877 resultados para Raising of Lazarus (Miracle)
Resumo:
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
RB31-258 The Contribution fo Nebraska Farm Women to Family Income Through Poultry and Dairy Products
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This investigation was made in 1929-1930 for the purpose of studying the activities of Nebraska farm women in the raising of poultry and in the care of dairy products, to discover whether or not such activities resulted in a contribution to the family income. With this in view, a group of women were asked to keep records for one year (from April 1, 1929 to March 31, 1930) of the value and amount of dairy and poultry products sold or used, of all expense incurred in production, and of the time spent both by the homemaker herself and by all other members of the household, in the production and sale of dairy and poultry products. When this study was outlined it was intended to cover only actual cash addition to the family income. This, however, did not prove to be feasible, as a considerable portion of the contribution to the family income was in the form of dairy and poultry products used at home.
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[ES] Se presenta la cartografía geomorfológica y el análisis de cuatro formaciones superficiales que recubren algunos sectores de los Llanos de Castro Caldelas, una planicie topográficamente aislada por el profundo encajamiento de la red fluvial del río Sil y por la falla de Maceda, de edad alpina. Sobre este replano erosivo se ha identificado una red fluvial fosil, parcialmente capturada por el río Sil y varios niveles de terrazas erosivas que corresponden al desmantelamiento del replano inicial R1000. La relación entre morfologías y depósitos permitió elaborar una secuencia de procesos desencadenada por un pulso tectónico que descabaló el replano R800 y produjo el levantamiento relativo de los Llanos de Castro Caldelas y otras áreas adyacentes
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L’ermeneutica filosofica di Hans-Georg Gadamer – indubbiamente uno dei capisaldi del pensiero novecentesco – rappresenta una filosofia molto composita, sfaccettata e articolata, per così dire formata da una molteplicità di dimensioni diverse che si intrecciano l’una con l’altra. Ciò risulta evidente già da un semplice sguardo alla composizione interna della sua opera principale, Wahrheit und Methode (1960), nella quale si presenta una teoria del comprendere che prende in esame tre differenti dimensioni dell’esperienza umana – arte, storia e linguaggio – ovviamente concepite come fondamentalmente correlate tra loro. Ma questo quadro d’insieme si complica notevolmente non appena si prendano in esame perlomeno alcuni dei numerosi contributi che Gadamer ha scritto e pubblicato prima e dopo il suo opus magnum: contributi che testimoniano l’importante presenza nel suo pensiero di altre tematiche. Di tale complessità, però, non sempre gli interpreti di Gadamer hanno tenuto pienamente conto, visto che una gran parte dei contributi esegetici sul suo pensiero risultano essenzialmente incentrati sul capolavoro del 1960 (ed in particolare sui problemi della legittimazione delle Geisteswissenschaften), dedicando invece minore attenzione agli altri percorsi che egli ha seguito e, in particolare, alla dimensione propriamente etica e politica della sua filosofia ermeneutica. Inoltre, mi sembra che non sempre si sia prestata la giusta attenzione alla fondamentale unitarietà – da non confondere con una presunta “sistematicità”, da Gadamer esplicitamente respinta – che a dispetto dell’indubbia molteplicità ed eterogeneità del pensiero gadameriano comunque vige al suo interno. La mia tesi, dunque, è che estetica e scienze umane, filosofia del linguaggio e filosofia morale, dialogo con i Greci e confronto critico col pensiero moderno, considerazioni su problematiche antropologiche e riflessioni sulla nostra attualità sociopolitica e tecnoscientifica, rappresentino le diverse dimensioni di un solo pensiero, le quali in qualche modo vengono a convergere verso un unico centro. Un centro “unificante” che, a mio avviso, va individuato in quello che potremmo chiamare il disagio della modernità. In altre parole, mi sembra cioè che tutta la riflessione filosofica di Gadamer, in fondo, scaturisca dalla presa d’atto di una situazione di crisi o disagio nella quale si troverebbero oggi il nostro mondo e la nostra civiltà. Una crisi che, data la sua profondità e complessità, si è per così dire “ramificata” in molteplici direzioni, andando ad investire svariati ambiti dell’esistenza umana. Ambiti che pertanto vengono analizzati e indagati da Gadamer con occhio critico, cercando di far emergere i principali nodi problematici e, alla luce di ciò, di avanzare proposte alternative, rimedi, “correttivi” e possibili soluzioni. A partire da una tale comprensione di fondo, la mia ricerca si articola allora in tre grandi sezioni dedicate rispettivamente alla pars destruens dell’ermeneutica gadameriana (prima e seconda sezione) ed alla sua pars costruens (terza sezione). Nella prima sezione – intitolata Una fenomenologia della modernità: i molteplici sintomi della crisi – dopo aver evidenziato come buona parte della filosofia del Novecento sia stata dominata dall’idea di una crisi in cui verserebbe attualmente la civiltà occidentale, e come anche l’ermeneutica di Gadamer possa essere fatta rientrare in questo discorso filosofico di fondo, cerco di illustrare uno per volta quelli che, agli occhi del filosofo di Verità e metodo, rappresentano i principali sintomi della crisi attuale. Tali sintomi includono: le patologie socioeconomiche del nostro mondo “amministrato” e burocratizzato; l’indiscriminata espansione planetaria dello stile di vita occidentale a danno di altre culture; la crisi dei valori e delle certezze, con la concomitante diffusione di relativismo, scetticismo e nichilismo; la crescente incapacità a relazionarsi in maniera adeguata e significativa all’arte, alla poesia e alla cultura, sempre più degradate a mero entertainment; infine, le problematiche legate alla diffusione di armi di distruzione di massa, alla concreta possibilità di una catastrofe ecologica ed alle inquietanti prospettive dischiuse da alcune recenti scoperte scientifiche (soprattutto nell’ambito della genetica). Una volta delineato il profilo generale che Gadamer fornisce della nostra epoca, nella seconda sezione – intitolata Una diagnosi del disagio della modernità: il dilagare della razionalità strumentale tecnico-scientifica – cerco di mostrare come alla base di tutti questi fenomeni egli scorga fondamentalmente un’unica radice, coincidente peraltro a suo giudizio con l’origine stessa della modernità. Ossia, la nascita della scienza moderna ed il suo intrinseco legame con la tecnica e con una specifica forma di razionalità che Gadamer – facendo evidentemente riferimento a categorie interpretative elaborate da Max Weber, Martin Heidegger e dalla Scuola di Francoforte – definisce anche «razionalità strumentale» o «pensiero calcolante». A partire da una tale visione di fondo, cerco quindi di fornire un’analisi della concezione gadameriana della tecnoscienza, evidenziando al contempo alcuni aspetti, e cioè: primo, come l’ermeneutica filosofica di Gadamer non vada interpretata come una filosofia unilateralmente antiscientifica, bensì piuttosto come una filosofia antiscientista (il che naturalmente è qualcosa di ben diverso); secondo, come la sua ricostruzione della crisi della modernità non sfoci mai in una critica “totalizzante” della ragione, né in una filosofia della storia pessimistico-negativa incentrata sull’idea di un corso ineluttabile degli eventi guidato da una razionalità “irrazionale” e contaminata dalla brama di potere e di dominio; terzo, infine, come la filosofia di Gadamer – a dispetto delle inveterate interpretazioni che sono solite scorgervi un pensiero tradizionalista, autoritario e radicalmente anti-illuminista – non intenda affatto respingere l’illuminismo scientifico moderno tout court, né rinnegarne le più importanti conquiste, ma più semplicemente “correggerne” alcune tendenze e recuperare una nozione più ampia e comprensiva di ragione, in grado di render conto anche di quegli aspetti dell’esperienza umana che, agli occhi di una razionalità “limitata” come quella scientista, non possono che apparire come meri residui di irrazionalità. Dopo aver così esaminato nelle prime due sezioni quella che possiamo definire la pars destruens della filosofia di Gadamer, nella terza ed ultima sezione – intitolata Una terapia per la crisi della modernità: la riscoperta dell’esperienza e del sapere pratico – passo quindi ad esaminare la sua pars costruens, consistente a mio giudizio in un recupero critico di quello che egli chiama «un altro tipo di sapere». Ossia, in un tentativo di riabilitazione di tutte quelle forme pre- ed extra-scientifiche di sapere e di esperienza che Gadamer considera costitutive della «dimensione ermeneutica» dell’esistenza umana. La mia analisi della concezione gadameriana del Verstehen e dell’Erfahrung – in quanto forme di un «sapere pratico (praktisches Wissen)» differente in linea di principio da quello teorico e tecnico – conduce quindi ad un’interpretazione complessiva dell’ermeneutica filosofica come vera e propria filosofia pratica. Cioè, come uno sforzo di chiarificazione filosofica di quel sapere prescientifico, intersoggettivo e “di senso comune” effettivamente vigente nella sfera della nostra Lebenswelt e della nostra esistenza pratica. Ciò, infine, conduce anche inevitabilmente ad un’accentuazione dei risvolti etico-politici dell’ermeneutica di Gadamer. In particolare, cerco di esaminare la concezione gadameriana dell’etica – tenendo conto dei suoi rapporti con le dottrine morali di Platone, Aristotele, Kant e Hegel – e di delineare alla fine un profilo della sua ermeneutica filosofica come filosofia del dialogo, della solidarietà e della libertà.
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Nell’ambito del progetto multidisciplinare “Coastal Salt Water Intrusion”, che si propone di indagare “l’Intrusione salina nella costa ravennate con i conseguenti impatti territoriali-ambientali, connessi al previsto innalzamento del livello marino per cause climatiche e di subsidenza”, si inserisce il presente studio con l’obiettivo di fornire una caratterizzazione idrogeochimica delle acque di falda e superficiali e un modello geochimico generale sui processi di salinizzazione o desalinizzazione in atto nella falda freatica costiera della costa ravennate. E’ stato fatto un confronto fra tre metodiche di estrazione del complesso di scambio della matrice solida dell’acquifero che utilizzano rispettivamente acetato di ammonio, cloruro di bario e argento-tiourea. Sono stati posizionati 5 transetti perpendicolari alla linea di costa per un totale di 44 punti di campionamento con due campagne di prelievi, al termine della primavera e al termine dell’estate. La caratterizzazione dei processi di mixing e scambio ionico con la matrice solida dell’acquifero è avvenuta mediante analisi dei cationi ed anioni fondamentali, determinazione della CEC sulla matrice solida dell’acquifero, modellizzazione mixing/scambio ionico, modellizzazione della composizione teorica della frazione scambiabile in funzione della composizione acqua all’equilibrio e interpolazione geostatistica dei dati raccolti e costruzione di mappe geochimiche (curve di iso-concentrazione). La metodologia di estrazione che utilizza il bario-cloruro è risultata la più affidabile. Le acque prelevate dalla falda superficiale evidenziano miscelazione in varie proporzioni acqua marina/acqua dolce, scambi ionici per interazione acqua/sedimento, dissoluzione di CaSO4.2H2O. I processi di salinizzazione e/o addolcimento mostrano una significativa variabilità nello spazio (variabilità legata alla distanza dalla costa, al profilo topografico e alla distribuzione dei corpi sabbiosi litoranei) e nel tempo (variabilità legata alla piovosità e alla gestione delle acque superficiali e del sottosuolo). La complessa variabilità spazio-temporale dei processi in atto nella falda superficiale non consente di evidenziare una complessiva prevalenza di fenomeni di salinizzazione rispetto a quelli di addolcimento.
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Lo studio analizza le svolte nel teatro di innovazione francese prodotte dalla rivolta sociale e dalla sua rivoluzione culturale del 1968. La ricerca si è concentrata su tre livelli di analisi: un'analisi – storica, politica, sociale, culturale – dell'anno-tournant; un'analisi delle reazioni nel mondo del teatro contemporanee alla rivolta; un'analisi delle prassi spettacolari di lunga durata originate dall'evento. Sono stati, quindi, esaminati criticamente i testi cardine degli intellettuali ispiratori, protagonisti e interpreti della breccia culturale, per poi rintracciare i valori emersi all'interno del mondo dello spettacolo. La contestazione sociale ha agito sul mondo del teatro producendo delle ripercussioni immediate – l'occupazione dell'Odéon, la contestazione al XXII Festival d'Avignon, la produzione della Déclaration de Villeurbanne – e delle prassi di lunga durata che hanno agito sui processi formativi e creativi delle compagnie francesi che, dalla fine degli anni Sessanta, hanno prodotto creazioni collettive (in particolare il Théâtre du Soleil e il Théâtre de l'Aquarium, ma anche la Nouvelle Compagnie d'Avignon, il Grand Magic Circus e il Théâtre Populaire di Lorraine) e sul corpus drammaturgico e teorico di Michel Vinaver. Sono state, quindi, analizzate le relazioni che si sono instaurate tra i protagonisti appena nominati e i differenziati contesti, sociali e teatrali, facendo emergere nuove istanze creative. Tali istanze hanno saputo rispondere alle spinte etiche ed estetiche del momento storico, le hanno declinate sul piano delle prassi teatrali e rilanciate verso modalità nuove che hanno favorito l'emersione di una nuova civiltà del testuale.
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La migrazione genera spesso nei soggetti migranti forme di spaesamento, poiché lo spostamento fisico condiziona la sfera emotiva: in loro può emergere il senso di nostalgia verso la patria e il desiderio del ritorno, oppure la volontà di annullare le proprie radici e di conformarsi ai modelli della società ricevente. Spesso tali sensazioni di spaesamento possono essere superate grazie alla pratica creativa della scrittura; è per questo che nelle varie realtà di immigrazione ha preso campo la pratica della scrittura migrante, dove si dà spazio all’altro che cerca di far sentire la propria voce, ricorrendo alla lingua del Paese d’arrivo, senza rinunciare ai tratti distintivi della sfera culturale d’origine, creando testi ibridi, che disegnano un ponte tra le culture. Focus della ricerca è la scrittura della migrazione africana in Spagna, studiata sia in prospettiva generale che specifica, mediante quattro autori e le relative opere selezionate: Laila (2010) della marocchina Laila Karrouch, Las tres vírgenes de Santo Tomás (2008) dell’equatoguineana Guillermina Mekuy, Una vida de cuento (2006) del camerunese Boniface Ofogo, Amina (2006) del senegalese Sidi Seck. L’analisi dei testi è effettuata sulla base di due filoni tematici, la famiglia e il rapporto con la società d’arrivo, ed è corredata dallo studio del lessico relativo ai due temi di riferimento. Leggere fra le righe il microcosmo della famiglia significa porre l’attenzione sulle diverse dinamiche affettive che stanno dietro alla parola “migrazione” e sulle particolari dimensioni familiari che caratterizzano la vita odierna, dove spesso avviene il contatto fra più culture. Un contatto che si riflette nel macrocontesto della realtà ospite dove si ha modo di avviare un dialogo fra nativi e stranieri, poiché spesso le iniziali forme di contrasto si tramutano in sete di conoscenza e volontà di avvicinarsi, facendo emergere l’idea che la diversità non separa ma arricchisce.
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This paper reports on the results of a research project, on comparing one virtual collaborative environment with a first-person visual immersion (first-perspective interaction) and a second one where the user interacts through a sound-kinetic virtual representation of himself (avatar), as a stress-coping environment in real-life situations. Recent developments in coping research are proposing a shift from a trait-oriented approach of coping to a more situation-specific treatment. We defined as real-life situation a target-oriented situation that demands a complex coping skills inventory of high self-efficacy and internal or external "locus of control" strategies. The participants were 90 normal adults with healthy or impaired coping skills, 25-40 years of age, randomly spread across two groups. There was the same number of participants across groups and gender balance within groups. All two groups went through two phases. In Phase I, Solo, one participant was assessed using a three-stage assessment inspired by the transactional stress theory of Lazarus and the stress inoculation theory of Meichenbaum. In Phase I, each participant was given a coping skills measurement within the time course of various hypothetical stressful encounters performed in two different conditions and a control group. In Condition A, the participant was given a virtual stress assessment scenario relative to a first-person perspective (VRFP). In Condition B, the participant was given a virtual stress assessment scenario relative to a behaviorally realistic motion controlled avatar with sonic feedback (VRSA). In Condition C, the No Treatment Condition (NTC), the participant received just an interview. In Phase II, all three groups were mixed and exercised the same tasks but with two participants in pairs. The results showed that the VRSA group performed notably better in terms of cognitive appraisals, emotions and attributions than the other two groups in Phase I (VRSA, 92%; VRFP, 85%; NTC, 34%). In Phase II, the difference again favored the VRSA group against the other two. These results indicate that a virtual collaborative environment seems to be a consistent coping environment, tapping two classes of stress: (a) aversive or ambiguous situations, and (b) loss or failure situations in relation to the stress inoculation theory. In terms of coping behaviors, a distinction is made between self-directed and environment-directed strategies. A great advantage of the virtual collaborative environment with the behaviorally enhanced sound-kinetic avatar is the consideration of team coping intentions in different stages. Even if the aim is to tap transactional processes in real-life situations, it might be better to conduct research using a sound-kinetic avatar based collaborative environment than a virtual first-person perspective scenario alone. The VE consisted of two dual-processor PC systems, a video splitter, a digital camera and two stereoscopic CRT displays. The system was programmed in C++ and VRScape Immersive Cluster from VRCO, which created an artificial environment that encodes the user's motion from a video camera, targeted at the face of the users and physiological sensors attached to the body.
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El presente trabajo aborda la controversia actual sobre la continuidad del concepto de "substancia primera" en el pensamiento aristotélico. La discusión tiene como eje a los tratados Categorías y Metafísica Z-H, puesto que en el primero Aristóteles sostiene que los individuos son las substancias primeras, mientras que en el segundo reserva dicho título para la forma. Nuestra tesis es que ambos tratados no son incompatibles debido a que responden a interrogantes distintos: cuáles son los sujetos últimos de inherencia y cuál es la causa de dichas entidades. Las conclusiones obtenidas se sostienen en un análisis de la evolución de la concepción de la definición de un tratado a otro. En otras palabras, el problema de la definición es el hilo conductor utilizado para el abordaje de dichos tratados
Resumo:
En el presente trabajo se busca analizar ciertos datos sobre las relaciones sociales que aportaron los empadronamientos de fines 1810 y comienzos de 1814 en Mendoza, en articulación con las reformas administrativas que pretendían optimizar el control de la población en un contexto de acrecentamiento de las urgencias cívicas. Se cree que aun con los defectos "fotográficos" de una mirada sincrónica resulta interesante emprender tal análisis, en cuanto brinda un acercamiento a la realidad con la cual la elite local en proceso de recomposición debió contar para reunir recursos y lograr un disciplinamiento que asegurara la gobernabilidad durante el vuelco independentista.
Resumo:
El uso de imágenes ubica al Satiricón de Petronio como una obra de intersección (canón, cardo) entre la literatura antigua precedente griega y latina, y las composiciones posteriores de gran importancia en el surgimiento de la ficción en prosa moderna en el Renacimiento. Las imágenes visuales y de color en Petronio contribuyen notablemente a esa configuración, mientras que un estudio del léxico correspondiente, a partir en especial de las ediciones humanísticas de la obra, pueden sin duda arrojar luz sobre aspectos textuales aún no resueltos en esa obra maestra de la literatura latina
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El uso de imágenes ubica al Satiricón de Petronio como una obra de intersección (, cardo) entre la literatura antigua precedente griega y latina, y las composiciones posteriores de gran importancia en el surgimiento de la ficción en prosa moderna en el Renacimiento. Las imágenes visuales y de color en Petronio contribuyen notablemente a esa configuración, mientras que un estudio del léxico correspondiente, a partir en especial de las ediciones humanísticas de la obra, pueden sin duda arrojar luz sobre aspectos textuales aún no resueltos en esa obra maestra de la literatura latina
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En el presente trabajo se busca analizar ciertos datos sobre las relaciones sociales que aportaron los empadronamientos de fines 1810 y comienzos de 1814 en Mendoza, en articulación con las reformas administrativas que pretendían optimizar el control de la población en un contexto de acrecentamiento de las urgencias cívicas. Se cree que aun con los defectos "fotográficos" de una mirada sincrónica resulta interesante emprender tal análisis, en cuanto brinda un acercamiento a la realidad con la cual la elite local en proceso de recomposición debió contar para reunir recursos y lograr un disciplinamiento que asegurara la gobernabilidad durante el vuelco independentista.
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El uso de imágenes ubica al Satiricón de Petronio como una obra de intersección (canón, cardo) entre la literatura antigua precedente griega y latina, y las composiciones posteriores de gran importancia en el surgimiento de la ficción en prosa moderna en el Renacimiento. Las imágenes visuales y de color en Petronio contribuyen notablemente a esa configuración, mientras que un estudio del léxico correspondiente, a partir en especial de las ediciones humanísticas de la obra, pueden sin duda arrojar luz sobre aspectos textuales aún no resueltos en esa obra maestra de la literatura latina
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El presente trabajo aborda la controversia actual sobre la continuidad del concepto de "substancia primera" en el pensamiento aristotélico. La discusión tiene como eje a los tratados Categorías y Metafísica Z-H, puesto que en el primero Aristóteles sostiene que los individuos son las substancias primeras, mientras que en el segundo reserva dicho título para la forma. Nuestra tesis es que ambos tratados no son incompatibles debido a que responden a interrogantes distintos: cuáles son los sujetos últimos de inherencia y cuál es la causa de dichas entidades. Las conclusiones obtenidas se sostienen en un análisis de la evolución de la concepción de la definición de un tratado a otro. En otras palabras, el problema de la definición es el hilo conductor utilizado para el abordaje de dichos tratados