e poco a sud la Linea di Sasso Falares che rappresenta la faglia che ha generato la piega per propagazione di faglia del Coppolo, e proseguendo poi verso l’alto ha tagliato tutta la piega emergendo in superficie. In tal modo si forma il duplex di Sasso Falares, arrangiato in una blanda coppia anticinale-sinclinale tipica della geometria di queste strutture, che risulta delimitato a nord dalla linea omonima e a sud dalla L. di Belluno s.s. che si incontrano a quota circa 700 m. Si è potuta anche ricostruire la cinematica del piano principale del thrust di Belluno studiando l’affioramento eccezionale messo a nudo di recente. Gli assi degli sforzi, agenti in compressione, ricostruiti tramite l’analisi meso-strutturale, testimoniano una compressione orientata NNW-SSE, correlabile con l’Evento Valsuganese del Serravalliano-Tortoniano, legato ad un asse compressivo N340 che rappresenta l’evento principale nella regione sudalpina. Anche l’Evento compressivo del Cattiano-Burdigalliano con asse N30 ed una compressione orientata circa E-W correlabile con l’Evento Scledense del Messiniano-Pliocene risultano dall’analisi strutturale.

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Il Massiccio del Cansiglio-Monte Cavallo costituisce uno dei maggiori complessi carsici italiani; con questo lavoro si cerca di fornirne una caratterizzazione idrogeologica sulla quale poter basare una futura prova di tracciamento multiplo, al fine di definirne con precisione la configurazione interna. Lo studio è incentrato sul monitoraggio in continuo di portate, temperature e conducibilità elettrica compensata a 25 °C delle tre sorgenti maggiori del fiume Livenza, che sgorgano alla base del Massiccio, e su un monitoraggio idrochimico discontinuo di nove sorgenti (tra cui figurano anche le tre principali) e di quattro grotte rappresentanti le aree di infiltrazione concentrata. L’enorme volume d’acqua contenuto in questo grande acquifero carsico sembra riversarsi quasi completamente nelle aree sorgive situate al margine occidentale della pianura friulana, che cinge il lato orientale del Massiccio. In linea generale, queste acque, tipicamente carbonatiche, non hanno tempi di residenza lunghi all’interno del bacino di provenienza e fluiscono con portate elevate (> 1 m3/s) da ognuna delle tre sorgenti maggiori; nel periodo estivo (luglio-agosto) si registra una fase di svuotamento, assai accentuata al Gorgazzo, sorgente, tra le tre, posta più a nord. Molinetto, situata più a sud, pare differenziarsi maggiormente dalle altre due grandi sorgenti, Santissima e Gorgazzo, mentre le sorgenti minori sembrano, al di là di alcune caratteristiche peculiari, abbastanza simili tra loro. In particolare, il Molinetto mostra, in risposta agli eventi meteorici intensi, un incremento di portata meno netto, accompagnato da un evidente fenomeno di pistonaggio, almeno durante il periodo di morbida. Al contrario, il Gorgazzo risponde immediatamente alle forti precipitazioni piovose e le acque di pioggia viaggiano rapidamente dalla zona di infiltrazione alla sorgente stessa. La Santissima, sorgente con valori medi di portata maggiori e valori di conducibilità elettrica e temperatura mediamente inferiori alle altre, sembra dipendere da un sistema con caratteristiche intermedie tra quelle delle due sorgenti adiacenti. Emerge la complessità di questo vasto sistema carsico che sembra mostrare un grado di carsificazione in aumento da sud-ovest a nord-est. Sulla base dei dati raccolti si suppone che al suo interno possano svilupparsi due sottosistemi: il primo sembra che riversi la sua riserva idrica nelle sorgenti Molinetto e Santissima, il secondo accomuna invece la Santissima con il Gorgazzo, il quale ne costituisce un “troppo pieno”.

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El objetivo de esta investigación fue generar un modelo de distribución potencial de los bosques de Prosopis flexuosa, en la provincia Biogeográfica del Monte, desde Catamarca hasta Mendoza, para luego comparar con distribuciones actuales y poder inferir acerca de los principales procesos y cambios en la distribución que pudieron haber sufrido estos bosques ya sea por causas naturales o antrópicas. Para obtener el mapa modelo se utilizó el software Maxent, el cual utiliza como datos los registros de presencia (georreferenciados) de la especie y las variables ambientales que se consideran relevantes para su distribución. Para correr el modelo, se utilizaron las variables bioclimáticas (obtenidas del sitio Worldclim) y las variables altura, pendiente, orientación, subórdenes de suelos y freática. Como registros, se utilizaron puntos de presencia de bosques (tomados con GPS) en diferentes zonas del Monte. El mapa de distribución potencial resultante concuerda con la ubicación de los principales valles, bolsones y llanuras del Monte, en donde se conoce la existencia actual de los bosques de Prosopis flexuosa. En comparación con estas distribuciones reales, existe una importante coincidencia pero, en general, el área abarcada por los bosques potenciales es superior a lo determinado por las imágenes actuales, como así también existen casos particulares en los cuales las probabilidades de ocurrencia de bosques son muy bajas y las imágenes nos muestran existencia de los mismos. A su vez, al comparar con fuentes y registros históricos, con documentos oficiales (cartas IGM) y estadísticas del ferrocarril se pueden inferir posibles procesos de desmontes, que estarían determinando la ausencia de bosques actuales en sitios donde nuestro mapa potencial presenta altas probabilidades.

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Uno de los mecanismos propuestos para el enriquecimiento del suelo generado bajo la cobertura de leñosas en zonas áridas es la relocalización de nutrientes absorbidos por sus extensos sistemas radicales hacia el área bajo su dosel. Sin embargo, el efecto final sobre la fertilidad del suelo depende de los distintos procesos que transforman la broza y liberan nutrientes. Prosopis flexuosa D.C. (algarrobo) es la especie leñosa de mayor producción de broza y genera islas de fertilidad bajo su dosel en el Monte Central. En este trabajo analizamos la dinámica temporal de la masa de la broza caída bajo P. flexuosa, en distintos microhábitats (bajo la copa de P. flexuosa, bajo Larrea divaricata, en áreas próximas a árboles talados, y en áreas expuestas). Encontramos una mayor disminución en la masa de broza en invierno, sin diferencias entre microhábitats, y menores tasas de pérdida y mayor heterogeneidad espacial en primavera y verano. Nuestros resultados sugieren que la dinámica de la broza depende principalmente de su composición, ya que es mayor la tasa de pérdida, inmediatamente después del ingreso de broza producida por la caída de hojas de P. flexuosa no obstante las condiciones ambientales desfavorables para la actividad de microorganismos. A pesar de observarse diferencias en la dinámica de la broza entre los microhábitats, la magnitud total de los cambios de masa de broza no presenta una variabilidad espacial importante. Por el contrario, se detectó relocalización secundaria de broza, producto de la actividad de artrópodos y posiblemente otros factores (agua-viento), los que podrían actuar como moderadores de las diferencias generadas por la concentración de broza bajo las leñosas.

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El ganado vacuno consume principalmente plantas de gramíneas, lo que provoca una reducción en la abundancia de sus semillas tanto en pie como en el banco del suelo. Estas semillas son el principal alimento de las aves granívoras en el desierto del Monte central, quienes las prefieren por encima de las herbáceas dicotiledóneas. Se evaluó si el pastoreo genera cambios en la dieta de cinco especies de aves granívoras: Saltatricula multicolor, Diuca diuca, Poospiza torquata, Catamenia analis y Zonotrichia capensis (la cual posee tres subespecies con diferente estatus de residencia). Durante el invierno de 2014 se capturaron aves en algarrobales no pastoreados dentro de la Reserva de Biósfera de Ñacuñán (Mendoza) y en dos estancias aledañas con distinto grado de pastoreo. Se obtuvieron muestras de contenido estomacal por medio de la técnica de lavaje y evacuación del tracto digestivo. Las muestras fueron analizadas cuantificando y clasificando las distintas semillas presentes. Zonotrichia capensis y P. torquata se comportaron como especies plásticas incorporando una mayor cantidad de semillas sub-óptimas a la dieta. Saltatricula multicolor, D. diuca y C. analis mostraron, aunque en distinto grado, una dieta poco flexible basada en la ingesta casi exclusiva de semillas de gramíneas. Las tres subespecies de Z. capensis consideradas en este trabajo mostraron una dieta plástica consumiendo una gran cantidad de ítems sub-óptimos. El pastoreo, al disminuir la abundancia de semillas de gramíneas, provoca variaciones especie-específicas en la dieta de las especies de aves granívoras