967 resultados para Relativistic mean-field theories


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The present study aimed determines lead (Pb), antimony (Sb) and barium (Ba) as the major elements present in GSR in the environmental air of the Ballistics Laboratory of the Sao Paulo Criminalistics Institute (I.C.-S.P.), Sao Paulo, SP, Brazil. Micro environmental monitors (mini samplers) were located at selected places. The PM2.5 fraction of this airborne was collected in, previously weighted filters, and analyzed by sector field inductively coupled plasma mass spectrometer (SF-HR-ICP-MS). The higher values of the airborne lead, antimony and barium, were found at the firing range (lead (Pb): 58.9 mu g/m(3); barium (Ba): 6.9 mu g/m(3); antimony (Sb): 7.3 mu g/m(3)). The mean value of the airborne in this room during 6 monitored days was Pb: 23.1 mu g/m(3); Ba: 2.2 mu g/m(3); Sb: 1.5 mu g/m(3). In the water tank room, the air did not show levels above the limits of concern. In general the airborne lead changed from day to day, but the barium and antimony remained constant. Despite of that, the obtained values suggest that the workers may be exposed to airborne lead concentration that can result in an unhealthy environment and could increase the risk of chronic intoxication. (C) 2011 Elsevier Ireland Ltd. All rights reserved.

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A charged particle is considered in a complex external electromagnetic field. The field is a superposition of an Aharonov-Bohm field and some additional field. Here we describe all additional fields known up to the present time that allow exact solution of the Schrodinger equation in a complex field.

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Purpose: To investigate the rate of visual field and optic disc change in patients with distinct patterns of glaucomatous optic disc damage. Design: Prospective longitudinal study. Participants: A total of 131 patients with open-angle glaucoma with focal (n = 45), diffuse (n = 42), and sclerotic (n = 44) optic disc damage. Methods: Patients were examined every 4 months with standard automated perimetry (SAP, SITA Standard, 24-2 test, Humphrey Field Analyzer, Carl Zeiss Meditec, Dublin, CA) and confocal scanning laser tomography (CSLT, Heidelberg Retina Tomograph, Heidelberg Engineering GmbH, Heidelberg, Germany) for a period of 4 years. During this time, patients were treated according to a predefined protocol to achieve a target intraocular pressure (IOP). Rates of change were estimated by robust linear regression of visual field mean deviation (MD) and global optic disc neuroretinal rim area with follow-up time. Main Outcome Measures: Rates of change in MD and rim area. Results: Rates of visual field change in patients with focal optic disc damage (mean -0.34, standard deviation [SD] 0.69 dB/year) were faster than in patients with sclerotic (mean - 0.14, SD 0.77 dB/year) and diffuse (mean + 0.01, SD 0.37 dB/year) optic disc damage (P = 0.003, Kruskal-Wallis). Rates of optic disc change in patients with focal optic disc damage (mean - 11.70, SD 25.5 x 10(-3) mm(2)/year) were faster than in patients with diffuse (mean -9.16, SD 14.9 x 10(-3) mm(2)/year) and sclerotic (mean -0.45, SD 20.6 x 10(-3) mm(2)/year) optic disc damage, although the differences were not statistically significant (P = 0.11). Absolute IOP reduction from untreated levels was similar among the groups (P = 0.59). Conclusions: Patients with focal optic disc damage had faster rates of visual field change and a tendency toward faster rates of optic disc deterioration when compared with patients with diffuse and sclerotic optic disc damage, despite similar IOP reductions during follow-up. Financial Disclosure(s): Proprietary or commercial disclosure may be found after the references. Ophthalmology 2012; 119: 294-303 (C) 2012 by the American Academy of Ophthalmology.

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L’ermeneutica filosofica di Hans-Georg Gadamer – indubbiamente uno dei capisaldi del pensiero novecentesco – rappresenta una filosofia molto composita, sfaccettata e articolata, per così dire formata da una molteplicità di dimensioni diverse che si intrecciano l’una con l’altra. Ciò risulta evidente già da un semplice sguardo alla composizione interna della sua opera principale, Wahrheit und Methode (1960), nella quale si presenta una teoria del comprendere che prende in esame tre differenti dimensioni dell’esperienza umana – arte, storia e linguaggio – ovviamente concepite come fondamentalmente correlate tra loro. Ma questo quadro d’insieme si complica notevolmente non appena si prendano in esame perlomeno alcuni dei numerosi contributi che Gadamer ha scritto e pubblicato prima e dopo il suo opus magnum: contributi che testimoniano l’importante presenza nel suo pensiero di altre tematiche. Di tale complessità, però, non sempre gli interpreti di Gadamer hanno tenuto pienamente conto, visto che una gran parte dei contributi esegetici sul suo pensiero risultano essenzialmente incentrati sul capolavoro del 1960 (ed in particolare sui problemi della legittimazione delle Geisteswissenschaften), dedicando invece minore attenzione agli altri percorsi che egli ha seguito e, in particolare, alla dimensione propriamente etica e politica della sua filosofia ermeneutica. Inoltre, mi sembra che non sempre si sia prestata la giusta attenzione alla fondamentale unitarietà – da non confondere con una presunta “sistematicità”, da Gadamer esplicitamente respinta – che a dispetto dell’indubbia molteplicità ed eterogeneità del pensiero gadameriano comunque vige al suo interno. La mia tesi, dunque, è che estetica e scienze umane, filosofia del linguaggio e filosofia morale, dialogo con i Greci e confronto critico col pensiero moderno, considerazioni su problematiche antropologiche e riflessioni sulla nostra attualità sociopolitica e tecnoscientifica, rappresentino le diverse dimensioni di un solo pensiero, le quali in qualche modo vengono a convergere verso un unico centro. Un centro “unificante” che, a mio avviso, va individuato in quello che potremmo chiamare il disagio della modernità. In altre parole, mi sembra cioè che tutta la riflessione filosofica di Gadamer, in fondo, scaturisca dalla presa d’atto di una situazione di crisi o disagio nella quale si troverebbero oggi il nostro mondo e la nostra civiltà. Una crisi che, data la sua profondità e complessità, si è per così dire “ramificata” in molteplici direzioni, andando ad investire svariati ambiti dell’esistenza umana. Ambiti che pertanto vengono analizzati e indagati da Gadamer con occhio critico, cercando di far emergere i principali nodi problematici e, alla luce di ciò, di avanzare proposte alternative, rimedi, “correttivi” e possibili soluzioni. A partire da una tale comprensione di fondo, la mia ricerca si articola allora in tre grandi sezioni dedicate rispettivamente alla pars destruens dell’ermeneutica gadameriana (prima e seconda sezione) ed alla sua pars costruens (terza sezione). Nella prima sezione – intitolata Una fenomenologia della modernità: i molteplici sintomi della crisi – dopo aver evidenziato come buona parte della filosofia del Novecento sia stata dominata dall’idea di una crisi in cui verserebbe attualmente la civiltà occidentale, e come anche l’ermeneutica di Gadamer possa essere fatta rientrare in questo discorso filosofico di fondo, cerco di illustrare uno per volta quelli che, agli occhi del filosofo di Verità e metodo, rappresentano i principali sintomi della crisi attuale. Tali sintomi includono: le patologie socioeconomiche del nostro mondo “amministrato” e burocratizzato; l’indiscriminata espansione planetaria dello stile di vita occidentale a danno di altre culture; la crisi dei valori e delle certezze, con la concomitante diffusione di relativismo, scetticismo e nichilismo; la crescente incapacità a relazionarsi in maniera adeguata e significativa all’arte, alla poesia e alla cultura, sempre più degradate a mero entertainment; infine, le problematiche legate alla diffusione di armi di distruzione di massa, alla concreta possibilità di una catastrofe ecologica ed alle inquietanti prospettive dischiuse da alcune recenti scoperte scientifiche (soprattutto nell’ambito della genetica). Una volta delineato il profilo generale che Gadamer fornisce della nostra epoca, nella seconda sezione – intitolata Una diagnosi del disagio della modernità: il dilagare della razionalità strumentale tecnico-scientifica – cerco di mostrare come alla base di tutti questi fenomeni egli scorga fondamentalmente un’unica radice, coincidente peraltro a suo giudizio con l’origine stessa della modernità. Ossia, la nascita della scienza moderna ed il suo intrinseco legame con la tecnica e con una specifica forma di razionalità che Gadamer – facendo evidentemente riferimento a categorie interpretative elaborate da Max Weber, Martin Heidegger e dalla Scuola di Francoforte – definisce anche «razionalità strumentale» o «pensiero calcolante». A partire da una tale visione di fondo, cerco quindi di fornire un’analisi della concezione gadameriana della tecnoscienza, evidenziando al contempo alcuni aspetti, e cioè: primo, come l’ermeneutica filosofica di Gadamer non vada interpretata come una filosofia unilateralmente antiscientifica, bensì piuttosto come una filosofia antiscientista (il che naturalmente è qualcosa di ben diverso); secondo, come la sua ricostruzione della crisi della modernità non sfoci mai in una critica “totalizzante” della ragione, né in una filosofia della storia pessimistico-negativa incentrata sull’idea di un corso ineluttabile degli eventi guidato da una razionalità “irrazionale” e contaminata dalla brama di potere e di dominio; terzo, infine, come la filosofia di Gadamer – a dispetto delle inveterate interpretazioni che sono solite scorgervi un pensiero tradizionalista, autoritario e radicalmente anti-illuminista – non intenda affatto respingere l’illuminismo scientifico moderno tout court, né rinnegarne le più importanti conquiste, ma più semplicemente “correggerne” alcune tendenze e recuperare una nozione più ampia e comprensiva di ragione, in grado di render conto anche di quegli aspetti dell’esperienza umana che, agli occhi di una razionalità “limitata” come quella scientista, non possono che apparire come meri residui di irrazionalità. Dopo aver così esaminato nelle prime due sezioni quella che possiamo definire la pars destruens della filosofia di Gadamer, nella terza ed ultima sezione – intitolata Una terapia per la crisi della modernità: la riscoperta dell’esperienza e del sapere pratico – passo quindi ad esaminare la sua pars costruens, consistente a mio giudizio in un recupero critico di quello che egli chiama «un altro tipo di sapere». Ossia, in un tentativo di riabilitazione di tutte quelle forme pre- ed extra-scientifiche di sapere e di esperienza che Gadamer considera costitutive della «dimensione ermeneutica» dell’esistenza umana. La mia analisi della concezione gadameriana del Verstehen e dell’Erfahrung – in quanto forme di un «sapere pratico (praktisches Wissen)» differente in linea di principio da quello teorico e tecnico – conduce quindi ad un’interpretazione complessiva dell’ermeneutica filosofica come vera e propria filosofia pratica. Cioè, come uno sforzo di chiarificazione filosofica di quel sapere prescientifico, intersoggettivo e “di senso comune” effettivamente vigente nella sfera della nostra Lebenswelt e della nostra esistenza pratica. Ciò, infine, conduce anche inevitabilmente ad un’accentuazione dei risvolti etico-politici dell’ermeneutica di Gadamer. In particolare, cerco di esaminare la concezione gadameriana dell’etica – tenendo conto dei suoi rapporti con le dottrine morali di Platone, Aristotele, Kant e Hegel – e di delineare alla fine un profilo della sua ermeneutica filosofica come filosofia del dialogo, della solidarietà e della libertà.

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The first part of the thesis concerns the study of inflation in the context of a theory of gravity called "Induced Gravity" in which the gravitational coupling varies in time according to the dynamics of the very same scalar field (the "inflaton") driving inflation, while taking on the value measured today since the end of inflation. Through the analytical and numerical analysis of scalar and tensor cosmological perturbations we show that the model leads to consistent predictions for a broad variety of symmetry-breaking inflaton's potentials, once that a dimensionless parameter entering into the action is properly constrained. We also discuss the average expansion of the Universe after inflation (when the inflaton undergoes coherent oscillations about the minimum of its potential) and determine the effective equation of state. Finally, we analyze the resonant and perturbative decay of the inflaton during (p)reheating. The second part is devoted to the study of a proposal for a quantum theory of gravity dubbed "Horava-Lifshitz (HL) Gravity" which relies on power-counting renormalizability while explicitly breaking Lorentz invariance. We test a pair of variants of the theory ("projectable" and "non-projectable") on a cosmological background and with the inclusion of scalar field matter. By inspecting the quadratic action for the linear scalar cosmological perturbations we determine the actual number of propagating degrees of freedom and realize that the theory, being endowed with less symmetries than General Relativity, does admit an extra gravitational degree of freedom which is potentially unstable. More specifically, we conclude that in the case of projectable HL Gravity the extra mode is either a ghost or a tachyon, whereas in the case of non-projectable HL Gravity the extra mode can be made well-behaved for suitable choices of a pair of free dimensionless parameters and, moreover, turns out to decouple from the low-energy Physics.

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This Thesis focuses on the X-ray study of the inner regions of Active Galactic Nuclei, in particular on the formation of high velocity winds by the accretion disk itself. Constraining AGN winds physical parameters is of paramount importance both for understanding the physics of the accretion/ejection flow onto supermassive black holes, and for quantifying the amount of feedback between the SMBH and its environment across the cosmic time. The sources selected for the present study are BAL, mini-BAL, and NAL QSOs, known to host high-velocity winds associated to the AGN nuclear regions. Observationally, a three-fold strategy has been adopted: - substantial samples of distant sources have been analyzed through spectral, photometric, and statistical techniques, to gain insights into their mean properties as a population; - a moderately sized sample of bright sources has been studied through detailed X-ray spectral analysis, to give a first flavor of the general spectral properties of these sources, also from a temporally resolved point of view; - the best nearby candidate has been thoroughly studied using the most sophisticated spectral analysis techniques applied to a large dataset with a high S/N ratio, to understand the details of the physics of its accretion/ejection flow. There are three main channels through which this Thesis has been developed: - [Archival Studies]: the XMM-Newton public archival data has been extensively used to analyze both a large sample of distant BAL QSOs, and several individual bright sources, either BAL, mini-BAL, or NAL QSOs. - [New Observational Campaign]: I proposed and was awarded with new X-ray pointings of the mini-BAL QSOs PG 1126-041 and PG 1351+640 during the XMM-Newton AO-7 and AO-8. These produced the biggest X-ray observational campaign ever made on a mini-BAL QSO (PG 1126-041), including the longest exposure so far. Thanks to the exceptional dataset, a whealth of informations have been obtained on both the intrinsic continuum and on the complex reprocessing media that happen to be in the inner regions of this AGN. Furthermore, the temporally resolved X-ray spectral analysis field has been finally opened for mini-BAL QSOs. - [Theoretical Studies]: some issues about the connection between theories and observations of AGN accretion disk winds have been investigated, through theoretical arguments and synthetic absorption line profiles studies.

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Der niederländische Astronom Willem de Sitter ist bekannt für seine inzwischen berühmte Kontroverse mit Einstein von 1916 bis 1918, worin die relativistische Kosmologie begründet wurde. In diesem Kontext wird sein Name mit dem von ihm geschaffenen kosmologischen Modell verbunden, welches er als Gegenbeispiel zu Einsteins physikalischer Intuition schuf. Obwohl diese Debatte schon in wissenschaftshistorischen Arbeiten analysiert wurde, hat de Sitters Rolle in der Rezeption und dem Verbreiten der allgemeinen Relativitätstheorie bislang in der Hauptrichtung der Einstein-Studien noch nicht die ihr zustehende Aufmerksamkeit erhalten. Die vorliegende Untersuchung zielt darauf ab, seine zentrale Wichtigkeit für die Forschung zur ART innerhalb der Leidener Community aufzuzeigen. Wie Eddington war de Sitter einer der wenigen Astronomen, die sowohl hinreichende Ausbildung als auch nötige Interessen vereinten, um zum einen die spezielle und zum anderen die allgemeine Relativitätstheorie zu verfolgen. Er befasste sich zunächst 1911 mit dem Relativitätsprinzip (Einsteins erstes Postulat der SRT); zwei Jahre später fand er einen Nachweis für die Konstanz der Lichtgeschwindigkeit (Einsteins zweites Postulat). De Sitters Interesse an Gravitationstheorien reicht sogar noch weiter zurück und lässt sich bis 1908 zurückverfolgen. Überdies verfolgte er Einsteins Versuche, einen feldtheoretischen Ansatz für die Gravitation zu konstruieren, inklusive der kontroversen Einstein-Grossmann Theorie von 1913. Diese Umstände zeigen deutlich, dass de Sitters bekannteres Werk zur ART eine Konsequenz seiner vorausgegangenen Forschungen war und kein Resultat einer plötzlichen, erst 1916 einsetzenden Beschäftigung mit Einsteins Relativitätstheorie.