999 resultados para Parti libéral


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Il tema della ricerca sono i caratteri della grafica a pastello in area italiana nel XVI secolo. Il lavoro è articolato in tre parti. Il primo capitolo analizza l’uso e il significato del termine “pastello” nelle fonti Cinque-Seicentesche. Il secondo capitolo ricostruisce il dibattito critico multidisciplinare sull’argomento. Se da una parte l’attenzione riservata al pastello da specialisti di diversi settori ha portato a una feconda varietà di punti di vista, dall’altro ha avuto come risultato una serie di ricostruzioni frammentarie. All’interno del dibattito sulla tecnica è stato possibile distinguere posizioni differenziate, in parte conseguenza dei diversi approcci e specializzazioni, ed enucleare alcuni nodi critici meritevoli di approfondimento. In primo luogo è possibile distinguere varie opinioni sulla fondamentale questione della natura e dei criteri di identificazione del medium, in particolare per i disegni risalenti al XVI secolo ovvero alla fase “embrionale” dell’utilizzo della tecnica. Si è proceduto poi, sulla base di queste premesse, all’analisi dei disegni del XVI secolo tradizionalmente ritenuti o recentemente proposti dalla storiografia come opere a pastello in ambito milanese, nelle aree settentrionali e centro-italiane. Successivamente è stato quindi studiato il ruolo della tecnica all’interno della grafica di Federico Barocci e Jacopo Bassano , i due artisti che si dedicano con maggiore intensità all’esplorazione delle possibilità del medium. Sono state infine considerate opere di artisti appartenenti alle generazioni successive (sempre entro il XVI secolo) che sperimentano l’uso dei pastelli policromi sul modello di Barocci e Bassano.

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La ricerca punta a ricostruire il complesso e travagliato processo decisionale che porta alla realizzazione del quarto centro siderurgico di Taranto. Il grande stabilimento viene progettato nel 1955, approda sui tavoli del comitato di Presidenza della Finsider nel settembre del 1956 e dopo quasi quattro anni di dibattiti e dietrofront ottiene il via libera dal consiglio dei Ministri il 9 giugno del 1959. La prima pietra del centro verrà posta il 10 luglio del 1960, il primo settore (un tubificio) inaugurato nel 1961, mentre il resto del complesso entrerà in funzione nel 1964. Ispiratore del centro è Pasquale Saraceno e gli uomini dell'associazione Svimez, convinti sostenitori dell'industrializzazione dell'Italia Meridionale. Il progetto sostenuto apertamente dalla Democrazia Cristiana a partire dal 1956 e in seguito da tutte le forze politiche, viene convintamente osteggiato dall'Impresa Pubblica, Finsider in testa, che vede messa a repentaglio l'autonomia imprenditoriale del gruppo e i propri equilibri economici. Il centro meridionale è considerato strategicamente penalizzante ed economicamente sconveniente, dato che i maggiori centri industriali italiani del tempo si trovano nell'Italia Settentrionale (quindi una localizzazione meridionale comporterebbe un aggravio di costi per le operazioni di trasporto dell'acciaio). L'Impresa pubblica opterebbe su una politica imprenditoriale più prudente, incentrata sul potenziamento graduale dei centri già esistenti. Non così la Politica decisa ad attuare una svolta in grado di realizzare evidenti progressi nell'economia meridionale. La nostra ricerca ha cercato di ricostruire l'impegno e le manovre dei principali partiti politici e parallelamente le strategie e le ragioni dell'Impresa pubblica tenendo anche conto del grande dibattito sorto sulla stampa nazionale tra favorevoli e contrari al progetto e al coinvolgimento dell'opinione pubblica meridionale in particolare pugliese. La ricerca si divide in tre parti (dedicate alle origini del progetto (1954-1955), gli sviluppi della vicenda (1957-1958), il via libera al centro (1959-1960) e si articola in sei capitoli (Meridione e industrializzazione: verso il quarto centro siderurgico; La siderurgia italiana verso il boom: il progetto del IV centro a ciclo integrale; La polemica Iri – Dc: uno scontro istituzionale; Il Pci e il centro siderurgico di Taranto; La vicenda Vado Ligure e la posizione dell'impresa privata; L'approvazione del progetto). La tesi cerca di mettere a fuoco la posizione della Politica (Dc e Pci su tutti), della Tecnica (Iri e Finsider ma anche progetti e impegno dei privati, quali la Fiat e la Falck) e della società civile (soprattutto quella tarantina dedicando una certa attenzione al mondo cattolico). La ricerca si è svolta su più livelli. Nel primo anno si è compiuta un'approfondito studio presso l'archivio dell'Iri (conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato a Roma), della Dc (Istituto Sturzo, Roma), del Pci (Istituto Gramsci Roma). Il secondo ha permesso di soffermarsi sulle vicende di Taranto (Archivio dell'Arcidiocesi, Archivio del Comune, Biblioteca Comunale). Il terzo è stato focalizzato ancora su vicende politiche e finanziarie (Archivio Storico Banca d'Italia, Archivio Giulio Andreotti, Archivio storico del Senato, tutti con sede a Roma). L'esame dei verbali dei Comitati esecutivi della Finsider per gli anni 1954 -1959 rivela una chiara direzione: la Finsider studia con grande rigore la situazione del mercato italiano, delle varie aziende e dei centri produttivi del Gruppo. Un rigore finalizzato alla chiusura dei centri ritenuti antiquati e poco funzionali e al potenziamento di quelli più moderni e dalle dimensioni imponenti. Un'azione tesa ad incrementare la produzione, essere competitivi sul mercato internazionale e salvaguardare il vero faro dell'azienda in quegli anni: l'economicità. Cioè ottenere il più possibile tutelando gli equilibri finanziari del Gruppo. E' per questo che per ben due anni, i funzionari dell'azienda avanzano progetti complementari, come quello del piccolo centro di Apuania, ma il Comitato esecutivo pur considerando l'investimento indispensabile e conveniente, decide di rinviarne la realizzazione. Gli elementi più rilevanti sono emersi per l'anno 1957. E' noto come il centro siderurgico meridionale fosse messo a rischio da un altro progetto avanzato dalla Fiat, decisa a realizzare un proprio stabilimento nell'Italia settentrionale, a Vado Ligure. Il centro avrebbe dovuto rifornire di acciaio gli stabilimenti della casa automobilistica rendendola indipendente dall'Industria di Stato. Nel caso si fosse realizzato il centro di Vado (al quale la Fiat rinuncerà nel 1957) sarebbe risultato impossibile realizzarne un altro nel Meridione (a quel punto la produzione avrebbe superato i consumi). Dai dati esaminati emerge una trattativa finora inedita che vede il coinvolgimento della Finsider e di privati stranieri.

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La hipótesis de partida de esta tesis es que la teoría de las Relaciones Internacionales (RRII) se encuentra ante un problema de carácter filosófico que impide su adecuada fundamentación. El objeto mismo de la teoría de las RRII ha sido foco de numerosas disputas a lo largo y ancho de los debates con que la disciplina ha explicado sus diversos posicionamientos y enfoques. De igual manera, diferentes aproximaciones metodológicas han ido evolucionando al albur de los avances que la Filosofía de la Ciencia venía incorporando. Así, los diversos puntos de vista han tratado de adaptarse a las novedades de carácter epistemológico que incorporaba la Teoría de la Ciencia en forma de nuevos paradigmas y programas de investigación sin detenerse lo suficiente en revisar los postulados sustanciales sobre los que partió y se desarrollaron las distintas teorizaciones. Con demasiada frecuencia, los conceptos que guiaron los esfuerzos de la revisión de dichos postulados fueron utilizados de forma superficial, tratando con ello más bien de sustentar las teorías pre-configuradas que de realizar una aproximación reflexiva a la realidad sobre la que se pretendía teorizar, lo que ha evidenciado una insuficiencia conceptual de la teoría de las RRII para hacer frente a la realidad (Ashley 1984; Bohman 2009; Cox y Schechter 2002; Jackson 2008; Lapid 2003; Monteiro y Ruby 2009; Walker 1993)...

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Questa tesi, dal titolo Binomios fraseológicos en el italiano contemporáneo (Binomi fraseologici nella lingua italiana), si propone di far luce su una categoria di unità fraseologiche specifiche –denominate binomi– nella lingua italiana. Si tratta di una struttura sintattica che si può trovare in varie lingue: - inglese: odds and ends, wait and see, - tedesco: kurz und bündig, Lug ung Trug, - francese: sain et sauf, sans rime ni raison, - spagnolo: mondo y lirondo, tirios y troyanos, - italiano: felice e contento, a torto o a ragione. Il fenomeno del binomio è stato oggetto di vari studi nell’ambito della fraseologia inglese e tedesca, tuttavia non ha ricevuto ancora molta attenzione nelle lingue romanze, e neppure in italiano. Questa situazione non fa che riflettere lo stato generale in cui si trova la fraseologia italiana che non è ancora riuscita a emanciparsi e affermarsi come disciplina a sé stante. Il nostro studio ha perciò una doppia finalità: da una parte si propone di offrire la descrizione di un fenomeno poco esplorato sino ad ora nella lingua italiana, dall’altra, supplire alla generale mancanza di studi teorici nel campo della fraseologia italiana. La tesi si compone di due parti: la prima parte, in cui si formulano le basi teoriche, costituisce lo sfondo per la seconda parte, in cui si compie l’analisi analitico-empirica dei binomi italiani...

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Tras la inicial propagación del método jenneriano por Inglaterra y el resto del continente europeo, se mostró un gran interés por difundirlo hacia Oriente y América. En el caso de España, los focos epidémicos que estaban ocurriendo en los territorios de ultramar movieron a las autoridades de los distintos virreinatos a solicitar a la Corona que enviara cuanto antes el nuevo remedio. La monarquía borbónica, que había introducido las expediciones científicas como elemento de progreso y dominio, aprobó el proyecto conocido como “Real Expedición Filantrópica de la Vacuna”, que partió hacia América al mando de Balmis en 1803. Relatamos una propuesta inédita anterior a esa, en la que un desconocido cirujano, Rafael de Malaguilla, se ofreció para llevar a cabo una iniciativa similar.

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El objetivo de este trabajo es contribuir al conocimiento de las necesidades nutricionales en ácidos grasos poliinsaturados del pez marino dentón (Dentex dentex, L.). Para ello se realizaron cuatro experimentos en los cuales se suministraron a larvas de dentón dietas con diferentes contenidos de ácidos grasos poliinsaturados (PUFA) utilizando como vehículo de introducción presas vivas (rotífero y Artemia). Posteriormente se evaluó el efecto de dichas dietas sobre la calidad y supervivencia final de las larvas. En el Experimento I, se alimentaron larvas de corta edad hasta los 22 días posteclosión (dph) con el rotífero (Brachionus plicatilis). Dichos rotíferos fueron sometidos a una serie de tratamientos de enriquecimiento con varias especies de microalgas (Chlorella sp., Nannochloropsis gaditana, Tetraselmis suecica e Isochrysis galbana) y un enriquecedor comercial (Protein - Selco®), con diferentes contenidos en PUFA. En el tratamiento con Protein – Selco se alcanzaron valores significativamente superiores (ρ < 0.05) de talla y peso de las larvas, mientras que en el tratamiento con la microalga Isochrysis galbana, las larvas alcanzaron mayores valores de biomasa y supervivencia final con respecto a las larvas de los otros tratamientos. En los Experimentos II y III se partió de larvas de mayor edad (desde 22 hasta 48 dph) que fueron alimentadas con el crustáceo Artemia sp. La Artemia, se enriqueció con una serie de emulsiones experimentales (ICES®) con diferentes contenidos de PUFA. En el Experimento II, se encontró que las larvas a las que se les suministró mayores contenidos de PUFA, presentaron valores significativamente superiores (ρ < 0.05) en supervivencia y biomasa final. En el Experimento III, se observó que en las larvas a las que se les suministró el menor nivel de PUFA, se obtuvieron resultados significativamente menores (ρ < 0.05) en peso, talla, biomasa y supervivencia final. No se encontraron grandes diferencias en peso y talla entre las larvas a las que se les suministraron los PUFA en forma de triglicéridos o de etilésteres. En el Experimento IV se estudió la variación de contenidos de ácidos grasos a lo largo de un periodo de puestas (abril, mayo y junio) y durante cuatro fases de desarrollo endotrófico: huevo, huevo embrionado, larvas recién eclosionadas y larvas con apertura de la boca. Se evaluó la repercusión de estas variaciones de contenidos de ácidos grasos sobre los parámetros de calidad de huevos y larvas. También se compararon los contenidos de ácidos grasos de estas fases endotróficas con los contenidos encontrados durante las fases de alimentación con rotífero y Artemia. No se observaron grandes diferencias a lo largo del periodo de puesta en cuanto a contenidos de ácidos grasos y a las proporciones entre ellos, aunque si se observaron cambios en los parámetros que indicaban calidad de las puestas. Por el contrario, se observaron diferencias significativas (ρ < 0.05) en el grado de saturación de ácidos grasos, contenido de PUFA y ácidos grasos de 18 carbonos entre las larvas en fase de apertura de la boca con respecto a las otras fases de desarrollo endotrófico.

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La présente recherche rend compte de la perception de leurs activités de huit femmes ayant pratiqué ou pratiquant toujours diverses formes d’activités sexuelles rémunérées dans un contexte hors rue. Les formes d’activités les plus souvent abordées sont la danse nue avec et sans contacts, l’escorte, le massage érotique et le phénomène communément appelé « sugar daddy », soit l’échange des services contre rémunération avec un client en particulier. Deux participantes de l’échantillon ont, parallèlement à leurs pratiques hors rue, exercé dans la rue. Le terme « pratiques sexuelles rémunérées » a été privilégié afin d’assurer une perspective neutre, c’est-à-dire sans parti pris a priori pour aucune des deux visions préexistantes par rapport au phénomène se situant à deux extrémités de ce que nous percevons plutôt être un continuum, soit la vision abolitionniste voulant que la « prostitution » soit une forme d’exploitation et de violence sexuelle commise principalement à l’égard des femmes, qui devrait être décriminalisée pour les femmes, mais criminalisée pour les clients et les proxénètes, et la vision soutenant que le « travail du sexe » est un choix qui constitue un travail comme un autre et, conséquemment, mérite d’être décriminalisé complètement, et ce, même pour les clients et les proxénètes. Notre approche visait essentiellement à permettre d’aller chercher les visions subjectives des femmes sur leur pratique, point de vue que nous retrouvons peu dans les écrits et les débats sur le sujet. La cadre théorique qui sous-tend notre analyse est celui de l’intersectionnalité. Les principales sources de discrimination ressorties sont l’âge, le statut socioéconomique, et l’origine ethnique pour une participante. Ces sources augmentent les facteurs de vulnérabilité faisant que les femmes se dirigent vers l’univers des pratiques sexuelles rémunérées, y demeurent ou parfois y retournent après un arrêt, ceci afin d’assurer leur subsistance, la consommation de substances psychoactives ou pour pouvoir rembourser des dettes et/ou se payer certains luxes. Le but de notre étude est de découvrir et de comprendre la perception des femmes quant à leur expérience associée à la pratique de différentes formes d’activités sexuelles rémunérées hors rue. Il s’agissait plus spécifiquement de décrire, comprendre et analyser la trajectoire ayant conduit les femmes vers la pratique d’activités sexuelles rémunérées; comprendre leurs trajectoires et leurs expériences en fonction des différents types de pratique, plus ou moins intense, plus ou moins variée et plus ou moins étendue dans le temps et, enfin, de situer leur perspective sur le continuum du débat social positionnant la pratique d’activités sexuelles rémunérées comme étant soit une forme d’exploitation ou une forme de travail comme un autre. Afin d’atteindre ces objectifs, une approche qualitative faite d’entretiens semi-dirigés auprès des femmes a été réalisée. Nous avons ainsi pu situer les perspectives des femmes sur un continuum où plusieurs trouvaient leur place dans des visions plus nuancées de leur réalité, alors que d’autres rejoignaient davantage une des deux visions polarisées. En effet, certaines ont vécu leur expérience essentiellement comme une forme d’exploitation et de violence à leur égard, alors que d’autres en traitent comme un choix et un travail comme un autre.

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Introduction. In the speech given to both Houses of Parliament on 11 October 2013 during the first parliamentary session, King Mohammed VI said that the “Moroccan democratic model” was “a precursor in the region as well as on the continental level.”1 Similarly, with the purpose of stressing the “democratic exceptionalism”2 of the country, the new government, led by Abdeilah Benkirane, emphasised that Morocco represents a “third way” compared to countries such as Tunisia, Libya or Egypt since it “…has not embarked on a limited process of reform from the top, driven and controlled by the King. Nor has it experienced a revolution brought a angry citizens rising up against the regime. Rather, it has chosen an alternate path based on a genuine partnership between the King and the PJD (Parti de la justice et du développement) that promises to bring about more far-reaching reform than palace alone would grant, without the disruption caused by uncontrolled popular upheaval.”4 It should not be at all surprising that the regime and the new Government consider Morocco a “democratic model” or a “third way.” After all, they are refe country. What is harder to understand is that when discussing the Arab uprisings, even prominent Western political leaders, representatives of the European Union institutions and the mainstream media (when they do not forget about Morocc to praise the process of democratic reform carried out by Mohammed VI. For example, on 12 September 2012, Hillary Clinton, former US Secretary of State, said, “in many ways, the United States looks to Morocco to be a leader and a model […] On political reform, we have all seen remarkable changes taking place across North Africa and the Middle East. I commend Morocco and your government for your efforts to stay ahead of these changes by holding free and fair elections, empowering the elected parliament, taking other steps to ensure that the government reflects the will of the people.”5 Similarly, former French President Nicolas Sarkozy sang the praises of the process that led to the adoption of the new 2011 Constitution: “King Mohammed VI has shown the path towards a profound, peaceful and modern transformation of Moroccan institutions and society […] France fully supports this exemplary process.” Interestingly enough, even at the European Union level the constitutional reform that took more far-reaching reform than palace alone would grant, without the disruption caused by uncontrolled popular upheaval.”4 It should not be at all surprising that the regime and the new Government consider Morocco a “democratic model” or a “third way.” After all, they are refe country. What is harder to understand is that when discussing the Arab uprisings, even prominent Western political leaders, representatives of the European Union institutions and the mainstream media (when they do not forget about Morocc to praise the process of democratic reform carried out by Mohammed VI. For example, on 12 September 2012, Hillary Clinton, former US Secretary of State, said, “in many ways, the United States looks to Morocco to be a leader and a model […] On political reform, we have all seen remarkable changes taking place across North Africa and the Middle East. I commend Morocco and your government for your efforts to stay ahead of these changes by holding free and fair elections, empowering the elected parliament, taking other steps to ensure that the government reflects the will of the people.”5 Similarly, former French President Nicolas Sarkozy sang the praises of the process that led to the adoption of the new 2011 Constitution: “King Mohammed VI has shown the path towards a profound, peaceful and modern transformation of Moroccan institutions and society […] France fully supports this exemplary process.” Interestingly enough, even at the European Union level the constitutional reform that took place in Morocco was considered an extremely positive step taken by the country, as well as a means to strengthen the cooperation between the EU and Morocco. Indeed, according to the High Representative Catherine Ashton, this reform “constitute[s] a significant response to the legitimate aspirations of the Moroccan people and [is] consistent with Morocco’s Advanced Status with the EU.”7 When it comes to the media, it is worth noting that following the ratification of the 2011 Constitution, The New York Times headlined: “All Hail the (Democratic) King.” Even sections of the academic literature have commended the constitutional reform carried out by the Moroccan Sovereign.9 In this paper I argue against the aforementioned idea, according to which Morocco should be considered a model in the region, and in particular I show that the constitution-making process, the 2011 Constitution and its subsequent implementation have more flaws than merits. Accordingly, this paper proceeds in five steps. First of all, I examine the reaction of the regime to the upheavals that broke out in the country after 20 February 2011. Secondly, I analyse the process of constitution showing its main strengths and weaknesses, and comparing it with other constituent processes that took place in the region following the Arab uprisings. In the third section, I highlight the most significant elements of continuity and discontinuity with the previous 1996 Constitution. The fourth section deals with the process of implementation: specifically process is proceeding quite slowly and that in some cases ordinary legislation is in contrast with the new Constitution and international human rights treaties. Moreover, I discuss the role that the judiciary and the Constitutional Court can play in the implementation and interpretation of the Constitution. Finally, I draw some concluding remarks.

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Le mandat d’eurodéputé est conçu différemment dans chaque état membre. Cet article teste la validité des cultures politiques inclusive et exclusive, créées pour l’analyse des sélections des candidats français et suédois et leur conception du mandat européen. Leur sélection demeure un monopole partisan national où l’adhésion à un parti et la professionnalisation politique priment. La distinction apparait dans le degré d’ouverture de la sélection et la conception de la fonction d’eurodéputé et du Parlement européen. Les conclusions valident l’approche créée, montrant un déplacement du curseur le long des continuums formés par les cultures inclusive et exclusive. La France, «exclusive», reste centrée sur Paris et des élections ayant des conséquences sur le pouvoir exécutif. La Suède est plus inclusive tant dans les profils des candidats que dans les processus qui les intègrent aux listes et dans la façon de concevoir le rôle des MEP et du Parlement européen. Cet article se fonde sur un mémoire de Master: E. Cazenave, Eurodéputé: «Seconde chance» ou «Tremplin»? Comparaison des trajectoires politiques de candidats PPE et PSE aux élections européennes de 2014 en France et en Suède, Bruges, Collège d’Europe, 2014

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L’obiettivo della tesi è quello di fare una panoramica sulla strategia BIM e quindi sulla digitalizzazione del processo costruttivo. Grazie alla analisi di un caso di studio, altro obiettivo è quello di analizzare e valutare la metodologia BIM 4D/5D, ossia la gestione dei tempi e dei costi di realizzazione dell’opera. Nella prima fase si affronta il tema del BIM, con una analisi sull’evoluzione degli strumenti di elaborazione e rappresentazione digitale del progetto architettonico, su come questi strumenti si differenzino sia dal punto di vista operativo che concettuale rivoluzionando il flusso di lavoro odierno. Quindi, partendo da un’analisi che e ritrae l’estrema frammentazione del settore delle costruzioni, si va ad analizzare come il BIM aumenti e favorisca la collaborazione delle parti interessate, armonizzando l’intero processo costruttivo dell’opera. Si prosegue con l'esame della diffusione e del livello di maturità degli strumenti BIM, di come i privati e le amministrazioni pubbliche, a livello mondiale, stiano spingendo per favorire l’adozione della metodologia BIM. Inoltre si analizzano le dinamiche dell’interoperabilità, delle metodologie e protocolli di interscambio dati, che sono un elemento chiave per il successo del BIM per via dei numerosi strumenti, specializzati nelle varie discipline del settore edile. Nella terza parte, dedicata al Project Management di un caso di studio, si verifica la bontà delle metodologie teorizzate attraverso la realizzazione di un modello virtuale in Revit. Dal modello realizzato dal laureando sono estrapolate le informazioni necessarie alla gestione, e tramite il software STRVison CPM, si elaborano i principali documenti per la progettazione e gestione del cantiere: il CM, il CME, i tempi operativi, il cronoprogramma Gantt. Obbiettivo è constatare l’effettivo livello di maturità della strategia BIM 4D e 5D e la reale possibilità di un impiego capillare nel panorama italiano del settore delle costruzioni.

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Questa tesi si pone l'obiettivo di implementare in ambiente Linux un'applicazione di sincronizzazione, chiamata DTNbox, che permetta lo scambio di file tra due nodi di una rete classificabile come Delay-/Disruption-Tolerant Network (DTN), ossia una rete in cui a causa di ritardi, interruzioni, partizionamento, non sia possibile utilizzare l'usuale architettura di rete TCP/IP. E' evidente che i problemi menzionati rendono estremamente più complessa la sincronizzazione fra cartelle rispetto ad Internet, da cui le peculiarità di DTNbox rispetto ad altre applicazioni in rete visto che, ad esempio, non è possibile la sincronizzazione tramite un nodo centrale, come in Dropbox e similari, ma occorre basarsi su comunicazioni peer-to-peer. L'oggetto della mia tesi si è quindi sviluppato principalmente su tre direzioni: • Implementare, utilizzando il linguaggio di programmazione C, le funzionalità previste dal nuovo progetto per Linux • Integrarne e modificarne le parti ritenute carenti, man mano che i test parziali ne hanno mostrato la necessità • Testarne il suo corretto funzionamento Si è deciso pertanto di dare precedenza alla scrittura delle parti fondamentali del programma quali i moduli di controllo, la struttura e gestione del database e lo scambio di messaggi tra due nodi appartenenti ad una rete DTN per poter arrivare ad una prima versione funzionante del programma stesso, in modo che eventuali future tesi possano concentrarsi sullo sviluppo di una interfaccia grafica e sull'aggiunta di nuovi comandi e funzionalità accessorie. Il programma realizzato è stato poi testato su macchine virtuali grazie all'uso dello strumento Virtualbricks.

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Analisi del fenomeno dell'intercomprensione e dei suoi usi in ambito europeo. L'elaborato, strutturato in quattro parti, tratterà dell'Unione Europea e delle sue iniziative a sostegno del plurilinguismo, degli obiettivi dell'intercomprensione e dei suoi possibili usi, e infine dei progetti europei per favorire la diffusione di questo nuovo metodo didattico.

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Questa tesi è un'analisi del linguaggio in relazione alle questioni di genere, con un focus finale sulla rappresentazione dei femminicidi da parte delle testate giornalistiche italiane, diviso in quattro parti. Il primo capitolo è sull'origine della misoginia in Occidente. Il secondo parla della Critical Discourse Analysis, un approccio all'analisi critica del discorso che fa capire quanto il linguaggio influenzi la società e possa essere usato per farlo. Il terzo capitolo parla dell'intreccio tra lingua e ideologia, la prima parte si focalizza sulla linguistica e la seconda sul sessismo della lingua italiana. La quarta parte è un'analisi del linguaggio di molti articoli di giornale dell'anno 2016 su due casi di femminicidio in Italia, in particolare sulle rappresentazioni (che risultano stereotipate) di vittime e carnefici.

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Il lavoro è suddiviso in tre parti, tutte e tre con la cucina come filo conduttore. La prima parte è un'analisi del rapporto tra cucina e cultura e delle caratteristiche comuni a cucina e linguaggio in quanto elementi fondamentali di una cultura. La seconda è un'introduzione alla cucina slovacca, con una visione d'insieme delle sue basi, dei suoi piatti principali e ingredienti base, e delle ragioni storiche e geografiche che hanno influenzato tale tradizione culinaria. La terza parte è un'analisi traduttologica del testo culinario e delle sue caratteristiche peculiari, con commento traduttologico alla traduzione effettuata dal candidato di testi culinari (ricette) dallo slovacco in italiano.

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Nel seguente elaborato presenterò una proposta di traduzione di alcuni parti del sito internet ufficiale del Tour de France, famosa gara ciclistica che si svolge ogni anno nel mese di luglio in Francia. Inizierò con una parte teorica sui siti web, riportandone gli aspetti principali e spiegherò brevemente che cos’è la localizzazione di un sito. Nella seconda parte studierò in modo dettagliato la struttura del sito del Tour France e, di seguito, analizzerò le caratteristiche dei testi estrapolati e scelti dal sito con relative osservazioni, possibili difficoltà nella loro traduzione e presenterò inoltre il mio metodo traduttivo. Nella terza parte riporterò quindi i testi tradotti cercando di adattarne il più possibile il layout al sito web originale. Seguirà, nella quarta parte, il commento e la spiegazione delle scelte traduttive da me effettuate, con riferimento agli aspetti morfosintattici e lessicali dei testi. A questa parte aggiungerò un breve glossario, creato durante la fase di traduzione. Seguiranno le conclusioni e la bibliografia/sitografia, indispensabili nella fase di studio teorico ma anche in quella di traduzione.