184 resultados para Rábida (Monastery)


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Pós-graduação em Ciências Sociais - FFC

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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This paper presents the results of TL and OSL dating of soil and fragments of bricks from a grave, which was occupied by two mummified nuns, found at "Luz" Monastery, located in the state of São Paulo, Brazil. The TL and OSL ages were compared to C-14 dating ones obtained from bone collagens of the mummies. The majority of the ages is related to the eighteenth century. The gamma-ray spectroscopy was used to evaluate natural radioisotope concentrations in the samples, and by using these concentrations the annual dose rates, from 3.0 to 5.3 Gy/kyr, were obtained. Neutron activation analysis was performed and the radioisotope contents results are in agreement with those obtained by gamma-ray spectroscopy. The contents of U, Th and Ce elements were higher than those found in usual sediments.

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Il progetto di ricerca ha come oggetto di studio cinque monasteri ravennati (urbani e suburbani, maschili e femminili) di cui si volevano conoscere le strutture monastiche, le dotazioni patrimoniali (di cui è stata effettuata la mappatura) e le forme di economia sviluppate, utilizzando le fonti scritte provenienti dagli archivi monastici e i dati archeologici disponibili. Nello specifico, i monasteri selezionati (da intendersi come sede di monaci organizzati secondo una Regola) sono: Sant’Apollinare in Classe, San Severo, Santa Maria in cereseo, San Martino post ecclesiam maiorem, Sant’Andrea maggiore. L’arco cronologico preso in esame è compreso tra il secolo VIII e il XIII. Dall’elaborazione dei dati si è tentato di ricostruire la storia della comunità monastica così come è deducibile dalle fonti scritte, di conoscere le strutture dei monasteri e delle loro dipendenze, in base alle informazioni desumibili dalle fonti scritte, dagli scavi archeologici quando disponibili e dalle fonti iconografiche, di comprendere la formazione dei patrimoni monastici, la loro gestione e il ruolo svolto dai monasteri nel territorio in cui si concentravano i beni e di ricostruire il contesto naturale e le forme insediative in cui tali beni erano inseriti.

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Al centro della seguente ricerca c'è il Piacentino, ossia il territorio che faceva capo alla città di Placentia in età altomedievale, più precisamente tra VII e IX secolo. L'aspetto su cui è concentrata l’analisi è quello dell’insediamento, rapportando le forme insediative alle comunità rurali e alle strutture del potere. Il Piacentino costituisce un contesto particolare, sia per la vicinanza alla capitale Pavia, sia per la presenza di enti patrimoniali molto importanti, quale il monastero di Bobbio, sia per l'estensione di vallate appenniniche che ne hanno protetto l'isolamento e impedito, fino al secolo IX inoltrato, l'insediamento di una forte aristocrazia. Ciò che sembra dedursi dall’analisi della documentazione (informatizzata) di VIII, ma soprattutto di IX secolo, è che la civitas di Piacenza, sede del conte e centro della diocesi, non costituiva di fatto il punto di riferimento per gli abitanti dell’intero territorio rurale. Dal punto di vista del possesso fondiario molti insediamenti erano autonomi. Ciò vale soprattutto per i siti di alcune zone collinari e per quelli dell’Appennino, mentre il discorso è da porsi in modo più sfumato per la pianura e per la zona dei prata vel campanea Placentina, ubicati immediatamente al di fuori della civitas. Lo studio della media e grande proprietà fondiaria ha permesso di registrare la frammentarietà dei possedimenti, ossia la loro dispersione nel sistema insediativo del comitato, la loro ubicazione e l’articolato intreccio proprietario, che in alcune zone sembra avere permesso l’esistenza di comunità locali piuttosto forti. L’attento esame della documentazione e il sicuro rimando alla bibliografia di riferimento hanno portato a risultati originali e significativi.

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Gli scavi effettuati a Classe, a sud di Ravenna, presso i siti archeologici dell'area portuale e della Basilica di San Severo, hanno portato alla luce un numero abbondante di moneta, 2564 dall'area portuale e 224 dalla basilica, un totale di 2788 reperti monetali, di cui solo 863 sono leggibili e databili. La datazione dei materiali dell’area portuale, fondata agli inizi del V secolo, parte dal II secolo a.C. fino all’VIII secolo d.C.. La maggior parte dei reperti è relativa al periodo tra il IV e il VII secolo, il momento di massima importanza del porto commerciale, con testimonianza di scambi con altri porti del bacino mediterraneo, in particolare con l’Africa del Nord e il Vicino Oriente. La documentazione proveniente dalla Basilica di San Severo, fondata alla fine del VI secolo per la custodia delle reliquie del santo, mostra un trend diverso dal precedente, con monetazione che copre un arco cronologico dal I secolo a.C. fino al XIV secolo d.C.. La continuità dell’insediamento è dimostrato dall’evidenza numismatica, seppur scarsa, fino alla costruzione del monastero a sud della basilica, l’area dalla quale provengono la maggior parte delle monete. I quantitativi importanti di monetazione tardoantica, ostrogota e bizantina, in particolare di tipi specifici come il Felix Ravenna, ipoteticamente coniato a Roma, oppure il ½ e il 1/4 di follis di produzione saloniana emesso da Giustiniano I, hanno concesso uno studio dettagliato per quello che riguarda il peso, le dimensioni e lo stile di produzione di queste emissioni. Questi dati e la loro distribuizione sul territorio ha suggerito nuove ipotesi per quello che riguarda la produzione di questi due tipi presso la zecca di Ravenna. Un altro dato importante è il rinvenimento di emissioni di Costantino VIII, alcune rare e altre sconosciute, rinvenute solo nel territorio limitrofo a Classe e Ravenna.

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L’oggetto di ricerca della presente tesi di dottorato è costituito dall’analisi dell’opera Gesta Regum Anglorum, del monaco benedettino Guglielmo di Malmesbury, all’interno della quale sono stati esplorati e verificati i temi di legittimazione, di patronage e di propaganda. L’opera, infatti, rimane senza un manifesto committente, ad eccezione di una primissima versione. Il titolo della tesi rivela fin da subito questo aspetto, giacché estrae un passaggio del prologo al I libro: «propter adhorantium auctoritatem voluntate», traducibile con «per le autorevoli esortazioni che ricevetti». Dopo un’analisi delle lettere dedicatorie premesse all’opera, si è ipotizzata la volontà dell’autore di dedicare le Gesta Regum Anglorum, nella loro versione definitiva, a Roberto conte di Gloucester, approfondendo in tal senso l’aspetto legittimatorio dell’opera e la possibilità che essa potesse servire come strumento per ottenere un patronage dal conte nei confronti dell’abbazia di Malmesbury. La seconda parte della tesi è incentrata sulla comparazione tra le due principali redazioni dell’opera – quella conclusa intorno al 1126/27 e quella rivista tra 1135 e 1140 – per analizzarne le modifiche, ipotizzandone la funzione come volta mitigare aspetti relativi ai principali antenati di Roberto di Gloucester (Guglielmo I e Guglielmo II). La terza parte della tesi si è concentrata sull’aspetto propagandistico dell’opera in favore del monastero di appartenenza di Guglielmo (Malmesbury) e soprattutto in favore del clero regolare, nella dicotomia che caratterizzò questo e il clero secolare durante gli anni in cui l’autore viveva. Nell’ultima parte della tesi, è stato ripreso l’aspetto legittimatorio delle Gesta Regum, tentando di fornire un’analisi delle tre raffigurazioni dei sovrani normanni d’Inghilterra, che punteggiano i tre libri finali dell’opera.

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In questo lavoro si è avuta la possibilità di studiare e confrontare i reperti ceramici provenienti da tre recenti scavi condotti nella zona della Romagna dall’Università di Bologna: il monastero di San Severo a Classe (RA), il castello di Rontana (Brisighella-RA) e la pieve di S. Reparata a Terra del Sole (FC). Si tratta di scavi ancora inediti differenti tra loro sia per connotazione distrettuale di appartenenza che per tipologia insediativa La cesura cronologica che si è preso in esame va dal XIII a XV secolo. Il XIII secolo corrisponde a un periodo in cui si assiste ad una riapertura dei trasporti a lunga distanza e si diffonde la tendenza al trasferimento dei saperi tecnici da Oriente verso Occidente, fenomeno che include l’introduzione di nuove tecnologie produttive in campo ceramico come l’ingobbio e la maiolica in diversi centri urbani. Si passa poi attraverso il XIV secolo, momento in cui alcune produzioni, come quella della maiolica, raggiungono la loro massima diffusione, con una diversificazione qualitativa dei prodotti, raggiungendo anche l’ambito rurale, e si assiste alla moltiplicazione dei centri di produzione. Si arriva così al XV secolo periodo in cui iniziano ad affermarsi dei veri e propri centri produttivi “industriali”, rappresentativi anche di una specializzazione regionale dei prodotti di qualità medio-alta. La possibilità di confrontare materiali di siti così differenti tra loro ha dato modo di sottolineare analogie e differenze anche tra città e campagna, in un territorio come quello romagnolo che ancora risente del peso della lunga tradizione antiquaria che ha caratterizzato gli studi fino al secolo scorso.

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Consecrated in 1297 as the monastery church of the four years earlier founded St. Catherine’s monastery, the Gothic Church of St. Catherine was largely destroyed in a devastating bombing raid on January 2nd 1945. To counteract the process of disintegration, the departments of geo-information and lower monument protection authority of the City of Nuremburg decided to getting done a three dimensional building model of the Church of St. Catherine’s. A heterogeneous set of data was used for preparation of a parametric architectural model. In effect the modeling of historic buildings can profit from the so called BIM method (Building Information Modeling), as the necessary structuring of the basic data renders it into very sustainable information. The resulting model is perfectly suited to deliver a vivid impression of the interior and exterior of this former mendicant orders’ church to present observers.

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Since the early 2000s the Mongolian Buddhist masked ritual dance, in the Khalkh-Mongolian language called Tsam, has been re-introduced to the Mongolian religious field. Nowadays a couple of Buddhist monasteries in Mongolia perform the Tsam once a year. This paper examines the Mongolian masked dance in its historical and contemporary aspects, with a special focus on the Khüree Tsam. It provides an overview of the Tibetan history of the masked ritual dance and its historical Mongolian developments, as well as an ethnographic study of the 2009 performance of the Khüree Tsam in Dashchoilin monastery of Ulaanbaatar. Whereas the historical part of this paper draws on Tibetan and Mongolian dance manuals and chronicles, the ethnographic part is methodologically based on participant observation, expert and semi-structured interviews. Finally, the paper discusses the changes and adaptations the Khüree Tsam underwent within and outside the monastic context in today’s Mongolia.

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En "Estructura y dinámica del dominio de Santo Toribio de Liébana (siglos XIII-XVI)" se trata de explicar las características diferenciales que presenta un dominio monástico del área septentrional de la Península Ibérica. En la primera parte, siglo XIII y principios del siglo XIV, se considera que la pobreza material que ostenta el cenobio, observable en el escaso volumen de la renta y en las sucesivas enajenaciones de bienes efectuadas por sectores jerarquizados locales, es el resultado de la dispar consolidación de las estructuras feudales en el espacio. Frente a áreas cercanas al emplazamiento del monasterio en donde el señor limita la movilidad campesina y extrae excedentes elevados y estables, existen otras, consideradas como la "periferia" del dominio, en donde la pervivencia del ejercicio del derecho de retorno limitaba seriamente la consolidación de la propiedad dominical señorial. En dichas áreas, la estabilización de los derechos de propiedad del señor sólo se concretó a partir de la conformación de estructuras coercitivas de poder a nivel local que anularon el ejercicio efectivo del retorno familiar. En la segunda parte, siglos XIV-XVI, se analizan las estrategias específicas que permitieron el incremento del volumen de la renta en el largo plazo. Frente a las tesis que sostienen una temprana parcelación de la reserva y una conmutación de las prestaciones de trabajo, se observa aquí, por el contrario, el aumento de su extensión en los siglos finales de la Edad Media. Al mismo tiempo se detecta un proceso de parcelación de las tenencias campesinas, impulsado por el señor, que propiciaba un incremento de los fuegos sobre los que recaían las exacciones. Ambos aspectos, apropiación señorializada del espacio y aumento de la tasa de la renta, fueron el resultado del ejercicio efectivo de la coacción política.

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La tesis analiza la forma en la que son presentados los monjes, las órdenes y la cultura monástica en las Cantigas de Santa María (mediados del siglo XIII) de Alfonso X, el Sabio. Se estudian no sólo la aparición de los monjes, como personajes de las cantigas narrativas, y sus diversas actividades (liturgia, plegaria, trabajo manual, lectura, estudio, etc.), sino también las diferentes fuentes que posiblemente hayan estado en la base de la gran empresa de confección de las Cantigas, en el scriptorium alfonsi. Por un lado, clérigos, frailes y monasterios estrechamente ligados a la persona misma del rey Alfonso X y a su corte (Juan Gil de Zamora, Bernardo de Brihuega, Rodrigo de Cerrato, monasterio de Las Huelgas de Burgos, etc.). Por otro, un enorme acervo de obras marianas de procedencia monacal: colecciones de milagros en latín y romance; compendios de himnos, secuencias y otros cantos litúrgicos; y obras doctrinales que contienen la marialogía monástica de los siglos anteriores. Todo ello puesto al servicio de la creación de un cancionero mariano con un específico ideal cristiano, monárquico y laico.

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Partiendo de la documentación correspondiente al Monasterio de Santo Toribio de Liébana se indagó sobre la existencia de políticas señoriales diferenciales que favorecieron la polarización social de las comunidades dependientes. El proceso de subdivisión de las antiguas unidades domésticas, que se constituía en un mecanismo tradicional de incremento de las exacciones, propiciaba la paulatina pauperización de los sectores tributarios medios, que debían buscar en el trabajo asalariado el complemento necesario para su subsistencia. Paralelamente, la persistencia de vínculos diferenciales con algunos miembros de la comunidad (que comprometían su accionar en la consolidación de los derechos patrimoniales del monasterio y se constituían en el engranaje más pequeño del aparato de dominación feudal) fomentaban la reproducción social de los pecheros ricos que inician a lo largo del siglo XV, con la anuencia del señor, un proceso de acumulación de pequeñas tenencias a censo. El análisis propuesto se aleja de las posturas historiográficas que centran el estudio en el movimiento de las "variables económicas objetivas" y reinserta la problemática de la diferenciación social en el marco del señorío.

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En este estudio se presenta evidencia que contribuye a situar al autor del Poema de mio Cid en el ambiente eclesiástico de fines del siglo XII. A tal fin, se examinan las oraciones intercaladas en el poema, testimonio de la erudición y devoción características de un clérigo. El conocimiento de episodios bíblicos y la presencia de numerosos cultismos, especialmente en la oración de doña Jimena, apuntan hacia un origen eclesiástico del poema, probablemente compuesto en el monasterio de Cardeña donde estaba enterrado el Cid.

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A pollen diagram from the Ahlequellmoor in the Solling area shows the history of vegetation and settlement over the last 7,800 years. In the early Atlantic period mixed deciduous forest with mainly Tilia together with Ulmus and Quercus grew in the area. In the late Atlantic period Quercus became most abundant. Fagus spread in the Sub-boreal period at about 2700 B.C. Since ca. 900 B.C. the Solling was covered by beech forests with some oak. In prehistoric times woodland grazing is indicated. Only in Medieval times are two settlements in the vicinity of the Ahlequellmoor reflected in the pollen diagram. The earlier one is dated to about A.D. 750-1020, and may be connected with the former Monastery of Hethis, which is thought to have existed close to the fen from A.D. 815 to 822. The second Medieval settlement dates to the 11th-12th century. The large-scale woodland destruction of late Medieval and modern times is not clearly visible. The silvicultural measures of the last 200 years are reflected by increasing values of spruce and grassland taxa.