979 resultados para lignina elettro-ossidazione schiume metalliche nichel NiO vanillina
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Pages 23-25 are destroyed and supplemented from Tjerita Tan Sha-Go Nio swatoe tjerita jang amat indah dan rame, pada dzaman dahoeloe kalah die benoewa Tiong Kok (1920, publisher Ko Tjeng Bie, Batavia, 3rd print). Some pages may overlap, but story goes normally.
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Resumen Este documento hace una revisión de literatura desde un enfoque psicoanalítico sobre la relación madre – hijo durante el embarazo y la forma en que este influye en el desarrollo psíquico del bebé. Se aborda esta temática principalmente desde la visión teórica de Donald Winnicott, Wilfred Bion y Helene Deutsch para lograr un análisis más integral del vínculo madre-hijo. La elección de autores se hizo teniendo en cuenta que para cada uno de ellos este vínculo constituye una parte fundamental en el desarrollo psicoafectivo del niño, así como la importancia que le dan a la concepción y al embarazo en dicho proceso.
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A experiência de trabalho de investigação com os Bonecos de Santo Aleixo, tradição teatral de marionetas do Alentejo, desenvolvida no âmbito do Centro de História da Arte e Investigação Artística (CHAIA) da Universidade de Évora e financiada pela Fundação para a Ciência e a Tecnologia (FCT), levou-me a passar por várias etapas. Estudar os Bonecos, com efeito, foi também estabelecer um objecto de estudo cuja problematização, re-formulação e reconhecimento foram sendo formuladas, partilhadas e publicadas em diferentes contextos (Zurbach, Ferreira & Seixas (eds.), 2007; Ferreira, 2015). Este texto procura, em alguma medida, revisitar esse processo, colocando o enfoque nas questões teórico-metodológicas que, ao longo do tempo, foram ganhando presença nas sucessivas etapas da investigação.
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O texto apresenta a problemática da transmissão aplicada ao estudo das tradições no teatro de marionetas, nomeadamente aos Bonecos de Santo Aleixo
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Las variaciones climáticas, se han asociado a las alteraciones oceánicos-atmosféricos regionales; en México la presencia de fenómenos meteorológicos anómalos y/o severos se han relacionado con el Niño-Oscilación del Sur (ENOS). En los últimos años se han presenciado veranos más cálidos y secos; estas variaciones causan preocupación en el sector agropecuario por las bajas en la producción. El trabajo tiene el objetivo de investigar la variación espacial del temporal, acumulación de horas frío e incidencia de sequías en años catalogados bajo los efectos del fenómeno El Niño y su impacto en la producción agrícola de la región Centro-Occidente. Se analizaron las condiciones de la atmósfera prevalecientes durante la presencia de este evento, se calculó y analizó la normal histórica de algunos indicadores agroclimáticos entre ellos: la duración e inicio de la estación de crecimiento, acumulación de horas frío y sequía intraestival. Las variaciones de los elementos del clima han impactado históricamente a la producción agrícola en la región Centro-Occidente, en particular en los años con presencia de El Niño. Los indicadores agroclimáticos analizados mostraron disminución de precipitación, desfase del temporal y mayores extensiones afectadas por la sequía.
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2016
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Las pocas oscilaciones anuales del clima en el país, se explican en gran medida por la condición ístmica que éste presenta, (con influencia del Océano Pacífico al oeste y Mar Caribe al este) lo cual implica una mayor influencia oceánica. A raíz de esto, nuestro país se ve afectado por las anomalías producidas en la superficie oceánica, tal es el caso del fenómeno de El Niño; el cual es un ejemplo evidente de la variabilidad interanual de temperatura Superficial del Océano Pacífico y aún más de la variabilidad climática global, siendo de esta manera una parte fundamental de un vasto y complejo sistema de fluctuaciones climáticas. En Costa Rica durante los años en que se da el fenómeno del El Niño, se presenta una estación lluviosa irregular y un período seco prolongado. Tomando en consideración los posibles cambios asociados por este fenómeno en el clima costarricense, es importante realizar un análisis del comportamiento de los elementos climáticos en las diferentes regiones climáticas del país con el fin de establecer el comportamiento del clima para cada región durante un evento de El Niño.
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El niño de la selva
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L’aumento della domanda di energia ha portato a un elevato sfruttamento delle fonti fossili. Per questo motivo si sono cercate risorse di tipo rinnovabili per produrre energia e prodotti chimici. Le biomasse rispettano tali requisiti. Tra gli aspetti più importanti nell’utilizzo di biomasse c’è la possibilità di produrre prodotti chimici, in altre parole molecole piattaforma dalla quale ottenere prodotti con elevato valore aggiunto. Il 5-idrossimetilfurfurale (HMF) presenta dei gruppi funzionali che permettono di ottenere molecole interessanti come l’FDCA, il quale grazie alla struttura simile all’acido terfatlico può essere utilizzato per l’ottenimento di un bio-polimero (PEF). La reazione di ossidazione selettiva tra i vari sistemi catalitici testati, i catalizzatori a base di metalli nobili quali Au e Pd, presentano elevata attività e selettività, ma scarsa produttività ottenibile nei sistemi discontinui rendendo difficile l’applicazione industriale. La messa a punto di membrane ibride polimero-inorganiche per scopi catalitici vengono prodotte inserendo una fase attiva inorganica all’interno della matrice polimerica; una telle tecniche di produzione è l’elettrofilatura. La tecninca consiste nell’applicazione di un campo elettrico che permette di ottenere delle fibre con diametro ub-micrometrico. In questo lavoro si sono preparate delle membrane polimeriche catalitiche mediante elettrofilatura con matrice polimerica a base di polivinil alcol e acidopoliacrilico e un polimero commerciale della DuPont (Hytrel® G4777), contenenti come fase attiva Au e Pd. Queste membrane poi sono state testate per l’ossidazione selettiva del 5-idrossimetilfurfurale (5-HMF) ad acido 2,5 furan-dicarbossilico (FDCA), prima in ossigeno con un reattore batch e successivamente utilizzando acqua ossigenata in un reattore semicontinuo.
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L’uso di molecole stabilizzanti (polimeri, surfattanti o leganti organici) nel corso della sintesi di nanoparticelle in sospensione è fondamentale per permettere il controllo della dimensione della fase attiva e per evitare l’aggregazione dei colloidi nella fase di sintesi e deposizione del sol metallico sul supporto. Nonostante questo, molto spesso, l’effetto dello stabilizzante non è solo quello di modificare le proprietà morfologiche (ad esempio la dimensione) delle nanoparticelle supportata ma anche di cambiare l’interazione della fase attiva con i reagenti dal punto di vista elettronico e diffusionale. La messa a punto di metodologie di sintesi controllate ed efficaci è molto importante. Le tecniche di sintesi utilizzate per la preparazione di catalizzatori a base di metalli nanostrutturati sono innumerevoli, ma una metodologia particolarmente interessante, che garantisce piccole dimensioni delle nanoparticelle ed un’elevata distribuzione del metallo sul supporto, è la tecnica della sol-immobilization. In questo lavoro di tesi è stato studiato come il tipo e la quantità di stabilizzante influisce sulla dimensione della nanoparticella e sull’attività catalitica del catalizzatore, usando come reazione modello l’ossidazione selettiva dell’5-idrossimetilfurfurale (HMF) ad acido 2,5 furandicarbossilico (FDCA).
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L’obiettivo di questo studio è quello di valutare la stabilità foto-ossidativa di oli vegetali esposti a luce ultravioletta di bassa intensità per tempi brevi (da 5 min a 8 ore); lo scopo è quello di monitorare le prime fasi di ossidazione. Per la realizzazione di questo studio, è stato messo a punto un sistema di foto-ossidazione al fine di poter adottare condizioni di analisi le più ripetibili possibili e al fine di poter escludere il possibile effetto della temperatura. I campioni di olio analizzati nel presente lavoro di ricerca, tre oli raffinati e un olio extravergine di oliva, sono stati posti in provette di vetro trasparente da 20 ml, caricati poi all’interno della camera di ossidazione in gruppi di quattro e lasciati sotto l’effetto della luce ultravioletta per diversi tempi ovvero 0, 5, 10, 20, 30, 60, 240 e 480 minuti. Sono stati presi in considerazione i seguenti parametri qualitativi di analisi per valutare lo stato ossidativo dei nostri campioni, e cioè il numero di perossido, la concentrazione di esanale e il valore di p-anisidina. Dai risultati ottenuti è stato possibile osservare che complessivamente, a livelli di insaturazione e di presenza di antiossidanti naturali differenti, l’impatto dell’esposizione alla luce è stato piuttosto simile. I tre oli raffinati hanno mostrato valori ossidativi più contenuti, mentre per l’olio EVO sono state rilevate concentrazioni più alte sia per i perossidi che per l’esanale. Questo è dovuto alla presenza di alcuni composti ad azione pro-ossidante e composti aromatici che permangono nel prodotto in quanto questo olio non subisce il processo di raffinazione. La p-anisidina per tutte e quattro gli oli testati è rimasta piuttosto costante e lineare nel tempo senza subire considerevoli variazioni. Questo sottolinea il fatto che le condizioni di stress foto-ossidativo impiegate non sono state sufficienti a determinare un aumento significativo dei prodotti di ossidazione secondaria.
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In questo elaborato è stato analizzato il comportamento tribologico della lega di alluminio A357 realizzata tramite Laser Powder Bed Fusion (L-PBF). In particolare, è stato studiato l’effetto del processo di anodizzazione ECO (ElectroChemical Oxidation) su tale lega, sia allo stato as-built che dopo trattamento termico T6R, in termini di attrito e usura a temperatura ambiente (i.e. 25°C) e a 200°C. Lo studio tribologico è stato svolto mediante prove di strisciamento non lubrificato in moto reciprocante (geometria ball-on-disc contro allumina). Nella prima parte del lavoro sono state effettuate prove a temperatura ambiente, su strati ECO a rugosità variabile, con carichi applicati nell’intervallo 1-8N. Nella seconda parte l’attività sperimentale si è invece rivolta al confronto nel comportamento tribologico della lega a 25°C e 200°C, mantenendo il carico invariato pari a 1 N e analizzando la risposta in termini di attrito e usura, sia per campioni rivestiti ECO che per campioni non rivestiti. Il rivestimento anodico ha mostrato a temperatura ambiente una maggiore resistenza ad usura quando applicato su superfici pre-lucidate, nonostante un maggiore coefficiente di attrito, dando luogo a cedimento completo ad un carico di 8 N (contro i 5 N del non lucidato). Dalla seconda fase di questo studio è invece risultato come il rivestimento ECO abbia notevolmente migliorato la resistenza ad usura rispetto al materiale non rivestito, sia a 25°C che a 200°C, mantenendo invariato il coefficiente d’attrito all’aumentare della temperatura, al contrario dei campioni A357 non rivestiti, che hanno invece manifestato un aumento del coefficiente di attrito di circa il doppio. Vale inoltre la pena notare come la pre-lucidatura ed il trattamento termico dei campioni A357 ECO siano risultati superflui in termini di comportamento tribologico; i campioni a superficie rugosa hanno dato luogo addirittura a minori coefficienti di attrito sia a 25°C che a 200°C, a parità di profondità d’usura.
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El Niño-Southern Oscillation (ENSO) è il maggiore fenomeno climatico che avviene a livello dell’Oceano Pacifico tropicale e che ha influenze ambientali, climatiche e socioeconomiche a larga scala. In questa tesi si ripercorrono i passi principali che sono stati fatti per tentare di comprendere un fenomeno così complesso. Per prima cosa, si sono studiati i meccanismi che ne governano la dinamica, fino alla formulazione del modello matematico chiamato Delayed Oscillator (DO) model, proposto da Suarez e Schopf nel 1988. In seguito, per tenere conto della natura caotica del sistema studiato, si è introdotto nel modello lo schema chiamato Stochastically Perturbed Parameterisation Tendencies (SPPT). Infine, si sono portati due esempi di soluzione numerica del DO, sia con che senza l’introduzione della correzione apportata dallo schema SPPT, e si è visto in che misura SPPT porta reali miglioramenti al modello studiato.
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Il presente lavoro di tesi ha avuto lo scopo di valutare l’effetto del trattamento con campi elettrici pulsati sulla funzionalità delle proteine e sul livello di ossidazione lipidica e proteica di filetti di branzino (Dicentrarchus labrax) durante 12 giorni di conservazione refrigerata. A tale scopo, un totale di 50 filetti è stato sottoposto a salagione mediante salamoia contenente il 5% di NaCl per 24 ore e successivamente diviso in 2 gruppi sperimentali (n=25/gruppo): CONT, filetti non sottoposti a trattamento e PEF, filetti trattati con campi elettrici pulsati aventi intensità di 0,6 kV/cm, ampiezza degli impulsi di 10 μs per un tempo totale di trattamento pari a 10 s. I filetti sono stati confezionati in atmosfera protettiva (20% di CO2 e 80% di N2) e conservati a temperatura di refrigerazione per i 12 giorni successivi. Nel complesso, i risultati ottenuti suggeriscono come il trattamento PEF non abbia esercitato un effetto né migliorativo né peggiorativo sulla funzionalità delle proteine, determinata tramite analisi della solubilità, risultato piuttosto inatteso data la potenzialità del PEF di migliorare la funzionalità proteica. Si può ipotizzare che il processo di salatura a cui sono stati sottoposti i campioni possa avere in qualche modo mascherato un possibile effetto positivo del trattamento a causa della solubilizzazione delle proteine avvenuta già in fase di salatura. Inoltre, nonostante il PEF possa innescare fenomeni ossidativi a carico della matrice lipidica e proteica, in questo studio non sono state osservate modificazioni, suggerendo come il trattamento non abbia alterato la stabilità ossidativa dei filetti. In conclusione, i risultati ottenuti nel presente studio sono da considerarsi positivi, in quanto è possibile evincere come il trattamento effettuato abbia consentito di migliorare le rese di processo, senza però influenzare la stabilità ossidativa di lipidi e proteine, lasciando quindi inalterata la funzionalità delle stesse.
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We analyzed GFP cells after 24h cultivated on superhydrophilic vertically aligned carbon nanotube scaffolds. We produced two different densities of VACNT scaffolds on Ti using Ni or Fe catalysts. A simple and fast oxygen plasma treatment promoted the superhydrophilicity of them. We used five different substrates, such as: as-grown VACNT produced using Ni as catalyst (Ni), as-grown VACNT produced using Fe as catalyst (Fe), VACNT-O produced using Ni as catalyst (NiO), VACNT-O produced using Fe as catalyst (FeO) and Ti (control). The 4',6-diamidino-2-phenylindole reagent nuclei stained the adherent cells cultivated on five different analyzed scaffolds. We used fluorescence microscopy for image collect, ImageJ® to count adhered cell and GraphPad Prism 5® for statistical analysis. We demonstrated in crescent order: Fe, Ni, NiO, FeO and Ti scaffolds that had an improved cellular adhesion. Oxygen treatment associated to high VACNT density (group FeO) presented significantly superior cell adhesion up to 24h. However, they do not show significant differences compared with Ti substrates (control). We demonstrated that all the analyzed substrates were nontoxic. Also, we proposed that the density and hydrophilicity influenced the cell adhesion behavior.